Marcianise
Se è vero che il vino migliora invecchiando, il tempo non è sempre il canale migliore per filtrare la vita e le storie. Ci sono tradizioni che gli orologi dimenticano e il futuro ignora, quelle che hanno dentro le abitudini dei nostri nonni, delle loro verità. Sono i racconti dei valori sommati alle nostre piccole esistenze, pillole di saggezza che fatichiamo a definire realtà, perché spesso è come avere tra le mani pezzi di un tessuto troppo stretto per poterci calzare a pennello.
È vero che tutto cambia e che il mutamento è una legittima esigenza della natura, ma ci sono cose, quelle che non si vendono e non si comprano, per cui basterebbe l’ascolto a non farle costare estinzione. Le bocche degli anziani non sono soltanto uno scavo delle vicende ritrite nei libri, testimoni di carestie, guerre e sopravvissuti. La loro vita è un sacco pieno di leggerezza e semplicità, è l’attesa delle feste e le celebrazioni di paese, quelle per cui si comprava il vestito bello dopo un anno di risparmio e desiderio, è il campo di grano in cui si mieteva la condivisione, che rendeva più sgravo il sacrificio del duro lavoro, le case con i cortili immensi, quelle che se avevano porte scassate, andavano bene comunque perché la fiducia del vicino era ancora una certezza e non un dubbio.
Non che fosse tutto rose e fiori, ma chi ne sceglieva il profumo non era di certo banale o spilorcio, anzi! La rosa si pagava cara, e in molti casi simboleggiava sentimento, scelta ed esclusiva.
Negli anni ’60, In alcuni paesini del sud Italia, era ancora in uso ‘A sciurata: un gioco d’amore di antiche origini, nato a Marcianise, ricorrente l’8 Maggio – in concomitanza con la festa patronale- ma che, stando alle testimonianze, pare venisse riproposto in più occasioni nell’arco del mese
Era una piccola felicità, sia per le giovinette di quartiere senza marito che per gli uomini non sposati. ‘A sciurata , però, poteva essere preparata tanto a dispetto quanto a favore, in piena regola con tutti gli scherzi più democratici. Ogni donzella sperava nella seconda, chiaramente, specie coloro che non potevano permettersi un acconcio elegante durante il resto dell’anno e che per l’occasione si imbellettavano, pensando così di venire notate.
Chi riceveva ‘A sciutata a favore, aveva diritto ad un adorno floreale da parte dell’innamorato che, con tanto di serenata, giurava amore e fedeltà alla ragazza prescelta.
La sfortunata destinataria di quella a sfavore, invece, doveva accontentarsi di un non mi interessi, taciuto e simboleggiato dal regalo ( si fa per dire) di un cesto di erbacce di campagna.
Un traduzione poetica, a tratti platonica, dell’amore corrisposto e non ricambiato, insomma. Un qualcosa che non è poi così distante da noi, se pensiamo al classico giochino del vuoi uscire con me: Si o no, che si aggirava come un pizzino sacro fra i banchi delle scuole medie, o l’ancor più inanimato approccio sui social network che se va male lascia l’unica eredità di un ‘emoticon.
Se non è bello giocare con l’amore, giocare d’amore può essere qualcosa di straordinario. Certo, ognuno può scegliere come farlo, concordando, magari, sul fatto che il passato è qualcosa da non ripescare perché il presente vale di più. Forse ,però, una sciurata moderna, ogni tanto, e una cliccata in meno più spesso, ci riabiliterebbe le emozioni e la voglia di tramandarci.
Se questo è chiederci troppo, giudicatelo voi!
Michela Salzillo