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Categoria

Viaggi Interessanti

Lisbona
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Lisbona tra fascino, cibo e colori

scritto da L'Interessante

Lisbona.

Di Miriam Gargiulo

Lisbona, capitale del Portogallo,emerge tra le città più visitate del Sud Europa.

Lisbona è una città ricca di storia e maestosi monumenti, dai meravigliosi “Azulejos” che rivestono palazzi e numerose stazioni metropolitane. Si tratta di piastrelle di ceramica smaltata e decorata che rappresentano il tipico ornamento dell’architettura portoghese e spagnola, che donano colore e brillantezza ad ogni angolo della città.

Incanto e Miradouros

Città che per la sua conformazione urbanistica, presenta ripide salite e discese che la rendono davvero suggestiva per i numerosi miradouros, ovvero luoghi elevatiche Lisbona presenta in quanto si estende su sette colli, che permettono di ammirare dall’alto di favolose terrazze, la città in tutta la sua bellezza attraverso diverse angolazioni. Tra i tanti, incantevole è il Miradouro de Santa Luzia, per la vista del panorama di cui si può godere essendo affacciato sul Tago, il fiume che attraversa la città e che per la sua notevole estensione, somiglia più ad un mare.

Maestosa e raffinata, Lisbona è avvolta da una straordinaria tranquillità che non ti aspetteresti di trovare in una grande città, e da una singolare luminosità regalata dall’Oceano Atlantico e dallo stesso fiume Tago, che hanno portato visitatori e poeti a riconoscerla come la “Città della luce”.

Non solo baccalà

Per quanto riguarda il cibo, è ben noto che il baccalà è una vera e propria specialità della cucina tradizionale portoghese, fatta di porzioni appetitose e abbondanti. E’ infatti possibile mangiarlo in svariati modi e tutti diversi da come siamo abituati a consumarlo noi italiani. Consistenze differenti rendono questo pesce davvero gustoso. Si va dal “Bacalhau à Bras” con cipolle, uova, prezzemolo e olive, al “Bacalhaucomnatas” una deliziosa versione con la panna, a tante altre ricette ancora. Oltre al baccalà, molto consumate sono le sardine, tanto da incontrare negozi adibiti alla sola vendita di questo tipo di pesce nel pieno centro della città.

E’ inoltre doveroso assaggiare il “Pastel de nata” il tipico dolcetto portoghese di pasta sfoglia con un delicato ripieno di crema e panna, da gustare nella versione semplice o con l’aggiunta di cannella.

Dopo aver visitato questa meravigliosa capitale e assaggiato le sue specialità culinarie, credo che Lisbona sia davvero una città che tutti dovrebbero ammirare almeno una volta nella vita.

 

“Per me non esistono fiori in grado di reggere il confronto con la varietà dei colori che assume Lisbona alla luce del sole.”

-Fernando Pessoa

Lisbona tra fascino, cibo e colori was last modified: febbraio 10th, 2017 by L'Interessante
10 febbraio 2017 0 commenti
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Natale
CulturaDall'Italia e dal MondoIn primo pianoViaggi Interessanti

NATALE A NAPOLI SUPERA TUTTE LE ASPETTATIVE

scritto da L'Interessante

Natale

DI VINCENZO PICCOLO                

“Santa Claus is coming to town”, recita una vecchia canzone di Natale, e la città che quest’anno lo accoglie nel migliore dei modi, e forse anche con molto sfarzo, (chi l’avrebbe mai detto) è Napoli!

Ebbene si, i fatti hanno superato le aspettative, che qualche mese fa già vi avevo descritto in un breve articolo sul turismo Natalizio. In questi giorni la città Partenopea è stata presa letteralmente d’assalto da orde di turisti che hanno affollato il centro storico, e principalmente San Gregorio, Mergellina, via Toledo e le varie attrazione museali che, per l’occasione hanno ideato varie iniziative per avvicinarsi anche ai più piccoli. Già nei giorni scorsi, per esempio, era possibile visitare Cappella San Severo gratuitamente, a Piazza Municipio invece è stato allestito il “Villaggio di Natale”, alla Mostra d’Oltremare sarà possibile entrare nel magico “Santa Claus village” con elfi, renne e tante attività per bambini. Insomma sono tante le proposte create da Napoli per accogliere la grande affluenza registrata in questi giorni. Basta visitare le pagine social del Sindaco De Magistris, o di qualche maestro presepiale sito nel Centro Storico, che subito vi rendete conto di quanto sia grande la portata turistica di questa grande e sorprendete metropoli.

