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OSCAR E BOSCIA: QUATTRO CHIACCHIERE E RACCONTI INEDITI

scritto da Walter Magliocca 18 dicembre 2016
oscar

oscar

Oscar e Boscia: un incontro amicale e scambio di ricordi 

Come se il tempo non fosse trascorso. Se non per il fatto che il fisico, di entrambi, è stato minato da malattie per fortuna sconfitte … fuori dal campo.

Prima Oscar in un incontro pomeridiano. Nella sala clinic del Palamaggiò, dopo un servizio davanti le telecamere di Sky, si sofferma per salutare, attraverso i mezzi di informazione, il pubblico casertano.

Oscar fiero della cittadinanza onoraria 

“Sono entrato brasiliano ed esco casertano – esordisce Oscar -. Ritornare a Caserta è sempre una grande emozione. Ricordavo molti aspetti e molte strade ma ho trovato la città migliorata. Un unico particolare: ricordavo molto più larga la strada dove abitavo (via Caduti sul lavoro). Sono contento dei riconoscimenti ricevuti e soprattutto della casertanità. Me ne ritorno in Brasile molto soddisfatto, ricordando che sono ritornato per il battesimo della nipotina di Mario Basile”.

Essere stato cacciato da Caserta: una ferita ancora aperta

“Quando venni per l’addio al basket non volevo rovinare la festa con polemiche. Ma ora non ho remore. E’ il momento giusto, Il tempo è galantuomo. Mette a posto tutte le cose, quelle buone e quelle cattive. Perché tutti ricorderete che io da Caserta, daquesta squadra, sono stato cacciato (facendo il classico gesto con la mano). Per colpa di qualcuno che conosco molto bene (chiaro il riferimento a Dell’Agnello, Gentile, Esposito e Marcelletti). Se fosse stato vivo il cavaliere (Giovanni Maggiò) io non sarei mai andato via. Nella finale di Atene io avrei dovuto giocare nel Real e forse Caserta non sarebbe mai arrivata a disputarla. Gli spagnoli mi diedero un contratto di tre anni già sottoscritto dal presidente. Giovanni Maggiò me ne offrì quattro”.

“La squadra, dopo lo scudetto ha iniziato la fase calante e non ha vinto più nulla. E se non fosse stato per Nando (Gentile) che realizzò tre tiri da tre, non avrebbe vinto nemmeno in quella occasione. Sono sicuro, più che sicuro, che quella squadra avrebbe vinto anche con me. Fino ad allora non vincemmo nulla perché i vari Gentile, Esposito erano giovani e facevano Le c….te frutto della loro giovane età. E poi Caserta non era considerata a livello federale. Perdemmo una finale perché io fui espulso per non aver commesso nulla. Gli arbitri fischiavano tutto contro e favorivano le compagini più blasonate, quali Milano e Bologna”.

Arriva Boscia e la chiacchierata si colorisce di aneddoti particolari e battute

“Sono arrivato per salvarti – dice Boscia Tanjevic rivolto ad Oscar – anche in questa occasione. Conobbi Oscar, quale giocatore del Sirio, nella finale di coppa intercontinentale contro il mio Bosna. Era il 1979. Noi avevamo vinto tutto. Ed anche in quella gara fummo avanti nel punteggio fino a quando Oscar non decise di iniziare a segnare da ogni posizione. Piangeva e segnava. Dissi a Giancarlo (Sarti) di prendere quel camion e così venne a Caserta tra la incredulità generale perché nessuna conosceva il brasiliano. In A/2 su sette partite ne perdemmo sei e il presidente voleva tagliare Oscar.. Io dissi di no, dicendogli di cacciare me. Alla fine vincemmo il campionato”.

Con i se e con i ma ….ma

“Se Delibasic non fosse stato colpito dalla malattia, avremmo vinto almeno tre titoli consecutivi. Voi non avete visto il vero giocatore. In quel periodo (precampionato 1983) non era nemmeno al 50% ed era immarcabile. Purtroppo. Nella finale di Milano ci espulsero Oscar e ci vollero far credere che per noi sarebbe stata la stessa cosa. Feci vedere lo score mettendolo sotto il naso di Dan (Peterson) e gli dissi giochiamocela alla pari”.

Boscia è un fiume in piena: “Tato (Lopez) reagì e mi disse: mister non perché mi hanno chiamato tupamaro ma sporco tupamaro”. E giù una risata.

I racconti si susseguono: “non chiedevo un centro americano perché preferivo esterni tiratori e poi mi dissero che Marco (Ricci) era un giovane promettente come un americano”. “Andai dal presidente e gli disse che era impensabile giocare tutto il campionato in trasferta (in quanto in A/1 non si poteva giocare in impianti al di sotto dei 3500 posti. E il Cavaliere mi disse, va bene lo costruisco io. Io lo guardai e lui mi disse: non ti fidi di me?. I lavori iniziarono il 5 agosto e li terminò in quei cento giorni. Era sempre presente sul cantiere”. “Qualunque cosa succedesse, al presidente dicevo che era stato Oscar. Tanto lui era il prediletto. Con lui non prendeva provvedimenti”.

Oscar: ritornerò più spesso

La chiosa di Oscar: “ Preferisco il mio basket, cuore e passione a quello di oggi più atletico e basato solo sul denaro. Ma devo dire che però qualitativamente è tutto migliorato, dalle cure mediche, all’abbigliamento, alle scarpe, il pallone ecc..  Due le cose che non dimenticherò e che porterò sempre con me di quel periodo, la vittoria ai giochi Panamericani (esibisce l’anello che porta sempre al dito) e la nascita di mio figlio. E’ la gioia più bella che un uomo possa provare. Grazie Caserta. Ora, penso, ritornerò più spesso. Sono casertano”.

Grazie a Voi Oscar e Boscia. Campioni dentro e fuori il parquet. Senza di Voi Caserta non sarebbe mai stata città di basket e l’unica città del sud ad aver vinto il tricolore. Anche se senza di Voi.

A presto.

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OSCAR E BOSCIA: QUATTRO CHIACCHIERE E RACCONTI INEDITI was last modified: gennaio 26th, 2017 by Walter Magliocca
Boscia Tanjeviccittà di casertaLega nazionale basket serie a bekooscar shmidtpalamaggiò
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Walter Magliocca

giornalista per hobby e per passione idea il progetto L'Interessante

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