Coming out
Di Michela Salzillo
Se il bruco può dirsi farfalla, ogni crisalide sa già delle sue ali. Non importa il tempo che ci vorrà o quanto difficile sarà la strada da percorrere, vedersi concesse le ali è ciò che conta, e sapere che la libertà non è solo utopia, a volte, diventa la consapevolezza che dà forza all’ obiettivo. È così che sembra questa giornata, un piccolo promemoria dell’essere, un post- it affisso sulla paura di svelarsi.
Oggi, dal 1988, il calendario delle ricorrenze internazionali segna la celebrazione del coming out. L’idea, lanciata da Robert Eichberg, psicologo del New Mexico, e Jean O’Leary, politico ed attivista LGBT di Los Angeles, si festeggia da tempo come l’occasione di appartenersi totalmente, al netto di maschere e condotte che siano socialmente accettabili, senza troppe smanie. Si tratta di una realtà, intesa sia come evento che in termini di definizione, spesso confusa con l’outing. Sebbene le due cose siano strettamente collegate, non è detto che debbano essere l’ una la conseguenza dell’altra e di sicuro non sono sinonimi: mentre per coming out si intende la manifestazione della propria identità di genere, esposta in prima persona e indipendentemente dal circostante, si parla di outing quando sono gli altri a svelare l’identità sessuale dell’ individuo.
la data, che ancora oggi è un “fisso” irrinunciabile per le comunità LGBT, fu scelta in occasione del workshop The Experience and National Gay Rights Advocates. All’epoca, venne individuata come la più consona perché direttamente collegabile al primo anniversario della seconda marcia nazionale su Washington per i diritti delle lesbiche e dei gay, tenutasi appunto l’11 ottobre 1987. Una festa, questa, che ha toccato, prima fra tutti, i consensi degli USA ,Australia, Canada, Germania, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Svizzera e Regno Unito, arrivando, con gli annessi ritardi, anche in Italia.
Quest’anno, però, sulla scia del primo gay pride di Caserta, tenutosi il 25 giugno scorso, l’esigenza di “venire fuori” sarà un’opportunità di cui anche la nostra provincia vestirà vantaggi e bellezze. Ad organizzare un evento pregno di confronti e vissuti, che si preannunciano parecchio intensi, è stata RAIN Associazione LGBT casertana ONLUS che, dopo due anni di intensa attività sul territorio, continua a confermarsi un contesto proficuo e di valore.
L’appuntamento è fissato per questa sera, dalle ore 20:00 alle ore 23:30, presso la sede ufficiale, inaugurata da qualche settimana, sita in Via Giuseppe Verdi 15, 81100 Caserta. Con lo slogan keep and coming out, il meeting si terrà secondo parametri puramente informali, che mireranno all’unica priorità del raccontarsi, con la voglia di essere la propria verità, senza freni né misure.
La serata sarà anche un’occasione per guardare in faccia le problematiche socio- culturali che, nonostante i passi avanti in materia di paese civile, ancora si nascondono dietro le vite di molti omosessuali. L’associazione, nella persona del presidente, Bernardo Diana e di tutti gli attivisti, invita a portare con sé anche le famiglie : un passaggio importante, questo, perché quando ci si sente accettati da chi si ama, la quotidiana convivenza con l’estraneo che ancora rifiuta, diventa leggermente più semplice.
Dal coming out alle unioni civili: una storia di battaglie in nome dell’amore
Se è vero che l’Italia non arrivi mai in anticipo su certe novità, manifestando ancora parecchie falle in termini di “vedute allargate”, il numero di unioni civili che si stanno svolgendo lungo tutta la Penisola, da nord al sud, durante gli ultimi mesi, è in considerevole incremento.
Dopo l’unione celebratosi qualche settimana fa tra due donne casertane, per la prima volta nella storia, anche Ischia ha battezzato la sua prima coppia omosessuale, riconoscendole, civilmente, diritti e doveri coniugali. A dire sì, sono stati Domenico, psicologo di cinquant’anni, e Salvatore, vice presidente di una cooperativa sociale, quarantadue anni.
La celebrazione, presieduta dal sindaco Giosi Ferrandino, è stata sobria e ricca di commozione.
“Vogliamo dedicare, simbolicamente, la nostra unione a quanti sono stati meno fortunati di noi. Agli uomini e alle donne omosessuali che in passato sono stati insultati, picchiati, confinati, incarcerati, reclusi nei campi di concentramento, torturati e uccisi. Soltanto per aver amato”.
Queste sono state le parole pronunciate dalla coppia nell’ambito della cerimonia, che, con voce rotta e visibile felicità, ha gridato soddisfazione per la conquista ottenuta.
“Abbiamo combattuto, silenziosamente, col nostro fare di tutti i giorni, per far comprendere che un omosessuale può essere una persona perbene, normalizzando così, passo dopo passo, i pregiudizi e gli stereotipi.”
La cronaca dei festeggiamenti ha invaso tutte le testate locali e nazionali, rivelandosi una delle migliori testimonianze di crescita e speranza. Anche quest’ ultima storia, come quelle precedenti e le altre che verranno, sembra fatta a posta per dimostrare che, se anche imparare a volare non è una cosa facile, provare la sensazione delle piccole e grandi libertà quotidiane, spesso restituisce l’esistenza e la voglia di vivere.