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gioco

Lego
CulturaIn primo piano

LEGO in mostra: opere d’arte costruite con i mattoncini

scritto da L'Interessante

Lego.

Di Erica Caimi

La mostra The Art of the Brick del giovane artista americano Nathan Sawaya è stata accolta con curiosità dal pubblico di moltissime nazioni. Dopo il successo della prima tappa italiana a Roma lo scorso inverno, l’esposizione è approdata a Milano nelle sale della Fabbrica del Vapore e sarà visitabile fino al 29 gennaio.  Un’occasione imperdibile per vedere le opere che hanno già fatto il giro del mondo volando da New York a Los Angeles, da Melbourne a Shanghai, da Singapore a Londra, da Parigi a Bruxelles e ancora in Italia.

L’artista e la sua passione per i LEGO

Nathan Sawaya è nato nel 1973 a Colville, nello Stato di Washington e cresciuto a Veneta, in Oregon. Fin da bambino si è sempre distinto per la sua creatività, adorava inventare storie, disegnare, ma soprattutto costruire oggetti con i suoi amati mattoncini LEGO. Riceve la sua prima scatola come regalo di Natale, quando aveva soltanto 5 anni e spronato da nonni e genitori, i quali avevano già notato le grandi potenzialità del bambino, comincia a costruire case, macchine e animali di ogni genere. Qualche anno dopo riuscì a costruire una vera e propria città di LEGO grande dieci metri quadrati. Non contento, a dieci anni, usa i mattoncini colorati per realizzare un cane a grandezza naturale, quando i suoi genitori non gli concedono di adottarne uno vero. Crescendo si sa, ci si dimentica dei sogni infantili per trovare il proprio spazio nel mondo e guadagnarsi da vivere. Così Nathan, dopo una laurea in Giurisprudenza, comincia ad esercitare la professione di avvocato nella frenetica città di New York. Anni di cause, arringhe in tribunale e cavilli legali non sono riusciti a sopprimere il suo spirito creativo, a tal punto che un giorno decide di lasciare la sua carriera per tornare al primo amore: l’immaginazione. Questa scelta, che potrebbe sembrare un azzardo, si rivela non soltanto un successo planetario, ma anche una svolta nel mondo dell’arte. Infatti, la sua attività di artista si sviluppa intorno a un processo creativo basato sul libero gioco, il cui risultato è un singolare incrocio di pop art e surrealismo.

Oggi Nathan Sawaya possiede più di 4 milioni di mattoncini LEGO sparsi tra i suoi atelier di New York e Los Angeles, ed espone le sue opere in tutto il mondo.

The Art of the Brick: opere d’arte fatte con i LEGO

La Cnn l’ha definita “una delle 10 mostre da vedere al mondo”, in effetti è uno spazio curioso alla portata di adulti e bambini.  E’ una mostra che unisce diverse fasce generazionali, ma fa anche riflettere sull’importanza di fantasia e immaginazione nell’universo dei bambini e di quanto sia bello e fondamentale spingerli a realizzare qualcosa di concepito nella loro mente. Nell’era del digitale, che troppo spesso restituisce al bambino una realtà preconfezionata, il gioco manuale costituisce un esercizio rilevante per lo sviluppo delle abilità creative, sia presenti che future.

L’esposizione copre un’area di 1.600 metri quadri e vanta oltre 100 opere d’arte in 2D e 3D, tutte rigorosamente realizzate con i mattoncini LEGO. Interessanti sono le ricostruzioni in formato LEGO di alcuni famosi capolavori come la Gioconda di Leonardo, il bacio di Klimt, l’urlo di Munch, la Venere di Milo, il Pensatore di Rodin o la Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer. Impressionante è anche lo scheletro di dinosauro lungo 6 metri, per il quale sono stati impiegati 80.020 mattoncini.

In linea con lo spirito che caratterizza il percorso creativo dell’artista, al termine della mostra è stata allestita un’area gioco, nella quale i visitatori possono creare e divertirsi con i mattoncini LEGO messi a loro disposizione gratuitamente. Un incoraggiamento a trasformare il gioco in arte perché, come ci ricorda Nathan Sawaya all’inizio dell’esposizione “I sogni si realizzano…un mattoncino alla volta!”.

LEGO in mostra: opere d’arte costruite con i mattoncini was last modified: gennaio 28th, 2017 by L'Interessante
28 gennaio 2017 0 commenti
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tombola
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Tombola : il gioco di Natale fra antiche tradizioni e cenni storici

scritto da L'Interessante

Tombola.

