Akita
Di Luigi Sacchettino
Cari lettori interessati oggi facciamo un salto nel cinema, anno 2009 quando esce nelle sale il film “Hachiko – Il tuo migliore amico”, diretto da Lasse Hallstrom con Richard Gere, ispirato alla storia vera del cane giapponese Hachiko .
La trama racconta del rapporto indissolubile tra l’ akita e il professore di musica Parker Wilson
Ogni giorno il cane accompagna il proprietario alla stazione e questa abitudine non cambierà anche dopo la morte improvvisa del professore : il cane continuerà ad aspettarlo in stazione per circa nove anni.
Questo ha fatto sì che la razza avesse un boom stratosferico e fosse riconosciuto con una certa facilità anche per strada.
Ma qual è stato il rovescio della medaglia? Molte adozioni impulsive- non consapevoli e molti cani abbandonati nei canili o nei rescue dog.
Per parlare della razza mi sono affidato a due esperte del settore: Sharon Cittone- educatrice cinofila SIUA e tecnico di Mobilitydog che li segue da tempo, e Manuela Convertini- titolare dell’ allevamento “Hachiko Samurai”, che li alleva da circa 12 anni.
Grazie mille ad entrambe per aver accettato l’intervista; ho subito una domande per Lei, Manuela. Sappiamo che è allevatrice e attenta studiosa del cane giapponese di Akita: ci racconta da dove prendere origine questo cane? Quale era il suo ruolo?
“Grazie innanzitutto per l’opportunità di poter condividere con voi la mia passione per questa magnifica razza, che ha origine nella prefettura Giapponese di Akita. Questa razza nasce nel 1600 circa, come cane da caccia, che accompagnava il cacciatore sulle montagne, dove stanava l’orso. Questo suo intrepido carattere, insieme al fiero aspetto, lo hanno reso la razza prediletta dei nobili che li adornavano con collari preziosi durante le cerimonie. Ha rischiato l’estinzione durante la seconda guerra mondiale e grazie ai pochi esemplari rimasti nel 1931 è stato proclamato Monumento nazionale protetto.”
Sharon, spesso i futuri adottanti scelgono questo cane per la bellezza mozzafiato: ma cosa comporta avere un akita nella realtà?
“Purtroppo molte persone pensano all’akita come un cane molto bello e molto fedele – lo è ma è anche un cane particolare e non adatto a chi non ha il tempo e voglia di dedicargli il tempo necessario. Se non educato e socializzato bene l’akita diventa un cane che può avere grosse problematiche per una persona. E’ inoltre importante lavorare sulla mente e la riflessività del cane fornendogli competenze e autocontrolli onde evitare zuffe o ridirette. Si pensi solo che un maschio di 40 kg ha una forza non indifferente!
Consiglio sempre di valutare se una qualsiasi razza è adatta al proprio stile di vita, se la risposta è si con un akita consiglio sempre di adottare un cucciolo da un allevamento serio, un allevamento che non solo guarda alla salute con i vari test fatti sui genitori ma che s’impegni nella corretta socializzazione dei cuccioli e che riproduca solo soggetti idonei anche a livello caratteriale.
Una volta portato a casa consiglio inoltre sempre di trovare un bravo educatore che possa impostargli un percorso corretto sin da subito. Moltissime volte il fai da te non funziona, i cuccioli sono spesso buoni e socievoli ma ahimè in adolescenza cambiano – se si lavora sin da subito e si ha una figura professionale affianco tutto ciò può essere gestito nel migliore dei modi.
Io personalmente ho un amore smisurato per gli akita, li trovo dei cani eccezionali e davvero con una marcia in più, ma sono cani complessi, cani che hanno bisogno di un rapporto equo per raggiungere il loro massimo potenziale. Perfetto per chi ha davvero voglia di mettersi in gioco!”
Manuela, lei cosa aggiungerebbe a riguardo?
“Voglio utilizzare una descrizione usata dai giapponesi, “in silenzio tranquillo come la foresta in azione veloce come un lampo”. E’ il cane fiero dei samurai, dotato di una forte tempra ed una propria personalità da conquistare. Per quanto l’allevamento si stia dirigendo verso soggetti più docili, pertanto più facili da gestire, sono d’accordo con Sharon, resta comunque un cane che può manifestare diffidenza verso gli estranei e che da adulto mostrerà intolleranza verso i cani dello stesso sesso.”
Sharon, lei che vive con un maschio di akita cosa può consigliare ai futuri adottanti che è necessario debbano sapere?
