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In primo piano

1 MAGGIO
AttualitàCulturaEditorialeIn primo piano

1 MAGGIO: FESTA O…. LUTTO. UNA FESTA BEN CAMUFFATA

scritto da L'Interessante

1 MAGGIO

di Giovanna Rizzo

1 maggio…… la festa camuffata

In questa globalizzazione che costringe i lavoratori a “scannarsi” e “cannibalizzarsi” l’un l’altro, in una competizione apparentemente liberista ma di fatto asservita alle dinamiche della finanza, sembra più plausibile celebrare un lutto.

Un lutto più che una festa 

Un lutto, si. Non quello del lavoro nel suo significato più prossimo, ovvero quello evocato dall’art. 1 della Costituzione Italiana, ma del lavoratore che si troverà di fronte a un “lutto” nel senso psicologico più stretto del termine, nella auspicabile rielaborazione della possibilità di credere che le catene “platoniane” possano passare in ombra e che tutto ciò che ci viene proiettato come un bene dai padroni del discorso, dai padroni del sapere, dai padroni mediatici, possa essere messo in discussione. 

E che la “nuda” vita, magari, non sia così preziosa della vita “sociale” per la quale l’essere umano è più incline e per la quale ha dimenticato di lottare.

La zebra scappa dal leone perché conosce il suo predatore, ma se il predatore veste i panni del titolare dello zoo safari, sarà sempre più difficile avere il coraggio di pensare altrimenti, di pensare al TUO valore e alla responsabilità della TUA vita scevra dalla riconoscenza del dono, ma sempre più pregnante di sfumature da conoscere, conquistare e vivere.

È necessaria una rivolta dell’anima, per una rivolta verso l’immagine di ciò che ci può sembrare scontato.

 

 

1 MAGGIO: FESTA O…. LUTTO. UNA FESTA BEN CAMUFFATA was last modified: maggio 1st, 2020 by L'Interessante
1 maggio 2020 0 commenti
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coronavirus
AttualitàCulturaIn primo piano

CORONAVIRUS FASE 2 ……… GIU`LA “MASCHERINA

scritto da L'Interessante

Coronavirus

di Giovanna Rizzo

Coronavirsus: realmente la “fase 2” ci porterà fuori dal tunnel? 

Ci avviciniamo alla cosiddetta “fase 2”, sarà il preludio di un ritorno alla “fase 1”  (epidemia Yo-Yò) o svelerà a chi vuol intendere lati oscuri di questa vicenda?

Per ora assistiamo a rappresentazioni caricaturali e farsesche (es. “duello Fontana/De Luca a Porta a Porta) che intrattengono il pubblico come solo i reality sanno fare, alimentando focolai faziosi in cerca di una rivalsa sociale attraverso l’inevitabile demolizione dell’altro come nemico al di  fuori delle mura comunitarie.

L’assurdità di tutto ciò è ben evidente nei messaggi che ogni giorno ci bombardano attraverso i media, messaggi che fanno rievocare persino  Dante su  come i “ piagati si sentiranno in colpa per le loro piaghe” e quindi di come sarà nostra responsabilità, il NON aver saputo rispettare le “REGOLE”, il non essere stati “bravi” nel tutelare noi e la comunità nella quale viviamo.

In pratica farci sentire in pericolo o fonte di pericolo,  farci guardare con sospetto anche chi amiamo amplificando un senso di colpa che inevitabilmente conduce alla sottomissione e alla paura di essere “sbagliati” o peggio ancora “vittime”.

Negazione dei riconoscimenti dei diritti da parte di chi ci governa e privazione dei dettami democratici

Nel frattempo, le ambiguità di chi ci governa alimentano la dissonanza dei diritti defraudati rendendoli concessioni che non siamo stati capaci di tutelare, mandando in fumo la nostra Costituzione e di conseguenza il lavoro di tante piccole imprese (artigiani compresi) che non avranno la possibilità di contrastare le multinazionali e/o l’e-commerce beneficiari già da prima  di un’evasione legalizzata.

Rimarremo bloccati nei nostri “orticelli”( non esisterà neanche più la spiaggia libera e la concessione del “bagno” a mare che sarà solo per chi potrà permetterselo accentuando ancor di più le differenze “sociali”) con l’illusione di una tutela/sicurezza senza diritti e senza giudizio critico, elementi fondamentali ed essenziali di una democrazia.

CORONAVIRUS FASE 2 ……… GIU`LA “MASCHERINA was last modified: aprile 22nd, 2020 by L'Interessante
22 aprile 2020 0 commenti
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la musica della gatta cenerentola
AttualitàIn primo pianoMusica

LA MUSICA DELLA GATTA CENERENTOLA COME PASS PER IL PARADISO. CASERTA SALUTA CORRADO SFOGLI SUO FIGLIO ILLUSTRE

scritto da Walter Magliocca

La musica della gatta cenerentola

Dalla musica della gatta cenerentola alla musica popolare partenopea. Un artista sopra le righe. Napoli e Caserta piangono Corrado Sfogli

Un saluto a Corrado Sfogli, direttore musicale, chitarrista e anima della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Insieme a Fausta Vetere moglie e compagna nel suo percorso artistico, ha rappresentato, per quasi cinquant’anni, il vero riferimento della musica popolare napoletana radicata nel passato e proiettata verso nuove melodie.

