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Mostra

Russia
Cultura

La Russia con gli occhi del fotografo Davide Monteleone a Milano

scritto da L'Interessante

Russia.

Di Erica Caimi

Alle Officine fotografiche di Milano approda la mostra Imperium e permixtio, una raccolta di opere del fotografo italiano Davide Monteleone visitabile fino al 9 aprile. E’ un percorso strano, che combina appunti e riflessioni su un paese tanto vasto quanto complesso come la Russia. Insolito, perché per quanto sia difficile accettare l’inconcluso, il progetto non è stato concepito per avere una fine, ma rappresenta la prima tappa di un viaggio ancora tutto da scoprire. E’ una confessione ad alta voce sulla difficoltà a raggruppare tante voci in un unico coro, è il declino delle certezze. Eppure il pluripremiato fotografo conosce bene la Russia, perché ci vive da 15 anni. Per sua stessa ammissione, parte dall’Italia vestito con spessi strati di sicurezze, ma è il viverci a strappargliele di dosso. Ammette che nonostante il tempo trascorso, ancora oggi “non riesce ad abbracciare un concetto univoco di Russia”.

L’autore e il suo incontro con la Russia

Davide Monteleone, nato nel 1974, comincia la sua carriera nel 2000 come fotografo per l’agenzia Contrasto. Un anno dopo è corrispondente da Mosca, decisione che segnerà indelebilmente la sua carriera, perché viene a contatto con un paese, la Russia, che lo affascina profondamente. E’ un artista fotogiornalista impegnato principalmente nello sviluppo di progetti indipendenti, la sua attività è improntata a sviluppare opere che mescolano fotografia, video e testo. I suoi studi abbracciano tematiche sociali, indagando nella difficile relazione tra potere e individui. Deve la sua fama agli approfondimenti sui paesi post-sovietici, pubblicando quattro libri nei quali affronta questa tematica: Dusha, Anima russa (2007), La Linea Inesistente (2009), Red Cardo (2012) e Spasibo (2013). Le sue fotografie hanno raccontato anche momenti tragici dell’attualità, come la situazione in Cecenia e la crisi ucraina divampata da piazza Maidan.

Con suoi progetti ha ottenuto svariati riconoscimenti tra cui diversi World Press Photo (edizioni 2007, 2009 e 2011), e importanti grant tra cui Aftermath Grant, European Publishers Award e il premio Carmignac Photojournalism Award. Oltre ad insegnare, collabora e pubblica regolarmente su testate nazionali ed internazionali, e i suoi progetti sono stati esposti come installazioni, mostre e proiezioni in festival e gallerie in tutto il mondo, tra cui il Nobel Peace Center di Oslo, Saatchi Gallery di Londra, MEP di Parigi e Palazzo delle Esposizioni di Roma.

Un mostra, un viaggio fotografico in Russia

Una Nazione, la Russia, la cui storia sembra avanzare a sterzate, ogni passaggio sembra il contrario del precedente: dall’Impero degli zar all’Unione Sovietica, dall’Unione Sovietica dei compagni alla Federazione Russa di oligarchi multi miliardari. “La Russia è un paese con un passato imprevedibile”, scrive lo storico russo Jurij Nikolaevič Afanasiev.  Ma è vero che i cambiamenti sono così repentini? Il passato si cancella davvero con un colpo di spugna? La risposta più corretta, manco a dirlo, è sì e no. Il fotografo si lancia alla ricerca della memoria storica, di tracce interne di colonizzazione e di storie di persone e luoghi da raccontare. Scava nel passato per portare alla luce reperti nel presente e dare una forma al futuro.

La mostra non cerca di dare una spiegazione univoca alle profonde contraddizioni della Russia, ma giustappone immagini eterogenee dalle quali si dipana un multiforme e sfaccettato caleidoscopio di differenze. L’autore abbozza tutta l’affascinante complessità che palpita nella moltitudine di popoli e culture, nel variopinto territorio così vasto geograficamente, nei meravigliosi scorci di paesaggi, nell’accostamento di degrado e sfarzo, nei vacillanti equilibri sociali, nei cambiamenti politici che si sono alternati nella storia: le conquiste, le ideologie, i conflitti. Una realtà tanto multiforme che è riduttivo descriverla e raccontarla come fanno la maggior parte dei media occidentali a colpi di giudizi nitidi. Così come nello sterminato Impero Romano le vicende venivano percepite diversamente ai margini dell’Impero rispetto al cuore di Roma, anche la Russia è talmente estesa da non poter essere vista come un blocco unico.

