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Categoria

Editoriale

1 MAGGIO
AttualitàCulturaEditorialeIn primo piano

1 MAGGIO: FESTA O…. LUTTO. UNA FESTA BEN CAMUFFATA

scritto da L'Interessante

1 MAGGIO

di Giovanna Rizzo

1 maggio…… la festa camuffata

In questa globalizzazione che costringe i lavoratori a “scannarsi” e “cannibalizzarsi” l’un l’altro, in una competizione apparentemente liberista ma di fatto asservita alle dinamiche della finanza, sembra più plausibile celebrare un lutto.

Un lutto più che una festa 

Un lutto, si. Non quello del lavoro nel suo significato più prossimo, ovvero quello evocato dall’art. 1 della Costituzione Italiana, ma del lavoratore che si troverà di fronte a un “lutto” nel senso psicologico più stretto del termine, nella auspicabile rielaborazione della possibilità di credere che le catene “platoniane” possano passare in ombra e che tutto ciò che ci viene proiettato come un bene dai padroni del discorso, dai padroni del sapere, dai padroni mediatici, possa essere messo in discussione. 

E che la “nuda” vita, magari, non sia così preziosa della vita “sociale” per la quale l’essere umano è più incline e per la quale ha dimenticato di lottare.

La zebra scappa dal leone perché conosce il suo predatore, ma se il predatore veste i panni del titolare dello zoo safari, sarà sempre più difficile avere il coraggio di pensare altrimenti, di pensare al TUO valore e alla responsabilità della TUA vita scevra dalla riconoscenza del dono, ma sempre più pregnante di sfumature da conoscere, conquistare e vivere.

È necessaria una rivolta dell’anima, per una rivolta verso l’immagine di ciò che ci può sembrare scontato.

 

 

1 MAGGIO: FESTA O…. LUTTO. UNA FESTA BEN CAMUFFATA was last modified: maggio 1st, 2020 by L'Interessante
1 maggio 2020 0 commenti
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italia
AttualitàCronacaEditoriale

ITALIA IN VENDITA E ITALIANI PECORONI. CI PROPINANO SOLO FALSE NOTIZIE PER TRASMETTERCI PAURA E FARCI STARE A CASA. MA PERCHE’?

scritto da Walter Magliocca

 

Italia 

Italia in vendita: ci propinano volutamente delle falsità per nascondere scomode verità che conosceranno solo i posteri

Il sole 24 ore riporta, nella sezione interventi, i dati statistici forniti da Paolo Becchi, professore ordinario di filosofia del diritto presso l’università di Genova e Giovanni Zibordi, trader e consulente manageriale e finanziario.

Dati statistici inconfutabili che dovrebbero far riflettere. Ma noi italiani siamo abituati a pensare solo al nostro orticello, da più parti bollati come una massa di pecore non adusi a contrastare le direttive “aziendali” (leggi stato) ed è per questo che artatamente ci fanno “stagnare” nella nostra beata ignoranza trasferendoci notizie costruite, martellanti e ripetitive. Da regime dittatoriale,  altro che da popolo libero e che Mussolini (sì proprio lui) definì di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori, di trasmigratori. Ma tutti allineati e …..coperti.

Un’analisi per valutare la situazione economico finanziaria in relazione alla chiusura totale ed alle conseguenze sociali mediante notizie non sempre veritiere trasmesseci in oltre 40 giorni di arresti domiciliari. Solo per noi, ovviamente. Loro, i nostri rappresentanti, avevano ed hanno notizie vere. Ed inoltre continuano a mantenere una serie di benefit sempre a spese degli ignari taliani: barbieri a disposizione, ristorante a Montecitorio, però per asporto, trasferimenti con autista, con mascherina e guanti però.

I dati inconfutabili

Il crollo del PIL atteso in Italia è dell’ordine del 20% nei prossimi mesi e che porterà la nazione al periodo pre crisi del 2007.