Ascoltando le note della sua chitarra se ne apprezzava la sensibilità dell’uomo e dell’artista, con la musica della tradizione partenopea con cui riusciva a coinvolgere e ad appassionare.

Un altro baluardo della musica napoletana non potrà più deliziarci con le sue melodie

Non è riuscito a sconfiggere il male che lo aveva colpito due anni fa. Nel 1976 era subentrato a Eugenio Bennato diventando il leader della Compagnia di Canto Popolare. Diplomato al conservatorio di Avellino, ha anche collaborato con numerosi artisti tra cui Pino Daniele e Angelo Branduardi, oltre che con l’orchestra del Teatro San Carlo di Napoli e quella dei cameristi italiani.

Napoli città natia, Caserta sua città d’adozione e di vita insieme agli affetti più cari

Chi scrive saluta la famiglia ed in particolare abbraccia la sorella, professoressa di Storia dell’Arte al liceo classico Pietro Giannone di Caserta, Massima Grazia, la quale ne condivideva l’amore per l’arte, nel senso più ampio del termine e la sensibilità d’animo.

Si spera che la città di Caserta, non faccia come al solito e che in questo caso ricordi degnamente un suo figlio illustre, un vero artista ed un uomo sensibile e schivo, con l’organizzazione di manifestazioni a suo nome ed anche intitolandogli una strada della città

E’ il minimo.

LA MUSICA DELLA GATTA CENERENTOLA COME PASS PER IL PARADISO. CASERTA SALUTA CORRADO SFOGLI SUO FIGLIO ILLUSTRE was last modified: marzo 26th, 2020 by Walter Magliocca
26 marzo 2020 0 commenti
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internazionali
In primo piano

INTERNAZIONALI: LA COPPIA DI TAIWAN SI AGGIUDICA IL DOPPIO. SABATO DALLE 14 LE SEMIFINALI DEL SINGOLARE. LA MATTINA MANIFESTAZIONE IN PIAZZA VANVITELLI A CASERTA

scritto da L'Interessante

internazionali

Domani in campo dalle 14,30 per un posto in finale

La finale del doppio protrattasi fino a tarda ora.

Domani mattina in piazza Vanvitelli a Caserta esibizione degli allievi della scuola tennis

Stefania Rubini contro Marie Beniot e Kimberly Zimmermann contro Anastasia Grymalska, sabato si giocheranno un posto per la finale di domenica mattina della trentunesima edizione degli “internazionali” di tennis “Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup”, manifestazione dell’ITF Women’s circuit con montepremi di 25 mila dollari, organizzata dal Tennis Club Caserta presieduto da Fabio Provitera.

Il match fra Rubini e Beniot inizierà alle 14,30, due ore dopo è previsto l’inizio dell’incontro fraZimmermann e Grymalska, la prima a guadagnarsi un posto in semifinale nel pomeriggio di venerdì.

Italiana di origine ucraina, Anastasia Grymalska (264) elimina dopo quasi due ore di gioco la tedesca Laura Schaeder (438 rnk) proveniente dalle qualificazioni il punteggio di 6-0; 7-5. Decisa a riscattare il primo set perso senza realizzare punti, la tedesca nel secondo set si portava subito sullo 0-3, la Grymalska recuperava fino a 4-4, poi il vantaggio per 4-5 per la Schaeder, pareggio 5-5 e allungo dell’italiana con natali in Ucraina fino al 6-5 e poi una lunga serie di “vantaggio pari” fino al 7-5 finale.

Situazione inversa nell’altro match, con il quale la belga Marie Beniot ha superato l’olandese Cindy Burger in due set con il punteggio di 6-7; 1-6. Primo set tirato e combattuto, subito 0-2 per la Beniot, pareggio dell’olandese e il match è poi proseguito fino al 6-6, ed è stato deciso dal tie break fino al settimo e decisivo punto per la Beniot. Nel secondo set, la belga non ha avuto ostacoli fino allo 0-5, colpo di coda dell’avversaria che recupera un solo punto, 1-5, prontamente ripreso dalla belga che si aggiudica la semifinale.

Centodue minuti di gioco, tanto è servito alla belga Kimberley Zimmermann per superare Ludmilla Samsonova, proveniente dalle qualificazioni. 6-4; 6-2. Parità fino al 2-2 poi la belga allunga fino al 5-3. Recupera la Samsonova fino al 5-4, ma non riesce a chiudere a suo favore il match. Il cammino del secondo set replica il precedente: equilibrio fino al 2-2, allungo della Zimmermann fino al 5-3, recupero dell’avversaria che arriva al 5-4 e come prima non riesce a ribaltare il risultato.