I soggetti dei suoi ritratti variano dalle personalità più autentiche e semplici, a personaggi più complessi. Penetra luoghi e ambienti nostalgici, di una bellezza recondita e inaspettata, concentrandosi sull’enigmatico rapporto tra individuo e potere dal quale nasce il dubbio che incornicia l’aspetto del paese stesso così come appare agli occhi esperti di chi lo conosce bene, in contrapposizione alle sicure categorizzazioni mediatiche. La Russia è complessa e fugace, anche perché le storie oscillano da versione ufficiale a racconti sommessi, da dichiarato a taciuto, tutto consapevolmente.

Come sintetizza lo scrittore, critico letterario e giornalista russo Viktor Vladimirovič Erofeev “se un russo va a Parigi, sa dove va: va in Europa. Se va a Pechino, sa dove va: va in Asia. Il suo problema è che non sa bene da dove viene. La Russia cos’è? Forse per capirlo dovrebbe accettare la sua natura femminile. Si dice Santa Madre Russia, eppure per gran parte della sua storia ha aspirato a diventare uomo. Vuole cambiare sesso. Porta la gonna, ma vuole i pantaloni. “

Info mostra

Officine Fotografiche Milano

via Friuli 58/60

Orari di visita

dal 10 marzo al 09 aprile 2017

lunedì – venerdì ore 14.00 – 20.00

sabato e domenica chiuso; ingresso gratuito

La Russia con gli occhi del fotografo Davide Monteleone a Milano was last modified: aprile 5th, 2017 by L'Interessante
5 aprile 2017 0 commenti
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Sassoferrato
EventiIn primo piano

Sassoferrato torna a casa

scritto da L'Interessante

Sassoferrato

Di M. Rosaria Corsino

Dopo più di due secoli torna a Perugia ‘L’Immacolata Concezione’, capolavoro di Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato trasferito dai commissari imperiali di Napoleone al Louvre. L’occasione è una grande mostra dedicata al pittore marchigiano e allestita dal 7 aprile all’1 ottobre negli spazi del complesso benedettino di San Pietro, che proporrà un suggestivo confronto con l’opera di Perugino e Raffaello, cui il Salvi molto si ispirò mentre elaborava una sua cifra originale.

La mostra di Sassoferrato a Perugia

Intitolata ‘Sassoferrato dal Louvre a San Pietro: la collezione riunita’, l’importante rassegna, che permette di riscoprire il talento del maestro seicentesco, è frutto della collaborazione tra il Louvre, la Galleria Nazionale dell’Umbria, la Galleria Nazionale delle Marche e con altre istituzioni, prima fra tutte la Fondazione per l’Istruzione Agraria, (presieduta dal Magnifico Rettore dell’Università di Perugia, Franco Moriconi), cui si deve l’eccezionale prestito del museo parigino. E anche la disponibilità di una sua sede, la Galleria Tesori d’Arte, per ospitare parte del percorso espositivo.

Accanto all” Immacolata Concezione’ del Louvre sarà infatti esposta una quarantina di dipinti, e non solo del Sassoferrato.
I curatori Cristina Galassi e Vittorio Sgarbi hanno puntato a offrire al largo pubblico e agli studiosi anche un confronto con gli artisti della Rinascenza che furono gli imprescindibili modelli stilistici per il Salvi. Le opere del Sassoferrato allestite a Perugia provengono, spiega la Galassi, da varie raccolte pubbliche e private italiane e straniere e tra l’altro ”si potranno ammirare quelle (ben 17) eseguite per il complesso benedettino di San Pietro”.

