Ferragosto
Di Michela Salzillo
Ci sono date che, seppure cambiano giorno, sono sempre una ricorrenza. Cascasse il mondo, certi appuntamenti non si disertano mai. Sono quelle festività che, contese fra scaro e laico, nascono per essere sinonimo di vacanza, freno. Sono la spina che è meglio staccare e l’evasione che fa bene concedersi. Alcune date non hanno bisogno nemmeno del calendario per farsi notare: dal capodanno- fedele compagno degli anni che vanno e vengono, alla pasquetta – ostinata vagabonda senza fissa dimora- la memoria delle piacevoli abitudini non inganna mai. Lo stesso occhio di riguardo è riservato alla più famosa scampagnata estiva, quella del 15 agosto. Un giorno che, prima di ogni tradizione popolare, coincide con l’evento religioso rievocante la festa dell’“Assunta”( voluta da papa Nicolò I ), ma non è di certo questa l’unica funzione che gli riserviamo, anzi, non è neppure quella più comune. Il Ferragosto, infatti, è tradizionalmente dedicato alle gite fuori porta, detentrici di prelibati pranzi al sacco. Data la calura stagionale, di solito, ci si dirige in zone che possano garantire rinfrescanti bagni in acque marine, fluviali o lacustri, ma senza rinunciare ai piaceri della buona tavola.
Specie al sud, ma non solo, il cibo condiviso è già garanzia dello stare bene; una verità, questa, comprovata da una ricca tradizione culinaria che viene fatta corrispondere proprio al giorno di Ferragosto. Fonti note raccontano che il piatto simbolo di questa festività, partorito in Toscana nell’epoca Carolingia, è il piccione arrostito, un’usanza che, un tempo, era molto più diffusa rispetto ad oggi, nonostante la fiera resistenza in alcune zone d’Italia.
Ferragosto in cucina
In Sicilia si è soliti preparare il gelu di muluni, un tipico dolce al cucchiaio, detto anche gelo di anguria per via dell’ingrediente base che lo costituisce. Moltissime sono le diversità nella preparazione del composto che, a secondo della zona o delle tradizioni familiari, possono contemplare l’aggiunta di vari ingredienti, tra i quali chiodi di garofano, cannella, fiori di gelsomino e la granella di cioccolato amaro; quest’ultima per imitare la presenza dei semi d’anguria.
A Roma, invece, il piatto tradizionale è un più classico pollo in umido con peperoni, spesso preceduto dalle fettuccine ai fegatelli. Anche nella capitale, di solito, non si rinuncia a concludere il pasto con una croccante e fresca fetta di anguria.
Il galluccio, invece, è la pietanza tipica pugliese. Si tratta di un gallo di circa 3 kg, di solito ripieno, che viene cotto al forno con patate. Un’ alternativa gustosa tanto quanto i famosi arrosticini.
Sull’Appennino tosco-emiliano, per Ferragosto, si usa sfornare piccole ciambelle dolci all’anice, variamente confezionate, come il biscotto di mezz’agosto di Pitigliano o lo Zuccherino montanaro bolognese di Grizzana Morandi (un comune italiano di 3.921 abitanti, sito in Emilia-Romagna).
Se all’ottima cucina rinunciamo difficilmente, sviluppando profuse curiosità a riguardo, non possiamo dire lo stesso quando si tratta di guardare alle spalle di certe tradizioni. Come tutte le cose, anche i giorni di festa hanno un’origine, un ‘etimologia che, se pure ignoriamo spesso, ne caratterizzano l’identità.
Ferragosto – etimologia e antiche tradizioni popolari
Il termine Ferragosto deriva dal latino feriae Augusti (riposo di Augusto) e definisce una festività, nata nel 18 secolo a.C., che prende il nome dall’ imperatore che la istituì. Era una ricorrenza che si aggiungeva a quelle già esistenti nello stesso mese, come i Vinalia rustica, i Nemoralia o i Consualia, occasioni in cui si celebravano i raccolti e la fine dei lavori agricoli. L’antico Ferragosto aveva lo scopo di collegare le festività agostane per fornire un adeguato periodo di riposo, necessario dopo le grandi fatiche delle settimane precedenti. La festa, che anticamente cadeva il 1º agosto, fu spostata per decisione della Chiesa Cattolica, che volle far coincidere la ricorrenza laica con la celebrazione liturgica. Nel corso dei festeggiamenti, in tutto l’impero, si organizzavano corse di cavalli, mentre gli animali da tiro, (buoi, asini e muli), venivano dispensati dal lavoro e ornati di fiori.
Si dice che da queste tradizioni che derivi il famoso “Palio dell’Assunta”, usanza della città di Siena celebrata il 16 agosto. La denominazione “Palio” viene fuori, infatti, da “pallium”, ossia, un drappo di stoffa pregiata che era il premio riservato ai vincitori delle corse di cavalli nell’Antica Roma . È durante il ventennio fascista però, che la tradizione popolare legata al 15 agosto subisce modifiche che, in generale, tendono verso la definizione attuale della festività .
A partire dalla seconda metà degli anni venti, nel periodo ferragostano, il regime organizzava centinaia di gite , grazie all’istituzione dei “Treni popolari di Ferragosto”, attraverso il cui utilizzo era possibile raggiungere le mete stabilite con prezzi scontati. L’iniziativa offriva la possibilità, anche alle classi sociali meno abbienti, di visitare le città italiane o di raggiungere le località marine e montane. L’offerta era limitata ai giorni 13, 14 e 15 agosto e comprendeva le due formule della “Gita di un solo giorno” e quella dei tre giorni. È per questo motivo che col il termine Ferragosto, oggi, più che la sola data del 15, intendiamo un periodo più esteso. Una mini vacanza che, di solito, sia essa precedente o a posteriori alle ferie sacrosante, segna già un alone nostalgico sull’estate, come una sorta di epifania a calzoncini corti.