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L'Interessante

internazionali
Sport

INTERNAZIONALI: ELIMINATA LA NUMERO DEL TABELLONE. LA PIOGGIA PROTAGONISTA DELLA GIORNATA

scritto da L'Interessante

internazionali

Internazionali contro il pronostico: la Samsonova elimina la Potapova numero uno del tabellone

Tradizione rispettata: la pioggia sempre presente durante la manifestazione e protagonista della quinta giornata  

E’ stata la pioggia la vera protagonista della giornata di oggi alla trentunesima edizione degli “internazionali” di tennis “Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup”, manifestazione dell’ITF Women’s circuit con montepremi di 25 mila dollari, organizzata dal Tennis Club Caserta presieduto da Fabio Provitera.

E la pioggia ha portato in dote la notizia del giorno, ovvero la eliminazione della numero uno del tabellone Anastasia Potapova, numero 197 di ranking, ad opera di Ludmilla Samsonova italiana di origini russe, proveniente dal tabellone delle qualificazioni e numero 557 di ranking.

“Ancora non ci credo – ammette “Ludina” – perché è stata una partita infinita con le varie interruzioni che non ci hanno agevolato. Ero sfavorita e dopo lo spareggio mi sentivo sotto un treno, ma adesso sono carica e spero di passare anche il prossimo turno. Proverò a farlo anche per il pubblico casertano – conclude – che oggi mi è stato vicinissimo”.

Intervallo di ……diciassette ore  – gli incontri della quarta e quinta giornata

E proprio a causa della pioggia, è durato ben diciassette ore, “l’intervallo” del match più atteso della quarta giornata, quello fra la numero uno del tabellone Potapova, opposta a Samsonova.

L’incontro era programmato inizialmente alle 19,30 di martedì sera, proprio per consentire a tutti gli appassionati, dopo l’ufficio e la giornata di lavoro, di potersi godere il match più atteso.

Ma, per il protrarsi degli incontri previsti nella giornata di martedì, molti dei quali conclusi al terzo set dopo il “tie break”, tutti della durata die due ore e passa, la competizione più attesa fra la numero uno del tabellone la russa Anastasia Potapova e l’italiana nata in Russia ad Olenegorsk Ludmilla Samsonova è slittata fino ad iniziare alle 22.

Poi a causa delle cattive condizioni atmosferiche, dopo ben settantasette minuti di gioco, al secondo set sul punteggio parziale di 6-3; 2-4, la partita è stata sospesa per riprendere alle 17 di mercoledì e si è conclusa con la vittoria di Samsonova con il punteggio di 6-3; 4-6; 4-6.

Le abbondanti e continue precipitazioni atmosferiche del quinto giorno del torneo, hanno costretto il supervisor del torneo Guido Pezzella e il responsabile organizzativo degli “internazionali” Gianpaolo Papiro, a rivedere il programma dei match di ora in ora, rinviando gli incontri dei quarti del tabellone singolare per far posto ai match del doppio e giocando tutti i match al coperto.

Così il programma della quinta giornata di torneo rivisto causa pioggia, dopo la partita fra Potapova e Samsonova prevede il match fra la coppia di Taiwan Pei Hsuan Chen e Fang-Hsien Wu, opposta alle brasiliane Carolina Meligeni Rodrigu Alves e Thaisa Grana Pedretti.

A seguire l’incontro fra la coppia carioca Nathaly Kurata ed Eduarda Piai, e le australiane Jaimee Fourlis ed Ellen Perez.

A completare il tabellone dei quarti del doppio, i match fra la cilena Barbara Gatica in coppia con la brasiliana Rebeca Pereira, opposte alle italiane Alice Matteucci e Ludmilla Samsonova e quello della coppia russa Amina Anshba e Maria Marfutina contro la coppia composta dall’ungherese Agnes Bukta in coppia con l’italiana Giorgia Marchetti.

Come seguire gli internazionali

Tutti gli aggiornamenti delle partite degli “internazionali” del capoluogo di Terra di Lavoro, sono pubblicati in tempo reale sulle pagine Facebook ed Instagram “Tennis Club Caserta” e sul sito del torneo www.itfcaserta.com, dove è possibile consultare e scaricare in formato pdf programma e orari dei match.

Per seguire la trasmissione in streaming delle gare, curata dalla società Crionet, accedere al sito www.itfcaserta.com, o meglio ancora sui court di via Laviano.

Credit foto: Gennaro Buco.

