Di Antonio Andolfi
Nel 1991, in un ghiacciaio della Val Senales veniva scoperto il corpo mummificato di un uomo vissuto oltre 5.000 anni fa. Venticinque anni di studi e ricerche hanno portato a scoprire molto su chi era e come viveva l’uomo di Similaun.
Vissuto durante l’Età del Rame, fra il 3100 e il 3300 a.C., Ötzi aveva circa 45 anni quando morì, un’età abbastanza avanzata per l’epoca. Aveva occhi marroni, capelli scuri lunghi fin sulle spalle, che probabilmente portava sciolti. La sua corporatura era snella e scattante: alto circa un metro e sessanta, pesava una cinquantina di chili. Il suo numero di scarpe corrisponderebbe oggi a un 38.
Ötzi: le prime ipotesi.
A ritrovare la mummia che affiorava dai ghiacci a 3.200 metri di quota nella zona del Giogo di Tisa in Val Senales fu, il 19 settembre 1991 una coppia di escursionisti tedeschi, che segnalarono la sua presenza al gestore del rifugio Similaun. Due giorni dopo, si trovò a passare sul posto anche Reinhold Messner, in compagnia di un altro alpinista sudtirolese, Hans Kammerlander. Venne mostrato loro uno schizzo dell’ascia ritrovata accanto al corpo, e Messner per primo ipotizzò che si trattasse di un corpo di un’età molto antica, non un escursionista morto di recente o un soldato della Prima guerra mondiale.
Dal 1998 la mummia si trova al Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano, conservata in una cella frigorifera che riproduce le condizioni del ghiacciaio: una temperatura costante di 6 °C sotto zero e un’umidità del 99 per cento. La mummia viene inoltre spruzzata regolarmente con acqua sterilizzata per contrastare la perdita di umidità. Il pubblico può osservarla da un piccolo oblò.
Ötzi ucciso per vendetta?
Ötzi morì assassinato: nel 2001 fu scoperta la punta di una freccia nella spalla sinistra. In quali circostanze si consumò il dramma? Secondo la ricostruzione del commissario della polizia criminale di Monaco, Alexander Horn, l’uomo di Similaun potrebbe essere stato ucciso da qualcuno con cui aveva un conto in sospeso. Perché Horn è giunto a questa conclusione? Ötzi aveva una profonda ferita da taglio alla mano destra, risalente a pochi giorni prima della morte, che sembra procurata in una lotta corpo a corpo, forse in un tentativo di difesa. Poco prima di morire, inoltre, l’uomo si era fermato a consumare un pasto abbondante, di cui è stata trovata traccia nel suo stomaco: segno che non aveva fretta e non si sentiva minacciato. La freccia che l’ha colpito a morte è invece stata scagliata da lontano e probabilmente in modo inaspettato: il suo assassino, è l’ipotesi, potrebbe dunque averlo seguito, e avere pianificato l’agguato.
Nuovi studi sul corpo di Ötzi
Gli esperti hanno pensato finora che l’ascia ritrovata vicino al corpo mummificato fosse fatta di rame “locale”. In realtà, nuove indagini condotte da un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova, hanno fatto scoprire che il rame proviene da giacimenti nella Toscana meridionale. Ötzi, dunque, 5mila anni fa, si spingeva dalle Alpi fino a sud di Firenze? E quali erano i contatti tra popolazioni che vivevano in zone distanti dello stivale? Interrogativi per ora senza risposta.
Una nuova tomografia computerizzata di Ötzi, realizzata nel 2013 con un apparecchio di nuova generazione che ha permesso di realizzare una scansione completa, dalla testa ai piedi, ha evidenziato tracce di arteriosclerosi nei vasi del cuore, oltre a quelle già note. Questi dati clinici, oltre alle analisi genetiche, testimoniano che l’uomo di Similaun aveva una forte predisposizione alle malattie cardiocircolatorie.
I ricercatori hanno paragonato particolari marcatori del DNA mitocondriale della mummia con oltre mille campioni moderni e sono arrivati a concludere che quel DNA non si trova nella popolazione contemporanea, in pratica è estinto. Altre analisi indicano che per parte di padre gli antenati di Ötzi venivano dal vicino Oriente, ed erano arrivati sulle Alpi con le migrazioni dell’età neolitica, circa 8mila anni fa. Per parte di madre, invece, gli ascendenti di Ötzi erano di una popolazione di origine locale.
Gli abiti di Ötzi erano fatti di una combinazione di pelli e pelliccia di cinque diversi animali, oltre che di erbe intrecciate. In testa portava un berretto di pelliccia di orso bruno che secondo le analisi genetiche proveniva dall’Europa occidentale. La sopraveste era di strisce di pelle di pecora e di capra, ordinate in sequenze chiare e scure, quasi a dimostrare certo gusto estetico, rammendata con fili d’erba. I gambali erano fatti nello stesso modo. Aveva anche un perizoma, sempre di pelle di pecora. Le calzature avevano una suola “isolante” di erba secca, e tomaia di pelle di cervo, mentre i lacci erano realizzati in pelle bovina.
I primi studi individuarono sul suo corpo un numero variabile, tra 49 e 57, piccole incisioni della pelle su cui veniva strofinato del carbone vegetale. Un’analisi successiva ne ha trovati 61, in corrispondenza del torace e della schiena, sul polso sinistro, sul ginocchio destro, sui polpacci e sulle caviglie: ad eccezione di due croci, si tratta per la maggior parte di segni costituiti da brevi lineette disposte parallelamente. Un’ipotesi è che i tatuaggi avessero una funzione terapeutica, simile all’agopuntura, ma il dibattito sul loro significato è aperto.