Manoscritto
Manoscritto
Di Antonio Andolfi
Spesso la tecnologia va in aiuto della storia e dell’archeologia, come accade in questo caso.
Un fragilissimo e antico rotolo ebraico, impossibile da “sfogliare” e da leggere, è stato letto grazie a una tecnica elaborata, chiamata “virtual unwrapping” (sfogliamento virtuale), un processo di scansioni 3D in alta risoluzione.
Si è così potuto leggere quello che è considerato come il più antico reperto di frammenti del Vecchio Testamento, senza doverlo materialmente toccare. Si chiama rotolo di En-Gedi, contiene frammenti di uno dei primi cinque libri della Bibbia, il Levitico, cioè un insieme di leggi religiose e sociali.
La sua datazione è molto incerta, dal III- IV secolo a.C. al I d.C.
Il rotolo è stato rinvenuto nel 1970 nell’area di En-Gedi in Israele, da cui prende il nome, sito di un’antica e numerosa comunità ebraica. In seguito ad un incendio attorno al ‘600, il rotolo si è quasi completamente carbonizzato. In questo stato era impossibile aprirlo, perchè si sarebbe polverizzato.
Ora però, lo si è potuto aprire e decifrare, grazie alla tomografia micro-computerizzata, che ha permesso di ottenere la posizione delle tracce di inchiostro del testo originale sul rotolo. La qualità delle immagini ottenute è straordinaria, tale da rendere leggibile gran parte del testo.
Il rotolo mostra oggi 18 righe di testo (in origine erano 35) per ogni colonna e, come tutti i testi ebraici, è composto solo da consonanti. Secondo gli esperti il testo corrisponde esattamente a quanto oggi si trova nella Bibbia ebraica, e questo è una conferma della sua autenticità.
Ora si spera di poter applicare la stessa tecnica anche sui Rotoli del Mar Morto, composti da circa 900 documenti, scoperti tra il 1947 e il 1956 in undici grotte, molti di questi reperti sono impossibili da aprire.