La pubblica amministrazione
La pubblica amministrazione non applica le regole imposte dal Governo. Lettera aperta delle associazioni di categoria per far rispettare le norme nell’applicazione del lavoro agile.
La pubblica amministrazione non rispetta le regole e le Organizzazioni Sindacali CGIL FP, CISL FP, UIL FPL nella persona dei segretari provinciali Luigi Capaccio, Franco Della Rocca e Domenico Vitale sollecitano attenzione su una problematica già oggetto di attenzione in questo periodo di emergenza.
Con una lettera indirizzata ai Sindaci della provincia, ai Commissari Prefettizi, al Presidente della Provincia di Caserta ed a tutte le direzioni delle Amministrazioni Pubbliche territoriali, le associazioni sindacali hanno sollecitato una maggiore attenzione sulle modalità ordinarie di lavoro – lavoro agile – per le numerose notizie di applicazioni difformi e a macchia di leopardo sul territorio della Provincia di Terra di Lavoro e sia per i recenti nuovi provvedimenti assunti dal Governo Nazionale e dal Governatore della Regione Campania, a seguito dell’acuirsi della diffusione della pandemia.
Al momento l’unico rimedio efficace è quello di rimanere a casa, evitando contatti interpersonali. La situazione ha assunto oramai una gravità tale che con l’ultimo DPCM il Governo ha disposto il blocco di tutte le attività produttive con le conseguenze che ne trarremo nel prossimo futuro, ribadendo che la sicurezza dei cittadini è prioritaria.
Occorre che ognuno faccia il proprio dovere tra cui gli enti pubblici quali datori di lavoro nei confronti dei loro dipendenti.
La recente produzione normativa di emergenza, sin dalle prime pronunce, ha consigliato che negli enti pubblici il lavoro agile diventasse strumento per ridurre i contatti tra persone e per contenere la diffusione del virus.
Con D.L. n. 9 del 02 marzo all’art.18 venivano previste agevolazioni per consentire che si potesse facilitare la attivazione del lavoro agile.
Con successivo Dpcm dell’11 marzo si evidenziava la necessità che le pubbliche amministrazioni assicurassero lo svolgimento in via ordinaria delle prestazioni lavorative in forma agile individuando prioritariamente le attività indifferibili da rendere in presenza.
Analogo indirizzo veniva inoltrato alle pubbliche amministrazioni dal Ministro della Funzione Pubblica con Direttiva n. 2/2020.
La Direttiva evidenziava che la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa è il lavoro agile, limitando la presenza del personale negli uffici ai soli casi in cui la presenza fisica fosse indispensabile.
Per le attività che per loro natura non possono essere oggetto di lavoro agile le amministrazioni dovevano adottare strumenti alternativi per limitarne la presenza, quali ad esempio la rotazione del personale, la fruizione degli istituti del congedo, la banca delle ore nonché le ferie pregresse.
Quanto previsto nella citata direttiva è diventato, da obbligo morale, ad obbligo normativo.
Il Decreto Legge n. 18 del 17 marzo ha espressamente stabilito all’ articolo 87 le misure straordinarie da adottarsi per ridurre la mobilità delle persone e quindi la diffusione del virus.
Ha stabilito che fino alla cessazione dello stato di emergenza il lavoro agile è la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni.
Nell’Ente le presenze vanno limitate esclusivamente alle attività indifferibili e che non si possono svolgere da remoto. Tutta la restante attività è svolta con lavoro agile ovvero, espediti tutti gli strumenti alternativi ivi previsti, attivare la esenzione del personale dal servizio.
Infatti nel caso che non sia possibile ricorrere al lavoro agile, le amministrazioni utilizzano gli strumenti delle ferie pregresse (ricordiamo che entro il 30 giugno vanno usufruite le ferie pregresse), il congedo, la banca delle ore ove presente, la rotazione e altri istituti previsti contrattualmente.
Esaurite tali opzioni il datore di lavoro pubblico può motivatamente, a tal punto, esentare il personale dal servizio. Tale periodo risulta comunque servizio prestato a tutti gli effetti.
Quanto evidenziato non è più una facoltà, l’Ente pubblico ha l’obbligo di attivare tali procedure.Le stesse sono state tra l’altro confermate e ribadite anche nell’ ultimo DPCM ove si ribadisce che per la Pubblica Amministrazione resta fermo quanto previsto dall’articolo 87 del D.L. 18/2020.
Analogamente per tale obbligo si è espresso anche il nostro Governatore con l’Ordinanza n. 19 del 20.03.2020 con cui ordina che le Pubbliche Amministrazioni della regione Campania si attengano alla stretta osservanza delle disposizioni in precedenza evidenziate quali la direttiva F.P. n. 2 /2020, il Dpcm dell’11.03.2020 e l’art. 87 del D.L. 17/2020.
Ciò al fine di limitare le presenze del personale negli uffici ai soli casi in cui la presenza fisica sia strettamente indispensabile per le attività individuate come urgenti e
indifferibili.
Al momento tutti i dipendenti pubblici sono da considerarsi in Smart Working ex lege, con conseguenti responsabilità penali e disciplinari sui datori di lavoro che li obblighino a presentarsi negli uffici.
Siamo in una situazione emergenziale estremamente grave e complicata, in cui tutti i cittadini sono stati chiamati a dare il proprio contributo per far sì che non si arrivi al tracollo delle strutture sanitarie.
Dunque, è assolutamente inaccettabile che le misure legislative poste in campo dal Governo per arginare i contagi da Covid-19 possano essere disattese in alcun modo.
E’ facilmente comprensibile che lo Stato, nella persona dei suoi rappresentanti, non abbia alcuna intenzione di far rispettare le regole unicamente per ragioni economiche e per essere pronto, alla ripresa, a mettere in campo tutte le azioni in danno dei cittadini, ora a casa, impauriti ed ignari di quello che “nel dopo” li attenderà.