Niente presepio, questo Natale si fa Nalbero

Eh si, sorprendente perché, a parte queste iniziative che possono sembrare normali per una qualsiasi città nel periodo natalizio, Napoli quest’anno ha voluto superarsi. Quest’anno la sirena ha fatto “Nalbero”, una struttura di 40 metri, innalzata su 35mila tubi di multirezionale Lahye con, alla base 150 tonnellate di zavorra per aumentare la stabilità e rispondere al vento del lungomare. Si, il lungomare, dove lo volevi fare l’albero a Napoli? Nalbero è lì alla Rotonda Diaz sul lungomare Caracciolo, e lì resterà per 90 giorni, ad attendere i tanti turisti che vorranno visitarlo. All’interno di questa imponente struttura ci sono la galleria commerciale e le esposizioni tra cui “Vulcano con vista mare” di Gennaro Regina. Salendo troviamo un ristorante di 180 posti, un bar e un bistrot. Poi si accede alla grande terrazza, che si estende su tutti i lati di Nalbero, dove la realtà supera le aspettative e l’opera ingegneristica cede il passo alla natura e allora le immagini mozzafiato di questa Napoli dicembrina ti entrano fin dentro agli occhi. Forse bastava questo, bastava Napoli, o forse no. A volte ci vuole qualcosa in più per farci apprezzare quello che già si ha. Forse bastava in presepio, invece quest’anno hanno fatto l’albero. Niente da fare, caro Eduardo, o’ presepio nun se port cchiu’.

NATALE A NAPOLI SUPERA TUTTE LE ASPETTATIVE was last modified: dicembre 13th, 2016 by L'Interessante
13 dicembre 2016 0 commenti
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AMBROGIO A MILANO: TRADIZIONE E APPUNTAMENTI CULTURALI
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SANT’ AMBROGIO A MILANO: TRADIZIONE E APPUNTAMENTI CULTURALI

scritto da L'Interessante

Ambrogio

Di Erica Caimi

Mercoledì 7 dicembre, la città di Milano festeggia il suo patrono: Sant’Ambrogio.  Il vescovo e scrittore visse in città dal 374 fino all’anno della sua morte, imponendosi nella storia come una delle personalità più importanti della Chiesa del IV secolo. Aurelio Ambrogio nacque da un’importante famiglia romana a Treviri. La leggenda narra che, mentre Ambrogio, ancora neonato, riposava serenamente nella sua culla, uno sciame di api si posò sulla bocca, entrando ed uscendo liberamente senza che il bambino accusasse alcuna conseguenza. Il padre, impressionato e colpito, esclamò: “Se questo figlio vivrà, diverrà sicuramente un grand’uomo!”. E così accadde. Una volta nominato Vescovo di Milano donò tutte le sue proprietà ai poveri e si dedicò all’incarico con grande passione e intelligenza, assumendo un ruolo centrale nella lotta contro il paganesimo.  Le sue spoglie sono conservate nella basilica a lui dedicata, che si trova nel cuore della piazza di Sant’Ambrogio.

A Sant’ Ambrogio, l’imperdibile fiera degli “Oh Bej! Oh Bej!”

Come vuole la tradizione, turisti e milanesi possono sempre contare sul mercatino degli “Oh Bej! Oh Bej” che si tiene dal 7 dicembre fino alla successiva domenica. L’espressione “Oh Bej! Oh Bej!” in dialetto lombardo significa “Oh belli! Oh belli!” e le origini della manifestazione risalgono all’arrivo in città di Giannetto Castiglione nel 1510, inviato a Milano da Papa Pio IV per riaccendere la devozione dei cittadini di rito ambrosiano, che avevano manifestato malcontenti verso il Papa. Castiglione arrivò in città il 7 dicembre, giorno di festa per i milanesi che in quella data celebravano già il santo patrono Ambrogio, in coincidenza con la sua elezione a Vescovo avvenuta il 7 dicembre 374. Per evitare di essere accolto con astio dalla popolazione, Giannetto portò con sé dolciumi e giocattoli distribuendoli ai bambini milanesi, i quali,  circondandolo in grande festa esclamavano con gioia “Oh Bej! Oh Bej” (“Oh Belli! Oh belli!”) . Il corteo di bambini e curiosi attirati dalle grida festose dei piccoli, raggiunse poi la Basilica di Sant’Ambrogio.

Inizialmente, la fiera si svolgeva sulla Piazza Dei Mercanti, ma nel 1886 venne spostata nella zona attigua alla Basilica di Sant’Ambrogio ove rimase per 120 anni. Dal 2006 ad oggi, invece, le colorate bancarelle si snodano nella zona del Castello Sforzesco.

