Andalusia
“Disculpe, para calle paloma?”
Una ragazza sulla trentina mi guarda e aspetta una mia risposta. Io cerco di rispolverare quello che mi è rimasto da cinque anni di spagnolo studiato al liceo.
“Lo siento mucho, pero yo soy italiana!”
Continua a fissarmi la chica, come se stesse pensando
– che mi frega a me che sei italiana, io ti ho chiesto un’altra cosa -.
Non dice nulla, ma sento di doverle qualche altra spiegazione:
“ Estoy aquì de vacaciones”.
Non sono sicura di essermi fatta capire a dovere, fatto sta che senza dire niente, la ragazza si allontana alla ricerca di Calle Paloma pensando alla “fortuna” che ha avuto ad acchiappare, tra tanti abitanti, proprio una ragazza, che non solo non conosce le strade, ma non conosce nemmeno lo spagnolo.
Che peccato non sapere dov’è Via Paloma. Mi sarei divertita a darle indicazioni in un misto di lingue non molto differenti tra loro – anche se non basta mettere la /s/ per parlare spagnolo -, lingue così calde e così divertenti nelle loro mille sfaccettature. Calde com’è caldo questo Marzo che mi vede camminare per le strade dell’Andalusia a giro maniche, come mai potrei fare in Italia dove questo mese ancora porta la necessità di maniche lunghe e soprabiti.
L’ Andalusia, nel parlare di lei, mi rende banale e sdolcinata
Perché, credetemi, non potrei parlare dell’Andalusia senza descriverla come un immenso sole che abbraccia distese infinite di verde e Oceano.
Sull’aia di un casale nel beneventano, appoggiata ad un tavolo che ospita un bicchierino di caffè – senza caffè – una borsa troppo grande ed un paio di penne, in questa serata primaverile riesco a sentire l’odore della sangria preparata in casa dalla signora che mi ospitava in casa sua. L’Andalusia mi ha regalato sensazioni che si sono incollate al mio corpo e non lo abbandonano.
Sono le notti silenziose come queste che mi offrono manciate di ricordi, ne pesco qualcuno.
Ricordo n°1: solo l’ Andalusia mi ha portato a nuotare con i delfini. In quella piscina enorme, io mi sentivo come quelle istruttrice che sembrano ballare sull’acqua, mentre i due delfini mi spingevano i piedi. Ovviamente l’effetto non era proprio lo stesso, il mio impaccio e i miei chili di troppo rendevano il tutto come se i due delfini stessero spostando una balena in difficoltà. Io, intanto, mi sentivo bene, sentivo pura gioia.
Ricordo n°2: solo l’Andalusia poteva convincermi a salire sulla montagna più alta di Puerta Almadena Pueblo ad osservare il volo delle acquile – da sottolineare che chi sta scrivendo in questo momento è una ragazza che ha una tremenda paura dei volatili (azzerare pensieri sconci e sarcasmo spicciolo, por favor) – permettendo ad una di queste aquile di posarsi sulla mia testa.
Ricordo n°3: solo l’Andalusia mi ha portato fuori casa di Antonio Banderas, prima che quest’ultimo si mettesse a dialogare con galline e ad impastare biscotti.
Ah, già. Avrei potuto parlare di monumenti e musei vari. Perdonatemi, sono una viaggiatrice, non una turista.
Hasta Pronto!
Roberta Magliocca