Luciano Bideri
Dopo novantadue anni di esistenza, molti dei quali spesi a scoprire e promuovere gli astri nascenti della tradizione musicale napoletana, è morto l’editore Luciano Bideri
Si è spento il 27 Marzo all’ età di novantadue anni: titolare della Edizioni musicali Bideri, fondata nel 1876, aveva battezzato e seguito fino all’ età della saggezza i più bei brani del patrimonio musicale partenopeo.
Tutti conoscono canzoni come O surdato ‘nnamurato, scritta nel 1915 da Aniello Califano ed Enrico Cannio, e ‘O Sole mio, un capolavoro del 1898, partorito dal genio artistico di Giovanni Capurro ed Eduardo di Capua ma pochi sanno che, se sono ancora oggi repertorio d’ onore di interpreti nazionali ed internazionali, il merito è della famiglia Bideri, a capo della produzione musicale di eccellenza da più generazioni.
Luciano era il pronipote del Barone Ferdinando Bideri, fondatore primo dell’etichetta musicale che erediterà il suo stesso cognome. Il novantaduenne è stato pioniere di una lunga carriera, costruita non solo sulle fondamenta di quello che il nonno gli aveva lasciato in custodia: si è infatti guadagnato la fama che oggi celebriamo anche come ex presidente sia dell’ente nazionale per la canzone napoletana, sia per la SIAE (Società Italiana degli Autori e gli Editori), esperienza vissuta fino agli anni novanta.
È Stato uno dei principali promotori del festival di Napoli, una competizione canora nata nel 1952 e cessata nel 2004. Dal 1952 al 1970 lo spettacolo fu trasmesso dalla RAI, mentre tra il 1998 ed il 2004, in chiave rielaborata, fu mandata in onda da Rete 4.
I funerali si sono tenuti martedì 29 Marzo nella chiesa di Santa Chiara a Roma, in piazzale Delfico, tra le tante persone accorse per dare l’ultimo saluto al Bideri, anche i figli Silvia e Flavio che, già stretti collaboratori del padre, da oggi daranno seguito alla lunga attività di passione e musica cominciata molti anni fa.
La Bideri edizioni: una lunga catena di promozione musicale
La prima bozza da cui nacque l’idea concreta della casa editrice fu elaborata da Giovanni Emanuele Bideri, poeta e drammaturgo italiano. La sede venne stabilita ,inizialmente, in via università vecchia, a Napoli, ma fu spostata nel 1883 in via San Pietro a Majella.
Alla produzione di quegli anni appartengono opere di rilevante importanza, come un volume sulla storia del teatro San Carlo elaborato da Salvatore Di Giacomo: fino a quel momento, la filosofia della casa editrice si era mossa su logiche culturali tradizionali, ma ben presto assunse una più definita identità, muovendo passi piccoli ma decisi anche in direzione del panorama discografico.
Una scelta fatta con audacia e senza grosse pretese che, però, si rivelò sin da subito un’ ottima opportunità di diffusione del concetto di arte inteso come mestiere proficuo e dignitoso, dando voce a tutti i principali protagonisti della canzone napoletana a cavallo fra i due secoli.
Tra questi: Libero Bovio che solo nel 1915 confezionò canzoni come Tu ca nun chiagne (musica di Ernesto De Curtis) e Reginella (musica di Gaetano Lama); Ernesto Murolo autore di Tarantelluccia (1907), Te sì scurdata ‘e Napule (1912), A primma ‘nnammurata (1917), Mandulinata a Napule (1921), Nun me scetà (1930) ed Adduormete cu mme (1932).
Molte delle canzoni composte in questo periodo fecero il giro del mondo, oltre a ‘O sole mio, cantata anche da Elvis Presley e da Bill Haley, sono molto note I’ te vurria vasà, O marenariello, Voce ‘e notte, Io ‘na chitarra e ‘a luna.
Se è vero che la morte è uno dei processi per esistere, secondo Friedrich Nietzsche, una vita senza musica, sarebbe un errore, e questo Bideri l’ha ricordato per più di novant’anni.
Michela Salzillo