La prima della Scala a Sant’Ambrogio

Come ogni anno a San’Ambrogio s’inaugura la stagione del teatro La Scala. Quest’anno è la volta di Madama Butterfly di Giacomo Puccini, che torna a distanza di 112 anni nella versione presentata alla prima assoluta del 1904. Il debutto si concretizzò in uno storico fiasco, alimentato dall’ostilità che era stata costruita attorno all’autore Giulio Ricordi e al compositore Puccini.  Nel 1904 Carlo Gatti raccontava così la prima di Madama Batterfly: “Un riso irrefrenabile, si ebbe all’inizio dell’ultimo quadro con la rappresentazione di un’alba in cui il risvegliarsi del giorno era accompagnato da un fitto pispiglio di uccelli riprodotto troppo meccanicamente da zufoli voluti dal regista Tito Ricordi. Risultato: appena chiuso il sipario, si scatenò la gazzarra. L’esecuzione e l’allestimento, che furono di prim’ordine, passarono in secondo piano. Si voleva colpire Puccini, e Puccini si affrettò a ritirare subito l’opera, noncurante dei danni che avrebbe arrecato alla Scala non consentendo nessuna replica.” Soltanto tre mesi dopo, il 28 maggio, iniziò la sua seconda fortunata stagione e venne riproposta con vari aggiustamenti al teatro Grande di Brescia, trovando, stavolta, un’accoglienza bevola, tanto da raccogliere successi e apprezzamenti sui palchi di tutto il mondo.

Il 7 dicembre 2016 l’opera in due atti, diretta da Riccardo Chailly  con la regia di Alvis Hermanis, è stata trasmessa in diretta da Rai Uno e da Rai Cultura a partire dalle 17.45.  

Altre novità a Sant’Ambrogio

Il 7 dicembre è stato acceso l’albero di Natale ‘Joy’ in Piazza Duomo, sponsorizzato da Pandora. L’abete, alto 28 metri e addobbato con palle natalizie rosse e argento da 25 centimetri, illuminerà le notti natalizie con i suoi 6 chilometri di luci, per un totale di 54mila punti led. L’albero, proveniente dalla provincia di Belluno, verrà smantellato dopo le feste e il suo legno verrà donato al laboratorio di falegnameria della Sacra Famiglia di Cesano Boscone, per realizzare arredi per le scuole della città.

Milano non poteva non omaggiare un grande interprete scomparso nel 2013: Enzo Jannacci. A Sant’Ambrogio con gli “Intesi come tram” è andato in scena al Joy un omaggio alla canzone del grande cantautore.

SANT’ AMBROGIO A MILANO: TRADIZIONE E APPUNTAMENTI CULTURALI was last modified: dicembre 8th, 2016 by L'Interessante
8 dicembre 2016 0 commenti
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Napoli
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Napoli tra amore e pregiudizio

scritto da L'Interessante

Napoli

Di Miriam Gargiulo

Napoli è forse una delle città più chiacchierate del mondo. C’è chi ne parla bene e porta sempre un pò di Napoli nel cuore e chi non perde occasione di parlarne male. Mi capita spesso di ascoltare o leggere commenti negativi sulla città e sulla sua gente. Negli anni ho capito che esiste la strana e malsana abitudine di evidenziare solo gli aspetti negativi. Sono troppe le persone che ancora oggi, vittime degli stereotipi, la considerano  la patria della camorra, dei ladri e dei truffatori. Sono troppe le persone che non riescono a guardare al di là delle apparenze e preferiscono rimanere aggrappate a stupidi pregiudizi, senza riuscire e –a mio avviso- volere, vedere anche i lati positivi. Ridurre Napoli alla camorra e ai malviventi, è peculiare di chi forse a Napoli non c’è neanche mai stato. E’ l’atteggiamento tipico di chi è convinto che se vai a Napoli, devi guardarti bene le spalle e stare attento a tenere stretta la borsa se non vuoi che te la rubino.

Napoli è una realtà che pochi riescono a capire

Troppo spesso si dimentica che accanto alla parte marcia della città, vive quella sana ed onesta. Troppo spesso le sue bellezze, i suoi colori, i suoi profumi, i suoi sapori, la sua arte, le sue tradizioni, le sue strade e i suoi vicoli che risuonano della tipica e verace teatralità del popolo napoletano, sono oscurati dalle notizie di sparatorie, omicidi, truffe e terreni inquinati. Notizie che fanno sempre più rumore delle altre. Si! Perchè le sparatorie, gli omicidi, le truffe e l’inquinamento interessano anche le altre città, ma quando riguardano Napoli, suscitano sempre maggiore clamore e scandalo.

