Teatro.
Di Michele Brasilio
FORTEBRACCIO TEATRO ALLO SPAZIO X
Per il terzo anno di fila torna al Teatro Civico 14 Fortebraccio Teatro. Il Teatro Civico 14 da quest’anno ha una nuova casa, si sposta dall’ormai famoso vicolo Della Ratta (sede storica del teatro) alla nuova struttura “Spazio X” in Via Petrarca 25 aperta in collaborazione con AmàteLAB e Obelix. Un nuovo hub creativo che avvicina come polo culturale diverse esperienze artistiche. La sede risulta “nuova” sicuramente dal punto di vista strutturale. ma soprattutto dal punto di vista ideologico e artistico. Non molti posti sul territorio hanno come prerogativa lo sviluppo di idee, progetti artistici e di collaborazioni esterne.
RECENSIONE
Fortebraccio Teatro porta in scena “Amleto + die fortinbrasmaschine” una “riscrittura della riscrittura” come stesso loro l’hanno definita poiché è tratta dall’opera di Heiner Müller “Die Hamletmaschine” scritta dall’autore tedesco alla fine degli anni ’70 e che, allo stesso tempo, si ispirava all’opera shakespeariana. La riscrittura di Roberto Latini e Barbara Weigel è, quasi sicuramente, una delle particolarità dello spettacolo che colpisce di più. Un adattamento coerente, forte e poetico che lascia intravedere un importante studio sull’opera e sull’autore. La volontà di utilizzare i microfoni in scena potrebbe risultare un’idea superata ma mai come in questo spettacolo , come sempre capita negli spettacoli di Fortebraccio Teatro, non risulta mai una scelta banale e antiquata. La lettura “radiofonica” dell’opera risulta una scelta vincente sin dal primo minuto. Roberto Latini interpreta tutti i personaggi dell’Amleto mostrando subito una forte capacità di arrivare velocemente allo spettatore e un enorme bagaglio attoriale. Capace tecnicamente si dona completamente allo spettacolo e alla platea che è seduta a “sentirlo”. Un attore generoso e sensibile come se ne incontrano pochi. La regia è lineare, non particolarmente complessa, ma nonostante tutto, coesa con l’idea di messa in scena finale. Il susseguirsi di voci, di storie nella storia, ci portano in un’atmosfera quasi liturgica: “Ciò che è morto, non è morto nella storia. Una funzione del dramma è l’evocazione dei morti – il dialogo con i morti non deve interrompersi fino a che non ci consegnano la parte di futuro che è stata sepolta con loro” (Heiner Müller). Una pièce che corre veloce per 80 minuti e che cattura ogni sera applausi scroscianti.
Vivete di teatro e fatevi vivere da esso.