Il disastro economico è inflitto agli italiani per l’adozione spropositata della chiusura totale adottata “modello Wuhan” senza avere i mezzi e le capacità cinesi per la ripresa.

Un dato certo è che nessuno sa con certezza il numero di decessi per il virus a Wuhan che si stimano in 10 o anche 50 volte in più rispetto ai dati ufficiali.

In Asia ed Australia non è stato adottato il criterio della chiusura e il virus è stato circoscritto con una immediata ripresa economica. In Italia, con decisioni spropositate ed anticostituzionali, “sguinzagliando” le  forze dell’ordine sul territorio e usando droni ed elicotteri, con ulteriori spese in danno degli ignari italiani, per sanzionare chi esce di casa, (assurdo ed illegale aggiungiamo) la ripresa appare lontana, lenta e farraginosa 

Differenze tra nord e sud avvalorate dalle uscite folkloristiche del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, ottimo showman, ma nulla più

La chiusura totale, in esterofilia diffusa, questa si virale, definita total lockdown, viene giustificata dalla mortalità triplicata o quadruplicata a Bergamo, Brescia, Piacenza, Pavia, Milano ed altre province del NORD rispetto agli anni precedenti. I numeri forniti, anche in questi casi non veritieri, riferiscono 14 mila morti in più, mentre altre fonti riportano addirittura 63 mila morti in più rispetto agli anni precedenti ed attribuiti al conteggio Covid.

Orbene, la popolazione italiana è di circa 60 milioni  e si verificano mediamente 650 mila decessi l’anno e circa 230 mila nel periodo gennaio – aprile. Quest’anno, in base ai dati ISTAT, non si riscontra alcun aumento rispetto ai dati degli anni precedenti.

E’ evidente che in Lombardia, Veneto e nelle province del nord Italia si è verificato e si verifica un picco di decessi rispetto agli anni addietro, ma quando si analizza la mortalità complessiva su tutto il territorio nazionale, i dati riportano (ad es. Bloomberg del 6 aprile) meno morti del solito.

Allo stato, dunque, l’ISTAT, relativamente agli anni precedenti ed allo stesso periodo, riporta un numero di decessi pari a 231 mila, mentre per quest’anno, nel 2020, fino alla data odierna, i decessi sono stimabili in 191 mila. Per la fine del mese, potendo fare un confronto con il passato, si stima un numero di 216 mila decessi. Pertanto un numero inferiore rispetto ai dati ufficiali.

Si può affermare che nel Nord Italia il numero di decessi sia aumentato, mentre nel resto della nazione il numero è addirittura diminuito.

Inoltre, aggiungiamo, che il bollettino della protezione civile, precisa sempre ed a chiare lettere che il numero di decessi è TOTALE e non riferito al solo COVID 19.

In pratica la chiusura totale dell’intera nazione ha prodotto un numero di morti inferiore se comparato con i dati ISTAT degli anni passati.

L’obiezione che la chiusura abbia ridotto la mortalità al punto di farla scendere sotto la media storica, non sembra valida perché il dato è che quella italiana è la seconda/terza più alta del mondo per COVID con 338 morti per 1 milione di abitanti, mentre altri paesi (Corea, Giappone, Taiwan, Hong Kong, Australia, Svezia) che non hanno adottato il tanto decantato modello Italia mettendo tutti agli arresti domiciliari, hanno mortalità inferiore a 90 morti per 1 milione.

Sembra poco plausibile che senza chiusura l’Italia avrebbe avuto una mortalità ancora più alta.

Del resto anche la Germania, con una politica che lascia molte libertà ai cittadini, continua ad ottenere ottimi risultati nell’arginare e contenere il virus.

Vi è da aggiungere che lo stato non ha tenuto conto dei numeri diversi tra NORD e SUD Italia, chiudendo la parte bassa dello stivale non afflitta da numeri preoccupanti.