Napoli non è solo “Gomorra”

Non è solo la malavita che ci mostrano film, telegiornali e serie tv. Napoli è una città magica, ricca di storia e di poesia, da sempre protagonista di brani musicali come “Napule è” del grande Pino Daniele e di opere e aforismi di scrittori da Leopardi a Di Giacomo, colui che ha fatto di questa città il tema principale della sua produzione, tessendo elogi della città e del suo popolo. E ancora Boccaccio, Ippolito Nievo, Pasolini, Matilde Serao, Erri De Luca, Goethe e Stendhal che così scriveva: “Parto. Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo.”

Napoli tra amore e pregiudizio was last modified: novembre 8th, 2016 by L'Interessante
8 novembre 2016 0 commenti
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turismo
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TURISMO, A NAPOLI SI RIPARTE DA QUI!

scritto da L'Interessante

Turismo

Di Vincenzo Piccolo

Un vero e proprio exploit di visite si è registrato nei siti vesuviani, nei giorni del ponti di Ognissanti. Parchi naturali, scavi archeologici e le sontuose ville vesuviane sono state inondate dai turisti. L’interesse turistico non si è concentrato soltanto nelle zone del Vesuvio, anche Napoli e provincia hanno ospitato, in questi giorni, una grande massa di turisti. Secondo i dati forniti dal consorzio “Arte’m”, che gestisce la biglietteria al Gran Cono, il Vesuvio ha fatto registrare 8.403 presenze tra il 30 ottobre e il 1 novembre. Buon risultato anche per Ercolano, Pompei, Oplontis, Stabia e Boscoreale. Basti pensare che soltanto nella giornata di ieri, secondo la Soprintendenza, la città di Pompei ha visto arrivare 10.250 visitatori.

A Napoli è già Natale: il turismo Natalizio

Si accendono i riflettori, anche in anticipo, sul centro storico di Napoli. Tra i vicoletti di via San Biagio dei Librai e San Gregorio Armeno già si respira l’aria del Natale. In questi giorni, infatti, è ormai possibile ammirare i tipici presepi. Per le strade che sanno di muschio, sughero, caldarroste e caffè, accompagnati dalla maschera di Pulcinella tra una danza e l’altra, è già Natale! Napoli sta ripartendo, quindi, dalle sue più grandi peculiarità: l’arte e la tradizione. I dati Federalberghi parlano chiaro, l’ 8% in più soltanto nel primo semestre del 2016. In quest’ottica, quindi, non possiamo che aspettarci un altro grande “boom di turisti” anche a Natale.

TURISMO, A NAPOLI SI RIPARTE DA QUI! was last modified: novembre 5th, 2016 by L'Interessante
5 novembre 2016 0 commenti
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Salerno
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Salerno: la città di sempre e di mai

scritto da L'Interessante

Salerno

Di Roberta Magliocca

« Salerno, rima d’inverno, o dolcissimo inverno. Salerno, rima d’eterno. »

Queste le parole con cui Alfonso Gatto ha dipinto questa città, che sorge sul golfo del mar Tirreno, tra la costiera Amalfitana (a ovest) e la piana del Sele ed il Cilento (a sud), nel punto in cui la valle dell’lrno si apre verso il mare. E‘ il nostro dolcissimo inverno, questo. E‘ quasi Natale, i bambini fremono, i cappotti riscaldano, le luci si accendono. ln questa città particolarmente. Non sono semplici luci, sono ritratti, storie da raccontare. E a Natale si sa, le storie incantano. Elfi, renne, slitte…certo. Ma ci sono racconti che hanno un fascino diverso, un gusto antico, una curiosità nascosta. Sono le parole sprigionate dalle strade che camminiamo, dai palazzi che abitiamo, dalle chiese in cui preghiamo, dalle piazze in cui ci innamoriamo. E‘ la storia delle nostre città. Ed io, in queste pagine, vorrei parlarvi di una delle città più affascinanti del Sud. Salerno, appunto.

Che si vada a incominciare…

Si narra di un gruppo di Maestri che, dopo aver viaggiato a lungo in cerca di una terra da amare e da abitare, riconobbero in Salerno magnificenza e splendore tanto da stabilirvi la loro dimora. Essi interpretarono la scienza d‘ Ippocrate e volgarizzarono alla città e ai suoi abitanti le loro conoscenze in campo medico, facendo importare dalla Francia e dall‘ Arabia cento tipi di spezie e dando, così, il via alla nascita di una città che sarà famosa in tutto il mondo per l’arte medica; tanto che Alfano di Salerno, scrisse:

“Allora (Salerno) era così fiorente nell’arte medica che nessuna malattia poteva in essa trovar posto”.

