referendum
Nella sala della Biblioteca Diocesana in piazza Duomo, a Caserta, si è tenuto, questo pomeriggio, un convegno molto seguito e sentito sul tema: “Le ragioni del NO, le ragioni del Si”. L’iniziativa è stata promossa dall’associazione “Risorse e Futuro”, presieduta dal magistrato dott. Andrea della Selva e dal Dipartimento di Giurisprudenza della Seconda Università, diretto dal professor Lorenzo Chieffi ed accreditata all’Ordine degli Avvocati di Santa Maria Capua Vetere.
Referendum: tema importante e molto delicato. Chiarite le ragioni delle posizioni contrapposte
Nonostante l’importanza e la delicatezza del tema, i relatori sono riusciti con estrema chiarezza a far comprendere, alla qualificata platea, le ragioni di diritto e politiche del voto referendario che si terrà il prossimo 4 dicembre.
A “fare gli onori di casa” è stato il presidente dell’associazione, dott. Della Selva il quale, salutando gli intervenuti e ringraziando i relatori, ha ribadito: “Non voglio considerarlo un dibattito, ma un sereno confronto culturale, con esplicazione delle motivazioni contrapposte, nonché un approfondimento su un tema che interessa il mondo politico nonché i cultori del diritto, oggetto del referendum costituzionale. E’ un momento importante non solo per il presente ma anche per il futuro del nostro paese”.
A coordinare gli interventi è stato, con molta equanimità il professor Lorenzo Chieffi, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza alla seconda Università degli studi di Napoli che, prendendo spunto dalle varie posizioni, ha precisato che “non sussistono dubbi sulla correttezza del quesito referendario”.
Posizioni contrastanti ma supportate da dialettica convincente
Da una parte le ragioni del “No” sono state illustrate, in punto di diritto, dal professor Claudio De Fiores, docente di Diritto Costituzionale alla Sun e in ottica politica dall’onorevole Carlo Sarro, componente la Commissione Giustizia della Camera di Deputati. Dall’altra, le ragioni del “Si” sono state perorate dal professor Tommaso Eduardo Frosini, docente di Diritto Pubblico Comparato all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e dal senatore Lucio Romano, componente la prima Commissione permanente Affari Costituzionali del Senato.
Le ragioni del “No”
Ad iniziare la serie degli interventi è stato il professore De Fiores che, a sostegno della tesi del “No”, ha rimarcato “anziché superare il bicameralismo paritario, la riforma lo rende più confuso creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato”. Per poi continuare: “ la riforma non semplifica il processo di produzione delle leggi, ma lo complica: le norme che regolano il nuovo Senato, infatti, produrrebbero almeno 7 procedimenti legislativi differenti”. Sulle modifiche al Titolo V: “Una mossa al contrario: dopo anni si decide che le Regioni hanno troppi poteri e si va ad accentrare. Peccato che non si tolgano quei poteri alle Regioni a Statuto speciale”.
Il senatore Sarro, sempre a sostegno delle ragioni del “No”, ha precisato “ i costi della politica non verranno dimezzati: con la riforma si andrà a risparmiare solo il 20%. Per ridurre gli stipendi sarebbe bastata una legge ordinaria. Si tratta, tra l’altro, di una riforma non legittima perché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale. Inoltre, anche gli amministratori locali, chiamati a comporre il nuovo Senato, godrebbero dell’immunità parlamentare. Il combinato disposto, riforma costituzionale – Italicum, accentrerebbe il potere nella mani del governo, di un solo partito e di un solo leader. I senatori, che non saranno eletti direttamente dai cittadini ma nominati dalle Regioni, a questo punto avrebbero almeno dovuto avere un vincolo di mandato”.
Le ragioni del “Si”
Il senatore Romano, per le ragioni del “Si” ha evidenziato che “la riforma prima di tutto consente per la prima volta di superare il bicameralismo perfetto, sul quale da anni c’è un forte ripensamento sia giuridico che politico. Il Senato non sarà più chiamato ad esprimere la fiducia al Governo e avrà scopi diversi. Sono solo sei gli articoli modificati. Comunque il primo passo decisivo sta proprio nella fiducia legata a una sola Camera”.
Il professore Frosini ha evidenziato che “il voto del prossimo 4 dicembre non è uno stravolgimento, ma una “manutenzione” della Costituzione. Si supera il famoso ping-pong tra Camera e Senato, con notevoli benefici in termini di tempo. la diminuzione del numero dei parlamentari e l’abolizione del Cnel produrrà notevoli risparmi grazie all’introduzione del referendum propositivo e le modifiche sul quorum referendario migliora la qualità delle democrazia”. In merito al Titolo V della Costituzione: “Si opera per superare il problema del conflitto Stato-Regioni, che negli ultimi anni ha gravato enormemente sulla Corte Costituzionale. Rappresenta un salto di qualità per il sistema politico italiano e per il suo farraginoso processo legislativo, garantendo maggiore stabilità a un Paese che ha visto 63 governi susseguirsi negli ultimi 70 anni”.
Nel corso del convegno, gli interventi hanno toccato anche l’altro grande tema politico del momento, quello della Legge elettorale, che non sarà comunque oggetto del referendum del 4 dicembre.
Le ragioni del “Si” e del “No” sono state espresse con arte nell’argomentare e con un confronto dialettico sereno, anche se su tesi contrapposte. I relatori sono riusciti a incidere con sicurezza su concetti e temi molto dibattuti.
I cittadini saranno chiamati, il 4 dicembre, ad esprimersi, nonostante tutto, su un quesito fondamentale nella vita politica del paese
Sfogliare la margherita forse sarebbe più semplice.