Uragano
di Antonio Andolfi
Le immagini dell’uragano Matthew, prima su Haiti poi sulla costa orientale degli Stati Uniti, ci mostrano distruzioni di ogni tipo: case crollate, inondazioni, alberi caduti. Ma perché si formano uragani di questo tipo?
Gli uragani sono cicloni tropicali, cioè imponenti masse d’aria in rapida rotazione e che traslano intorno a un centro di bassa pressione. Si formano sugli oceani a cavallo dell’equatore e si prendono il nome di uragani soltanto quando riguardano l’Oceano Atlantico e colpiscono gli USA e i Caraibi.
Ma come si formano?
Affinchè un ciclone tropicale si possa formare servono alcune condizioni fondamentali. L’acqua del mare deve essere piuttosto calda e superare i 27°C di temperatura. Deve esserci abbastanza umidità che possa alimentare il ciclone nella parte bassa dell’atmosfera. I venti nell’alta atmosfera non devono essere troppo intensi. Quando tutto ciò si verifica, le calde acque oceaniche riscaldano l’aria sovrastante, che inizia a salire e a roteare; mano a mano che sale, questa massa d’aria vorticosa si raffredda e forma un imponente cumulonembo. Il vuoto di pressione al centro del ciclone richiama aria, dando origine a forti venti.
Matthew e gli altri. L’uragano e i nomi propri
Perché hanno nomi propri? Gli uragani sono chiamati per nome proprio per facilitare il riconoscimento dei cicloni e la diffusione di notizie sul loro conto. L’Organizzazzione meteorologica mondiale ha stilato sei liste di nomi per la stagione degli uragani atlantici, cha va da Giugno a Novembre, ciascuna con 21 nomi. I nomi seguono le tradizioni e le lingue locali: Rita, Mitch e Matthew colpiscono gli Stati Uniti, Ketsana si è abbattuto sul Giappone, Ondoy sulle Filippine. I loro effetti si misurano attraverso la scala Saffir-Simpson, basata sulla velocità dei venti e la propensione al danno. Un uragano è definito tale quando i suoi venti superano i 119 Km orari; al di sotto di questa velocità è chiamato semplicemente tempesta o depressione tropicale. La scala prevede 5 gradi, il quinto comporta venti superiori ai 252 Km orari, inondazioni con onde alte sei metri e oltre.
L’uragano Matthew si è abbattuto su Haiti quando era di categoria 4, lasciando oltre 900 vittime e la peggiore devastazione dopo il terremoto del 2010.
L’ uragano più costoso della storia
Quando un uragano ha avuto un impatto particolarmente devastante, il suo nome viene ritirato. Così Katrina indicherà per sempre la tragedia vissuta a New Orleans nel 2005. Questo uragano in particolare detiene il triste primato di ciclone tropicale più costoso di sempre: i danni economici che ha causato sono quantificabili in 45 miliardi di dollari, circa 40 miliardi di euro. Più di un milione di persone rimasero senza casa per colpa di Katrina, e più di 1300 persero la vita. L’uragano che investì Galveston, in Texas, l’8 settembre 1900, con una velocità stimata dei venti di 233 km orari, è ad oggi classificato come il più mortale disastro naturale che abbia mai interessato gli Stati Uniti. Uccise 8000 persone. Colpì in un’epoca in cui ancora gli uragani non avevano nomi, ed è chiamato anche la Grande Tempesta.
L’occhio dell’uragano
La regione centrale del ciclone, dove viene registrata la pressione atmosferica più bassa, viene chiamata “occhio”. In generale è sgombra da nubi o coperta di nubi basse, è ampia qualche decina di km, ha una forma piuttosto regolare e aria più calda rispetto al resto dell’area coperta dalla tempesta. Oggi i satelliti compiono il grosso dello sforzo di visualizzazione degli uragani, ma non riescono a misurare la pressione barometrica e nemmeno, in modo accurato, la velocità dei venti dei cicloni, informazioni vitali per prevederne lo sviluppo. A questo pensano gli Hurricane Hunters, aerei della NOAA o della US Air Force che si spingono all’interno delle tempeste per raccogliere dati scientifici sul loro comportamento. Il primo a cimentarsi nel pericoloso – e talvolta fatale – compito fu Joseph B. Duckworth, colonnello dell’Aeronautica militare statunitense, nel 1943, con un monomotore da addestramento. Oggi si sta cercando di inviare i droni in queste difficili missioni. Il senso di rotazione dei venti degli uragani è antiorario nell’emisfero nord e orario in quello sud, per effetto della rotazione terrestre. Le tempeste da sole non si muovono in un senso o nell’altro: sono spinte e propagate dai venti dell’alta atmosfera.
Nell’Ottobre del 1991, sull’Oceano Atlantico, l’uragano Grace investì la costa est degli Stati Uniti, entrò in rotta di collisione con altre due aree di bassa pressione provenienti da Nord e da Sud, circostanza che si verific soltanto ogni 50 o 100 anni. Venne chiamata la “tempesta perfetta”.