Due set molto combattuti, durati cento minuti, tra la svizzera Lisa Sabino e la numero sei del tabellone la bolognese di origini giamaicane Stefania Rubini, che ha vinto con il punteggio di 6-4; 6-3. Nel primo set era la Sabino a partire avanti, fino al 4-2, poi il recupero della Rubini fino al 4-4 e poi i due punti della vittoria. Nel secondo set pari fino al 2-2 poi è Stefania Rubini a prendere in mano il match ed a chiuderlo senza problemi.

Concluso il torneo del doppio

La coppia di tenniste di Taiwan, Pei Hsuan Chen e Fang-Hsien Wu, superano in finale del doppio, in due set con il punteggio di 7-6; 6-3, le australiane Jaimee Fourlis ed Ellen Perez.

Pei Hsuan Chen e Fang-Hsien Wu, si aggiudicano il primo trofeo della trentunesima edizione degli “internazionali” di tennis “Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup”, manifestazione dell’ITF Women’s circuit con montepremi di 25 mila dollari, organizzata dal Tennis Club Caserta presieduto da Fabio Provitera.

In semifinale Pei Hsuan Chen e Fang-Hsien Wu hanno battuto per 6-3; 6-2 il duo composto dall’ungherese Agnes Bukta e dall’italiana Giorgia Marchetti, mentre Jaimee Fourlis ed Ellen Perez hanno avuto ragione per 6-4; 6-2 delle italiane Alice Matteucci e Ludmilla Samsonova.

Tutti gli aggiornamenti ed i filmati realizzati dalla Fairness Agency degli “internazionali”, sono in tempo reale su Facebook ed Instagram alle pagine “Tennis Club Caserta” e sul sito del torneo www.itfcaserta.com, dove si possono consultare e scaricare in formato pdf programma e orari dei match. Per seguire la trasmissione in streaming delle gare, curata dalla società Crionet, accedere al sito  www.itfcaserta.com.

Manifestazione in piazza Vanvitelli a Caserta con la presenza di alcune protagoniste del torneo

Intanto nella mattinata di sabato gli allievi della scuola tennis del circolo di Caserta, organizzatore degli “internazionali”, terranno una manifestazione in piazza Vanvitelli a Caserta. L’appuntamento è per le 10,30 alla presenza del maestro Benito Tricarico e dei suoi collaboratori. A far da madrine all’esibizione alcune delle protagoniste del torneo.

Credit foto: Gennaro Buco.

INTERNAZIONALI: LA COPPIA DI TAIWAN SI AGGIUDICA IL DOPPIO. SABATO DALLE 14 LE SEMIFINALI DEL SINGOLARE. LA MATTINA MANIFESTAZIONE IN PIAZZA VANVITELLI A CASERTA was last modified: maggio 25th, 2018 by L'Interessante
25 maggio 2018 0 commenti
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intrnazionali
In primo piano

INTERNAZIONALI TENNIS ASSEGNATE LE WILD CARD. SABATO INIZIANO LE QUALFICAZIONI

scritto da L'Interessante

internazionali

Internazionali: assegnate le wild card

Saranno la brasiliana Gabriela Ce e Virginia Ciccone sul campo uno e Lorenza Cuomo opposta alla brasiliana Eduarda Piai sul campo due, le prime quattro atlete che sabato mattina scenderanno in campo per i primi incontri della trentunesima edizione degli “internazionali” di tennis “Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup”, manifestazione del circuito professionistico ITF Women’s circuit con montepremi di 25 mila dollari, organizzata dal Tennis Club Caserta.

E’ stato effettuato nella serata di venerdì il sorteggio del tabellone delle qualificazioni dopo che sono state resi noti i nomi delle atlete alle quali sono state concesse le wild card.

Si tratta della greca Eleni Danilidou (numero 14 della classifica WTA nel 2003), Giorgia Marchetti,  Daniela Quaranta, Alessia Tripaldelli, Elena De Santis e Lorenza Cuomo.

Sabato 19 e domenica 20 maggio al via le qualificazioni

Sabato e domenica saranno due giorni intensi dal punto di vista tennistico, nella serata di domenica si completeranno le qualificazioni e otto atlete accederanno al tabellone finale, le cui posizioni saranno sorteggiate nel tardo pomeriggio, mentre i match prenderanno il via lunedì mattina per concludersi con la finale prevista alle 11 del mattino di domenica 27 maggio, quando si conoscerà chi succederà alla californiana di origini cinesi Claire Liu, nell’albo d’oro del torneo Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup.

La trentunesima edizione degli “internazionali” di tennis “Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup” è patrocinata da Regione Campania, Comune di Caserta, Camera di Commercio, Provincia, Coni, Panathlon Caserta Terra di Lavoro, Amici della Reggia, Associazione Movimento L’aura, Fit, Itf, Tennis Europe, Centri Federali Estivi, ed ha come media partners le emittenti Radio Caserta Nuova e Radio Prima Rete.

