Ciro Scarciello.
Di Michela Salzillo
“Mi chiamo Ciro Scarciello, nato nel 1960, sono un vedovo con due figli, svolgo da sempre l’attività di commerciante e sono fiero di essere un cittadino napoletano.”
Così si presenta, a chi glielo chiede con cortesia, il salumiere della Maddalena che negli ultimi giorni ha dovuto fare i conti con il mestiere di eroe. Un abito scomodo per lui, vestito per reazione indotta da un sistema mediatico affamato di eccezioni, non certo per scelta. Ciro infatti è un uomo qualunque che conosce l’umiltà del sacrificio e la bellezza di intenderlo come legittimo dovere; vuole lavorare e vuole farlo onestamente, con passione e senza compromessi. Desidera una vita semplice, quella che la grammatica delinquenziale del posto in cui vive non gli ha mai permesso di conoscere. Non solo oggi, che tutti lo applaudono per essere l’uomo coraggio in grado di denunciare il clima di violenza, intimidazione e illegalità che domina nel suo quartiere. L’ambizione alla normalità è un obiettivo che è cresciuto insieme a lui; non si tratta di un desiderio egoista, ma di un sogno vasto che abbraccia la Napoli viva, la Parthenope sana. La popolarità per Ciro è arrivata prepotentemente; è bastato mettere in moto la parola, quella chiara, netta, sconosciuta all’ inciucio, per vedersi catapultato in un vortice di commenti che, se non sono di encomio, appartengono alla sfera delle sapienze omertose; quelle sempre pronte a guidare chi ha commesso peccato di testimonianza verso il ritiro al silenzio,” perché è meglio così”. Certamente lo è, ma non per tutti. Lo è per quelle persone che Ciro ha denunciato, perché è per questo che ne stiamo parlando. Il commerciante di via Annunziata, se non avesse fatto luce su quanto avvenuto lo scorso 4 gennaio tra i vicoli del suo quartiere, avrebbe favorito l’ennesimo goal alla malavita, continuando, senza troppe grida di consenso, la sua personale battaglia contro una mentalità losca, quella che semina terra bruciata attorno a chi sceglie di interrompere la catena ordita dalla camorra. Ma che cosa ha raccontato di così eroico, Ciro? Perché la sua vita è ormai sulla bocca di tutti?
Ciro Scarciello e la testimonianza a Chi l’ha visto?
Alla telecamera del programma di Federica Sciarelli, lo scorso 11 gennaio, il salumiere Ciro Scarcillo ha raccontato quello che tutti vedono e su cui nessuno osa proferire parola. Nello specifico, ha detto di essere stato presente, come molti altri, quando il 4 gennaio, in pieno giorno, sono stati feriti tre ambulanti africani, a cui degli uomini del clan Mazzarella avevano chiesto il pizzo. Una sparatoria a sangue freddo che ha coinvolto, fra gli altri, anche una ragazzina di dieci anni.
Come tutti sapete, Chi l’ha visto? cerca persone scomparse. A tal proposito c’è da dire che quello della giornalista Lilly Vaccaro Theo, inviata dalla trasmissione direttamente nel quartiere, è stato un atteggiamento provocatorio: la sua intervista al commerciante, infatti, si presenta sin da subito come un pungolo a danno degli esecutori scomparsi. Un amo gettato in maniera diretta, e che Ciro ha accolto con ironia e fermezza:
“ Lei mi sta chiedendo di fare i nomi di chi ha sparato? È una cosa un po’ complicata, signorina!…Le forze dell’ordine sanno le cose come stanno; sanno qual è la situazione qua; sanno l’ illecito che c’è da una vita; sanno che lo stato non è presente. Tutti sapete tutto, perché venite qui e volete sapere dai cittadini cose ben specifiche? Ci sono anche le telecamere qua… Vuole sapere che cosa è successo? Erano cinque giovanotti dai venti ai trent’anni. Prima hanno avuto un conflitto con degli extracomunitari e poi ci sono stati degli spari, che oltre a colpire tre di loro, alcuni dei quali sono rimasti riversati a terra per un’ora, mentre le forze dell’ordine tardavano a intervenire, nonostante fossero state chiamate, hanno ferito anche una ragazzina alla gamba. Questo è?”
Un racconto nitido quello di Ciro, elementare. Una testimonianza, la sua, che di eroico a solo la verità detta a voce alta, quella che ci coglie sempre poco abituati. Una verità di cui le sparatorie, le faide costituiscono soltanto l’atto finale di una operosa e intricata attività camorristica, la stessa che di solito parte dalle cose semplici, contamina i gesti di civiltà quotidiana e li corrompe, condannandoli a genitori di marchingegni più grandi. Si chiama camorra il cittadino che non rispetta le regole del vivere civile; i vigili, la polizia e i carabinieri che non svolgono appieno le funzioni che sono chiamati a far corrispondere per il bene comune; il netturbino che non fa il suo dovere, facendo finta di spazzare mentre getta la carta sotto l’auto. È Camorra permettere che le forze dell’ordine siano presenti in quelle zone solo due volte alla settimana; è litigare con l’esercente onesto che tutte le mattine, prima di cominciare a fare il suo lavoro, deve dedicarsi alla pulizia fuori dal negozio. “Queste non sono cose giuste – dice senza remore Scarciello- ma basterebbe davvero molto poco per fare in modo che certi quartieri riprendessero a essere popolati come lo erano una volta. Bisognerebbe chiedersi il motivo per il quale, oggi, su trecento esercizi di quelle zone, almeno duecento sono chiusi. È evidente che qualcosa non funziona. Io non ne capisco nulla, non sono un politico, non sono nessuno, ma vorrei che chi di competenza si chiedesse il perché e cominciasse ad agire concretamente”. Subito dopo le sue dichiarazioni, Ciro di concreto ha visto solo minacce, quelle stesse che, fino a qualche giorno fa, lo avevano convinto a lasciare Napoli. “ Vado via, qualcuno che mi farà fare qualcosa lo troverò di certo” -aveva detto ai giornalisti il salumiere – poi,
d’ improvviso, una robusta catena solidale gli ha ricordato il coraggio di resistere, di insistere.