Una mostra ricca d’arte, non solo Sassoferrato

Sono stati selezionati invece tra i tesori d’arte dei musei cittadini i capolavori di Perugino (tra cui figurano le cinque tavolette della predella del grandioso polittico un tempo sull’altare maggiore della Basilica e il bellissimo ‘Cristo in pietà’, realizzato negli anni della sua estrema maturità), capaci di testimoniare l’enorme influsso del maestro di Città di Castello anche durante il ‘600, soprattutto per la purezza formale delle immagini che lo contraddistingueva. Pari interesse Sassoferrato lo riservò alle opere umbre di Raffaello. In mostra verranno messe a confronto due copie della ‘Deposizione’ Borghese del genio urbinate, la prima di Orazio Alfani, la seconda del Cavalier d’Arpino (provenienti dalla Galleria Nazionale dell’Umbria) con la bella versione dipinta da Sassoferrato nel 1639. Spazio significativo sarà riservato anche alla cosiddetta ‘Madonna del Giglio’, immagine devozionale che assicurò grande notorietà al Sassoferrato, ispiratosi per l’occasione a un dipinto di Giovanni di Pietro detto lo Spagna, dotatissimo seguace di Perugino e Raffaello.

Di fronte a opere del genere, continua Cristina Galassi, gli studiosi si sono interrogati sull’effettiva originalità della pittura dell’artista. ”In realtà, e la mostra lo conferma in pieno, sarebbe sbagliato considerare il Salvi un mero imitatore, perché, come ha acutamente osservato Federico Zeri, egli non si limita a copiare le opere degli artisti presi a modello, ma aggiunge sempre la sua personale interpretazione”. Basti pensare al confronto (in mostra) tra la bellissima Maddalena del Tintoretto e la versione di mano del Sassoferrato, ”dove le forme turgide e quasi sensuali del pittore veneto vengono riproposte dal Salvi con un linguaggio più asciutto e temperato”.

In mostra, d’altra parte, saranno presenti le opere in cui il maestro marchigiano si svela in tutta la sua eccezionale originalità. ”Ecco dunque – spiega la curatrice – la ‘Giuditta con la testa di Oloferne’, tra i capolavori del ‘600 italiano, la grande ‘Annunciazione della Vergine’, opera di rara finezza esecutiva, i santi Benedetto, Barbara, Agnese e Scolastica, lavori in cui l’artista, pur rispettando l’autorità dei modelli, mette da parte ogni forma di deferente imitazione. Esemplare, in tal senso, è anche la ‘Madonna con il Bambino e Santa Caterina da Siena’, concessa dalla Fondazione Cavallini Sgarbi, autentico vertice della pittura religiosa del’600″.

Sassoferrato torna a casa was last modified: marzo 19th, 2017 by L'Interessante
19 marzo 2017 0 commenti
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Vittorio
CulturaEventiIn primo piano

Vittorio Messina in mosta: l’ inaugurazione il 25 marzo

scritto da L'Interessante

Vittorio

VITTORIO MESSINA

«IN UN CERTO SENSO INFINITO»

GALLERIA NICOLA PEDANA

INAUGURAZIONE 25 MARZO 2017 ORE 19

LA MOSTRA SARÀ APERTA DAL 25 MARZO AL 22 MAGGIO 2017

 

«In un certo senso infinito» è il titolo della mostra di Vittorio Messina che sarà inaugurata sabato 25 marzo alle ore 19 presso la sede di Nicola Pedana Arte Contemporanea in piazza Matteotti 60 a Caserta. L’esposizione, curata da Marco Tonelli, rimarrà aperta dal 25 marzo fino al 22 maggio 2017.

«In un certo senso infinito – sottolinea nel suo testo Marco Tonelli – vuole essere un titolo di una mostra, ma anche una provocazione intellettuale, un modello visivo, una comunicazione estetica, un’affermazione che sollecita domande. Cosa si nasconde nel certo di un senso infinito? Certo come certezza o, al contrario, come modo in(de)finito e vago di esprimere un significato?

E senso allude all’aspetto sensibile dell’esperienza, quello appunto dei sensi, o al significato, alla direzione? Come se esistesse un senso dell’infinito, una direzione infinita? Tutto dipenderà appunto da come interpreteremo l’infinito compreso nel titolo. Concetto di per sé impensabile nella sua interezza, proprio perché senza fine e quindi senza limiti per esseri finiti e limitati come noi, l’infinito lo possiamo solo dire o scrivere, simboleggiare (∞), avviare in sequenze numeriche (1…3…5…7…11…13…), ma mai fisicamente contenere. Vittorio Messina è un artista a cui piace sfidare inafferrabili e sottili inquietudini, praticando installazioni che vogliono spingersi oltre la loro pur oggettiva materialità costruttiva.