Oltretutto, da servizi giornalistici, si è appreso che nel NORD Italia le fabbriche ed aziende sono rimaste aperte continuando nella produzione e, presumibilmente, il paradosso è che nelle zone più colpite si avrà una ripresa sicuramente più celere dell’economia, rispetto al Sud Italia che, more solito, sarà completamente “affossato” da una politica incapace e volutamente afflittiva nei confronti dei cittadini meridionali.

Il presidente De Luca con i suoi provvedimenti ad effetto e le sue ordinanze in contrasto addirittura con quelle restrittive nazionali, espone tutta la Campania, ma soprattutto la realtà partenopea, ad una serie di rischi incalcolabili non solo economici ma di vita sociale che potrebbero rendere invivibile il territorio.

Ed intanto dal nord Italia continuano a piovere attacchi al sud da parte di esponenti politici e della società civile. Non possono tollerare che l’epidemia, al sud, non si è sviluppata nonostante i trasferimenti e tutte le misure messe in campo affinchè ciò avvenisse. Mostrando un personale sanitario “eccellente” nelle pratiche ospedaliere e non, nonostante le enormi limitazioni di risorse e la mancanza dei presidi di emergenza per i continui tagli ai mezzi economici messi in campo proprio dal presidente della Regione Campania.

Da ultimo Vittorio Sgarbi il quale, nella trasmissione di Barbara Palombelli, ha usato affermazioni forti, con l’unico scopo di  screditare i napoletani, identificati con tutto il sud Italia. Ma sicuramente con una punta di invidia

La cultura completamente distrutta

Dal punto di vista dell’economia c’è una distruzione di reddito, dal punto di vista culturale si evidenzia una volontà palesemente afflittiva che, con la chiusura delle scuole e delle università, o meglio con la loro trasformazione in una realtà telematica, evidenzia che il governo ha deciso di far aumentare (o far perdurare) uno stato di ignoranza per una stragrande maggioranza di italiani, al fine di una manipolazione facilitata. 

In Campania, poi, De Luca si sta uniformando ad un potere oligarchico con decisioni da regime con l’avallo del governo centrale.

Nessuna richiesta atta a sollecitare un dibattito in tal senso viene recepita da chi di dovere.

Tutti bravi, senza piangere mai, in fila per tre con distanziamento sociale, anzi in fila per uno, tutti zitti e battete le mani. Edoardo Bennato lo aveva cantato molto tempo fa. 

E’ proprio quello che vogliono. Non ci vogliono far capire ma soprattutto non dobbiamo capire NULLA.

ITALIA IN VENDITA E ITALIANI PECORONI. CI PROPINANO SOLO FALSE NOTIZIE PER TRASMETTERCI PAURA E FARCI STARE A CASA. MA PERCHE’? was last modified: aprile 18th, 2020 by Walter Magliocca
18 aprile 2020 0 commenti
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cosi' parlo'
AttualitàEditoriale

COSI’ PARLO’ BEN..GIUSEPPE MUS….CONTE. APPUNTAMENTO SERALE A CENA

scritto da Walter Magliocca

cosi’ parlo’

Cosi’ parlo’ il presidente del consiglio …. a cena e gli italiani …..obbediscono

Anche in questa tranquilla serata, l’ennesima, di un venerdì santo anomalo, il presidente del consiglio, capo del governo italiano, Giuseppe Conte, ha parlato, ha imposto le direttive e gli italiani obbediranno fino al 3 maggio.

E poi? Non si sa. “Non parlate di date” ha detto il premier, non posso confermarle. Quindi è tutto aleatorio, sperando che i contagi continuino a diminuire. Un Italia distrutta in tutti i sensi: a livello psicologico, lavorativo, economico, morale.

L’Italia come esempio? Si ma è la nazione economicamente più malmessa, mentre le altre hanno maggior peso nei confronti dell’Europa.

Ecco l’Europa. E il presidente Giuseppe Conte, fuori dalle dinamiche di partito, che dovrebbe essere super partes, sfrutta la televisione di stato per fare politica. Accusa esponenti dell’opposizione per dare forza al governo da lui presieduto per ……grazia divina. Ovviamente. Lo spirito santo ha nominato Giuseppe Conte il quale fino a due anni fa era un avvocato, come tanti, illustre sconosciuto e che per grazia infusa è diventato presidente del consiglio dei ministri del governo italiano.

