Abito.
Di Erica Caimi
Da martedì 14 marzo al Teatro Sala Fontana di Milano è in scena lo spettacolo «L’abito nuovo», l’adattamento teatrale curato da Eduardo De Filippo dell’omonima novella di Luigi Pirandello.
Le strade dei due luminari del teatro e della letteratura si sono incrociate un’unica volta, quella in cui hanno dato vita alla commedia «L’abito nuovo», andata in scena per la prima volta al teatro Manzoni di Milano nel 1937, un dialogato in due atti e tre quadri tratto da un racconto di Luigi Pirandello e arrangiato da Eduardo De Filippo. All’epoca, la prima è stata accolta con poco entusiasmo dal pubblico, criticata anche da Peppino De Filippo che non condivideva la scelta del fratello di aver abbandonato la drammaturgia napoletana in favore di adattamenti di opere altrui. Nel 1964 Eduardo decide di rielaborare nuovamente la commedia per farne un’edizione televisiva che oltre a lui vanta tra gli interpreti Ugo d’Alessio, Carlo Lima e Pietro Carloni. Da quel momento la pièce piomba letteralmente nel dimenticatoio.
L’ abito nuovo: la trama
Le vicende de «L’abito nuovo» ruotano intorno al protagonista Michele Crispucci, un uomo di umili origini ma alti principi morali che non vuole accettare l’eredità della defunta moglie pur di non perdere la sua dignità. La donna, infatti, aveva abbandonato lui e la figlia per vivere una vita equivoca accumulando ricchezze concedendosi ad amanti facoltosi. Accettare il suo patrimonio significa lasciarsi corrompere dal vile denaro e Crispucci cerca di resistere al compromesso, un tentativo inspiegabile agli occhi della madre e della figlia, le quali insistono affinché lui non si lasci imprigionare da un’inutile rigidità morale. Il protagonista è un solitario paladino in lotta contro l’avido materialismo e il degradante attaccamento degli uomini alle cose, piuttosto che ai sentimenti. Il racconto breve di Pirandello inizia con un abito consunto, che Crispucci indossa da tempo immemore, e si conclude con un abito nuovo, un passaggio innocente all’apparenza, che rappresenta, invece, il fulcro principale del testo. L’orgoglio e la sua incrollabile integrità lo condurranno sull’orlo di una lucida follia e capirà, suo malgrado, che la natura umana è facilmente corruttibile.
La compagnia “La luna nel letto” riporta in scena lo spettacolo “L’abito nuovo”
A riportare in scena lo spettacolo, alla Sala Fontana di Milano a partire da martedì 14 marzo, è un’altra interessante liaison, quella tra Michelangelo Campanale con la sua compagnia pugliese «La luna nel letto» che accampa una regia visionaria ispirata alla poetica pirandelliana e Marco Manchisi, attore e autore napoletano, che ha curato la stesura del testo, comparando fedelmente il dramma del 1935 e la riscrittura del ‘64 per le riprese Rai.
Inserita nel filone della Cantata dei giorni pari, «L’abito nuovo» riprende tutti i temi cari ai due autori, la miseria e il teatro nel teatro tipici dell’arte di De Filippo si fondono alla tragedia insita nella drammaturgia di Pirandello. A lasciare un po’ di amaro in bocca, invece, sono le figure femminili che hanno un ruolo del tutto avvilente e privo di possibilità di riscatto. Sarà, forse, a causa del testo datato, ma le donne della pièce o sono scialbe perbeniste o sono sgualdrine da lapidare perché non si attengono alle convenzioni imposte dalla società dell’epoca. Se da parte degli uomini non c’è alcun segno di pietà nei giudizi, neppure quando poveretta fedifraga muore tragicamente, anche da parte delle donne è assente qualunque istinto di solidarietà o comprensione. Da questo punto di vista il testo risente del peso del suo anacronismo e dimostra esattamente gli anni che porta.
TEATRO SALA FONTANA
14-19 Marzo 2017
L’ABITO NUOVO
di Eduardo de Filippo e Luigi Pirandello
con Marco Manchisi, Nunzia Antonino e Salvatore Marci
e Vittorio Continelli, Annarita De Michele, Adriana Gallo, Paolo Gubello, Dante Manchisi, Olga Mascolo, Antonella Ruggiero, Luigi Tagliente
regia scene e luci Michelangelo Campanale
Produzione Ass. Cult. Tra il dire e il fare/La Luna Nel Letto