Ciao darwin 7: la resurrezione
Ciao Darwin 7: la resurrezione. E’ bastato vederne una puntata per ricordare il motivo della sua dipartita e capire il perchè non valesse la pena resuscitarlo
Il format è lo stesso. Assolutamente nulla di nuovo. Madre natura, tette e culi, sfilate, pantomime di bassa lega, sguaiate fazioni le une contro le altre. Niente di nuovo sotto il sole, dunque.
La simpatia di Paolo Bonolis è quella che da anni contraddistingue il suo personaggio e la sua bravura non vien messa in discussione. Luca Laurenti è sempre più dietro le quinte, sempre meno presente, come un Sancho Panza sempre più stanco di offrire il fianco al Don Chisciotte de la Mancha.
Le prove di coraggio annunciate come vere e proprie catastrofi, con un pericolo incombente sempre dietro la porta – come se Mediaset si mettesse a tale rischio. Si, anche le prove di coraggio sono sempre le stesse: animaletti volanti, striscianti o altro, da affrontare o mangiare.
Ma, a dir la verità, qualcosa di nuovo c’è: la cattiveria gratuita. Eravamo abituati ad uomini con lingue di fuori, ansimanti animali di cui attirare l’attenzione con un perizoma, bestie da circo senza dignità, morti di fame che belano per una tetta. Perchè questo è il pubblico di Ciao Darwin (scene viste anche al femminile in caso di pettorali e tartarughe scolpite).
Il momento del defilè di Madre Natura è sempre stato un tripudio di inutilità umana. Ma stavolta – sui social – queste cavie da laboratorio hanno superato se stessi: insulti come se piovesse sulla madre natura della quarta puntata Romina Mosso Morais Gomes: “sei una scimmia, bruttissima, anoressica”, e chi più ne ha più ne metta.
Si, insomma, sembra proprio che non ci sia limite al fondo, qualcuno è sempre disposto ad imbracciar pale e picconi per scavare. E non si tratta di qualunquismo bigotto, si tratta di contegno e dignità. Viva la leggerezza dei programmi, delle risate, dei momenti ludici svincolati dalla pesantezza dei problemi sociali, politici ed economici del nostro paese. Ma c’è un confine sottilissimo tra leggerezza e cattivo gusto, troppo spesso oltrepassato.
Roberta Magliocca