“L’akita è un cane, a mio avviso, dotato di capacità cognitive eccezionali e una forte indipendenza e queste spesso possono essere armi a doppio taglio. La relazione che l’akita cerca è una di profonda armonia e sintonia, un’unione di ciò che spinge l’akita tanto quanto una che spinge l’essere umano. Ad un akita, per esempio, non basta la classica passeggiata al guinzaglio- ha bisogno che l’umano capisca i suoi bisogni emozionali e comunicativi anche durante questa suddetta passeggiata. Ai fini di crescere un cane sereno ed equilibrato l’akita ha bisogno che la sua famiglia umana capisca le differenze sostanziali di questa razza e che le rispetti. E’ un cane molto indipendente che, se non trova ciò che cerca nella relazione, spesso si chiude manifestando comportamenti indesiderati. L’akita a differenza di ciò che si pensa, non è un cane pigro o un cane da divano anzi! E’ un cane che ha interessi molto specifici e che non dovrebbero essere sottovalutati. Gli akita ad esempio sono grandi cacciatori e discreti guardiani, sono cani che reputano inutili molti classici giochi da ‘cane’ tipo la pallina e al massimo ci giocheranno il minimo indispensabile solo per far piacere al proprietario. Se si vuole arrivare ad avere un cane appagato e sereno bisogna assolutamente lavorare sul fatto che l’akita è un cane da caccia. In quanto cacciatore dobbiamo dargli modo di esprimere e scaricare la sua motivazione predatoria in ambienti idonei. Questo non vuol dire fargli cacciare prede vive ma dargli la possibilità di esprimere questo interesse con noi spesso.
L’akita anche se indipendente può essere un cane estremamente collaborativo se abituato sin da subito con un’educazione corretta. La collaborazione, infatti, è la miglior terapia contro molti aspetti negativi di questa razza come ad esempio la possessività e il controllo.
Questa razza andrebbe socializzata molto bene sin dai primi giorni a casa sia con gli ambienti sia con i cani e persone. La loro diffidenza innata verrà fuori con l’adolescenza ma se l’umano lavora correttamente da subito, egli non riscontrerà le grosse problematiche che si crede. Inoltre per me è fondamentale la comunicazione. La comunicazione di questa razza è molto stringata ma anche molto chiara. L’umano che si mette in gioco per me è quello che cercherà di imparare il più possibile sulla loro comunicazione e non lasciar si che siano solo loro a cercare di capire noi. L’akita è spesso anche rigido nella sua comunicazione cosa che a volte può causare degli errori di trasmissione tra conspecifici. Vorrei precisare che l’akita si lega a pochi e questo vale anche per altri cani. Non è un cane ‘da parchetto o da area cani, non avrà voglia di giocare con tutti e anzi molto spesso l’area piccola e recintata è proprio ciò che da i maggiori problemi. Con i cani amici invece avrà un ottimo rapporto sempre che questo abbia alla base un grande rispetto reciproco. Bisogna sottolineare anche che come tante altre razze con tempra forte spesso l’akita maschio, avrà difficoltà a tollerare altri maschi nel suo territorio (vicinanze di casa) e dovrà essere gestito correttamente tenendo conto dell’importanza degli spazi del cane. La femmina invece con una corretta socializzazione e educazione è sicuramente più gestibile, anche se, il carattere è comunque quello riportato sopra.”
Manuela ci dice quali sono le principali patologie di razza e come tutelarsi a riguardo?
“Gli Akita sono soggetti a displasia dell’anca ed ad alcune oculopatie, per le quali si può cercare di tutelarsi acquistando solo cuccioli figli di genitori esenti e testati dalle associazioni veterinarie ufficiali, riconosciute Enci. Inoltre sono soggetti a due patologie autoimmuni: l’adenite sebacea che colpisce la cute e la sindrome di Harada o Vkh che colpisce le mucose, schiarendole, e gli occhi con uveite, per le quali patologie purtroppo non abbiamo nessun tipo di esame preventivo, pertanto si può solo intervenire terapeuticamente alla comparsa dei sintomi.”
Avere un doppio punto di vista sulla razza che si vuole adottare dovrebbe rappresentare un must di partenza.
Poiché quando allevamento ed educazione viaggiano sullo stesso treno è difficile che accadano scioperi, deragliamenti o ritardi.
L’akita, comunque, saprà aspettarvi. Basterà non farsi trovare impreparati.