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Oscar day. Domani al Palamaggiò i casertani potranno riabbracciare il proprio idolo
In città non si parla d’altro. Dopo il Panathlon, il battesimo, tutto è pronto per il ritorno “a casa” del campione. La sua casa è il Palamaggiò, costruito in soli cento giorni dal cavaliere Giovanni, per far ammirare agli sportivi casertani le gesta del campione. In pratica per lui. Perché il basket a Caserta, nonostante tutto, si identifica con lui.
Oscar: vero simbolo del basket casertano
I ragazzi si sono avvicinati alla palla a spicchi grazie a quel fatidico addio al basket giocato del 2003. Da allora Oscar non ha più rimesso più piede su quel parquet che lo ha visto protagonista in otto stagioni. E’ mancato solo il sigillo del tricolore. Ma per noi casertani, in pratica, è come se lo scudetto lo avesse vinto anche lui. In effetti, pur essendo orgogliosi di aver raggiunto un traguardo che difficilmente potrà essere nuovamente superato, averlo raggiunto senza di lui non è stata la stessa cosa. L’altare dello scudetto e l’amore per “o rey do triple”. Ed è per questo che l’amore per il campione brasiliano è stato collocato in una “teca”, custodito come un oggetto rarissimo e curato con attenzione. Oscar è Oscar. Oscar è il basket. Oscar è Caserta. Per questo menzionata anche ai giochi di Rio.
Si prevede il pienone al Palamaggiò solo per “o Rey”
Molti giovani che non hanno mai visto giocare Oscar andranno al Palamaggiò per vederlo, almeno una volta, dal vivo. Ne hanno sentito parlare, hanno ascoltato i racconti, hanno visto le immagini. Ora potranno vederlo in carne ed ossa. Esiste, si esiste. Il racconto si, ma nel vederlo potranno capire l’affetto che lega il tifoso (quello vero) ad Oscar ed Oscar al tifoso. Non passerelle per pochi intimi, gelosie (perché a te si, perché non io). L’abbraccio disinteressato, passionale del popolo del basket al campione osannato, ammirato, rispettato.
Il vero tifo ha preparato una grande accoglienza
Ed il vero tifo, i tifosi veri, quelli scevri dall’apparire ma solo concentrati sull’essere tifosi. Ripetiamo, la maggior parte di loro non conosce Oscar ma sta preparando un’accoglienza degna di un re. O rey do triple. Quello che ha fatto sognare una generazione di appassionati. Ha fatto credere che con l’impegno, la passione, il cuore ce la si può fare. Perché Oscar non ha vinto lo scudetto, la ma lo scudetto per noi casertani è LUI.
Dicevamo l’organizzazione. Oggi le prove generali sul parquet. Tutti a prepararsi alle passerelle, ad accaparrarsi un invito per la serata. Ma la festa si farà al Palamaggiò. Per tutti. Organizzata dai tifosi. Vera anima della squadra. Immaginate solo per un attimo vedere una partita senza il tifo organizzato. Un vero squallore. Ed ora loro, i tifosi che non lo hanno visto giocare dal vivo, ma solo nei filmati ed attraverso i racconti dei diversamente giovani, hanno organizzato un’accoglienza, un tributo al grande campione che ritorna sul parquet più amato, dopo quello della sua terra.
Il giusto tributo
E Oscar saprà apprezzare. E’ un sentimentale. “non sarei mai andato via da Caserta”. Ma lo sport, come la vita a volte è crudele. “Giancarlo prendimi quel brasiliano che piange e segna”. E’ storia nota a tutti. Boscia che chiede a Giancarlo Sarti di portare nella Juvecaserta il campione brasiliano conosciuto in una finale di coppa intercontinentale del 1979 tra Bosna Sarajevo (allenata da Boscia) e Sirio, in cui giocava Oscar. E in quell’occasione Oscar vinse. Si in pratica vinse da solo e il tecnico, altro personaggio fondamentale nella crescita del basket casertano, lo volle con sé.
La festa prima di affrontare un’avversaria storica. Ultima ad aver visto Oscar con la maglia bianconera
Domani sarà festa, la giusta festa, il giusto tributo al ritorno del campione. Ma dopo si giocherà contro Pesaro, la squadra contro cui Oscar ha giocato l’ultima gara con la canotta della Juvecaserta.
E allora che sia una festa completa. Bentornato al campione e vittoria sul campo.