Come ogni anno gli aggiornamenti del torneo saranno pubblicati in tempo reale sia sul sito del torneo www.itfcaserta.com che sulla pagina Facebook ed Instagram “Tennis Club Caserta”

Prevista anche la trasmissione in streaming delle gare che sarà curata dalla società Crionet.

Credit foto: Gennaro Buco.

INTERNAZIONALI TENNIS ASSEGNATE LE WILD CARD. SABATO INIZIANO LE QUALFICAZIONI was last modified: maggio 18th, 2018 by L'Interessante
18 maggio 2018 0 commenti
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In primo pianoTeatro

Michele Pagano: Il futuro è il mio presente

scritto da L'Interessante

di Christian Coduto

Raggiungere Officina teatro mi viene facile: la mia macchina sembra essere guidata da un pilota automatico. Ho messo piede lì talmente tante volte, che mi sembra quasi di essere a casa. In una città come Caserta (anche se qui siamo a San Leucio, per la precisione) un luogo come questo è una vera e propria boccata d’aria fresca.

Oggi incontro Michele Pagano in quanto uomo, non attore. La cosa mi incuriosisce molto; l’ho visto lavorare in tante occasioni su quel palco: l’ho visto sudare, soffrire, svuotarsi delle emozioni da donare agli spettatori, ma anche sorridere e, soprattutto, gioire per ciò che stava facendo. Letteralmente, Michele su quel palcoscenico, ci butta il sangue.

Mi attende all’ingresso del teatro, vestito in maniera semplice e assai comoda. Da lontano, individuo subito un paio di occhi profondissimi e un bel sorriso. Andiamo nel suo studio e inizia a parlare a ruota libera.

Michele Pagano parla di sé …

Chi è Michele Pagano?

Michele Pagano è semplicemente un uomo pieno di difetti, ma con un grande amore: il teatro.

Quando hai deciso che la recitazione avrebbe occupato un posto così importante nella tua vita?

Avevo all’incirca 14 anni … ho iniziato col teatro amatoriale, come tanti … capivo come tutte le mie emozioni e sensazioni, riuscissero a venir fuori sul palcoscenico. Sul palco perdevo le inibizioni e la mia forte timidezza. Il pubblico è stato il primo amico su cui potevo contare, sono stato capace di instaurare una grande complicità con gli spettatori: riuscivo ad esprimermi e loro mi ascoltavano con piacere; alle volte mi davano anche dei consigli per la mia crescita artistica e non solo.  Ho canalizzato sempre di più le mie forze e tutto il mio essere verso quella strada. Negli anni, mi sono ritrovato a gestire un teatro. In effetti, non l’ho mai capito, è successo (sorride).

Hai un curriculum vitae impressionante. Hai lavorato sodo e hai ottenuto un successo e una stima via via crescenti sia da parte degli addetti al lavoro sia degli amanti del buon teatro. Ora, si ottiene la popolarità in quattro e quattr’otto. Senza fare sacrifici. Quanto danneggia la buona arte questa tendenza generale?

Credo che la “gavetta” sia fondamentale in ogni impiego. Non per nulla, per diventare avvocato, hai bisogno di una laurea … poi di una specializzazione, quindi di un tirocinio e infine di un esame. La gavetta aiuta a sperimentarsi, a capire. Salire su un palcoscenico e avere qualcosa da dire, questo è il mio credo. Temo che, negli anni, troppi falsi miti impediscano la formazione e la realizzazione di un progetto vero, duraturo e coerente con le proprie idee. Soprattutto i giovani non hanno dedizione allo studio teatrale. Non credono nel teatro come una necessità e come lavoro a tutti gli effetti. Credono nella fama. Nell’esibizione. Vedo ragazzi che dopo un anno di laboratorio si “atteggiano” a grandi professionisti. Non hanno basi per farlo. La conoscenza teatrale non è solo pratica, anzi è soprattutto teoria. Il teatro, per farlo, bisogna conoscerlo, andarci, capire, informarsi. Bisogna sudare, soffrirne, desiderare di calpestare il legno: un desiderio carnale, viscerale, qualcosa che appaga la nostra intimità e la nostra interiorità. Gli esibizionisti non avranno futuro, come i saccenti. Quest’arte è infinita, bisogna sperimentarsi e mettersi in discussione ogni giorno. Senza sentirsi perfetti o capaci. Per quanto mi riguarda lo faccio da quasi 25 anni e non sono convinto di niente. Ho voglia di imparare e maledico il tempo che passa in fretta.  

I tuoi spettacoli affrontano temi molto diversi tra loro. Alcuni sono realizzati per un pubblico più adulto, maturo, altri invece sono dedicati agli adolescenti. Da attore e regista, credi che ci sia un approccio diverso nei confronti dei potenziali spettatori?