Vittorio Messina e il significato delle sue opere.

 Le sue opere sono tentativi di uscire dalla gabbia del pensiero razionale, dalle ovvietà dei dati sensibili, dai dogmatismi del trascendente, anzi ambiscono in un certo senso a fondere razionalità-sensibilità-metafisica nell’opera d’arte.  Oltre la metafora, oltre l’analogia, forse l’opera di Vittorio Messina è da sempre in cerca di un’estetica basata proprio sull’in un certo senso, essenza stessa dell’Arte, che è a sua volta un concetto inafferrabile, non delimitabile, illimitato. Ovvero, in un certo senso, infinito».

Vittorio Messina in mosta: l’ inaugurazione il 25 marzo was last modified: marzo 16th, 2017 by L'Interessante
16 marzo 2017 0 commenti
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Lello Esposito
CulturaEventiIn primo piano

FINISSAGE: MOSTRA DI LELLO ESPOSITO

scritto da L'Interessante

Lello Esposito.

FINISSAGE MOSTRA DI LELLO ESPOSITO

DA MACCUS A PULCINELLA. LA METAMORFOSI DI UNA MASCHERA A CURA DI ENZO BATTARRA

 Domenica 5 febbraio è stato l’ultimo giorno utile per visitare ​nella Pinacoteca di Arte Contemporanea “Massimo Stanzione” di Sant’Arpino, che ha sede nello splendido Palazzo Ducale Sanchez de Luna, la mostra dell’artista internazionale Lello Esposito. L’esposizione ha coinciso con la nuova campagna social #febbraioalmuseo “L’Arte in Maschera” promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, guidato da Dario Franceschini. Inoltre, il finissage cade nell’ambito della #DomenicalMuseo, altra iniziativa del Mibact che vede l’apertura gratuita dei musei statali nella prima domenica del mese.

Il direttore della galleria atellana Enzo Battarra, curatore della personale, ha dichiarato per l’occasione:

«Ritengo che un’eposizione dal titolo “Da Maccus a Pulcinella. La metamorfosi di una maschera”, voluta da Elpidio Iorio nell’ambito del progetto PulciNellaMente Winter Edition, possa rientrare di diritto nella campagna del Mibact sul rapporto tra l’arte e la maschera. La mostra si è chiusa il 5 febbraio, ma è in corso di realizzazione un raffinato e prezioso libro d’arte che documenterà l’evento e verrà prossimamente presentato al pubblico. Sant’Arpino, città atellana, entra a pieno diritto in ogni ragionamento che si possa fare sulla nascita della maschera in Italia e sul rapporto tra teatro e arti visive».

 

FINISSAGE: MOSTRA DI LELLO ESPOSITO was last modified: febbraio 7th, 2017 by L'Interessante
7 febbraio 2017 0 commenti
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Lego
CulturaIn primo piano

LEGO in mostra: opere d’arte costruite con i mattoncini

scritto da L'Interessante

Lego.

Di Erica Caimi

La mostra The Art of the Brick del giovane artista americano Nathan Sawaya è stata accolta con curiosità dal pubblico di moltissime nazioni. Dopo il successo della prima tappa italiana a Roma lo scorso inverno, l’esposizione è approdata a Milano nelle sale della Fabbrica del Vapore e sarà visitabile fino al 29 gennaio.  Un’occasione imperdibile per vedere le opere che hanno già fatto il giro del mondo volando da New York a Los Angeles, da Melbourne a Shanghai, da Singapore a Londra, da Parigi a Bruxelles e ancora in Italia.

