Il 7 aprile ha fatto il suo esordio sul grande schermo il film Troppo Napoletano’, commedia napoletana prodotta da Alessandro Siani
Nel capoluogo campano la pellicola ha avuto grande successo, ed è stata in grado di suscitare riso senza essere esageratamente volgare come spesso accade con film di questo genere. Protagonista della vicenda è un ragazzino di dieci anni, Ciro, che si innamora perdutamente di una ragazzina bella e raffinata. Il tema è dunque semplice, uno dei più trattati in tutta la storia del cinema, della letteratura, della poesia e dell’arte: l’amore. L’amore che in questo caso travolge due bambini, ma anche gli adulti, e che dimostra come nessuna differenza sociale possa intralciare il suo operato, né tantomeno l’età, perché non si è mai troppo grandi per innamorarsi e provare un sentimento così puro e innocuo. ”Troppo Napoletano” tocca temi già estremamente dibattuti sulla città campana, su tutte le sue contraddizioni, sulle differenze tra lo stile di vita nei vicoli del centro storico e le strade di Posillipo, o ancora, la vita nei paesi vesuviani. Ma, alla fine, l’epilogo è sempre lo stesso: queste differenze, presenti all’apparenza, in realtà non creano un punto di rottura, anzi, convivono da secoli. ”Spaccanapoli” divide la città in due metà che però si completano e si compensano a vicenda, due pezzi di un puzzle che combaciano perfettamente. Il film esprime quell’amore infinito che i napoletani provano per la loro città, con la semplicità che contraddistingue questo popolo paragonabile ad un bambino che si innamora per la prima volta. La dichiarazione d’amore del bambino nato e cresciuto nel centro storico della città per una bambina ricca, altezzosa, di Posillipo, e il sentimento ricambiato, non possono fare altro che provocare un sorriso sul volto del pubblico, che esce dalla sala cinematografica più alleggerito, spensierato, come se fosse entrato adulto e, una volta alzatosi dalla poltrona, fosse tornato bambino.
Mariagrazia Dell’Angelo