Comicon
Si è da poco concluso uno degli eventi più attesi dell’anno per molti amanti del genere: il Comicon 2016. Ma quanto e quale lavoro c’è dietro?
Abbiamo intervistato chi è tra i protagonisti.
Il prepararsi a questo evento comprende anche una preparazione psicologica. In base a cosa si sceglie ciò che si vuole rappresentare?
La scelta di voler interpretare un certo personaggio nasce dall’ immedesimazione con lo stesso. Si va a creare con il suddetto un’empatia che permette di mostrarsi senza maschera nonostante il costume. La possibilità di travestirsi crea tra persone che tendenzialmente hanno difficoltà a relazionarsi, la capacità di abbattere i muri che si tendono a costruire.
E’ un percorso facile o si tende a cadere vittima dei pregiudizi?
Molto spesso si diventa vittima dell’ignoranza delle persone che vedono questo momento di aggregazione e di scambio anche culturale e di passioni come un qualcosa di negativo perché creato da persone tendenzialmente sole. Creare un legame con un personaggio non reale porta spesso alla conclusione che si stia avendo a che fare con un individuo incapace di creare dei legami nel mondo reale. Quando in realtà non è altro che una passione come un’altra.
Una volta arrivati alla fine, qual è la sensazione che si prova?
Nonostante tutto la sensazione che si prova è quella di una grande soddisfazione. Come in tutte le cose c’è bisogno di sacrificio e nel bene o nel male l’importante è che se ne parli. E devo dire che nel mio caso se ne è parlato molto bene. Al di là dei pregiudizi e di tutto credo che seguire le proprie passioni sia un modo per realizzarsi anche come persona.
E quelli che sanno solo parlare male dovrebbero farsi un esame di coscienza e rendersi conto che magari ciò che per loro può essere una sciocchezza, per altri molte volte ha rappresentato la salvezza.
Maria Rosaria Corsino