San Salvatore Telesino
Continua ad essere avvolta dal mistero la storia della piccola Maria Ungureanu, nove anni, di nazionalità rumena, trovata senza vita nella piscina di un ristorante a San Salvatore Telesino il venti giugno scorso
Tante le piste da seguire e le ipotesi già effettuate per il dramma che ha investito una famiglia da poco riunita. Il padre, manutentore al Parco del Grassano, era immigrato in Italia dieci anni fa e solo nel duemilaquattordici lo hanno raggiunto sua moglie e la loro unica figlia. “Brava gente”, secondo le voci del paese. Ed anche credente. La piccola Maria è stata vista l’ultima volta proprio nei pressi della chiesa di Santa Maria dell’Assunta dove si era appena celebrata la funzione in occasione della festa di Sant’Anselmo. Erano le 19.40 circa, quando la bellissima bambina che ad agosto avrebbe compiuto dieci anni, ha lasciato il luogo di culto, incamminandosi lungo la strada stretta che porta proprio al Casale San Manco, l’ultimo posto che Maria ha visitato. Il perimetro del locale, delimitato da un muro e da una rete di recinsione, corre, da un lato parallelamente alla piazza dedicata al sindaco Pacelli. Quella sera era affollata da alcune giostre e disturbata dalla pioggia. Tempo meteorologico così avverso da far saltare la processione ma non l’esibizione di alcuni cantanti. E così, mentre tutti si divertivano, brindando all’inizio di un’estate promettente, Maria veniva risucchiata dalle tenebre del mistero, spogliata dei suoi abiti ed annegata in piscina. La piccola di casa che amministrava la messa domenicale aveva, però, un segreto più grande di lei da tenere per sempre con sé, come una ferita che non si rimarginerà mai: il medico legale Monica Fonzo ha, infatti, accertato ripetute violenze fisiche che si sarebbero consumate in un passato non tanto remoto. Un esito che lascia solo immaginare l’aberrante notte passata da Maria, l’ultima della sua vita. Magari difendendosi da un’ulteriore violenza. Magari scappando. Sebbene sia ancora da capire la dinamica della morte, gli inquirenti hanno mosso i primi passi interrogando il ventunenne Daniel, anch’egli di nazionalità rumena, che da subito ha affermato di aver visto Maria quella sera e di averle offerto un passaggio in direzione Telese Terme dove la aspettava una sua amichetta ma non sarebbe riuscito a raggiungere la città termale per la presenza di una serie di divieti legati ad una manifestazione podistica. Avrebbe, quindi, lasciato la bambina nei pressi della chiesa dove, peraltro, c’erano anche altre ragazzine. Questo quanto dichiarato dal legale di Daniel, l’avvocato Giuseppe Maturo. Unico iscritto nel registro degli indagati dal Procuratore reggente Giovanni Conzo e dal sostituto Maria Scamarcio, Daniel è stato tenuto sotto torchio per ore, avvalendosi di un alibi infallibile: il tempo. Dopo aver lasciato Maria vicino alla chiesa, infatti, avrebbe raggiunto alcuni amici ed il fratello a Castelvenere per poi effettuare un lungo giro tra Massa di Faicchio ed il lago di Telese. Erano le due del mattino quando è rientrato a casa; a quell’ora Maria era già morta da tempo.
Di pochi giorni fa è la notizia della comparsa di un testimone chiave che avrebbe visto la piccola poco prima della sua uccisione in compagnia di due ragazzi. Lavoravano con i giostrai, anch’essi rumeni e sfuggiti agli accertamenti dei carabinieri perché lavoratori “in nero” e, quindi, non censiti dal gruppo dei giostrai. Fuggiti anche dal paese, il giorno dopo la scomparsa di Maria. Questa testimonianza ha suscitato qualche dubbio da parte del padre della bambina dalla pelle chiara ed i capelli biondissimi, il quale afferma, in una recente intervista alla trasmissione Chi l’ha visto?, di aver notato distrattamente che, la sera prima, sempre in occasione della festa, Maria possedeva due gettoni per le giostre, non da lui acquistati. E se fossero stati regalati a Maria proprio da quei due giostrai in nero? Ipotesi non di certo accreditate ma che celano brividi di terrore. La tensione in città cresce: alcuni cittadini, infatti, temono che l’orco si possa nascondere proprio nella comunità. E così, mentre San Salvatore Telesino si mobilita con una fiaccolata in memoria, le indagini proseguono senza fretta e tra silenzi assordanti. Possibile che nessuno abbia visto nulla? Nemmeno il furgone bianco parcheggiato proprio davanti al residence e poi scomparso? Fortissima l’emozione che la terribile vicenda ha suscitato. Ha scosso le coscienze assopite dall’idea che da queste parti certe cose non potessero mai accadere. Un’ondata emotiva senza precedenti ha investito un’opinione pubblica che ora attende col fiato sospeso di capire. Comprendere se si sia trattato di un caso isolato, di una violenza finita male, di un gioco sfociato in tragedia o di qualcosa di più orrendo. Si teme il peggio e l’ansia aumenta. Quando si parla di piccoli paesi si è sempre concordi nel constatare la tranquillità che pervade strade di campagna o centri storici dal sapor medievale. Ed è proprio un dramma isolato a suscitare la rabbia collettiva che non passa inosservata e che può coadiuvare l’operazione dei professionisti. Nulla è più forte di un paese che si coalizza contro il femminicidio, contro la pedofilia, contro l’omicidio, contro la mancanza di rispetto verso il genere umano. Come è successo a San Salvatore Telesino.
Carmen Giaquinto