terremoto
di Antonio Andolfi
Oltre allo sciame sismico, in alcune zone colpite, e per particolari condizioni del suolo, si verifica la liquefazione del suolo: ecco in breve che cos’è e come avviene.
Com’è già accaduto per il terremoto in centro-nord Italia nel 2012, anche gli eventi sismici iniziati nell’agosto 2016 hanno portato alla ribalta, in alcuni luoghi, un altro aspetto dei terremoti, la cosiddetta liquefazione del terreno (o liquefazione del suolo), in particolare in seguito alla scossa del 30 ottobre scorso, di magnitudo 6.5.
Il fenomeno è strettamente connesso alla natura del terreno della zona dove si verifica il terremoto. In questa occasione è stato osservato a Santa Vittoria in Matenano (Fermo), a circa 40 km dall’epicentro della scossa (ma non è escluso che sia avvenuto anche altrove, inosservato).
Terremoto. Come funziona la liquefazione del terreno
In pratica, succede che un sedimento sottoposto a pressione e vibrazione perda temporaneamente, ma improvvisamente, resistenza e si comporti come un liquido denso. Questo può accadere su terreni sabbiosi o argillosi, in zone ricche d’acqua. A seconda del luogo dove avviene, il fenomeno può avere conseguenze più o meno gravi: dalle improvvise valanghe di fango – se la liquefazione interessa un versante collinare – al cedimento di edifici, che sprofondano per diversi centimetri nel terreno e possono perciò crollare o risultare poi inagibili. Naturalmente il fenomeno può avvenire anche in campagna, in zone coltivate, con danni materiali più contenuti.