Russia.
Di Erica Caimi
Alle Officine fotografiche di Milano approda la mostra Imperium e permixtio, una raccolta di opere del fotografo italiano Davide Monteleone visitabile fino al 9 aprile. E’ un percorso strano, che combina appunti e riflessioni su un paese tanto vasto quanto complesso come la Russia. Insolito, perché per quanto sia difficile accettare l’inconcluso, il progetto non è stato concepito per avere una fine, ma rappresenta la prima tappa di un viaggio ancora tutto da scoprire. E’ una confessione ad alta voce sulla difficoltà a raggruppare tante voci in un unico coro, è il declino delle certezze. Eppure il pluripremiato fotografo conosce bene la Russia, perché ci vive da 15 anni. Per sua stessa ammissione, parte dall’Italia vestito con spessi strati di sicurezze, ma è il viverci a strappargliele di dosso. Ammette che nonostante il tempo trascorso, ancora oggi “non riesce ad abbracciare un concetto univoco di Russia”.
L’autore e il suo incontro con la Russia
Davide Monteleone, nato nel 1974, comincia la sua carriera nel 2000 come fotografo per l’agenzia Contrasto. Un anno dopo è corrispondente da Mosca, decisione che segnerà indelebilmente la sua carriera, perché viene a contatto con un paese, la Russia, che lo affascina profondamente. E’ un artista fotogiornalista impegnato principalmente nello sviluppo di progetti indipendenti, la sua attività è improntata a sviluppare opere che mescolano fotografia, video e testo. I suoi studi abbracciano tematiche sociali, indagando nella difficile relazione tra potere e individui. Deve la sua fama agli approfondimenti sui paesi post-sovietici, pubblicando quattro libri nei quali affronta questa tematica: Dusha, Anima russa (2007), La Linea Inesistente (2009), Red Cardo (2012) e Spasibo (2013). Le sue fotografie hanno raccontato anche momenti tragici dell’attualità, come la situazione in Cecenia e la crisi ucraina divampata da piazza Maidan.
Con suoi progetti ha ottenuto svariati riconoscimenti tra cui diversi World Press Photo (edizioni 2007, 2009 e 2011), e importanti grant tra cui Aftermath Grant, European Publishers Award e il premio Carmignac Photojournalism Award. Oltre ad insegnare, collabora e pubblica regolarmente su testate nazionali ed internazionali, e i suoi progetti sono stati esposti come installazioni, mostre e proiezioni in festival e gallerie in tutto il mondo, tra cui il Nobel Peace Center di Oslo, Saatchi Gallery di Londra, MEP di Parigi e Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Un mostra, un viaggio fotografico in Russia
Una Nazione, la Russia, la cui storia sembra avanzare a sterzate, ogni passaggio sembra il contrario del precedente: dall’Impero degli zar all’Unione Sovietica, dall’Unione Sovietica dei compagni alla Federazione Russa di oligarchi multi miliardari. “La Russia è un paese con un passato imprevedibile”, scrive lo storico russo Jurij Nikolaevič Afanasiev. Ma è vero che i cambiamenti sono così repentini? Il passato si cancella davvero con un colpo di spugna? La risposta più corretta, manco a dirlo, è sì e no. Il fotografo si lancia alla ricerca della memoria storica, di tracce interne di colonizzazione e di storie di persone e luoghi da raccontare. Scava nel passato per portare alla luce reperti nel presente e dare una forma al futuro.
La mostra non cerca di dare una spiegazione univoca alle profonde contraddizioni della Russia, ma giustappone immagini eterogenee dalle quali si dipana un multiforme e sfaccettato caleidoscopio di differenze. L’autore abbozza tutta l’affascinante complessità che palpita nella moltitudine di popoli e culture, nel variopinto territorio così vasto geograficamente, nei meravigliosi scorci di paesaggi, nell’accostamento di degrado e sfarzo, nei vacillanti equilibri sociali, nei cambiamenti politici che si sono alternati nella storia: le conquiste, le ideologie, i conflitti. Una realtà tanto multiforme che è riduttivo descriverla e raccontarla come fanno la maggior parte dei media occidentali a colpi di giudizi nitidi. Così come nello sterminato Impero Romano le vicende venivano percepite diversamente ai margini dell’Impero rispetto al cuore di Roma, anche la Russia è talmente estesa da non poter essere vista come un blocco unico.
I soggetti dei suoi ritratti variano dalle personalità più autentiche e semplici, a personaggi più complessi. Penetra luoghi e ambienti nostalgici, di una bellezza recondita e inaspettata, concentrandosi sull’enigmatico rapporto tra individuo e potere dal quale nasce il dubbio che incornicia l’aspetto del paese stesso così come appare agli occhi esperti di chi lo conosce bene, in contrapposizione alle sicure categorizzazioni mediatiche. La Russia è complessa e fugace, anche perché le storie oscillano da versione ufficiale a racconti sommessi, da dichiarato a taciuto, tutto consapevolmente.
Come sintetizza lo scrittore, critico letterario e giornalista russo Viktor Vladimirovič Erofeev “se un russo va a Parigi, sa dove va: va in Europa. Se va a Pechino, sa dove va: va in Asia. Il suo problema è che non sa bene da dove viene. La Russia cos’è? Forse per capirlo dovrebbe accettare la sua natura femminile. Si dice Santa Madre Russia, eppure per gran parte della sua storia ha aspirato a diventare uomo. Vuole cambiare sesso. Porta la gonna, ma vuole i pantaloni. “
Info mostra
Officine Fotografiche Milano
via Friuli 58/60
Orari di visita
dal 10 marzo al 09 aprile 2017
lunedì – venerdì ore 14.00 – 20.00
sabato e domenica chiuso; ingresso gratuito