Io sto con Ciro. La solidarietà che fa bene alla paura
Lo Stato. Dov’è lo stato? Abbiamo bisogno dello Stato. L’aveva ripetuto come un mantra instancabile, Ciro. Un invito, una supplica di presenza che non è arrivata neppure dopo l’avvertimento intimidatorio ai danni del salumiere della Duchesca. Niente di concreto è stato ad oggi ufficializzato, anche se pare che De Magistris avrebbe risposto all’appello, fissando un incontro face to face e plasmando in questo modo una strategia di protezione a favore del salumiere. Quella che qualcuno chiama svolta, almeno potenzialmente, è arrivata dopo la terrificante minaccia subita da Ciro, che nella mattinata dello scorso venerdì ha trovato i lucchetti della saracinesca del suo negozio sigillati con l’ Attack, oltre ad una vetrina ridotta in frantumi. Da quel momento in poi, dopo una lunga settimana difficile, contraddistinta da un surreale isolamento, carovane di persone si sono dirette nella salumeria della Duchesca per stare vicino a Ciro, per fargli forza, per dirgli: io sto con te! Per acquistare i prodotti del suo negozio con ordini da capogiro, perché forse non c’è nulla che sia più fastidioso di una routine ripristinata, aldilà dell ‘intimidazione e la paura. Oltre quattrocento persone hanno affollato il negozio di Ciro il giorno dopo l’accaduto. La spesa solidale in realtà è partita grazie all’ intervento di Luigi Leonardi, anche egli un imprenditore che si è ribellato alla Camorra, e che il pubblico ha imparato a conoscere grazie al programma televisivo Le Iene. In poche ore banconi e scaffali sono stati completamente denudati. Un assalto, questo, che non accenna ad arresti, tanto è vero che qualche giorno fa, sulla bacheca Facebook dello stesso Scarciello si leggeva:
“Alla spettabile clientela, Ci preme comunicarvi le più sentite scuse per i disagi dovuti alle consegne! Mi scuso personalmente, ma non pensavo che i fatti di cronaca che mi hanno visto protagonista, avrebbero causato questo clamore e questa pubblicità! Stiamo lavorando e ci stiamo adoperando per garantire a tutta la clientela la massima disponibilità e professionalità, per continuare a servirvi nel massimo dell’efficienza! Grazie a tutti per la solidarietà. Ciro Scarciello”
Nonostante la grande affluenza riscontrata, resta un dispiacere constatare la presenza di poca gente residente nel quartiere, che perde a dispetto di tutte quelle persone arrivate invece dal Centro antico, Posillipo e addirittura Milano. Per sabato è stata organizzata una nuova manifestazione similmente alla spesa solidale già avvenuta, mentre è previsto per il fine settimana il “panino anticamorra”: i sostenitori di Ciro si riuniranno infatti in piazza maddalena per una merenda di protesta. Quello che sta accadendo intorno a Scarciello è indubbiamente un umano miracolo che si spera non duri il tempo di una curiosità, ma è chiaro che non basta. Come ha dichiarato Leonardi, “è arrivato il momento che le istituzioni comincino a fare la propria parte. Ciro ha bisogno di una risposta che sia concreta e duratura. Lo Stato deve farsi vedere.” E noi speriamo vivamente che accada presto, anche perché più che di eroi, abbiamo bisogno di persone, di persone semplici come Ciro. Confidando nel fatto che, almeno per una volta, non sia diffamato chi la camorra la denuncia ma chi la fa. Ad auspicarselo è anche Roberto Saviano, che qualche giorno fa si espresso pubblicamente in merito alla questione.
Il messaggio di Roberto Saviano
“Caro commerciante napoletano, lei vuole che lo Stato sia presente? Ma si mangi un’emozione, esca dal suo negozio, vada tra la gente. Chi sa se qualcuno avrà il barbaro coraggio di rispondere così a questo coraggioso commerciante napoletano. Chi sa se qualcuno lo accuserà di essere andato in tv, di aver diffamato Napoli solo per vendere un po’ di prosciutto in più. Chi sa se dalla Napoli invasa dal turismo, a questo coraggioso signore, arriverà mai una risposta seria. Anche a lui si dirà che a Napoli non esiste un’emergenza sicurezza? Oppure gli si dirà: “si mangi un’emozione, esca dal negozio, vada a femmine?”. E a Chi l’ha visto cosa diranno? Che è sputtanapoli? Che sta diffamando la città? Che avrebbe dovuto raccontare il bello? Il turismo?”