Razze
Di Luigi sacchettino
Cari lettori interessati nei giorni passati c’è stato un gran vociare sul ruolo dei cani nella società che condividiamo con loro: gli oppositori, che considerano i cani potenti bestie aggressive, in seguito ai fatti siciliani- e i sostenitori, che li considerano degli eroi per le vite salvate, in seguito ai fatti di Amatrice.
Questo ha fatto risuonare dentro di me l’esigenza di far chiarezza su alcuni temi.
Provando così a spostare l’ago di questa bilancia giudicante su un peso di maggiore equilibrio.
E lo farò partendo dai luoghi comuni e miti che ruotano intorno al mondo di alcune razze immaginate come aggressive
Iniziamo oggi dai terrier di tipo bull: American Staffordshire Terrier, Bull terrier, Bull terrier miniature, Staffordshire Bull terrier e American Pit bull terrier. Per farlo ho raggiunto la collega Daniela Puiatti, proprietaria, tecnico e studiosa di queste razze.
Grazie mille per aver accettato l’intervista. Sappiamo che vive con tre terrier di tipo bull- complimenti: com’è stato possibile realizzare tutto ciò?
“Grazie mille a te, Luigi! Lo devo solo a Blacky, il mio amstaff – pit di cui ho scoperto le origini solo con il tempo, perché all’epoca desideravo un amstaff, ma il destino volle che incontrassi lui, che non è un soggetto ipertipico, ma tipico sì, e per tipicità intendo proprio la sua intolleranza nei confronti di conspecifici e quell’ostinazione che mi ha messo a dura prova per anni. Lui però è anche un cane generoso – queste razze lo sono particolarmente con le persone- che mi ha permesso in seguito di adottare Luna – una bull terrier in standard- aiutandomi molto nel suo processo di crescita. Certamente non posso dire che sia stata sempre una passeggiata di salute, proprio perché sono cani tanto testardi quanto sensibili. Le accortezze da avere tra loro- come ad esempio non fare differenze, non creare gelosie, dedicare tempo individualmente-, unite al tempo condiviso, al loro equilibrio naturale, alla non ipertipicità, ha consentito poi che arrivasse la piccola peste, Gemma! La mini bull che da sé fa per Tre! E nel mezzo c’è stata Emi, mix amstaff ora anziana che vive con l’ex marito di mia mamma e a cui devo veramente tanto. Non potevo non ricordarla, se lo merita troppo. Insomma, spero di aver fatto comprendere che tre terrier di tipo bull non si possono far vivere nella stessa casa, facendo tutti la vita dei cani di famiglia, improvvisando, senza valutare prima il carattere di ognuno conoscendone doti e difficoltà, e anche così non si deve abbassare la guardia. NON è impossibile, ma assolutamente non adatto a tutti. Potrebbe diventare pericoloso”.
Sentiamo spesso dire che i pit bull- e in generale i terrier di tipo bull- sono stati selezionati per combattere: qual è il suo parere a riguardo?
“L’essere umano è stato crudele con i gladiatori, quindi, per quanto ingiusto e riprovevole, non possiamo stupirci se ancora fa combattere i cani per denaro e divertimento. Gli allevatori di american pit bull terrier che testano i cani nel combattimento, perché sì purtroppo è una realtà esistente, lo fanno perché a mio avviso sono…bip, bip, bip, poco meritevoli di stima! Sono stati selezionati così e questo dovrebbe far comprendere che sono tanto meravigliosi con le persone quanto potenzialmente ostili tra loro. Estremamente ostili.”
Come può un proprietario di queste razze educare il proprio cane affinché sviluppi un carattere equilibrato e sereno?
