Eboli
Che ci piaccia o no, l’estate ha cominciato il suo turno. L’arsura della stagione in bikini è entrata a pieno regime nelle nostre giornate. Le temperature non la mandano di certo a dire e il desiderio di una spiaggia che allontani lo stress della routine è più o meno nei bisogni di tutti. Non sempre, però, volere è potere, neanche quando si tratta di una cosa semplice come un tuffo a mare. Se la regola è una sedia a rotelle, l’eccezione, in alcuni contesti, vacilla. La disabilità, tratta in salvo dal circostante, è solo una delle tante varietà in natura, ma se un ‘area, una città, un mezzo di trasporto, non sono accessibili, la sfumatura che arricchisce, diventa limite che frena anche i gesti o le azioni più banali. Si parla spesso di barriere architettoniche, a volte, anche male. Ciononostante la situazione in merito alla tematica è ancora piena di falle, che seppur vengono continuamente rattoppate, non godono di una risoluzione che parti dalla radice. E se una città non più fare a meno di gradini, marciapiedi e san pietrini, come pretendere un bagnasciuga che si attrezzi a dovere per chi non può fare jogging in riva alle onde? Definire arretratezza il modus operandi di certe realtà è quasi fare un complimento all’ homo erectus. Spesso, si finge addirittura che vada bene così, perché l’Italia è già piena di guai. È come si fa a contraddire una tal triste verità? Bisogna agire per precetti, andare per gradi, ristabilire le basi, altrimenti il vertice non può stare in equilibrio. Giustissimo! Ma perché non invertire qualche volta gli addendi, così, giusto per capire l’effetto che fa. C’è chi dinanzi a questo consiglio ancora digrigna i denti e chi, invece, non solo ci ha provato, ma sta anche riuscendo con successo.
Il 9 luglio, infatti, ad Eboli, è stata inaugurata la prima spiaggia attrezzata per i disabili. In via Carabelli, in località Campolongo, lungo la fascia costiera dello stesso punto geografico, qualcuno ha scoperto che mutando i fattori il risultato può cambiare, in positivo e a discapito di nessuno
Secondo quanto dichiarato dal sindaco, Massimo Cariello, si tratta di un importante iniziativa, la prima del genere nella città, che garantisce, alle persone con disabilità, interventi che mirano al rispetto delle proprie esigenze.
Attraverso il progetto “Mare no limits,( ideato da un team nato nel 2000, apposta per promuovere l’attività idromotoria, socializzante, ricreativa, ludica, di insegnamento e pratica dell’ acquatica, a sostegno di programmi riabilitativi per soggetti disabili), tutte le persone affette da una patologia invalidante, potranno fruire del pieno e gratuito utilizzo di una spiaggia libera coperta dal Comune di Eboli, attrezzata con comfort e servizi.
Oltre alle discese a mare attraverso idonee passerelle, è anche possibile sostare sotto l’ombrellone, utilizzando apposite pedane per il riposo. Disponibili anche i servizi igienici accessibili, insieme al trasporto da e per la spiaggia, grazie ad un efficiente sistema di prenotazione: le sedie job ne costituiscono un esempio.
Se l’obiettivo è stato raggiunto è grazie alla collaborazione di tanti, ha detto Cariello: “Ringrazio la Security Service, vincitrice del bando per le aree di sosta a mare e per il servizio di salvamento, per l’ampia disponibilità dimostrata; così come l’assessore comunale alle politiche sociali ,Lazzaro Lenza, per l’impegno e la tenacia nel raggiungere un obiettivo che già dai primi giorni di mandato si era posto e, ancora, il neo manager per le disabilità del nostro comune, Generoso Di Benedetto, per la consulenza, dall’alto delle sue competenze e dell’esperienza maturate, per il contributo offerto al progetto”.
Certo, anche viaggiando in questa direzione, ci sarebbe ancora da discutere, specie sulla sottile differenza tra libero accesso e vita indipendente, ma questo è un altro capitolo. Una “sovversione alla volta” ! Qualcuno dice che se puoi pensarlo, puoi farlo, ma se c’è chi è partito prima, il compito diventa solo quello di copiare. Visti i risultati e gli entusiasmi, provarci non solo vale la pena, ma è pure un dovere, perché anche il mare è un diritto di tutti.
Michela Salzillo