Sanremo.
Di Michela Salzillo
Ci siamo! Ormai anche la 67esima edizione del Festival della canzone italiana sta per essere rimandata a consultazione d’archivio. Questa sera Maria De Filippi e Carlo Conti ci restituiranno il vincitore ufficiale che, si sa, fra i podi annunciati dalle scommesse e le rivelazioni dell’ultimo minuto, arriva sempre come una sorpresa nell’ uovo di Pasqua.
Antica tanto quanto lo stupore è senz’altro la tiritera delle canzoni che la gara esclude ma il gradimento premia. Quanti brani, nel corso di questi sessant’anni e passa, ci hanno insegnato che la musica con la competizione non vuole avere nulla a che fare? Tanti. E sono davvero molte quelle melodie che, come un gran andirivieni in un porto di mare, ci rimangono dentro.
È sfida persa per chiunque provi a negare che la tradizione del festival di Sanremo regala da sempre testi e arrangiamenti capaci di attraversare le epoche così come le emozioni: canzoni che ricordiamo perché magari hanno fatto da colonna sonora a momenti di vita importanti; altre che si sono guadagnate la fama per aver proposto al pubblico novità irriverenti -almeno secondo la cultura musicale dell’epoca-; poi ci sono quei brani che rimangono attuali oltremodo e tempo perché a ogni ascolto sono come un pugno nello stomaco straordinario.
Ebbene, senza voler preparare lo sgambetto alle classifiche delle canzoni più belle di sempre, abbiamo scelto di creare insieme a voi un focus poco pretenzioso su alcune perle sanremesi che, al di là di ogni dubbio, sul quel palco e altrove hanno disegnato un’ impronta profondissima.
“Ciao, amore ciao; non ho l’età; nel blu dipinto di blu” : tre canzoni per il nostro sanremo story
Se avessimo voluto fare una classifica, di quelle solite che in questi giorni si sono litigate i lettori, avremmo senz’altro dovuto riconoscere a canzoni come La solitudine, che aprì il sipario sulla sfavillante carriera della Pausini nel Sanremo 1993, un primo posto di diritto. Probabilmente, pareggio varrebbe per la famosa vita spericolata di Vasco, presentata al festival nel 1983 e posizionatasi al penultimo gradino del podio; un destino che ha tenuto fede all’ ultimo per il primo, visto il successo smisurato avuto poi dallo stesso brano. Potremmo continuare così e muoverci sulla scia di canzoni vincitrici come Luce, di Elisa,- Sanremo 2001- o magari spostarci in là nel tempo e citare la più vetusta Gianna di un Rino Gaetano in edizione 1978.
Potremmo, certo, ma per ogni posto assegnato ne rimarrebbero fuori tantissimi altri. Proprio perché la lunga tradizione sanremese rende limitativa una classificazione che sia coerente con il merito, compreso il fatto che non rientra nei nostri intenti quello di stilare un giudizio tecnico – dado che lasciamo trarre a chi la musica la fa per mestiere- vogliamo, tuttavia, proporvi una sorta di gioco.
Abbiamo deciso di analizzare le radici e curiosità di tre brani che, volente o nolente, hanno scritto la storia di sanremo, ma lo vogliamo fare a modo nostro.
Ciao, amore ciao. Non ho più l’età per amarti nel blu dipinto di blu! No, nessun errore di punteggiatura, tranquilli. È una licenza di cui ci siamo appropriati per l’occasione.
Se è vero che le canzoni non sono poi così diverse tra di loro, che i testi, spesso, scrivono una precaria originalità, perché d’amore che va e di quello che arriva raccontano un po’ tutti, abbiamo unito qualche titolo storico per farne un’unica sperimentazione, augurandoci che in qualche modo alleggerisca critiche mai abbastanza vecchie per andare in pensione. Non ce ne voglia nessuno, è chiaro che si fa per scherzare e, lasciatecelo dire, anche per sottolineare dei veri e propri capolavori d’autore.
Lo sapevi che?
Ciao, amore ciao , canzone scritta e interpretata da Luigi Tenco, è una dedica d’amore struggente che ha radici nel tormentato rapporto fra lo stesso cantautore e la bellissima Dalida. Fu presentata al Sanremo del 1967 ed è tristemente famosa per essere indissolubilmente legata al suicidio di Tenco, avvenuto in quel di Sanremo il 27 gennaio dello stesso anno, in seguito alla definitiva esclusione del brano dalla competizione canora.
Non ho l’età è invece firmato dalla voce di Gigliola Cinquetti che a soli quindici anni calcò le scene del Sanremo 1964. Una canzone che le ha indubbiamente segnato la vita, passando alla storia come una coscienziosa confessione su cui però, e forse non tutti lo sanno, la Cinquetti non ero affatto d’accordo. È lei stessa che qualche anno fa, nell’ambito di un ‘intervista alla rivista Oggi, in cui ripercorreva la sua carriera, ha dichiarato:
“Io questa canzone non la canto, dissi, inutile insistere, proprio non me la sento! “Non ho l’età esprimeva concetti sull’amore che non condividevo, l’amore non è un fatto anagrafico! Mi escludeva da quel sentimento che io e quelli della mia età aspettavamo di incontrare. Non mi piaceva quel concetto di “aspetta e spera”, e non volevo che quelli della mia età mi guardassero come un fenomeno da baraccone, o peggio come un’opportunista che si fingeva virtuosa”.
Erano tempi in cui si sentiva già chiara l’eco della rivoluzione sessuale, ma ciononostante l’amore delle canzoni era ancora quello che faceva rima con cuore, preservando forse una già eccessiva pudicizia per vedute ormai modificate . La giovane Gigliola, però, già ai tempi stava mettendo le basi per un carattere ribelle e non voleva assolutamente essere in sintonia con quella che, all’epoca, era la diffusa tendenza del buonismo sentimentale, proprio lei che il marito, Luciano Teodori, lo ha sposato in Jeans e maglietta.
E come non citare Nel blu dipinto di blu?
Meglio conosciuto come volare, il brano fu scritto nel 1958 da Franco Migliacci e Domenico Modugno che poi ne divenne l’interprete. Fu presentato a Sanremo nello stesso anno in cui venne composto, a interpretarlo fu la coppia Dorelli – Modugno.
Un duo profetico, visto che dopo aver ottenuto la vittoria in casa nostra, il brano divenne un successo planetario, fino ad arrivare a essere una delle canzoni italiane manifesto nel mondo. Musicalmente parlando, nel blu dipinto di blu è un esempio vigoroso di un pezzo che va controcorrente. Il brano di Modugno infatti sarà considerato il primo punto di rottura della musica tradizionale e l’ inizio di una nuova dimensione artistica. La canzone, si nota sin dalle prime battute, risente delle influenze swing statunitensi e, pur presentandosi con una struttura armonica tradizionale, all’epoca sottolineò una innovazione di argomento.
Insomma, in attesa delle somme finali, abbiamo voluto riportare all’attenzione dei brani che hanno contribuito senz’altro a filare la trama della Sanremo Story, un filone che di certo continuerà. Non le abbiamo ordinate secondo nessuna cronologia, neppure queste tre, perché se è vero che ogni gara ha le sue regole, la musica ha come unico principio quello della bellezza, e dovrebbe essere questa la sola cosa da incoronare. Sempre!