INTERNAZIONALI: ELIMINATA LA NUMERO DEL TABELLONE. LA PIOGGIA PROTAGONISTA DELLA GIORNATA was last modified: maggio 23rd, 2018 by L'Interessante
23 maggio 2018 0 commenti
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tennis
Sport

TENNIS INTERNAZIONALI: OGGI I PRIMI MATCH DEL MAIN DRAW E DEL TABELLONE DEL DOPPIO – MARTEDI’ IN PROGRAMMA BEN TREDICI INCONTRI

scritto da L'Interessante

 

tennis

Tennis “città di Caserta”: iniziati i match del tabellone finale e quelli del tabellone del doppio

Tutto come da programma nella terza giornata alla trentunesima edizione degli “internazionali” di tennis “Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup”, manifestazione dell’ITF Women’s circuit con montepremi di 25 mila dollari organizzata dal Tennis Club Caserta.

Nella mattinata di oggi sono iniziati i match del tabellone finale e quelli del tabellone del doppio. Nella giornata di martedì sono previsti tredici incontri. Si inizia alle 10 del mattino, di fronte l’italiana Anastasia Grymalska e la brasiliana Nathaly Kurata sul campo “uno” e sul campo “due” la tedesca Laura Schaeder opposta all’italiana Martina Caregaro, si prosegue senza interruzioni, previsto alle 19,30 il match tra la numero uno del tabellone, la russa Anastasia Potapova (197 rnk) opposta all’italiana Ludmilla Samsonova proveniente dalle qualificazioni.

Nei match disputati lunedì, va subito fuori la cilena Barbata Gatica, che ha superato le qualificazioni, eliminata dalla turca Pemra Ozgen dopo due combattuti set: 6-3; 7-5 il risultato in favore della giovane nata ad Istanbul e attuale numero 329 di ranking. Eliminata nel “derby” fra le wild card, la riminese Lucia Bronzetti, che soccombe con il risultato di 6-3; 6-0 alla brasiliana Teliana Pereira (numero 48 del ranking Wta il 3 agosto 2015). Avanti anche la pescarese Alice Matteucci che batte con un perentorio 6-3; 6-3 la tedesca Vivien Heisen.

Nel doppio vanno avanti le coppie brasiliane. Nathaly Kurata ed Eduarda Piai hanno sconfitto con il risultato di 6-2; 6-2 il duo composto dalla napoletana Giulia Porzio e dell’inglese Soumeya Anane.

L’altra coppia carioca composta da Thaisa Grana Pedretti e Carolina Meligeni Rodrigu Alves ha battuto per 6-1; 6-0 su Elena De Santis e la statunitense Eva Siska.

Fuori anche le vincitrici del doppio del torneo del 2015, le georgiane Eketerine Gorgodze e Sofia Shapatava sconfitte dalla coppia di Taiwan, Pei Hsuan Chen e Fang-Hsien Wu in due set con il punteggio di 6-0; 7-5. “Walk over”, recita il tabellone ufficiale, ovvero superano il turno l’italiana Giorgia Marchetti e l’ungherese Agnes Bukta, a spese della coppia composta dalle italiane Lucia Bronzetti e Tatiana Pieri. Fuori anche le giovani quindicenni casertane Antonia Aragosa e Daniela Quaranta, sconfitte dal duo sudamericano composta dalla cilena Barbara Gatica e Rebeca Pereira per 6-0; 6-1.

Il programma della giornata si è chiuso con l’incontro di doppio fra Alice Matteucci e Ludmilla Samsonova opposte alla bulgara Sviatlana Pirazhenka e all’olandese Erika Vogelsang. Ultimo match quello fra l’australiana Kimberly Birrell e la svizzera Lisa Sabino.

Sport e cultura al tennis club 

Esposti al circolo casertano i lavori del pittore Felice dell’Aversana, tutti ispirati al tennis. Presente il gazebo dell’Associazione Movimento L’aura che offre una piantina aromatica in cambio di un’offerta per finanziare la casa di via Fulvio Renella 120 a Caserta dove offrono un pasto a chi non ne ha.

Gli aggiornamenti del torneo sono pubblicati in tempo reale sulle pagine Facebook ed Instagram “Tennis Club Caserta” e sul sito del torneo www.itfcaserta.com, dove è possibile consultare e scaricare in formato pdf programma e orari dei match. Prevista anche la trasmissione in streaming delle gare che sarà curata dalla società Crionet.

Credit foto: Gennaro Buco.