Ora non vogliamo difendere nessuno ma, fare politica senza un valido contraddittorio, e lui dovrebbe conoscere questa parola,  è a dir poco poco corretto.

I meno giovani ricordano che un tempo esisteva una trasmissione televisiva dove gli esponenti di partito e di governo si confrontavano sui temi di attualità, con pari diritti il cui nome era tribuna politica.

Ora, invece, siamo in uno stato simil democratico anzi, stato di polizia travestito con una bandiera di libertà. Inesistente.

Tutti con la testa abbassata  e dobbiamo solo obbedire in barba all’articolo 13 della Costituzione.

Conte dixit.

COSI’ PARLO’ BEN..GIUSEPPE MUS….CONTE. APPUNTAMENTO SERALE A CENA was last modified: aprile 10th, 2020 by Walter Magliocca
10 aprile 2020 0 commenti
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Tutti
EditorialeIn primo piano

Tutti gli uomini del Presidente: caro Quirinale, quanto ci costi! – L’Editoriale

scritto da L'Interessante

Tutti.

Di Roberta Magliocca

Oh Presidente, mio Presidente…quanto ci costi! Il Quirinale fa parlare di sé per alcuni scottanti motivi. Anzi, più che scottanti, salati, salatissimi motivi

Tutti, o buona parte degli italiani, si sono chiesti, almeno una volta, cosa mai potrebbe fare un uomo, seppur Presidente della Repubblica, in un appartamento di 1.200 stanze. Di spazio ha bisogno, certo. Mettiamo un’invasione di nipotini urlanti la domenica mattina dopo la messa, o una visita di un intero gruppo di alieni provenienti da Marte che, non trovando posto nei ristoranti a menù fisso del centro, decidono di fermarsi a palazzo per il lunch. Comprensibile.

Tutti a palazzo!

Ma quante braccia ci vogliono per mantenere in piedi una struttura del genere? Tante. Circa 1.700 dipendenti, tutti alla corte del Presidente Mattarella. Gli uomini del Presidente sono in gran parte forze dell’ordine, poliziotti e carabinieri al servizio di un solo uomo. Per non parlare poi di consiglieri e supporter politici che danno sostegno al lavoro del nuovo inquilino. Ma non sono solo figure pubbliche, più o meno fondamentali, quelle che si aggirano al colle. Cuochi, servitù, maggiordomi e custodi non mancano. Persino due addetti ai pendoli degli orologi del Quirinale. Tutti questi dipendenti (e non solo!) per la modica cifra di 237 milioni l’anno. Se pensiamo che i nostri vicini di casa per l’Eliseo spendono 110 milioni, la longeva Queen Elizabeth 60 e la Germania appena 28, beh, dovremmo forte sentire l’incoerenza di un paese che si dice in crisi economica.

E che non si dica più che in Italia non c’è lavoro. Basta avere la fortuna di nascere nella parte giusta del paese. Magari in una di quelle 1.200 stanze all’ombra di quegli orologi i cui pendoli sono ben sorvegliati.

 

Tutti gli uomini del Presidente: caro Quirinale, quanto ci costi! – L’Editoriale was last modified: settembre 16th, 2017 by L'Interessante
27 febbraio 2017 0 commenti
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Finalmente
EditorialeIn primo piano

Finalmente muore la vecchia generazione – L’Editoriale

scritto da Roberta Magliocca

Finalmente muore la vecchia generazione.

-“Ricordati che devi morire!”

-“Ecco, brava! Tu ricordami che dovrei prima vivere, magari!”

Di Roberta Magliocca

Il mondo piange due anni – duemilaquindici e duemilasedici – che hanno portato via dall’arte un patrimonio troppo grande per non sentirne il vuoto non solo culturale, ma anche umano.

