Dieci.
Di Maura Messina
Amici dell’Interessante, bentrovati! Ci apprestiamo a compiere il secondo passo della giovane rubrica 10?II (dieci domande per l’Intervista Interessante)
Questa settimana, Maura Messina intervista l’ autrice di Nottetempo, Mariateresa Belardo. Alcuni la conoscono sui social come Lapennallarrabbiata. La scrittrice di Succivo risponde alle dieci domande di rito. Leggete e lasciatevi stupire dalle sue dieci risposte condite di ironia e di profonda sensibilità.
Un mix perfetto che vi lascerà con una sola certezza: questo libro non può mancare nella vostra libreria. Pronti per questo nuovo viaggio?
Auguriamo a tutti voi una buona lettura!
Scopriamo chi è lapennallarrabiata in dieci step
1) Un rigo per presentarti
Mariateresa Belardo, per gli amici Lapennallarrabbiata
2) Due righi per scoprire il titolo e un accenno alla trama tuo libro
Nottetempo. Una notte metaforica vissuta fra mente e cuore, ragione e sentimento. Un dialogo interiore necessario per elaborare un abbandono e scoprire che, quando la notte è più buia, l’alba è più vicina.
3) Tre righi dedicate al protagonista
Io, tu, quasi in maniera presuntuosa potrei dire… ogni donna. Perché, purtroppo, ho scoperto che tutte le donne che hanno letto Nottetempo si sono riconosciute nella protagonista. Evidentemente, o sono stata banale, o tutte le donne vivono, amano e soffrono nello stesso modo. O tutti gli uomini sono stronzi uguale.
4) Quattro righi per il personaggio al quale ti senti più legato/a
Ringrazio sempre il “Fuggitivo” di Nottetempo, incazzatissimo per il fatto di essere stato, suo malgrado, protagonista di un libro. Profondo sdegno verso tutti quegli uomini che fuggono dalle responsabilità, che pensano di poter invadere le vite degli altri, far danni, e poi uscirne con indifferenza, eterni Peter Pan. Un capolavoro di vendetta. Modestamente, ho dimostrato di avere una cazzimma esagerata. Vi ho vendicate tutte!
5) Cinque righi per commentare il tuo libro preferito
Se scelgo di leggere un libro, in quel momento è quello. Sono una lettrice affamata, nel senso che un libro lo divoro, letteralmente. Forse il primo libro che ho letto, è quello che ho amato di più. Si intitolava “Scarpette rosa”, me lo regalò la maestra delle elementari. Un regalo grande, perché da lì, non ho più smesso. Raccontava di una ragazzina povera, e della sua passione per la danza. Poi sono stata, di volta in volta, la protagonista di ogni libro che ho aperto, per cui li ho amati tutti, A parte quelle di de Giovanni, che finiscono ammazzate.
6) Sei righi per raccontarci come nasce la tua passione per la scrittura
Nasce durante il primo dei tanti cortei a cui ho partecipato per la nostra terra martoriata. Un corteo con tutti i partecipanti che sfilavano in silenzio. Camminavo e pensavo che non sarei stata più zitta. Non potevo, in quanto madre. Scrissi un post, e poi me lo sono ritrovato pubblicato. Iniziò così la mia “carriera”. Ho scritto decine di articoli sulla Terra dei fuochi, ho raccontato le storie della gente. La cosa più bella che scrivere mi ha regalato sono i legami con le persone che ho incontrato lungo il cammino. Anime belle, combattenti, gente che ci crede sul serio in quello che fa, e lo fa non solo per se stesso, ma per tutti. Tu sei una di queste.
7) Sette righi per rivelarci altre tue passioni
Sebbene qualcuno abbia messo in giro la voce che non so cucinare, lo faccio benissimo. Tipo a Natale, che preparo decine di chili di struffoli per tutti quelli nella lista del cuore. Gioco a burraco (come le vecchierelle, dicono), anche se non vinco quasi mai. Strano, visto che sono pure sfigata in amore. Cazzeggio su Facebook, e pare sia abbastanza spiritosa. Ultimamente parecchie delle mie battute, firmate #lapennallarrabbiata, vengono pubblicate da Prugna, il portale di satira. Il mare è decisamente una delle passioni più grandi. La quarta di copertina di Nottetempo recita “Nessun’onda passa invano”. Starei ore ed ore a guardare il mare, ad ascoltare il rumore della risacca, perdendomi nei miei pensieri.
8) Otto righi per ritornare al tuo libro: chi vorresti lo leggesse?
Vorrei che leggesse il mio libro ogni donna che soffre per amore. Perché, probabilmente, potrebbe aiutarla. Un caro amico che non c’è più, Gianfranco, diceva che Nottetempo è un piccolo manuale di PNL fatto in casa. Che avevo fatto uno splendido lavoro dando voce al mio io. A volte si pensa che si soffra per una causa esterna. Scrivendo Nottetempo ho capito che ci può essere un agente esterno, ma la causa è sempre dentro di noi. Nessuno può farci soffrire se non glielo permettiamo. Sembra difficile a farsi, ma ti assicuro che è più semplice di quanto possa sembrare. E tutto questo non significa restare indifferenti a quello che ci accade, ma viverlo da una prospettiva diversa. Quella del “nulla è per sempre”. E vale sia per le gioie che per i dolori.
9) Nove righi per salutare i lettori e convincerli a leggere tutto fino alla fine… perché il più bello, si sa, arriva alla fine
Allora, innanzitutto se dovete leggerlo, ve lo vendo io perché ho un sacco di copie invendute e in questo periodo sto senza un euro (mi hanno pure rubato la macchina, per cui fareste un’opera buona). Assodato questo, Nottetempo va letto perché è bellissimo, scritto bene, scorrevole. Secondo me, e ti dico che dopo due anni, ogni tanto, ancora mi rileggo, e non mi pare vero di averlo scritto io, è bella parte in cui mente e cuore smettono di litigare fra di loro. È quasi l’alba, e iniziano a venirsi incontro perché hanno compreso che solo accettandosi reciprocamente, e accettando i relativi limiti, si può pensare di colmare dei vuoti che – invece – rischiano di fagocitare tutto quello che c’è intorno. Due ore, massimo tre, se vi ci mettete d’impegno. A tratti si ride pure: da questo punto di vista, si può dire che Nottetempo è la cosa più seria che io abbia scritto. Voi aiutatemi a vendere tutte le copie, poi vi prometto di iniziarne uno molto più leggero, stile #lapennallarrabbiata.
10) Dieci righi per citare uno stralcio della tua opera
Io tifo per Capitan Uncino.
Perché diciamoci la verità, noi donne dei principi azzurri e dei Peter Pan non sappiamo cosa farcene.
Meglio aver a che fare con lo stronzo di turno. Il confronto è più equo.Tanto noi donne ci mettiamo in gioco comunque, ma avere a che fare con uno che ti fa dannare l’anima ti dà la possibilità di elaborare tutte quelle strategie in cui noi donne siamo bravissime. Quelle macchinazioni da KGB, gli intrighi che la CIA ti fa un baffo, che ti consentono di passare un pomeriggio con le amiche a discutere e sviscerare virgole, pause e sfumature di una conversazione con il bruto di turno, della quale lui invece non si ricorderà nient’altro tranne il “ci vediamo alle 19,00 da me”. Perché invece i Peter Pan, quando le storie finiscono, ti lasciano l’amaro in bocca di non averci capito un cazzo. E non li puoi manco odiare, quelli. Perché ti hanno rispettato (ma chi te l’aveva chiesto, meglio un giorno da leone che cento da pecora… ehm, ho scritto da!)…”CONTINUA…”