Take a sad song, and make it better. Dai tetti di Londra ai vicarielli di Napoli. Come i Beatles e le loro chitarre furono, oggi i napoletani e il pianoforte sono. Hey Jude, prendi una canzona e rendila migliore. Quante volte lo si è pensato di Napoli. Prendiamo una città – la nostra città – e rendiamola migliore. E forse qualcuno che crede nella musica come salvezza per il mondo, o chi non vuole rassegnarsi a partenze ed addii, o forse solamente chi vuole trovare rimedio alla noia dei ritardi e mancate coincidenze.
Chiunque abbia avuto l’idea di mettere un pianoforte alla stazione, ci ha visto lungo
Ebbene si, Napoli canta don’t cry for me Mergellina – o meglio, suona – per i pendolari giornalieri o figuranti di passaggio. Nei mattini di primavera, spesso è passato di qui il treno dei desideri di Celentano che all’incontrario va.
Nessuna idea originale quella partenopea, sia chiaro. Sembra che tutto sia partito dal Giappone, portando pianoforti a Roma, Venezia, Torino, passando dagli Stati Uniti.
E se fino a qualche mese, alla stazione, si ingannava il tempo con qualche veloce lettura, con un caffè al bar o con una passeggiata per le attese più lunghe, ora si canta e si perde la nozione del tempo, lo stesso tempo che, all’insegna della noia, sembrava non passare mai. Quindi basta tristezza nelle attese snervanti. Per assurdo, se per lavoro, studio, viaggio, svago e divertimento, vi trovaste a passare alla stazione di Napoli Centrale, potreste addirittura meravigliarvi nel vedere viaggiatori contenti dei ritardi di Trenitalia, perché questo permetterebbe loro n’ata cantata.
Ed è proprio questo che succede: bellissimi momenti di aggregazione che solo la musica riesce a regalare. A colpi di Tu vuò fa l’americano e Funiculì Funiculà, il pianoforte a Napoli è stato accolto con gioia da partenopei e parte-no.
Perché che siano classici napoletani o canzoni d’oltreoceano, una cosa è sicura – parola di pendolare – quel pianoforte non smette mai di suonare. C’è sempre qualcuno che, per sé o per gli altri – si accomoda al piano, la valigia al suo fianco, e suona. Spesso qualcuno si accosta e, sulla scia di note ben conosciute, canta. E se… “Annuncio ritardo, ci scusiamo per il disagio”, adesso c’è chi scusa volentieri quel disagio e risponde a gran voce “suoniamoci su!”.
Roberta Magliocca