Fertility Day
Articolo di Michela Salzillo
Vignetta di Giuseppe La Micela
Non c’è proprio pace per la Lorenzin, neppure nel giorno che santifica la fertilità femminile, quella che lei stessa, in qualità di Ministro della Salute, ha voluto omaggiare il 22 settembre a partire da oggi. Tutta colpa delle campagne pubblicitarie e dei manifesti promozionali inerenti la causa, non di certo delle sue intenzioni, almeno così dice lei.
A chi mette in discussione i moniti delle locandine che hanno anticipato il fertility day, la “Beatrice nazionale” si difende passando la staffetta delle responsabilità al dirigente della comunicazione istituzionale del ministero della Salute
Da ieri, insieme all’ultima polemica sul tema, piovono risentimenti e promesse. Le ultime dichiarazioni del Ministro, infatti, lasciano intendere che, a seguito di un secondo flop diventato subito virale, sia stato deciso il licenziamento di colui il quale si sarebbe occupato della divulgazione del materiale informativo. Nessuna approvazione, dunque, da parte della Lorenzin che, desolata, si sarebbe ritrovata a dover bocciare due opuscoli nel giro di pochissimo tempo. Dopo la prima campagna ritirata perché sessista, il Ministro, o chi per lei, ne ha diffusa una razzista per poi ritirare anche quella. Ma ripercorriamo le immagini nel dettaglio:
l’ultima trovata pubblicitaria che, ipoteticamente, avrebbe dovuto incitare ad attuare metodi di prevenzione alla sterilità, è sfociata in una vera e propria classificazione di razza. La brochure in questione, infatti, si intitolava“ Stili di vita corretti per la prevenzione della sterilità e dell’infertilità” e presentava in copertina due gruppi di persone, ognuno dei quali associato a uno stile di vita. Nel primo gruppo , quello delle “buone abitudini da promuovere”, c’erano solo persone bianche e sorridenti ; nel secondo, invece, c’erano dei ragazzi neri, che fumano, con i capelli lunghi, mentre una scritta cita “i cattivi “compagni” da abbandonare”.
Ora, è vero che il pregiudizio è negli occhi di chi guarda, ma all’evidenza non si può sostituire un’interpretazione che non esiste. È come quando nella campagna precedente si sceglie di associare l’immagine di una donna che regge la clessidra alla presunta bellezza senza tempo, continuando sulla linea di una predisposizione alla fertilità che, invece, non conosce il sempre. All’epoca, il Ministro si giustificò dicendo che certi concetti mirano a provocare, soprattutto quando si cerca di contrastare determinati tabù. Ad oggi, l’intento sembra essere riuscito solo per metà, visto che pur essendoci stata un’attenzione particolare alla tematica, non siamo sicuri che abbia esattamente corrisposto l’intento degli ideatori della campagna.
Il Ministro ha dovuto fare i conti con non poche polemiche in queste settimane, soprattutto da parte di quelle donne che, lamentando una società in cui il lavoro sembra essere diventato un privilegio, considerano il sogno di essere madri un miraggio da rimandare. C’è chi dice che dove mangiano in due, si sfamano pure in tre, ma in questo caso potremmo asserire che non è solo questione di sopravvivenza più o meno possibile. Avere un lavoro che sia stabile si concilia con la serenità, e prima di un concepimento, forse, sarebbe opportuno lottare per ottenerla.
I figli non scelgono di venire al mondo, decidiamo noi per loro, e l’esigenza di inanellare generazioni future preme su doveri che in realtà non esistono. Una donna non dovrebbe sentirsi obbligata a definirsi madre, non dovrebbe considerarlo un dovere se non vuole o non può. Non dovrebbe essere quella che deve accontentarsi di un uomo perché “a una certa età” bisogna realizzarsi. Si può essere complete anche in assenza di pargoli da crescere. L’ istinto materno non è una legge, può anche non esistere, e in alcun modo dovrebbe passare il messaggio che questo possa rappresentare un problema.
Esistono, da nord a sud, tredicenni che partoriscono bambini in tutta normalità, perchè “se succede il guaio” è vietato non farlo. L’Italia è così: su carta, è un paese laico, dove non si può scegliere di non concepire se si rimane incinta , perché se fai un errore, ti devi prendere la responsabilità pure del secondo. Come dire, meglio due vite infelici che una libera che “commette peccato”.Il potenziale uomo modello da scegliere come marito, poi, è sempre il medico in cravatta, ché i musicisti con i rasta, soprattutto se sono neri, alimentano la chiacchiera. Nulla contro di loro, ma meglio di no. Non che valga per tutti, si tratta di una estremizzazione voluta, ma questa forma mentis esiste, e dovremmo tenerlo bene a mente, tutti.
Va bene promuovere il diritto alla maternità, ma non per questo bisogna screditare chi sceglie altre strade. Perfetto il discernimento fra buone e cattive abitudini, ma bisognerebbe farlo senza andare a minare la credibilità di conquiste che fanno ancora fatica a cantare vittoria.