Indubbiamente molto dipende da chi sono gli attori/interlocutori. Quando il lavoro viene svolto con un gruppo under 18, cerco di capire loro di cosa vogliono discutere e quali sono le paure/preoccupazioni/gioie e le loro necessità. Allora, indubbiamente, il gioco viene messo in scena, cercando di parlare la loro lingua ma non vado a limitare la fruizione esclusivamente ad un pubblico giovane. Cerco di potere arrivare al cuore di tutti. Credo che a prescindere dalla grandezza dei nostri cuori, ognuno di noi porti dentro le stesse emozioni. Stesso discorso vale per gli attori over 18. Cambia solo il mio modo di approcciarmi a loro. Parlo agli attori allo stesso modo, scelgo solo parole diverse.

Michele Pagano è un attore e un regista teatrale, ma ha realizzato tanti cortometraggi e ha lavorato in alcuni lungometraggi. In termini di dinamiche, di approccio al personaggio da interpretare, di tempistiche, ci sono molte differenze tra la realtà del palcoscenico e il mondo della celluloide?

Le differenze ci sono e sono infinite. Trattarne una per una mi costringerebbe a parlarne per ore. Sono i due miei amori. Non posso dire di amarne uno più o meno dell’altro. E, in effetti, si vede anche la contaminazione del cinema nelle mie regie teatrali. La preparazione di un attore ha bisogno di un tempo preciso. Diciamo che il mio lavoro è pari a quello di un’ostetrica: aiuto l’attore a partorire il suo personaggio, assisto al suo dolore ma gli sono sempre vicino. Cinematograficamente parlando, il tempo sul set è molto ristretto durante le riprese. Il mio approccio con gli attori per un film è quello teatrale. Invito gli attori a lavorare sul set prima delle riprese. Facendogli vivere ogni angolo del luogo e respirare tutte le sensazioni delle location.  

Parliamo ora di Officina Teatro, di cui sei fondatore …

La mia sfida più grande. Nata ormai 10 anni fa, è la mia piccola isola felice. Un luogo dove si è liberi di “sentirsi a casa”. Tanto e tanto impegno per gestirla, in una fatica costante derivante dal totale autofinanziamento. Per fortuna soddisfazioni e critiche non sono mai mancate e questo mi ha dato la possibilità di migliorarmi di anno in anno e di stagione in stagione. Ero consapevole che la gestione di uno spazio indipendente avrebbe totalmente assorbito tempo e spazio per i miei lavori esterni. Ma fortunatamente non ho mai avuto grandi ambizioni. Non vivo nessun rimorso, non vivo competizioni. Sto bene nel vedere la gioia negli occhi dei miei allievi quando salgono sul palco e questo è il mio più grande successo. Alla fine, quando le cose le fai con amore non esiste altra mancanza. Invece guardo tanti miei colleghi insoddisfatti e frustati che non si godono ciò che fanno ma riescono solo a godere a sparlare del successo degli altri e a sputare veleno. Eppure, alla fine, abbiamo scelto noi di fare teatro. Nessuno ci ha obbligato a farlo. 

Libero nel lavoro, nelle passioni e nella vita. Coerente al 100%. E senza peli sulla lingua.

Tanti motivi in più per continuare a seguire ed apprezzare le sue scelte artistiche.

Se fosse per me, lo metterei al posto della televisione. Lo ascolterei parlare per ore: le sue idee, i suoi pensieri, le sue parole sono il frutto di una vita fatta di esperienze (artistiche e non) che lo hanno arricchito. Glielo dico, sorride e mi ringrazia.

Officina Teatro ospita un laboratorio di recitazione. Una vera e propria manna dal cielo in una città come Caserta, in cui tutto ciò che è cultura ha spesso difficoltà ad affermarsi.

Questo è un altro argomento per il quale ci vorrebbero ore di chiacchiera. Mi voglio limitare nel dire che Caserta è piena di artisti, pittori, poeti, scrittori, attori etc. nulla in meno ad altre città italiane.  Il problema è che sprechiamo tempo a lamentarci di ogni cosa che si fa. La lamentela è il rosario che ci diciamo ogni mattina. Forse, dovremmo essere solo più propositivi e riconoscere che altrove non è che ci sia di più. Ci sono solo persone che hanno la capacità di mettere assieme forze produttive per far si che queste vengano tutelate, mostrate, riconosciute e protette.

Invece di limitarci alla realizzazione di grandi eventi milionari che nascono e muoiono nel giro di pochi giorni, dovremmo essere lungimiranti nel creare format e contenitori che durino nel tempo e crescano con gli anni; Creare una vetrina importante per la città e muovere spettatori e curiosi da ogni parte d’Italia, come – d’altronde – facciamo noi, andando in giro per festival ed eventi italiani o mondiali.

Purtroppo siamo figli di una cultura paesana: ci accontentiamo di far conoscere le nostre capacità ad amici e parenti. Dovremmo unirci per far conoscere le nostre potenzialità altrove, avere il coraggio di restare e far sì che gli altri vengano a godere delle nostre bellezze.

L’autocritica.

Necessaria, fondamentale per andare avanti. Perché continuiamo a guardare sempre e solo fuori? Davvero è utile la nostra esterofilia? A cosa è dovuta questa passività culturale?