L’artista e la sua passione per i LEGO

Nathan Sawaya è nato nel 1973 a Colville, nello Stato di Washington e cresciuto a Veneta, in Oregon. Fin da bambino si è sempre distinto per la sua creatività, adorava inventare storie, disegnare, ma soprattutto costruire oggetti con i suoi amati mattoncini LEGO. Riceve la sua prima scatola come regalo di Natale, quando aveva soltanto 5 anni e spronato da nonni e genitori, i quali avevano già notato le grandi potenzialità del bambino, comincia a costruire case, macchine e animali di ogni genere. Qualche anno dopo riuscì a costruire una vera e propria città di LEGO grande dieci metri quadrati. Non contento, a dieci anni, usa i mattoncini colorati per realizzare un cane a grandezza naturale, quando i suoi genitori non gli concedono di adottarne uno vero. Crescendo si sa, ci si dimentica dei sogni infantili per trovare il proprio spazio nel mondo e guadagnarsi da vivere. Così Nathan, dopo una laurea in Giurisprudenza, comincia ad esercitare la professione di avvocato nella frenetica città di New York. Anni di cause, arringhe in tribunale e cavilli legali non sono riusciti a sopprimere il suo spirito creativo, a tal punto che un giorno decide di lasciare la sua carriera per tornare al primo amore: l’immaginazione. Questa scelta, che potrebbe sembrare un azzardo, si rivela non soltanto un successo planetario, ma anche una svolta nel mondo dell’arte. Infatti, la sua attività di artista si sviluppa intorno a un processo creativo basato sul libero gioco, il cui risultato è un singolare incrocio di pop art e surrealismo.

Oggi Nathan Sawaya possiede più di 4 milioni di mattoncini LEGO sparsi tra i suoi atelier di New York e Los Angeles, ed espone le sue opere in tutto il mondo.

The Art of the Brick: opere d’arte fatte con i LEGO

La Cnn l’ha definita “una delle 10 mostre da vedere al mondo”, in effetti è uno spazio curioso alla portata di adulti e bambini.  E’ una mostra che unisce diverse fasce generazionali, ma fa anche riflettere sull’importanza di fantasia e immaginazione nell’universo dei bambini e di quanto sia bello e fondamentale spingerli a realizzare qualcosa di concepito nella loro mente. Nell’era del digitale, che troppo spesso restituisce al bambino una realtà preconfezionata, il gioco manuale costituisce un esercizio rilevante per lo sviluppo delle abilità creative, sia presenti che future.

L’esposizione copre un’area di 1.600 metri quadri e vanta oltre 100 opere d’arte in 2D e 3D, tutte rigorosamente realizzate con i mattoncini LEGO. Interessanti sono le ricostruzioni in formato LEGO di alcuni famosi capolavori come la Gioconda di Leonardo, il bacio di Klimt, l’urlo di Munch, la Venere di Milo, il Pensatore di Rodin o la Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer. Impressionante è anche lo scheletro di dinosauro lungo 6 metri, per il quale sono stati impiegati 80.020 mattoncini.

In linea con lo spirito che caratterizza il percorso creativo dell’artista, al termine della mostra è stata allestita un’area gioco, nella quale i visitatori possono creare e divertirsi con i mattoncini LEGO messi a loro disposizione gratuitamente. Un incoraggiamento a trasformare il gioco in arte perché, come ci ricorda Nathan Sawaya all’inizio dell’esposizione “I sogni si realizzano…un mattoncino alla volta!”.

LEGO in mostra: opere d’arte costruite con i mattoncini was last modified: gennaio 28th, 2017 by L'Interessante
28 gennaio 2017 0 commenti
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Magia
CulturaIn primo pianoTeatro

LA MAGIA DELLA GRAFICA TEATRALE SOVIETICA A MILANO

scritto da L'Interessante

Magia

Magia

Di Erica Caimi

Il 5 ottobre è stata ufficialmente inaugurata la mostra “La magia della grafica teatrale sovietica – Manifesti teatrali dalla collezione Italia Russia”, a cura di Zoran Trevisan in collaborazione con Anastasja Lobanova

L’esposizione, allestita nelle sale della Biblioteca Sormani, è promossa dall’Associazione Italia Russia per festeggiare il settantesimo anniversario dalla sua fondazione e gode del patrocinio del Comune di Milano e del Consolato della Federazione Russa a Milano con il contributo di diversi teatri e fondazioni russe. 

