Finalmente muore la vecchia generazione.
-“Ricordati che devi morire!”
-“Ecco, brava! Tu ricordami che dovrei prima vivere, magari!”
Di Roberta Magliocca
Il mondo piange due anni – duemilaquindici e duemilasedici – che hanno portato via dall’arte un patrimonio troppo grande per non sentirne il vuoto non solo culturale, ma anche umano.
Partendo da Pino Daniele, passando da David Bowie fino a Dario Fo. E le dita ancora contano l’attrice Silvana Pampanini, lo scrittore Umberto Eco, il regista Ettore Scola.
Ora, non volendo mancare di rispetto a chi ha regalato al mondo la propria arte, portando con la propria scomparsa dolore e mancanza, la risposta a questo periodo è ” Finalmente muore la vecchia generazione “
Dura, crudele, poco radical chic, ma unica e sincera risposta da dare ai quanti sicuri esclamano “L’arte non avrà più questi nomi”. E come dargli torto. Nessun altro Pino Daniele, nessun Dario Fo, di sicura nessun’altra Franca Rame calpesterà mai i palcoscenici del mondo.
Ma sarà ora, finalmente, il tempo di accorgerci di Monica, Giuseppe, Carla, Francesca, Raimondo che, magari, da anni stanno recitando in teatri di periferia, cantando nelle piazze del paese davanti a quattro persone e un paninaro, stanno scrivendo libri che prenderanno polvere negli scaffali degli sconti di quelle librerie che non hanno grandi marchi come sponsor.
E si trovano lì, in ombra, non per mancanza di talento, ma perchè non c’è più chi cerca il talento, restando a stagnare in quell’acqua di nomi che hanno fatto grande il ‘900. E con gli occhi rivolti al passato, ormai di quei nomi resta solo una vecchiaia stantìa e una memoria grandiosa.
Ma lo sguardo al futuro chi lo volge? Quando sarà il turno dei giovani? Di chi ha imparato dai grandi musicisti, attori, registi, scrittori. Si insomma, i figli di chi rimpiangete oggi, scriveranno la nostra storia domani. Abbiatene cura.