“Affidandosi in primis ad un allevatore serio. Non sovraesporre il proprio cane in socializzazioni forzate con altri soggetti da cui nulla ha da imparare, sia in alcuni centri cinofili sia con interazioni “free” in aree cani; non fargli vivere esperienze negative con altri cani perché la memoria di razza con tutta probabilità emergerà. Quindi socializzazioni molto, ma molto ben ponderate. E questo lo si può fare affidandosi a istruttori cinofili che conoscano bene queste razze e che inoltre siano in grado di insegnare ai proprietari come giocare con il cane. Il gioco è molto importante per crescere felici, sereni ed equilibrati. Ehm…piccolo luogo da sfatare: ai terrier piace il gioco competitivo e a mio avviso diffidare da istruttori che dicono che il tira e molla con loro non si deve farlo. Strutturarlo piuttosto in maniera consapevole e corretta. Trovo profondamente ingiusto e doloroso farli arrivare allo stremo, sia nel caso di risposte aggressive, sia nel caso in cui arrivano a non voler nemmeno sentire l’odore di altri cani per stress e timore. Ma per parlare di attività belle e positive, sono razze a cui piace perlustrare e cacciare, riescono a divertirsi con molte attività sportive- amstaff e pit bull in particolare. L’importante è trovare ciò che li appaghi, rispettando i tempi del cane e senza obblighi. Per mia esperienza, eccetto qualche bull standard un po’ “pigro” con cui si potrebbe faticare un poco di più a trovare la leva giusta, sono razze che possono eccellere in ricerca, in pet therapy, in agility, rally obedience, disc dog…
Tutto sta nel capire cosa gli piace veramente fare con noi”.
Si può parlare di razze pericolose? La gestione di suddette razze ha qualche limite o limitazione di cui i proprietari dovrebbero aver consapevolezza?
“Detesto le discriminazioni nei confronti di qualsiasi razza e specie, ma restando sui cani bisogna dire che ogni razza ha delle attitudini precise, e se vogliamo parlare di pericolosità posso affermare che non auguro a nessuno di dover dividere due terrier di tipo bull che litigano, e la lite potrebbe sfociare per un giocattolo, per cibo, per un ramo secco, per gelosia nei confronti dei compagni umani; anche se ogni tipo di cane non deve essere messo in difficoltà, sia fisicamente, psicologicamente che emotivamente, con loro il rischio di rissa è alto, tanto quanto il danno successivo alla rissa. Per danno non intendo solo quello fisico, ma la possibilità che non tornino a poter vivere nella stessa casa, o a generalizzare quell’episodio. Sarò ripetitiva, ma come con tutti i cani, è doveroso da parte nostra appagare i loro bisogni. Più sono appagati, più tolleranza mostrano”.
Lei che li vive e li conosce cosa può consigliare ai futuri adottanti di queste razze che è necessario debbano sapere?
“Di non affidarsi ad allevatori improvvisati, di informarsi prima su tutte le patologie ereditarie tipiche della razza perché ce ne sono anche di molto gravi. Non ne elencherò molte proprio per invitare il lettore a indagare qualora fosse interessato ad adottarne uno: reni, atassia, dermatiti, displasie, oculopatie, sordità, altre malattie neurologiche. Spesso molte alterazioni del comportamento trovano una spiegazione in un’alterazione organica.Stare lontani da allevatori che non spiegano quanto detto finora o lo minimizzano; da quelli che affermano che devono essere educati duramente e con coercizione (botte, punizioni, collari a strozzo). E che non vi dicano il contrario: anche loro sono cani e sono molto sensibili. Forse molti sono “troppo” resistenti al dolore fisico, motivo per cui vanno osservati con attenzione quando stanno poco bene. Infine, per sfatare qualche luogo comune sul piano comportamentale, possono tranquillamente nutrirsi in modo naturale con carne cruda senza che sviluppino aggressività o si vogliano nutrire di tutto ciò che vive”.
Ringraziamo la collega Daniela Puiatti per la schiettezza e l’ arguzia con cui ha risposto alle nostre domande.
Maneggiare con cura, quindi. Sia per la loro fragilità, che per la loro forza.
Mi piace ricordare che il cane non è il prolungamento di quello che siamo. Né la proiezione di quello che vorremmo essere o fare. O di quello che ci manca. O uno status sociale.
È un individuo a sé; fantasticamente originale.
Tocca a noi non essere pezzotti.