Officina Teatro è una realtà più piccola, intima. Le sue dimensioni più contenute aiutano a creare un’atmosfera empatica con gli spettatori?

Sicuramente. Il teatro che amo è soprattutto dove c’è un contatto con il pubblico. Non ho voluto che Officina avesse nessuna piccola pedana per dividere gli attori dagli spettatori perché credo che non possano esserci differenze. Lo spettacolo è quello che fanno il pubblico e attori assieme. Se non avviene questo scambio, non c’è teatro. E’ un po’ come fare l’amore da soli: non lo chiameremo amore e puoi capire benissimo a cosa mi riferisco (ridiamo di gusto).

Qual è lo spettacolo teatrale al quale sei più legato?

“Pensieri randagi” è un mio vecchio monologo che non ho mai rappresentato ad Officina teatro. Ho fatto solo poche repliche ma per affezione ed estremo coinvolgimento, ho deciso di non volerlo più rappresentare. Spesso mi viene in mente di rifarlo ma chissà, forse oggi sarebbe diverso ed non avrebbe più la stessa magia che vissi in quel tempo …

Domanda divertente: prima di salire sul palco, hai riti scaramantici?

Si, ma per scaramanzia non te lo dico (sghignazza).

Attore, regista, sceneggiatore, autore. Tante anime, mille strade da proseguire. Quale pensi sia quella che ti appartiene maggiormente?

I primi tempi avevo la necessità di capire … poi ho smesso di chiedermelo. Ho capito che sono io. Non posso escludere niente. Dare ordine alle mie idee e alla mia personalità non permetterebbe di creare. Ho capito col tempo che avere il caos dentro mi aiuta a mettere pensieri ordinati su carta.  

Domanda multipla: ultimo film visto al cinema, ultimo libro letto, ultimo cd acquistato.

Purtroppo la cosa mi manca di più è andare al cinema con la stessa frequenza di prima ma come ho già detto, non ho tempo abbastanza per fare tutto. L’ultimo film è stato “Il Cliente” di Asghar Farhadi. L’ultimo libro che ho letto è stato “Lettere a Federico” mentre l’ultimo cd non l’ho comprato, mi è stato regalato. E’ una collezione di ninne nanne.

Cosa dobbiamo attenderci da Michele Pagano per questo 2017?

In questo momento ho tante idee nel mio caos, non so ancora quale prenderà forma ed ordine. Di sicuro, come ogni anno, tireremo fuori delle novità assolute. La nostra prerogativa è quella di sperimentarci e far sperimentare il pubblico con nuovi linguaggi e nuovi approcci artistici.

E adesso ci salutiamo alla Marzullo: fatti una domanda e datti una risposta

Domanda: Come vedo il mio futuro domani?

Risposta: Vorrei che fosse uguale al presente. L’unica cosa diversa sarà una barba bianca e un paio d’occhiali spessi che indosso quando leggo i copioni. Mia moglie continuerà ad assecondarmi per le mie follie artistiche. Mia figlia farà il suo primo debutto ed io continuerò a vedere gli spettacoli dei miei allievi, in lacrime, dietro la tenda nera. 

Michele Pagano ci saluta così, con un’immagine (ovviamente!) teatrale …

Ma quel sipario per lui, ne sono certo, non si chiuderà così tanto facilmente …

Michele Pagano: Il futuro è il mio presente was last modified: gennaio 15th, 2018 by L'Interessante
15 gennaio 2018 0 commenti
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In primo pianoTeatro

Da consumarci preferibilmente dopo morti: Officina Teatro incanta il pubblico

scritto da Roberta Magliocca

Vivere la vita come se si fosse alla finestra, immobili. Di quelle immagini che ci vogliono metà in ombra e metà alla luce, senza che si capisca bene quali siano i contorni, dove finiamo realmente.

Alla finestra a guardar fuori; cosa non importa. O meglio, importa eccome, nonostante la miseria e la disperazione di un mondo che non ci appartiene. Il mondo è lì, fuori dalla tua finestra a sbranarsi per un tozzo di pane, per un titolo sul giornale, per il posto macchina, per lo sconto al supermercato.

E voltandoti di appena mezzo giro sei sollevato, perchè hai un salotto con la smart tv i risparmi in banca pane a volontà uno stipendio fisso al mese derivato da un lavoro a tempo indeterminato sudato con anni e anni spesi a studiare ti sei laureato in anticipo i tuoi ti hanno lasciato in eredità una casa non hai mutuo la fidanzata che ti vuol bene dall’altra parte del letto la macchina bella.

Si, tutto d’un fiato. Senza punteggiatura emotiva. Senza la possibilità di avere il tempo di chiederti se sei felice. E ti senti quasi in colpa quando guardando a quello che hai, desideri tutto l’opposto. Vorresti solo essere dall’altra parte della finestra.

