Giornate Fai
Tornano in 400 città italiane le giornate FAI. È una serie di due appuntamenti, quella organizzata dal fondo ambiente italiano, che apre il sipario su 900 luoghi della nostra penisola.
Il 19 e 20 Marzo saranno echi di preludio alla primavera della bellezza, origine da cui l’uomo stesso proviene e che, per circostanze talvolta inspiegabili, sembra non riuscire a preservarne le peculiarità.
È con questo spirito che saranno concesse al pubblico aperture straordinarie a chiese, musei, palazzi, ville, spazi naturali ed archivi storici. La corrente edizione, che battezza il ventiquattresimo anno della rassegna, avrà come tema cardine quello della mutazione. È un dato innegabile, infatti, la trasformazione geografica che, di generazione in generazione, ha travolto la superficie e l’anima del nostro pianeta, così come diversi sono gli approcci ad iniziative del genere.
Sono stati 8.500.00 gli italiani scesi in piazza, agglomerandosi in chilometriche file di attesa, che in questi ventitré anni hanno assistito allo spettacolo dell’Italia che ricomincia a splendere, se poi si tratta di un entusiasmo a tempo determinato sembra non essere rilevante.
La Campania, come dimostrato dalle opportunità fissate nel calendario delle iniziative regionali, non accenna a voler arrivare impreparata al ripetuto noviziato della riscoperta.
È giusto che anche le nostre province richiamino l’interesse a restituirsi un’identità storica ed artistica ben definita. Ecco, dunque, alcune delle irrinunciabili opportunità fra Caserta e Napoli:
La reggia di Caserta aprirà le porte a stanze restaurate, saranno visibili le suggestive collezioni Terrae Motus, una serie di opere attribuite a rinomati artisti del 900 che furono, secondo fonti note, commissionate in occasione del terremoto dell’Irpinia. Presenti anche 140 dipinti che finora avevano conosciuto vecchiaia negli scaffali dei depositi. Previsto , fra gli itinerari più interessanti, un percorso negli spazi dei sottotetti ,per ammirare le tecniche architettoniche utilizzate da Vanvitelli, proprio lì, dove in quel periodo di conflitto mondiale si appostavano le truppe alleate per sorvegliare il monumento.
A Napoli, invece, saranno aperte le catacombe di San Gaudioso: un’atmosfera coinvolgente sintetizzata in una particolare mistura fra barocco e l’epoca paleocristiana.
Dal XVII secolo la zona fu chiamata “Sanità” perché ritenuta incontaminata e salubre, anche grazie a proprietà miracolose attribuite alla presenza delle tombe dei Santi.
Si narra che alla fine del 1500 i frati domenicani ospitarono la sepoltura di alcuni nobili napoletani, in quest’ ipogeo sarebbero infatti conservati i loro crani; i rispettivi corpi furono affidati all’arte di Giovanni Balducci che ne ritrasse le pareti.
Non resta , dunque, che abbandonarsi a questo tintinnio di meraviglia e lasciarsi ammaestrare dallo stupore non solo di quello che siamo in grado di vedere, ma anche da ciò che siamo disposti ad immaginare oltre le canoniche alternative di aggregazione come in questo caso.
Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore (Peppino Impastato)”.
Michela Salzillo