Schiaparelli
di Antonio Andolfi
La conferma non è arrivata. Il lander dell’ESA Schiaparelli è arrivato su Marte, ma non sappiamo con precisione come.
Ma andiamo con ordine. Prima le buone notizie: la sonda madre, Trace Gas Orbiter (TGO), ha terminato la pericolosa fase di cambio di orbita ed è ora in quella definitiva in cui rimarrà per 4 anni per studiare l’atmosfera marziana. Il primo obiettivo della missione ExoMars è stato raggiunto.
ExoMars e Schiaparelli: l’Europa su Marte
Dopo un viaggio di 7 mesi, la sonda europea ExoMars 2016 è arrivata nell’orbita marziana. Ma di cosa si tratta? Di due sonde: una sonda madre, chiamata ExoMars Trace Gas Orbiter (TGO), che orbiterà attorno a Marte a un’altezza di 400 Km; e una sonda figlia, il lander chiamato Schiaparelli in onore dell’astronomo italiano famoso per i suoi studi su Marte. Dal punto di vista scientifico si tratta di una sfida molto ambiziosa: trovare le prove dell’esistenza di forme di vita, oggi o nel passato, con una serie di strumenti appositamente pensati per questo. Ma lo è anche dal punto di vista tecnologico, perché l’ESA non ha mai realizzato nulla di paragonabile per livello di complessità.
Il lander Schiaparelli è una piccola stazione meteorologica, pesa circa 600 kg ed è un disco di poco più di un metro e mezzo di diametro. Il suo obiettivo scientifico è quello di studiare le tempeste di sabbia marziane. Sviluppata e assemblata sotto la responsabilità italiana, di Thales Alenia Space di Torino, Schiaparelli ha a bordo numerosi stumenti, in gran parte anch’essi sviluppati in Italia all’Università di Padova e all’Inaf di Napoli. Schiaparelli è atterrato sul suolo di Marte in una regione piatta relativamente piana, vicino all’equatore negli altopiani meridionali, chiamati Meridiani Planum. L’ellisse che racchiude l’area di atterraggio ha una lunghezza di circa 100 km ed è larga 15. E’ il primo lander europeo ad atterrare su Marte. Al momento infatti, sul pianeta rosso ci sono 7 sonde americane (di cui 2, Curiosity e Opportunity ancora in funzione), 3 russe (perse prima dell’atterraggio) e 1 inglese, Beagle 2, scomparsa durante l’atterraggio nella notte di Natale nel 2003. La fase di atterraggio delle sonde marziane è la più critica, come insegna la storia. E lo stesso vale per Exomars. L’attesa separazione tra la sonda madre e la capsula Schiaparelli è già avvenuta: il lander è stato lasciato cadere su Marte con una traiettoria puramente balistica, come quella di un pallone da calcio che viene rimesso in gioco dal portiere. Alle 16:42 è iniziato l’ingresso nell’atmosfera, a 121 km di quota e a una velocità di 21.000 km/h. A quel punto, dato il ritardo di circa 10 minuti tra le comunicazioni sonda-Terra, Schiaparelli non sarà più controllabile e tutte le operazioni verranno eseguite in modo automatico e senza che da Terra si sappia che cosa sta succedendo.
L’ingresso nell’atmosfera ha rallentato la sonda fino a 1.700 km/h. Fin qui tutto bene. Poi cos’è successo? Il paracadute si è aperto prima del previsto lo stesso anche lo scudo termico. I retrorazzi, che avrebbero dovuto funzionare per circa 30 secondi, hanno invece funzionato appena per 3 secondi.
Che fine ha fatto Schiaparelli?
I sistemi per seguire in tempo reale la sonda e per avere le prime conferme dell’atterraggio hanno interrotto le loro registrazioni poco prima dell’atterraggio, quando la fase di entrata e frenata erano quasi concluse.
L’unico che poteva tracciare la discesa in tempo reale era il Giant Metrewave Radio Telescope (GMRT) situato a Pune, in India ha seguito il lander fino a 30 secondi prima del touchdown, poi non ha captato più nulla. Fino ad allora tutto era andato come da programma.
Anche l’orbiter europeo, Mars Express, ha seguito la discesa di Schiaparelli fino a pochi secondi prima dell’atterraggio, ma poi ha anch’esso perso il segnale, più o meno nello stesso istante del radiotelescopio indiano.
L’orbiter della Nasa Mars Reconnaissance Orbiter, che avrebbe dovuto provare a comunicare con Schiaparelli un’ora e mezza- due ore dopo il touchdown, non è riuscito a stabilire il contatto.
Cosa ne sarà di Schiaparelli?
La conferma che la sonda dell’ESA Schiaparelli si è schiantata sulla superficie di Marte arriva dalla Mars Reconnaissance Orbiter delle NASA che ha fotografato la medesima area prima e dopo l’arrivo di Schiaparelli.Nelle immagini si vede molto bene la presenza di un cratere provocato dall’impatto di Schiaparelli con la superficie marziana.
Nonostante tutto, la missione è andata bene, e aprirà la strada ad una nuova missione nel 2020, che porterà sul suolo marziano un modulo di discesa e il primo rover marziano europeo.