madre
Di Luigi Sacchettino
Cari lettori interessati vorrei vi ricordaste queste parole a mo’ di mantra “ Almeno 60 giorni insieme alla madre. I-n-s-i-e-m-e.”
In settimana vengo chiamato per aiutare una famiglia che aveva appena adottato un cucciolo di pastore tedesco in allevamento; come da rito chiedo nel momento della scelta del cucciolo dove fosse la madre e mi viene risposto che la madre già da alcuni giorni non era più coi cuccioli.
Ci risiamo, mi dico. Nemmeno il minimo sindacale è stato compiuto.
L’ ORDINANZA 6 agosto 2008 – Ordinanza contingibile ed urgente concernente misure per l’identificazione e la registrazione della popolazione canina, attualmente in vigore e successivamente prorogata disciplina l’età a cui poter vendere un cucciolo.
Infatti all’ art. 2 recita:
“E’ vietata la vendita di cani di età inferiore ai due mesi, nonché di cani non identificati e registrati in conformità alla presente ordinanza”.
Quindi è fatto chiaro che la vendita di un cucciolo debba avvenire non prima dei 60 giorni.
Il problema è come vengono allevati e cresciuti i cuccioli in questo intervallo di tempo. Periodo Sensibile. Sensibilissimo.
Alla nascita i cuccioli non sanno di far parte della specie cane. Lo imparano grazie ad un processo definito socializzazione primaria che inizia a partire dalla 4° settimana di vita e termina intorno al 4° mese. Se il cucciolo non ha interazioni con la specie di appartenenza s’identificherà con quella più vicina. Accanto alla primaria, c’è la socializzazione secondaria – tra la 4° e la 12° settimana- in cui socializza con l’uomo, nelle diverse tipologie: alto, basso, magro, di colore, in carrozzina e così via. In tal senso è necessario aiutare il cucciolo a fare più esperienze possibili incoraggiandolo ad esplorare/allontanarsi dalla base sicura (la madre) ed inserendolo in un ambiente ricco di stimoli.
E’ fondamentale quindi che l’allevatore- o chi per lui- conosca questi passaggi e lasci la madre fisicamente insieme ai cuccioli fino al momento dell’adozione dei proprietari umani. Fisicamente. Sì, è necessario che la madre non venga allontanata dai cuccioli- se non per momenti di pausa e relax in cui può destressarsi. Lasciando la possibilità di allontanarsi e ritornare quando vuole.
Purtroppo accolgo sempre più proprietari disperati per delle adozioni compiute anzitempo- 45 giorni- o per cucciolate gestite molto poco etologicamente, con la madre tenuta pochissimi minuti al giorno insieme ai cuccioli già a partire dalla fase di post svezzamento. Spesso questo accade perché si tende a favorire una ripresa celere della madre e a non permettere ai cuccioli di succhiare e giocare con le sue mammelle poiché i loro dentini taglienti creerebbe problemi- fisici e mentali- alla madre stessa. Nella realtà questa assenza si traduce con un gruppo di giovani teppisti che si muovono senza una guida, senza una base sicura; un po’ come se lasciassimo dei bambini all’asilo senza la maestra che vigili affinché tutto proceda serenamente.
I danni che ne possono scaturire sono spesso irreparabili: cuccioli con un comportamento sovradimensionato in frequenza ed intensità, assenza di inibizioni, utilizzo della forza per predominare sull’altro, comportamenti paurosi, senza autocontrollo e molto altro ancora. E ciò che può insegnare una madre competente non sarà mai equiparabile all’insegnamento di un umano. Soprattutto perché quando il periodo sensibile passa, si può solo lavorare in recupero. Che non vuol dire che sia tutto già rigidamente scritto ma che semplicemente si dovrà sbagliare il meno possibile per apparare.
Le madri per questo dovrebbero essere il più competenti possibile, avere delle balie- come le altre femmine- a sostegno, un po’ nel ruolo delle zie; dovrebbero poter riposare tra un estro e l’altro senza dover partorire ad ogni ciclo. Dovrebbero essere accolte e coccolate quando chiedono una pausa dai cuccioli, proprio come facciamo con le partorienti umane.
Dovrebbero poter essere messe a riposo dalla loro carriera di fattrici in età ragionevole e non in senescenza.
Dovrebbero essere in ottimo stato di salute fisica e mentale. Se per il primo c’è una certa attenzione, sul secondo spesso si da per scontato ciò che scontato non è, della serie “imparerà crescendo, tocca alla famiglia adottante”.
L’indicazione che do ai futuri adottanti è di essere un po’ giornalisti se volete prendere un cane. Chiedete di interagire con i genitori del cucciolo, pretendete di sapere quante ore al giorno la madre resta coi figli. Come si comporta con loro, se è tollerante, accudente, reattiva.
Visionate filmati. Cercate di capire se l’ambiente è stimolante a sufficienza e se ci sono degli altri cani adulti che interagiscono con i cuccioli. Usate non solo la pancia nella scelta, ma anche il cervello nella discriminazione. E se vi sono dubbi, chiedete una consulenza preadottiva ad un tecnico.
Non possiamo considerare la gravidanza delle cagne come una passeggiata semplicemente perché non siamo noi a viverla in prima persona. Può essere una esperienza appagante; ma può comportare anche un trauma.
E di questo la responsabilità spetta a noi umani.
Dato che un cucciolo è considerato merce- res, per il codice civile- si pretenda almeno che di vizi non ve ne siano.
E i vizi di socializzazione si ravvedono frequentemente.