Street Art a Napoli
Ci sono luoghi in cui nascere sembra una benedizione riuscita male, quelli in cui si finisce per caso e che per istinto di sopravvivenza impari ad accettare come destino, forse ingiusto, ma al tempo stesso insindacabile.
Non è necessario andare troppo in là, scartavetrare le cronache di disperazione lontana, infilarsi commossi tra immagini di ingiustizia universale. Ci sono mondi a parte anche dietro la porta di casa nostra, pieni di storie che se pure ci riguardano, facciamo finta di non conoscere, almeno non abbastanza per parlarne.
Sono quelli che nascono in mezzo alla bellezza, quelli che sembrano uno schizzo cestinato per sbaglio nel cuore dell’opera d’arte.
Sono i quartieri delle città, anfratti sgarrupati ai piedi delle metropoli che, come infanti malnutriti, piangono di degrado all’ascolto di nessuno.
Uno dei gridi tristemente forti arriva dal quartiere più famoso di Napoli: Il rione Sanità.
È una ricchezza sottovalutata che, come tra le più bizzarre contraddizioni, ha un valore storico, artistico e culturale con pochi somiglianti in Italia e, forse, addirittura nel mondo.
È qui, ad esempio, che sorgono ipogei ellenistici e catacombe paleocristiane, come quelle di San Gennaro e San Gaudioso, determinando nell’insieme una forte relazione tra uomo e morte; rapporto che si è protratto nei secoli, con la nascita del cosiddetto cimitero delle Fontanelle, adoperato per ospitare le vittime della grande peste del 1656, e citato da importanti echi della letteratura.
Purtroppo, però, la fama non sempre nasce dalla bellezza, anzi, a volte è più facile distinguersi per cattiva condotta che per buona volontà: non è un mistero per nessuno l’alto tasso di pericolosità che si vive in questa zona. Il degrado lo si respira, involontariamente, come aria sporca non purificabile, già dai primi imbocchi nei vicoli.
“cammini accanto a case con lamiere traballanti al posto dei tetti e balconi che non si staccano dalle facciate per miracolo. Catapecchie che sembrano abbandonate, con le mura mangiate dall’umido e invase dalla gramigna, sono case con dentro persone, soprattutto anziani, che trascorrono gli ultimi anni della loro vita in questo quartiere dimenticato da Dio.”- racconta Antonio Leggieri de “ Il fatto quotidiano”.
Si fa a presto a dire che volere è potere in casi come questi, quando restare è un dolore che se non uccide, ti ammazza da vivo e andare via è un coraggio che fa troppa paura. Tra chi scappa e chi si mette a disposizione della delinquenza, c’è però uno spazio fatto di ragazzi perbene, che rimangono per resistere, per concedersi un ‘opportunità dignitosa nel posto in cui sono nati.
Il 2 Marzo è partita, proprio tra i vicoli del rione sanità, un’iniziativa di street art organizzata dall’associazione “Fazzoletto di perle”, presieduta da Giuseppina Ottieri, con il patrocinio dell’assessorato comunale alle Politiche urbane
La prima opera è stata realizzata dallo spagnolo Tono Cruz che, occupando la facciata di un palazzo del rione, ha dato vita a diciotto metri di vernice rigorosamente bianca, lavorata in tondo come un qualcosa di molto simile ad un fascio di luce. Il murale rappresenta le facce dei ragazzi e ragazze di queste stradine, simbolo luminoso di speranza e futuro. In particolare, tra i visi spiccano quelli dei piccoli partecipanti al laboratorio “A giocare con le storie”, condotto da Imma Napodano, all’interno del “Punto Luce” di Save the Children alla Sanità.
Su questa stessa pennellata si è mosso Francisco Bosoletti, l’artista argentino già autore della Parthenope al Materdei. Lo scorso 5 aprile, in pieno clima di festa, è stata inaugurato “ResisTiamo”, un ritratto di non arrendevolezza che occupa la facciata della Basilica di S. Maria della Sanità. Oltre a rappresentare un rilancio di energia positiva per la città, l’opera è la traduzione di una storia vera, quella di due fidanzati che hanno sconfitto una grave malattia anche grazie all’amore. L’immagine immortala un uomo e una donna che si sostengono a vicenda come in un passo di danza.
Il successo del progetto, tutt’ora in divenire, dimostra ancora una volta che l’arte può essere un valido linguaggio per veicolare messaggi di straordinaria meraviglia, anche il mezzo al nulla.
Ce lo insegna la poesia di De Andrè che “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.”
Michela Salzillo