Sarà possibile ammirare 49 affiche originali realizzate tra gli anni Cinquanta e i primi anni Settanta in Unione Sovietica, per promuovere alcuni eventi culturali come concerti, spettacoli teatrali, manifestazioni sportive e per la didattica della lingua russa. I manifesti provengono dai principali teatri per bambini e ragazzi delle due città più conosciute della Federazione Russa, Mosca e San Pietroburgo. Tra questi i più celebri sono il Bolshoj Teatr Kukol, il Teatr Komissarzhevskaj, il Kukol’ny Teatr Skaski, il Teatr Kommedii e il Grande Circo Nazionale di San Pietroburgo, quasi tutti ancora in attività.

E’ un’importante occasione per ammirare una carrellata di tipici prodotti d’arte sovietica, forse classificabili sotto lo stile vintage oggi, ma allora rispondevano esattamente alle logiche di Stato: le immagini colorate e seducenti convogliavano un messaggio accattivante sotto forma di cifrata positività, così come doveva essere il radioso avvenire al quale si affacciavano i piccoli sovietici. Sebbene la funzione primaria sia quella d’intrattenimento in una realtà storico-politica del tutto peculiare come quella dell’Unione Sovietica, i manifesti sono stati realizzati da artisti di prim’ordine, dunque la valenza grafico-artistico non è affatto trascurabile.

La mostra sarà aperta fino al 10 novembre 2016.

LA MAGIA DELLA GRAFICA TEATRALE SOVIETICA MANIFESTI TEATRALI DALLA COLLEZIONE ITALIA RUSSIA Milano, Biblioteca Sormani, Spazio espositivo (Corso di Porta Vittoria 6) 5 ottobre – 10 novembre 2016

Orari: lunedì-sabato 9.00-19.30 Ingresso libero

 

LA MAGIA DELLA GRAFICA TEATRALE SOVIETICA A MILANO was last modified: ottobre 21st, 2016 by L'Interessante
21 ottobre 2016 0 commenti
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giovanni cavaliere
CulturaIn primo piano

Il paese del vento di Giovanni Cavaliere in mostra a Mercato San Severino

scritto da L'Interessante

Giovanni Cavaliere

Di Maria Rosaria Corsino

Grafica Metelliana ospita la personale di Giovanni Cavaliere“Il paese del vento”. Una raccolta di 30 opere olio su tela dell’artista che sarà inaugurata giovedì 29 settembre, alle ore 18.30, presso gli spazi espositivi dell’azienda in via Sibelluccia, area PIP, Mercato San Severino (SA). La personale di Cavaliere, a cura di Rosa Cuccurullo, è organizzata in collaborazione con COBBLER, spazio per l’arte contemporanea, e gode dei patrocini del MMMAC, Museo Materiali Minimi d’Arte Contemporanea, della Fondazione Pietro Lista e del Comune di Mercato San Severino.

“Una nuova bellezza pittorica, d’ardite stonature acide, e s’intende molto più in fondo un’accettazione del visibile, più matura” commenta il critico Marco Alfano nel dialogo con l’artista riportato nel catalogo pubblicato da Areablu Edizioni nella COLLANADIPERLE. “Il risultato – continua – è di formale finezza, nella semplicità di intonazioni tendenti al monocromo, come il viola d’una chioma di pino battuto dal nuovo freddo; strisce biancastre che abbagliano e rettangoli di colori netti.”

“La pittura – dichiara Giovanni Cavaliere – è il vento che scompiglia la visione della realtà, viene da lontano e non cesserà mai di esistere. Resistere.” “La singola pennellata ci svela il segreto della pre-esistenza del pensiero, quella zona intermedia tra aria e materia che mi piace definire anima colorata.” “L’arte è una, nelle sue molteplici manifestazioni, nasce e muore. L’arte è il paese del vento, dove tutto cambia e le anime che respirano hanno un colore, un carattere fecondo sospinto verso l’ignoto.”

La mostra sarà visitabile fino al 5 gennaio 2017, dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00.

