Terremoto
Terremoto
Di Michela Salzillo
Se le tracce d’emergenza per il sisma che ha colpito il centro Italia nelle scorse ventiquattro ore o poco più restano nitide, è altrettanto percettibile il clima di grande confusione in cui versa la parte della penisola che vorrebbe essere d’aiuto senza generare inservibilità.
Dagli sms solidali, alla raccolta di sangue negli ospedali. Dai centri di smistamento materiali, agli esercizi commerciali che diventano attivo tramite per donazioni. Dagli alberghi che offrono ospitalità, alla petizione web che sollecita una traslazione del Jackpot nelle tasche-al momento bisognose- dei superstiti. Tutto, purché si agisca, a patto che non si resti a far niente. Ma quanto vale un movimento sbagliato in una situazione di precaria vivibilità? Quasi nulla, purtroppo. È per questo che la voce di chi ha vissuto momenti simili o uguali a quello attraversato dalle terre di Amatriciana, Accumoli e Pescara del Tronto nel corso di un frangente del genere, che il dolore rende interminabile, può essere il focus efficace per un valido contributo ed una corretta assistenza. Arriva dal web il consiglio di una giovane ragazza che, se da un lato sente addosso la fortuna di essere sopravvissuta al terremoto che colpì la città dell’Aquila il 6 aprile2009, dall’altro fa i conti con la consapevolezza che certi passati non si scordano mai.
“L’intimo, a noi serviva intimo e giochi, magari piccolini, quelli che possono stare in una mano. I bambini non li mollarono per giorni, me lo ricordo nitidamente. Spazzolini, pannolini per bimbi e assorbenti per le donne. Di cibo ce n’era abbastanza, ma queste cose erano quelle di non immediata percezione che mancavano, e creava pure un certo imbarazzo chiederle.” L’acqua, in momenti come questo, è un privilegio che non esiste, aggiunge, perciò la pasta è alimento sì di prima necessità, ma che non può essere sfamabile. Di solito si preferisce il cibo in scatolame, per questioni di praticità, e prodotti igienici ad ampio spettro.
La testimonianza è stata diffusa col sorriso, affinché una buona dose di positività, per quanto possibile, e un adeguato sostegno, possano costituire il motore di ripresa, almeno di una apparente normalità.