Partendo da Pino Daniele, passando da David Bowie fino a Dario Fo. E le dita ancora contano l’attrice Silvana Pampanini, lo scrittore Umberto Eco, il regista Ettore Scola.

Ora, non volendo mancare di rispetto a chi ha regalato al mondo la propria arte, portando con la propria scomparsa dolore e mancanza, la risposta a questo periodo è ” Finalmente muore la vecchia generazione “

Dura, crudele, poco radical chic, ma unica e sincera risposta da dare ai quanti sicuri esclamano “L’arte non avrà più questi nomi”. E come dargli torto. Nessun altro Pino Daniele, nessun Dario Fo, di sicura nessun’altra Franca Rame calpesterà mai i palcoscenici del mondo.

Ma sarà ora, finalmente, il tempo di accorgerci di Monica, Giuseppe, Carla, Francesca, Raimondo che, magari, da anni stanno recitando in teatri di periferia, cantando nelle piazze del paese davanti a quattro persone e un paninaro, stanno scrivendo libri che prenderanno polvere negli scaffali degli sconti di quelle librerie che non hanno grandi marchi come sponsor.

E si trovano lì, in ombra, non per mancanza di talento, ma perchè non c’è più chi cerca il talento, restando a stagnare in quell’acqua di nomi che hanno fatto grande il ‘900. E con gli occhi rivolti al passato, ormai di quei nomi resta solo una vecchiaia stantìa e una memoria grandiosa.

Ma lo sguardo al futuro chi lo volge? Quando sarà il turno dei giovani? Di chi ha imparato dai grandi musicisti, attori, registi, scrittori. Si insomma, i figli di chi rimpiangete oggi, scriveranno la nostra storia domani. Abbiatene cura.

Finalmente muore la vecchia generazione – L’Editoriale was last modified: settembre 16th, 2017 by Roberta Magliocca
15 gennaio 2017 0 commenti
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Terremoto
Editoriale

Core ‘ngrato è un calciatore, non un innamorato – L’Editoriale

scritto da Roberta Magliocca

Core ‘ngrato

Di Roberta Magliocca

Un giorno, all’improvviso, mi innamorai di te. Le storie d’amore cominciano così. E di storie d’amore ce n’è di tutti tipi. Tra uomo e donna, il più “vecchio” del mondo, tra uomo e uomo, tra donna e donna, anche questo tipo d’amore sempre esistito ma che solo ora – a botte e a spintoni – sta trovando il suo posto nel mondo. Amore tenerissimo per i nostri amici a quattro zampe, amore colmo di gratitudine per i genitori, amore complice per fratelli e/o sorelle. E poi c’è lui, l’amore grande e indescrivibile, che agli occhi dei più superficiali può sembrare esagerato, amore per una maglia che non è semplice tifo ma senso di appartenenza, frammenti di vita di un popolo che – seppur giocando – manifesta orgoglio e identità.

E se, in quest’ottica, cerchiamo di guardare le cose, la vicenda che – da settimane – ruota intorno all’ormai ex giocatore del Napoli, ora Juventino,  Gonzalo Higuaìn non ci sembrerà affatto sproporzionata all’entità del danno subìto dal popolo partenopeo.

Come il miracolo del sangue di San Gennaro, i napoletani servono la maglia come un prete il suo Signore all’altare. Paragoni forti, me ne rendo conto. Ma il gioco, per la città di Napoli è il suo aprirsi al mondo. Durante la stagione di Maradona, con la vittoria dello scudetto, Napoli diventò azzurra architettonicamente parlando. Tutta azzurra, ancora oggi ne rinveniamo delle tracce sui muri della città.

Ecco l’importanza di un gioco che, anche a livello pedagogico, fin dall’infanzia insegna a vincere e a perdere. O meglio, è quello che dovrebbe insegnare. Perchè nel meccanismo bisogna saper perdere, non sempre si può vincere non sembra ci siano entrati proprio tutti.