Alcuni studiosi hanno affermato che l’origine della città si debba assegnare agli Elleni che vennero a fondare molte colonie, durante la seconda guerra messenica, sui lidi del mezzogiorno d’italia, formando così la Magna Grecia che si estendeva da Taranto a Cuma. La città andò incontro ad un periodo di decadenza alla fine del Xll secolo con l’avvento degli Svevi. Ma tornò ben presto ad una rinascita che la portò, poco dopo l’Unità d’italia, ad un progressivo sviluppo urbano che vide la costruzione di grandi edifici pubblici e privati. Oggi, la città, si propone sempre più come una comunità accogliente per i turisti di tutto il mondo, con l’incanto di un centro storico dove possono scorgersi tanto le tracce della sua antica storia, tanto il fervore delle botteghe artigiane e centri di aggregazione culturale e musicale vissuti da migliaia di persone.

Il Centro Storico offre ai giovani squarci della vecchia città longobarda, con locali che lo rendono vivo fino a tarda notte. Ma è una città che non scontenta nessuno. Gli amanti dell’arte possono incantare gli occhi, visitando il Duomo, cattedrale romanica edificata nel 1084; con i suoi mosaici e affreschi è un trionfo di colori che abbraccia 20 secoli d’arte. Architetture religiose e civili, profumi antichi e moderni, sapori vecchi e nuovi si alternano e si fondono per contenere dentro sè, le mille sfaccettature del mondo. E ancora Alfonso Gatto diceva

“E’ la Salerno di sempre e di mai, riconoscibile nei toponimi delle sue strade, prima fra tutte la Via dei Mercanti, ma soprattutto nella prospettiva aerea di una mediterraneità, affacciata ai balconi dell’attesa e della sorpresa. La gente vive nelle strade il miracolo dell’esistere e si stringe insieme, come le sue case, nell’amore e nella rabbia della vita.”

Salerno: la città di sempre e di mai was last modified: ottobre 26th, 2016 by L'Interessante
25 ottobre 2016 0 commenti
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Napoli Sotterranea
Dall'Italia e dal MondoIn primo pianoViaggi Interessanti

Napoli Sotteranea e le sue meraviglie

scritto da L'Interessante

Napoli Sotterranea

Di Antonio Andolfi

Esiste una Napoli parallela alla città che noi conosciamo, fatta di cunicoli, gallerie, acquedotti e cisterne. E’ la Napoli sotterranea

Il sottosuolo della città racconta una storia lunghissima, che va dal III secolo a. C. ai giorni nostri.

I Greci aprirono le prime cave sotterranee per ricavare i blocchi di tufo necessari alla costruzione della loro Neapolis, e scavarono una serie di ipogei funerari. Attraverso una serie di corde si calavano in questi ambienti sotterranei e utilizzando semplici strumenti, staccavano dalle pareti grandi blocchi di tufo. Successivamente i Romani, crearono una vasta rete di acquedotti proveniente dalle sorgenti del Serino, a 70 Km di distanza dal centro di Napoli. Larghi quel poco che permetteva il passaggio di un uomo, i cunicoli dell’acquedotto si diramano in tutte le direzioni, con lo scopo di alimentare fontane ed abitazioni situate in diverse aree della città. Sulle pareti, si notano ancora tracce dell’intonaco, utilizzato dagli ingegneri dell’antichità per rendere le gallerie impermeabili. Agli inizi del XVI secolo il vecchio acquedotto non riuscviva più a soddisfare il bisogno d’acqua della città che intanto si era estesa, fu così che un facoltoso nobile napoletano, un certo Cesare Carmignano, costruì un nuovo acquedotto. Era formato da una serie di grandi cisterne che contenevano l’acqua, e da cunicoli stretti. Ogni abitazione poteva attingere acqua dalla cisterna tramite un pozzo, al quale aveva acesso il “pozzaro”, era un uomo agile e magro, che si muoveva con destrezza in questi antri, camminando lungo stretti cunicoli e arrampicandosi su per i pozzi grazie a dei fori praticati a distanza. Aveva il compito di pulire la cisterna dalle impurità, attraverso una sorta di lungo rastrello, simile a quello impiegato per le moderne piscine. Questo personaggio aveva libero accesso a tutte le case mediante i pozzi e ha dato origine ad aneddoti e leggende ancora vive nell’immaginario napoletano, come quella del “monaciello”. Spirito benevolo o maligno che si occupava più della padrona di casa che della rete idrica, ed usavano le vie sotterranee che conoscevano bene, per sparire o apparire, sotto il mantello da lavoro che, nella penombra, somigliava ad un saio di monaco.

