Café
Di Erica Caimi
Café Society è l’ultimo film di Woody Allen, presentato al Festival di Cannes 2016 e uscito nelle sale cinematografiche il 29 settembre. Il regista mette in scena un cast d’eccezione che vede come protagonisti Kristen Stewart, Jesse Eisenberg, Jeannie Berlin, Steve Carell, Blake Lively, Parker Posey
Siamo alla fine degli anni ’30, quando il giovane Bobby Dorfman (Eisenberg) decide di lasciare la sua città natale, New York, per trasferirsi nella capitale del cinema, Hollywood e tentare il successo. La sua famiglia, conflittuale e problematica, è composta dai genitori perennemente in lite Rose e Marty, dal fratello gangster della malavita Ben, dalla protettiva ed intelligente sorella Evelyn e da suo marito, l’intellettuale Leonard. Bobby non si accontenta della sua routine nel Bronx, dove gli si prospetta un mediocre impiego nella gioielleria del padre, vorrebbe qualcosa in più che spera di trovare stabilendosi a Hollywood. Qui, comincia a lavorare come fattorino per suo zio Phil (Carell), un importante agente delle star e conosce la sua affascinante e carismatica segretaria, Vonnie (Stewart), della quale s’innamora fin da subito. Nella East Cost, Bobby si lascia trasportare dall’atmosfera scintillante e mondana dell’epoca, dallo sfarzo costruito del jet-set e s’immergerà nel clima vibrante che pulsa nella mecca del cinema. Vonnie non disdegna le tenere avances del ragazzo, ma non lo incoraggia, perché è già impegnata con un altro uomo, un giornalista sposato che la lascia spesso sola, dice a Bobby, ma in realtà è l’amante segreta dello zio Phil. Dopo la rottura del suo fidanzamento, Vonnie si lascia andare sprofondando nelle forti emozioni del vero amore, trascorrendo momenti felici in compagnia del giovane. Ma la coppia non ha futuro. Vonnie, inaspettatamente, rifiuta la proposta di matrimonio di Bobby, alla quale preferisce le prospettive di sicurezza economica che le si profilano con la relazione che credeva conclusa e tenuta nascosta al ragazzo, il quale ingannato e deluso, fa ritorno a New York. Qui, inizia a gestire il locale del fratello Ben, il Café Society, e scoprendosi un abile imprenditore porta al massimo successo il night club, che diventa un punto di riferimento per la vita notturna degli uomini di spettacolo e non solo. Gli anni scivolano e Bobby è un uomo sposato e realizzato, quando Vonnie, improvvisamente, fa di nuovo capolino nella sua vita a New York, rimettendo, forse, tutto in discussione.
Café Society è una commedia brillante e divertente, ma intrisa di dolce nostalgia e triste romanticismo, ingredienti che prevalgono in quelle esperienze di vita caratterizzate da scelte desiderate, ma mai concretizzate, amori infelici e mai interiormente finiti essendo incagliati in momenti non vissuti. Come confermato dallo stesso regista, “io provo sempre ad essere romantico, ma questa volta c’è di più. Un fascino dato dalle epoche passate, New York è una città romantica, la Hollywood degli anni ’30 lo è, le storie d’amore complicate lo sono terribilmente e poi quei protagonisti tra Clark Gable e Cary Grant, amo il cinema di quegli anni, è quello che mi ha influenzato”.
Il titolo, Café Society, è un omaggio all’epoca in cui gli intellettuali, i mondani e gli aristocratici erano soliti trovarsi nei café e nei ristoranti alla moda delle grandi città, come Londra, Parigi e New York a cavallo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Il termine divenne popolare negli anni ’30, alla fine del proibizionismo, quando l’ascesa della stampa scandalistica seppe immortalare le celebrità in abito da sera che affollavano i numerosi night club newyorchesi per ballare sulle note del travolgente jazz.
I personaggi del film sono molto verosimili, soprattutto nella loro capacità di sapersi evolvere nel corso del tempo. Nella vita reale la consapevolezza che non sempre gli eventi si risolvono come desideriamo, le esperienze positive o negative, i cambiamenti voluti e le delusioni passate sono in grado di modellare il nostro spirito, così anche nella fiction di Woody Allen, il Bobby del finale non è più il ragazzo ingenuo e fiducioso dell’inizio del film. E’ un uomo maturo e consapevole del fatto che talvolta i “sogni sono destinati a rimanere tali” e che “la vita è una commedia scritta da uno sceneggiatore sadico”. I personaggi principali mancano di determinazione nel dare una svolta alla proprie vite delle quali sono intimamente insoddisfatti e sembrano incoscienti del fatto che la distanza tra desiderio e realtà è spesso colmata da una scelta coraggiosa. Il loro abbandonarsi agli eventi della vita, soprattutto di Vonnie, viene nascosto dietro all’alibi dei sogni irrealizzabili.
Una volta calato il sipario sul divertimento e sull’ipocrisia dell’effimero, i riflettori si orientano verso l’essere umano e la centralità del suo mondo interiore ed emozionale per ricordarci che quando i sentimenti sono veri e onesti si preservano a prescindere dal risentimento e dal tempo trascorso, per quanto risultino inevitabilmente trasformati. Col meraviglioso finale, ambientato nella notte di Capodanno, il film sembra suggerire che se il destino, o tu per lui, ha deciso di riproporti sempre la stessa situazione, la stessa frase, lo stesso viso, la stessa conclusione, in qualche modo te le ritroverai sempre di fronte, ma sarà l’esperienza e la volontà a condurti, eventualmente, verso direzioni differenti.