Oi vita, oi vita mia, oi core e chistu core,si stat o’ primme ammor e o’ primme e l’ulteme sarai pè mmè

Alto tradimento, dunque, quello di Gonzalo Higuaìn. Non solo lascia la squadra di cui la maglia aveva appassionatamente baciato, ma lo fa senza spiegazione e per la reale nemica di sempre, la vecchia signora bianconera. Per un popolo geloso come quello napoletano, trovare la moglie a letto con l’idraulico sarebbe stato di gran lunga più sopportabile.

Va da sè che le reazioni partenopee non si sono fatte aspettare. Vignette taglienti, status al vetriolo sui social, lacrime per un amore finito. Forse qualche limite si è oltrepassato. Già, perchè credere che un giocatore di calcio possa essere preso dalla stessa passione di un tifoso, ed anteporla ad un cachet davanti al quale, probabilmente, molti di noi avrebbero venduto organi e genitori, beh, forse è stato un po’ avventato.

Restarci male è comprensibile, scherzarci su va più che bene, cadere in auguri di infortuni e sciagure forse denota ignoranza e mancato senso della realtà.

Quindi questo core ‘ngrato, così come è stato ribattezzato Higuaìn , ha seguito ambizione e carriera lasciando ai tifosi fazzoletti da sposina mollata sull’altare. E Facebook si è divertito. Tra tanti siparietti simpatici, quello della neonata casertana Gnetto Production – raccoglitore di idee , artisti ed operatori collegati alle video produzioni – ha già fatto il giro del web. Da un’idea di Corrado Del Gaizo, con la partecipazione degli attori Massimiliano Oliva e Francesco Cimmino, è nata una parodia tutta da ridere.

Messaggio per uno che baciava la maglia

 

Senza citare nomi o cognomi, senza un reale riferimento al giocatore argentino, il video girato vuole essere una sottile presa in giro al mondo calcistico tutto, alla sua esagerata esasperazione, ad uno spirito sportivo che si sta sempre di più perdendo, lasciando il posto ad un ennesimo espediente per farsi guerra, per alimentare odi lì dove dovrebbe crescere fair play e voglia di stare insieme.

Il dio denaro, la gelosia, l’assoluta voglia di prevaricare e vincere dimenticandosi dello sport, vengono – in questa produzione – giocosamente derisi, volendo strappare sorrisi e, perchè no?!, qualche riflessione.

Eppure c’è chi questo spirito non lo coglie e, volgarmente, ci va giù pesante.

“Ma quanto stai a rosìcà, terrone di merda…ma quanto godo terrone di merda” 

Core

Ed è qui che allora crolla tutto. Le partite a calcetto del Martedì sera, i supersantos sequestrati dalla vicina di casa sempre incazzata, le birre e le pizze durante la partita, le piccole maglie della squadra da regalare a tuo figlio come una preziosa eredità, la mano sul cuore durante l’inno, l’esplosione di gioia ai mondiali 2006, le lacrime agli occhi durante i rigori contro la Germania dieci anni dopo. Ridimensionamoci. Riprendiamoci le nostre piccole gioie legate a quel pallone, quelle gioie che devono essere nostre davanti alla tv o allo stadio, da condividere con gli amici di maglia, discutendo pacificamente con chi ha altri colori da gridare al cielo ma ammettendo che – quel cielo – è lo stesso sopra di noi. Facciamo i tifosi, quelli solidi e veri, sinceri ed altruisti. Onoriamo lo spirito sportivo, quello che ci vuole tutti compagni nonostante la rivalità di campo. Lasciamo fare ai giocatori il loro mestiere, e riprendiamoci lo spirito festoso degli spalti la domenica. Baciamola noi quella maglia. Custodiamo il nostro amore, senza giudicare quello altrui. Ridimensoniamoci.

 

 

Core ‘ngrato è un calciatore, non un innamorato – L’Editoriale was last modified: settembre 16th, 2017 by Roberta Magliocca
19 agosto 2016 0 commenti
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