Agli inizi del XX secolo questi ambienti furono utilizzati come rifugi antiaereri per proteggersi dai bombardamenti che colpirono la città nella Seconda guerra mondiale. Le cavità furono illuminate e sistemate per accogliere decine e decine di persone che al suono della sirena si affrettavano a scendere per le scale che scendevano in profondità.

Si possono ancora vedere resti di arredi, graffiti e vari oggetti, che testimoniano ancora oggi la grande paura dei bombardamenti e i numerosi periodi della giornata vissuti nei rifugi, a oltre 40 metri di profondità. C’è poi la ricostruzione di un carro armato, ci sono giochi, e persino delle bombe, opportunamente disinnescate, che scendono dal soffitto. Sembra quasi sentire il rumore delle bombe, le grida delle persone, la sirena che suonava di continuo. Tutto questo finì durante le cosiddette quattro giornate di Napoli, dal 27 al 30 Settembre 1943,  durante le quali tanti bambini armati, chiamati “scugnizzi” riuscirono a liberare la città di Napoli dall’occupazione delle forze armate tedesche. Il 1 Ottobre 1943, quando le Forze Alleate entrarono a Napoli, videro una città che si era liberata da sola,  grazie al coraggio e all’eroismo dei suoi abitanti ormai esasperati dallo stremo per la guerra. Napoli fu la prima, tra le grandi città europee, ad insorgere contro l’occupazione tedesca. 

Gli speleologi continuano a studiare ed ispezionare le cavità e i cunicoli che raffiorano in occasione di sprofondamenti o crolli e fare una sorta di censimento delle cavità sotterranee.

Insomma il sottosuolo di Napoli conserva tante sorprese, e chissà quanto ancora c’è da scoprire.

Napoli Sotteranea e le sue meraviglie was last modified: settembre 27th, 2016 by L'Interessante
27 settembre 2016 0 commenti
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Tufacea
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TUFACEA: la notte bianca della cultura

scritto da L'Interessante

Tufacea

Di Carmen Giaquinto

Tufacea. Un appuntamento imperdibile in quel di Sant’Agata de’ Goti, in provincia di Benevento, già bandiera arancione del Touring Club Italiano

Alla sua seconda edizione, con uno slogan nuovo e più attraente, riprende vita la notte bianca della cultura; un nuovo modo di vedere il borgo sannita. Un salto indietro nel tempo, alla riscoperta di uno dei centri storici più belli d’Italia. Per un’intera notte, la cittadina si è animata e ha pulsato di vita nuova; si è percepita l’essenza stessa di un luogo incantato, tra storia, tradizioni, arte, cultura, enogastronomia e natura.

La manifestazione, aderente alle Giornate Europee del Patrimonio, è partita alle 19:00 del 24 settembre con una imperdibile novità: la caccia al tesoro.  Una intrigante sfida che ha appassionato qualsiasi visitatore e compaesano, alla ricerca di oggetti, rebus, particolari e tante sorprese.  E’ stato possibile ammirare il patrimonio storico-artistico attraverso una serie di visite guidate, completamente gratuite: gli appassionati ed i curiosi hanno avuto la possibilità di addentrarsi nel cuore di Sant’Agata, tra mostre, musei, chiese, palazzi aperti tutta la notte.  La due giorni si è articolata in sei sezioni, divise per tematiche:

  • La città aperta
  • I sotterranei
  • Le mostre
  • Il percorso natura
  • Street art night
  • Percorsi enogastronomici

In tutti i siti, le visite guidate sono state effettuate ad orari prestabiliti; imperdibile il Castello Ducale, col meraviglioso salone, affrescato, per volontà di Carlo I Carafa, duca di Maddaloni, sotto la direzione del pittore Tommaso Giaquinto. Il Castello è posto lungo le mura che un tempo segnavano l’accesso principale alla città. Non solo storia, anche fede. È, infatti, aperto, per l’occasione, lo storico Palazzo Vescovile, in piazza Umberto I, dove si custodiscono oggetti che celebrano Sant’Alfonso Maria De’ Liguori, vescovo della città, tra i quali, la sedia che il santo utilizzava per l’udienza, alcuni trattati ed i testi dei processi di beatificazione e canonizzazione.