Non puoi dirlo, sembreresti pazzo. Ma in questa follia c’è il lucido sentimento di chi vuole appartenere a questo mondo, qualunque cosa significhi. E se il mondo è in miseria, vuoi la miseria, se il mondo è in lotta vuoi lottare, se non c’è spazio per tutti, la tua casa di 200 metri quadri ti sembra effettivamente troppo grande e ti fa sentire solo. Un monolocale è più caldo, ci stai con altra gente.

E se sembra un insulto, perdonatemi. Ma il punto non è, materialmente, cos’hai o cosa no. Tutto ruota intorno al voler far parte di un meccanismo che non ti esuli, che non ti escluda solo perchè non hai i requisiti giusti. O meglio, perchè ne hai troppi.

Se davanti ad un passeggino e ad una torta di compleanno riusciamo a capire che non vorremmo altro, allora dovremmo rallentare. Smettere di fare e sentire un po’ di più.

DA CONSUMARCI PREFERIBILMENTE DOPO MORTI
Di Michele Pagano
Con Francesco Ruggiero | Rita Pinna
Elaborazioni visive e multimediali Marco Moretti | Michele Pagano
Costumi Pina Raucci
Regia Michele Pagano
Progetto OFFLAB

Da consumarci preferibilmente dopo morti: Officina Teatro incanta il pubblico was last modified: novembre 16th, 2017 by Roberta Magliocca
16 novembre 2017 0 commenti
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bianchini
BasketIn primo pianoLibri

VALERIO BIANCHINI E LE SUE … BOMBE. AMARCORD DI UN BASKET CHE FU

scritto da Walter Magliocca

bianchini

“Bianchini le mie bombe”. Il libro di Paolo Viberti fa tappa anche a Caserta

“Una riunione tra vecchi amici del basket” così Lucio Bernardo ha dato il “la” alla serata di presentazione del libro di Paolo Viberti, già giornalista di Tuttosport con il coach, denominato “vate” Valerio Bianchini e le .. “sue” bombe.

E di amici ce n’erano tanti nella sala del ristorante Leucio. Nando Gentile, “Giorgio” Glouchkov con la moglie Lucia, Mario Simeoli, Sergio Donadoni, Sergio Mastroianni, Gambardella, Antonio Di Lella, Massimo Sbaragli oltre gli ex presidenti di Caserta e Napoli, Gianfranco Maggiò e Nicola De Piano, spinto sulla sua carrozzella ma che ha risposto presente alla “rentree” casertana, dopo l’assenza napoletana di ieri al Palabarbuto.

Protagonisti di un Basket che non c’è più. “Nulla mi piace del basket moderno”, così Valerio Bianchini prima di addentrarsi in racconti ed aneddoti.

Tappa perché “Caserta è città che ha dato tanto alla palla a spicchi nazionale”, così Paolo Viberti, ricordando le imperdibili “mangiate di gusto” dell’”oro bianco” e che ha concluso “fate di tutto per salire su. Fate nuovamente canestro”, l’unico accenno alla crisi casertana. Detto con il cuore di sportivo e amante della Terra di Lavoro. Diventata terra di basket, grazie allo stile e pervicacia di un uomo venuto dal nord.

Tanti aneddoti e tanti ricordi

Molteplici gli aneddoti, presenti nel libro e raccontati. “Gli assenti hanno avuto torto”. I due protagonisti della serata hanno captato l’attenzione e la curiosità dei presenti.

Paolo Viberti a ricordare l’affetto, la disponibilità e l’amicizia con molti casertani, soprattutto nel periodo d’oro del basket cittadino. Valerio Bianchini a ripercorrere cinquantanni da protagonista sui parquet di tutto il mondo.

La sua predilezione per gli americani per raccontare che al Palamaggiò, con la sua Scavolini, un tifoso bianconero gli gridò “Bianchni hai cambiato più “neri” tu che Moana Pozzi”.

Un racconto che nel libro spazia da “Bill Bradley alle squadre Smartphone”.

Un racconto fatto anche di “chicche” e episodi, alcuni inediti con “tutto quello che nessuno ha osato dire sugli ultimi 50 anni del basket italiano”. Uno sport diverso. Fatto di cuore e valori.

E l’incasso devoluto ai più bisognosi.

Una vetrina di uno sport che sembra essere l’opposto di quello vissuto e giocato oggi. Ma sempre piacevole e affascinante.

Un tuffo nel passato, gradevole, interessante, simpatico e, per certi versi, intriso di commozione.

“Il futuro è la porta, il passato ne è la chiave”. Così ha chiuso Paolo Viberti ricordando una citazione di Victor Hugo.

VALERIO BIANCHINI E LE SUE … BOMBE. AMARCORD DI UN BASKET CHE FU was last modified: novembre 15th, 2017 by Walter Magliocca
15 novembre 2017 0 commenti
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AttualitàIn primo piano

Caso Weinstein. Dite alle donne che non siamo così fragili: possiamo dire NO!

scritto da Roberta Magliocca

Da Weinstein a Tornatore, da Holliwood a Roma: tutte le donne della molestia!

