Gianmaria Testa
Nato fra l’umiltà e il sudore dignitoso di una famiglia contadina, si è spento il cantautore che suonava la meraviglia dell’essenziale: Gianmaria Testa
Non ce l’ha fatta il poeta di Cavallermaggiore, ha imparato a cantare il suo ultimo saluto oggi.
È morto a 57 anni, raccogliendo lo stremo di un anno impiegato a lottare per un cancro non operabile, di cui aveva appreso la comparsa aggressiva nel gennaio scorso. Da allora preferì evitare le luci della ribalta per dedicarsi alla lotta impari con la sua malattia.
Nato in provincia di Cuneo nel 1958, cominciò a suonare la chitarra da autodidatta, il suo primo lavoro non ebbe a che fare con la musica, per alcuni anni esercitò infatti l’attività di ferroviere, prima, e capostazione poi, guadagnandosi da vivere fra i binari della sua città d’origine.
Nei primi anni, con in tasca un cumulo di sogni acerbi, alternò la sua statale occupazione con quella della musica. Oltre ad essere molto conosciuto in Italia, Testa era un’artista parecchio amato in Francia, patria di adozione che gli aveva regalato stima e successo ancor prima della nostra penisola.
Definito da Il Corriere della Sera, il cantautore letterario, aveva dichiarato in un’intervista:
“amo sacrificare il mio linguaggio in quest’epoca di ridondanze”.
Gianmaria Testa, la Carriera:
Il debutto di Testa avvenne come strumentista di gruppo rock, ma non tardò a capire che la sua vera identità apparteneva ad un impavido, ma poi ben riuscito, esperimento da solista.
Dopo aver vinto il Festival musicale di Recanati dedicato ai nuovi talenti della canzone d’autore, nelle consecutive edizioni del 1993 e 1994, incontra Nicole Courtois, produttrice francese, che ne comprenderà la forza interpretativa ed autorale: è grazie a questa esplosione di caso intrecciato su un destino artistico facilmente prevedibile, che nel 1995 esce in Francia, per l’etichetta Label Bleu (Amiens), il suo primo disco, intitolato Montgolfières. Condivise la direzione artistica di questa prima creatura con l’amico Piero Ponzo.
Nell’ottobre del 1996 esce il secondo lavoro, Extra-Muros che inaugura la nuova etichetta dedicata alla canzone dalla Warner Music francese, la Tôt ou Tard.
Sempre in questi anni si esibì per la prima volta all’Olympia, fu l’ occasione, secondo le strane leggi del paradosso, che catturò l’attenzione accanita della stampa italiana sul suo, fino ad allora, sottovalutato talento.
Nel febbraio del 1999 esce il suo terzo album ,Lampo, realizzato con la collaborazione di numerosi musicisti: da Glenn Ferris a Vincent Segal, da Riccardo Tesi a Rita Marcotulli.
Risale al 2000 l’uscita de: “il valzer di un giorno” è stato questo il suo primo disco ad essere interamente realizzato e prodotto in Italia. Nel 2006 Testa dedicò un intero album- Da questa parte del mare– ai migranti di ieri e di oggi.
Negli ultimi anni aveva fatto anche teatro (18 mila giorni — il pitone) e nel 2012 aveva pubblicato Ninna Nanna dei sogni, il suo primo libro edito da Gallucci editore.
Nella sua lungimirante carriera il poeta della canzone semplice aveva suonato in più di tremila concerti non solo in Europa, ma anche in Canada e Stati Uniti.
Il suo ultimo lavoro discografico dal titolo Men at work, uscito nell’ottobre del 2013, è stato registrato dal vivo durante alcuni suoi concerti. Col senno di poi, sembra essere un testamento cantato, che ha lasciato e chi gli ha voluto bene, come a ringraziare il suo pubblico con gratitudine piena ed emozionante.
Michela Salzillo