In via eccezionale,è stato  aperto il costone tufaceo su cui si erge il borgo cittadino. Attraverso le scalette dal Ponte Grande del Martorano, i visitatori hanno, finalmente, constatato la conformazione delle fondamenta della città. Scavate nel tufo sono anche numerose grotte e cantine (come quella di Mustilli e dell’Antico Borgo) che si sviluppano nel centro storico con una serie di gallerie, cunicoli, ambienti e passaggi, costituendo una vera e propria città sotterranea.

Tra le mostre in programma la già rinomata “Stirpe dei draghi” che vede protagonista il cratere a figure rosse di Assteas, raffigurante Cadmo che uccide il drago e la mostra fotografica di Angelo Marra, situata nel Chiostro di San Francesco. Aperta anche domani, “Hilmaré in mostra” è dedicata all’attività teatrale dell’Associazione Culturale Hilmaré di Sant’Agata De’ Goti, fondata dall’attrice e regista Hilde Renzi.

Il borgo è rimasto sveglio e vibrante per tutta la notte, pronto ad accogliere l’inedito percorso naturalistico dedicato all’acqua che si è tenuto nella mattinata di Domenica. Partendo da Piazza Trieste, varcando la Porta di San Marco, si è giunti ai lavatoi di Reullo, al Ponte Vigiano fino alla scoperta della Ferriera, aperta al pubblico per la prima volta. Splendido esempio di architettura industriale, la Ferriera nasce addirittura come industria di lavorazione del ferro sotto Ferdinando IV di Borbone e convertita successivamente in azienda di produzione elettrica per poi essere trasformata in un mulino. E non solo… tra artisti di strada, performers e fiaccolate, Sant’Agata si è trasformata in luogo suggestivo, quasi fatato e Tufacea è diventato un appuntamento da non perdere!

TUFACEA: la notte bianca della cultura was last modified: settembre 26th, 2016 by L'Interessante
26 settembre 2016 0 commenti
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Berlino
Dall'Italia e dal MondoIn primo pianoViaggi Interessanti

Berlino e la bellezza in espansione

scritto da Roberta Magliocca

Berlino

Di Roberta Magliocca

27 Luglio. Berlino e la bellezza 

Giorno 1. “Il cielo è azzurro sopra Berlino“, disse qualcuno anni fa. Già. Il cielo oggi, qui a Berlino, è azzurro e il sole è pieno, caldo, dannatamente caldo. Esco di casa, capelli raccolti alla meglio, due gocce di sudore scendono lente lungo la linea curva della schiena. Odio l’estate. Cammino buttando occhi qua e là. Poi li riprendo per buttarli poco più avanti. Strade larghe, immense. Almeno tre corsie per senso di marcia. Palazzoni sfrecciano verso l’alto e quasi lo sguardo fa fatica a vederne la fine. E poi lui, l’omino dei semafori. Ohhh, che buffo.

Un simpatico pupazzetto verde, con bombetta in testa, nell’atto di attraversare. Caratteristico evidentemente, visto i numerosi negozi di souvenir a lui dedicati. Ma, torniamo alla mia passeggiata. Innumerevoli starbuks sulla mia strada. Che meraviglia. Oltre gli occhi, comincio a buttare qui e lì anche l’obiettivo della mia macchinetta fotografica. Arrivo alla stazione della metro, un nome impronunciabile. U6. Poi U9. Prima tappa di questo lungo weekend berlinese: Castello di Charlottenburg, il più grande palazzo storico rimasto a Berlino dopo la seconda guerra mondiale. Un po’ di fila per fare i biglietti. Tessera studenti. Ridotto. (Che sarà arrivata anche qui la voce delle tasse universitarie italiane?).Cuffiette che mi sparano nelle orecchie la voce di un colto ragazzo che, in italiano ovviamente, mi spiega ciò che andrò a visitare di lì a poco. Tutto imponete e suggestionante. Stanza Rossa. Stanza Blu. Stanza Ovale. Stanza Damasco. Stanza Verde con sfumature viola. Stanza Gialla con un nonsocchè di arancione, tendente al corallo spinto. Stanza checoloresaràmaiquesto.

I dipinti mi tengono incollato lo sguardo ai loro colori, esattamente come le stanze. La più bella è quella delle feste da ballo. In un attimo m’immagino dama del ‘700, invitata alla corte di Sophie Charlotte (‘onna sofì, per gli amici). “Per passare alla descrizione della stanza successiva, premi il tasto verde”, tuona la voce della guida. E io, la guida, me la immagino fisicamente. Un George Clooney nostrano. Spezzo l’incantesimo del ballo di corte e, in un attimo, sono nella stanza della bellezza (e sottolineo BELLEZZA). C’è una toletta dove Sophie si faceva BELLA per le papere del suo giardino o per chi andasse a trovarla. La stanza della BELLEZZA ( e ri-sottolineo BELLEZZA, non stanza, ma BELLEZZA) è piccola, verde bottiglia, ben proporzionata. Vari oggetti, sedie, piccoli divani arredano il piccolo spazio, ma, il soffitto attira la mia attenzione. In alto, infatti, è rappresentata Venere, dea della bellezza (scusate se molesto ancora i vostri occhi ma è importante sottolineare ancora una volta la parola BELLEZZA). E’ bella lei. Capelli lunghi, carnagione pallida.