Di Michela Salzillo

 

Se il Natale fosse un vizio, probabilmente nessuno oserebbe dire che toccherebbe starci attenti. Anzi, sarebbe un peccato beatamente concesso. Nonostante i tempi moderni si facciano spesso sinonimo di disillusione e pessimismo, lo spirito natalizio è una rinuncia che sembra non volere accadere, non del tutto almeno. Che sia intesa in forma laica o religiosa, la festa dei desideri resiste, ancora oggi, fra le migliori attese dell’anno. Dalle grandi città ai piccoli borghi, ognuno con le proprie tradizioni, riscopre ogni volta quei piccoli esercizi di intimità che la ressa quotidiana tende a rimandare nei dimenticatoi. Fra quei riti irrinunciabili, a misura di semplicità, in grado di mettere d’accordo grandi e piccini, c’è sicuramente uno dei giochi da tavolo più belli di sempre: la tombola.  Per chi è nato a Napoli, ma non solo, è praticamente impossibile non aver mai fatto un lancio di fortuna al grido di ambo o terno. Nonostante abbia le stesse regole del bingo, il gioco meno nuocente della storia non intende cedere il posto a nulla che gli possa assomigliare.  Anche se è classificato per legittima attribuzione nella scaffalatura dei giochi d’azzardo, la tombola, di solito, non conosce affari loschi. E questo perché è da sempre il ludibrio delle famiglie, quelle che dopo il cenone della vigilia, con ancora il pandoro fra le mani, scostano di un centimetro la tovaglia per creare l’angolo delle scommesse buone. Solitamente, le somme che si impegnano e si vincono nelle singole partite hanno un valore prevalentemente simbolico, anzi, spesso si utilizzano premi di altra natura, molto più concilianti all’ idea di un dono natalizio. La legge vuole a gestire il gioco  un croupier d’eccezione che, sempre da regolamento, ha a disposizione un tabellone sul quale sono riportati i numeri da 1 a 90, e un bussolotto o un sacchetto riempito con pezzi numerati in modo analogo. Tale ruolo, specie nei nuclei famigliari abbondanti, viene ceduto, per gentile precedenza, ai nonni o bisnonni, motore indiscusso di gioia e ironia. È dunque il caposquadra ad effettuare l’estrazione di ciascun numero che, secondo le antiche tradizioni nostrane, va associato ad una delle immagini contenute nella smorfia napoletana, la quale, a sua volta, attribuisce ad ogni cifra uno strambo significato. Quando il numero estratto è presente su una delle schede dei giocatori, è usanza comune quello di coprirlo con ceci, lenticchie, fagioli o tubetti di pasta. È probabile, però, che molti di voi scavando nelle rimembranze della propria infanzia, associno a questo momento il profumo dei mandarini o delle arance. La buccia degli agrumi, infatti, detiene il primato fra gli strumenti più utilizzati in questo gioco, se non altro per evitare la possibilità che una lenticchia cruda possa rotolare giù dalle caselle e costringere tutti a scegliere fra due possibilità: Applicarsi con dedizione alla ripetizione di tutti i numeri già sorteggiati, fra una dissacrante imprecazione e un ‘impazienza di troppo, oppure dichiarare la partita terminata, perché tanto, soprattutto a Natale, ciò che conta è stare insieme. Ma se è vero che regole del gioco, forse, non sono una grossa novità da segnalare, chiedersi come sia nata la tombola, così come la conosciamo oggi, non è poi tanto comune.

 

 La tombola e le sue origini

Era l’anno 1734, e il re di Napoli Carlo III di Borbone era deciso a legittimare nel suo Regno il gioco del Lotto che, se fosse rimasto clandestino come fino a quel momento, avrebbe strappato ingenti entrate alle casse dello Stato. A questa volontà si opponeva fermamente il frate domenicano Gregorio Maria Rocco, una diatriba, quella nata fra i due, che si dimostrò parecchio partecipata da ambe le parti in causa.

Padre Rocco, dal suo canto, sosteneva che non fosse giusto introdurre, fra le cose lecite, un diletto così ingannevole. Tale scelta, sempre secondo il suo punto di vista, avrebbe cozzato con i valori religiosi a cui l’ intero regno era sempre stato devoto. Il re, forse per una sottile e astuta strategia, la mise sul piano del “meno peggio”, asserendo che il lotto, se giocato di nascosto, sarebbe stato più pericoloso per le tasche dei sudditi, uniche vere vittime di tale negligenza. In questo modo riuscì a conquistare consenso, ad un patto però, che il gioco, almeno nella settimana delle festività del Natale, fosse stato sospeso. In quei giorni,  dunque, non avrebbe dovuto esserci alcuna distrazione dai riti religiosi. Ma, visto che da sempre ogni divieto genera la voglia di trasgredirli, il popolo non ci impiegò molto a formulare una personale alternativa alla regola. I novanta numeri del lotto furono messi in ‘panarielli’ di vimini e, per divertirsi in attesa della mezzanotte, ciascuno provvide a disegnare numeri sulle cartelle. Fu così che l’ ingegnoso estro  popolare riuscì a trasformare un gioco pubblico in un divertimento familiare. Il nome di tombola venne fatto provenire dalla forma cilindrica che ha il  numero impresso nel legno, o forse dal capitombolo che fa lo stesso numero estratto, quando dal  panariello cade sul tavolo. Ad ognuno dei novanta numeri della tombola fu attribuito un simbolo diverso da regione a regione. I significati della tombola napoletana sono quasi tutti allusivi, alcuni anche piuttosto scurrili. Stando a queste verità,dunque, potremmo addirittura azzardare una smentita. Più che dal bingo, la tombola sembra essere stata partorita dalla fantasia audace dei napoletani.

Tombola : il gioco di Natale fra antiche tradizioni e cenni storici was last modified: dicembre 13th, 2016 by L'Interessante
13 dicembre 2016 0 commenti
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