No, non sto con Asia Argento. Né con Miriana Trevisan, non con Giuseppina la portiera o Carmela l’estetista. Questo effetto domino di denunce a favore di telecamera sta snaturando uno dei temi più delicati – soprattutto nel nostro paese -: la violenza sulle donne.

E che il rossetto delle attrici dimenticate mi perdoni, ma la violenza è un’altra cosa. Non starò qui certo a giustificare l’atteggiamento maschilista e degradante di chi crede che una buona posizione o un bel conto in banca sia un passepartout per entrare negli slip delle fanciulle. Tanta pochezza d’animo si commenta da sola.

Ma chi accetta di fare un provino a casa di un produttore,tête-à-tête, quanto meno dovrebbe dubitare della buona fede dell’invito, della serietà del casting e dire NO! Se un datore di lavoro cerca di palpeggiare, la lavoratrice prepara quattro/cinque cattive parole da dire infilando la porta ed andandosene. E dice nuovamente NO! E così via, collezionando una serie di NO che ci diano dignità di essere umani, non cristalli da proteggere.

Perchè, vedete, il messaggio che sta passando in questi giorni è che, la donna, come nell’immaginario di comune degrado, venga vista come l’essere debole che – soggiogata dal maschio porco e potente – non riesce a ribellarsi, a dire no. E allora che si fa? Si torna da lui, ancora una volta, e ancora, e ancora (per cinque anni nel caso di Asia Argento). Costrette per l’incapacità di dire NO! Varcare la porta dell’orco che già ti ha fatto del male, ti rende complice, non fragile.

E con lo stupro, con le molestie, con la violenza sulle donne che flagella il nostro paese, questo show spicciolo di meteore dalla carriera interrotta non c’entra niente. É un insulto.

I provini, i colloqui, i casting, si fanno in uffici brulicanti di persone, non in albergo, al bar, a casa.

Le denunce si fanno in caserme brulicanti di carabinieri, non in televisione da Barbara D’Urso.

Caso Weinstein. Dite alle donne che non siamo così fragili: possiamo dire NO! was last modified: novembre 13th, 2017 by Roberta Magliocca
13 novembre 2017 0 commenti
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In primo pianoTeatro

The Aliens ad Officina Teatro: vita, amicizia ed altre storie

scritto da Roberta Magliocca

L’amore, la morte, l’amicizia: non ci muoviamo anche noi tra gli istinti primordiali e il tendere ad ognuno di questi tre aspetti del nostro vivere?

Lo facciamo, non potremmo non farlo. Eppure, spesso, con scarsi risultati: solo la morte ci riesce bene, non rinunciamo mai a quell’appuntamento. Ma anche in questo caso, non sempre sappiamo arrivarci come e quando dovremmo.

E chi di noi si ferma, magari nel retro di un bar, a parlare con gli amici delle nostre scopate, a strimpellare una chitarra, a confidare i propri desideri sulla sorte di un romanzo ancora da scrivere.

E ancora, gli amori traditi e allora vaffanculo e mai mandati a fanculo davvero.

E così tre amici si ritrovano sull’asfalto della propria esistenza; due amici di vecchia data, un amico di recente annessione al gruppo. Ma cosa importa? L’amicizia è sempre amicizia, se sincera: che sia di una vita o di un giorno.

Attraverso Bukowski ed improbabilissime canzoni, Kj, Jasper ed Evan si raccontano ad un pubblico incollato alle loro vite. Vite come altre, non speciali. Ma vite che da quel retro di un bar tentano di dare significato al tempo che passa. Vite un po’ di periferia che non trovano grandi sbocchi significativi: e in quell’amicizia trovano appoggio, conforto e reciproca comprensione.

Tutti abbiamo un’amicizia così; o almeno, tutti dovremmo averne. Ma quando un pilastro cade, il resto della struttura crolla. Questo capita ai ragazzi: dopo la morte improvvisa di Jasper, JK vuole partire, Evan comincia a fumare e piange e non capisce; e un po’ cresce.

Sarà che Giovanni Arezzo, Jacopo Venturiero e Francesco Russo con ottima interpretazione e lucida presenza danno leggerezza e fragilità alla performance, ma quella tragedia ci sembra di cristallo. Il pubblico resta lì a sperare, comunque, che qualcosa si salvi. Che Jk ed Evan riescano a trovare il loro posto nel mondo. Che quel retro di un bar resti un punto di partenza per il mondo.

 

di Annie Baker

traduzione Monica Capuani

musiche e canzoni originali di Micheal Chernus, Patch Darragh, Eric Gann

con Giovanni Arezzo, Jacopo Venturiero e Francesco Russo

regia Silvio Peroni

produzione Khora.teatro, Pierfrancesco Pisani

The Aliens ad Officina Teatro: vita, amicizia ed altre storie was last modified: novembre 13th, 2017 by Roberta Magliocca
2 novembre 2017 0 commenti
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