Chi è Giovanni Cavaliere

Giovanni Cavaliere è nato a Mercato San Severino nel 1971. Dopo l’Istituto d’Arte a Salerno, si diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove studia coi maestri Carmine Di Ruggiero e Bruno Starita. Nel 1991 allestisce la prima mostra personale, su invito di Giuseppe Rescigno, alla Ex-Officina di Mercato S. Severino. Nel 1995 mette in scena, al Teatro A di Mercato S. Severino, una performance dal titolo Il Sogno dell’Uovo. Nel 1995 espone una serie di acqueforti, alla mostra Forme e Segni, allestita presso la Saletta Rossa della Libreria Guida di Napoli, e due anni dopo, partecipa al Premio Nazionale per l’Incisione “Fabio Bertoni” di Urbino. Nel 1999 prende parte alle mostre Quaranta artisti per il Kosovo, alla Galleria Verrengia di Salerno, e In-visibile. Altri paesaggi della pittura, a cura di Franco Cipriano, organizzata dal Comune di Agerola. Nell’ottobre 2004 ritorna ad esporre a Salerno, negli spazi del Museo Città Creativa di Ogliara, con una personale di dipinti, disegni e ceramiche, a cura di Ivan Quaroni e Stefania Zuliani, con una poesia di Alda Merini a lui dedica. Stabilitosi a Milano, tiene nel 2007 una personale alla Galleria Mandelli di Seregno, e vince, nel dicembre dello stesso anno, il Premio Lissone, con l’opera Vuoto d’aria, che entra nella Collezione Permanente del Museo d’Arte Contemporanea della città lombarda. Del giugno 2010 è la mostra personale dal titolo Solo le ombre, a cura di Marco Alfano e Alfonso Amendola, allestita presso la chiesa di Sant’Apollonia a Salerno. Nel 2011 è invitato alla mostra Lo Stato dell’Arte, a cura di Vittorio Sgarbi, allestita all’ Ex Tabacchificio Centola di Pontecagnano, nell’ambito del Padiglione Italia-Campania della LIV Biennale di Venezia.
 

Il paese del vento di Giovanni Cavaliere in mostra a Mercato San Severino was last modified: settembre 26th, 2016 by L'Interessante
26 settembre 2016 0 commenti
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Stirpe
CulturaEventi

Stirpe dei Draghi: il mito continua

scritto da L'Interessante

Stirpe

Inaugurata sabato 19 marzo la mostra Stirpe dei draghi ed è già boom di visitatori

La storia infinta della Saticula, tanto cara al Touring Club Italiano, irrompe nuovamente sulle scene della cittadina considerata erede del nucleo preromano. Nella tiepida giornata di sabato 19 marzo 2016 si è, infatti, tenuta la conferenza stampa della mostra “Stirpe di draghi”, realizzata nell’ambito del progetto “Suoni di terra nei luoghi  dell’Arte”. L’evento-mostra riporta in “patria”un altro capolavoro di questo maestro pestano: un vaso a figure rosse che si collega al cratere esposto a Sant’Agata de’ Goti dal dicembre 2014 al maggio 2015. Il precedente cratere raffigura i mito del “ratto di Europa” ad opera di Zeus,trasformatosi in un toro bianco e possente. Il vaso attualmente in  esposizione (proveniente dal Museo Nazionale di Napoli) restituisce, quindi, uno dei racconti più completi di questa parte del mito. Ritrae, infatti, Cadmo, il fratello di Europa, alla vana ricerca della fanciulla. Dopo aver consultato l’oracolo delfico si imbatte in un drago spaventoso che riesce a sconfiggere e, su consiglio di Atena, semina i suoi denti nel terreno dai quali spunteranno uomnini armati delle nuova città di Tebe.

La mostra assume un’atmosfera suggestiva anche grazie agli effetti scenici superbi, coadiuvati dalla società che si occupa dei percorsi di luce della Reggia di Caserta. 

Saticula, uno dei centri principali del Sannio Caudino, è stata depredata per secoli.  I suoi tesori, rinvenuti grazie agli scavi all’interno della ricca necropoli, sono stati in gran parte dispersi in Musei italiani ed esteri e ancor oggi, purtroppo, oggetto di trafugamento da parte di scavatori clandestini. Emblematico è proprio l’esempio del primo cratere in esposizione lo scorso anno, venduto da un tombarolo dietro compenso di un milione di lire e un maialino e poi esposto fino al 1981 al Getty Museum di Malibu. Questa seconda mostra segna un passo importante verso la promozione di un territorio di arte e di storia e di un patrimonio archeologico, quello di Saticula, dal valore inestimabile.

Carmen Giaquinto

Stirpe dei Draghi: il mito continua was last modified: marzo 24th, 2016 by L'Interessante
24 marzo 2016 0 commenti
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