TENNIS INTERNAZIONALI: OGGI I PRIMI MATCH DEL MAIN DRAW E DEL TABELLONE DEL DOPPIO – MARTEDI’ IN PROGRAMMA BEN TREDICI INCONTRI was last modified: maggio 21st, 2018 by L'Interessante
21 maggio 2018 0 commenti
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intrnazionali
In primo piano

INTERNAZIONALI TENNIS ASSEGNATE LE WILD CARD. SABATO INIZIANO LE QUALFICAZIONI

scritto da L'Interessante

internazionali

Internazionali: assegnate le wild card

Saranno la brasiliana Gabriela Ce e Virginia Ciccone sul campo uno e Lorenza Cuomo opposta alla brasiliana Eduarda Piai sul campo due, le prime quattro atlete che sabato mattina scenderanno in campo per i primi incontri della trentunesima edizione degli “internazionali” di tennis “Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup”, manifestazione del circuito professionistico ITF Women’s circuit con montepremi di 25 mila dollari, organizzata dal Tennis Club Caserta.

E’ stato effettuato nella serata di venerdì il sorteggio del tabellone delle qualificazioni dopo che sono state resi noti i nomi delle atlete alle quali sono state concesse le wild card.

Si tratta della greca Eleni Danilidou (numero 14 della classifica WTA nel 2003), Giorgia Marchetti,  Daniela Quaranta, Alessia Tripaldelli, Elena De Santis e Lorenza Cuomo.

Sabato 19 e domenica 20 maggio al via le qualificazioni

Sabato e domenica saranno due giorni intensi dal punto di vista tennistico, nella serata di domenica si completeranno le qualificazioni e otto atlete accederanno al tabellone finale, le cui posizioni saranno sorteggiate nel tardo pomeriggio, mentre i match prenderanno il via lunedì mattina per concludersi con la finale prevista alle 11 del mattino di domenica 27 maggio, quando si conoscerà chi succederà alla californiana di origini cinesi Claire Liu, nell’albo d’oro del torneo Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup.

La trentunesima edizione degli “internazionali” di tennis “Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup” è patrocinata da Regione Campania, Comune di Caserta, Camera di Commercio, Provincia, Coni, Panathlon Caserta Terra di Lavoro, Amici della Reggia, Associazione Movimento L’aura, Fit, Itf, Tennis Europe, Centri Federali Estivi, ed ha come media partners le emittenti Radio Caserta Nuova e Radio Prima Rete.

Come ogni anno gli aggiornamenti del torneo saranno pubblicati in tempo reale sia sul sito del torneo www.itfcaserta.com che sulla pagina Facebook ed Instagram “Tennis Club Caserta”

Prevista anche la trasmissione in streaming delle gare che sarà curata dalla società Crionet.

Credit foto: Gennaro Buco.

INTERNAZIONALI TENNIS ASSEGNATE LE WILD CARD. SABATO INIZIANO LE QUALFICAZIONI was last modified: maggio 18th, 2018 by L'Interessante
18 maggio 2018 0 commenti
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caserta
Sport

CASERTA: XXXI EDIZIONE INTERNAZIONALI FEMMINILI DI TENNIS

scritto da L'Interessante

caserta

Sabato 12 maggio conferenza stampa di presentazione

Sarà presentata sabato 12 maggio 2018, alle 10:30, la XXXI edizione degli Internazionali Femminile di tennis “Città di Caserta” PowerGas tennis cup, con montepremi di 25.000 dollari, che prenderà il via sette giorni dopo, il 19 maggio, sui campi di terra rossa del circolo del Tennis Caserta di via Laviano 1.

Da sabato prossimo l’edizione 2018 entra nel vivo e vedrà, come sempre, impegnato tutti i soci del circolo tennistico casertano, con in testa il presidente Fabio Provitera, i consiglieri Aurelio Scotti, Rosario Scala, Gianpaolo Papiro, Mario Basile, Ottavio Cennamo e Luca Matarazzo, i revisori dei conti Lorenzo Cappuccio, Marco Matera e Francesco Franzese.

Il torneo dal 19 al 27 maggio

La mattina di sabato 19 maggio inizieranno i primi incontri del tabellone delle qualificazioni, ma già nella serata di venerdì della prossima settimana, il torneo entrerà nel vivo. Infatti il giudice arbitro Guido Pezzella, procederà al sorteggio del tabellone delle qualificazioni, saranno assegnate le wild card sia da parte del circolo che della Itf a giovani promesse ed il giorno successivo prenderanno il via i match che designeranno nella serata di domenica i nomi delle otto tenniste che andranno a completare il tabellone finale che inizierà la mattina del 21 successivo, unitamente agli incontri di doppio.  Saranno cinque giorni di tennis intenso sui campi di via Laviano, nella serata di venerdì 25 si svolgerà la prima finale, quella del doppio, sabato 26 saranno disputate le semifinali del tabellone singolare che si concluderà domenica mattina con la finale che designerà chi succederà alla californiana di origini cinesi Claire Liu, vincitrice dell’edizione del 2017, quella del trentennale raccontato nello splendido almanacco pubblicato lo scorso dicembre che raccoglie foto, tabelloni e delle edizioni svolte dal 1982 al 2017.