Ma, non mi è sfuggita, di grazia, la sua corporatura. Venere, bontà sua, si sarà aggirata intorno agli 80 kg (etto più, etto meno). Ricordo a quei pochi lettori che avranno avuto la pazienza di arrivare a questo rigo del racconto, che stiamo parlando della dea della BELLEZZA…BELLEZZA, cioè, vamoseacapisse. A questo punto, la conclusione di questa visita guidata non può che essere la seguente:

LA BELLEZZA È CHIATTA!!!

Berlino e la bellezza in espansione was last modified: settembre 8th, 2016 by Roberta Magliocca
6 settembre 2016 0 commenti
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Gallipoli
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Gallipoli: le due facce della medaglia

scritto da L'Interessante

Gallipoli

Gallipoli

Di Vincenzo Piccolo

“Come perla incastonata in un anel di mare, rifulgi di bellezza.
Ti cinge, trepidando, e ti bacia il vento, geloso ti rapisce e porta con sé granelli di carparo, tua bellezza.
Dall’ellenica fonte il riverbero di civiltà di storia e d’arte si spande verso i mari e gli oceani e in altre sponde approda.”

Mi piace iniziare, spesso, gli articoli con citazioni, aforismi o versi. Perché non c’è premessa migliore che quella dettata dall’anima.

E questa premessa, per l’appunto, ce la suggerisce Aldino De Vittorio, artista poliedrico, nato e cresciuto nella “perla Salentina”. Città, la sua, che non ha mai lasciato, immergendosi pienamente negli scenari culturali, folcloristici e tradizionali. Lasciandosi ispirare “dall’ellenica fonte” di questi posti, De Vittorio con le sue produzioni, può essere annoverato tra gli artisti più importanti del ‘900. Ho scelto di iniziare con questo pensiero per tentare di raccontare una Gallipoli che va oltre il luogo comune che la vede come semplice punto di divertimento, dov’è possibile spendere il proprio tempo libero, concessoci dalle vacanze, in beach-party o nelle discoteche del litorale salentino. Con una storia da far invidia alle più grandi metropoli italiane come Roma, Milano, Napoli o Firenze, questa città è già un passo avanti per la sua collocazione geografica. Situata lungo la costa occidentale del Salento, affaccia interamente sul mar Jonio. La sua posizione, infatti, la rese un importante centro per gli scambi commerciali nel periodo ellenico della Magna Grecia. Nel XVII sec. conobbe il Barocco, sulla scia leccese, e per questo oggi è inserita nella “Tentative List” dell’UNESCO per essere riconosciuta patrimonio dell’umanità. Non solo movida, quindi, non solo “l’Ibiza Salentina”. Gallipoli è molto di più, seguendo il messaggio che ha voluto lasciare Aldino, attraverso la sua arte, il suo spirito e la sua virtù, riusciamo a cogliere il lato struggente di questo posto segnato da un passato culturalmente florido, oggi caduto nel dimenticatoio dovuto a “tanti bicchieri di troppo”. Meta di giovani turisti provenienti da ogni dove, oggi è conosciuta principalmente per locali come il Samsara, il Rio Bo, la Playa e tanti altri, che la rendono una vera e propria discoteca a cielo aperto. Ma credetemi, se riuscite a trovare un posto in riviera, durante il tramonto, riuscirete a sentire ancora nel vento della sera il richiamo degli antichi che, sbarcando su queste coste, fondarono la nuova civiltà ellenica. La Magna Grecia. Portando sulle loro navi quell’ideale che ancora oggi riecheggia nell’aria di questi posti, la libertà. In alto i calici, allora, per questa Gallipoli, l’unico posto che è riuscito a trarre il meglio da entrambe le facce della medaglia, dove divertimento sfrenato e cultura camminano a braccetto, rendendola magica ed affascinante a qualsiasi ora del giorno. E della notte.

Gallipoli: le due facce della medaglia was last modified: settembre 2nd, 2016 by L'Interessante
2 settembre 2016 0 commenti
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