Gli internazionali di Caserta non smentiscono la loro vocazione di trampolino di lancio di giovani tenniste. In tante sono quelle che ritornano a Caserta per uno o più anni di seguito, per crescere e per migliorarsi. 

Gli sponsor

Anche per il 2018 la PowerGas lega il suo marchio, per il quinto anno consecutivo al torneo, sarà il title sponsor, affiancata nel ruolo di co-title sponsor della concessionaria Bmw-Mini “M.Car”.

Molte le conferme fra le aziende che hanno legato il loro marchio all’edizione 2018 del torneo, si sono i gold sponsor: Progest, Morsi e Rimorsi, Iatropolis, Agenzia Generali di Vincenzo Berrino, Centro di Riabilitazione La Pinetina, Mobilya, Saf Trasporti, De Gennaro; i silver sponsor: La Reggia Designer Outlet,  Publiservizi, Powerflex, Erreplast, Sviluppo Ufficio, Centro Ginolfi,  Grand Hotel Vanvitelli, Royal Hotel, Cetac, e gli altri sponsor: Crionet, Ibg-Gatorade-Chinotto, MI Medical, Frigo Caserta, Sun’s Royal Park, L’Eldorado, Tenerità, Ferrarelle, Agenzia Viaggi Di Caprio, Icona, Epileasy Caserta, San Leucio Silk, Sporting Club Briano,  Sporting Shop Di Ciro Tricarico,  Dunlop, Sea 2.0 equilibrio ambientale,  Farmacia Brignola,  Centro Esperia, Tabacchi Angelino,  Centro Fitness Invictusgym, Berna.

Come per il passato il torneo è patrocinato da Regione Campania, Comune di Caserta, Camera di Commercio, Provincia, Coni, Panathlon, Amici della Reggia, Associazione Movimento L’aura, Fit, Itf, Tennis Europe, Centri Federali Estivi, media partners le emittenti Radio Caserta Nuova e Radio Prima Rete.

Nella “acceptance list” del torneo sul sito www.itftennis.com alla sezione “current ITF tournaments” (consultare  “women tournaments”), ci sono i nomi di quelle che saranno le protagoniste dei primi giorni: la turca Pemra Ozge, le italiane Martina Caregaro e Federica Di Sarra, la belga Marie Beniot, ma gli appassionati guardano anche con interesse al main draw, guidato dalla coppia statunitense (come la vincitrice dello scorso anno)  Victoria Duval, numero 224 di ranking Itf e Louisa Chirico numero 231.

Tutti gli aggiornamenti del torneo saranno pubblicati in tempo reale sia sul sito del torneo www.itfcaserta.com che sulla pagina Facebook ed Instagram “Tennis Club Caserta”

Prevista anche la trasmissione in streaming delle gare che sarà curata dalla società Crionet.

CASERTA: XXXI EDIZIONE INTERNAZIONALI FEMMINILI DI TENNIS was last modified: maggio 10th, 2018 by L'Interessante
10 maggio 2018 0 commenti
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LibriMusicaTeatro

Vuoi presentare il tuo Libro? Un Libro per té cerca autori

scritto da L'Interessante

Un Libro per Tè cerca nuovi autori per nuove presentazioni

Hai pubblicato un libro e vuoi presentarlo? L’Accademia Musicale Fortepiano mette a disposizione il suo team per una presentazione fuori dal comune.

La rassegna Un Libro per tè

Dalla convinzione che l’arte sia un abbraccio di uguale intensità tra musica, teatro, letteratura ed espressione libera ed emozionante, nasce la rassegna “Un libro per tè”. Lontane dalle solite presentazioni, la rassegna si snoda tra attimi di musica, teatro, analisi profonda del testo e condivisione con il pubblico. Dall’idea di Anna Paola Zenari – musicista – il gruppo di lavoro di Un libro per tè è composto da Corrado Del Gaizo (attore), Carmine Covino (attore e musicista), Valentina Masetto (psicoterapeuta e scrittrice), Roberta Magliocca (giornalista). E dagli autori, ovviamente.

Per saperne di più, scrivi a ufficiostampa.unlibroperte@gmail.com

Vuoi presentare il tuo Libro? Un Libro per té cerca autori was last modified: marzo 5th, 2018 by L'Interessante
5 marzo 2018 0 commenti
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EventiLibriMusicaTeatro

L’Accademia Musicale Fortepiano presenta “La Serva Padrona” di Cristina Patturelli nell’ambito della Rassegna “Un Libro per té”

scritto da L'Interessante

Torna Domenica 25 Febbraio la rassegna letteraria “Un Libro per Tè”: presentazione di “La Serva Padrona” di Cristina Patturelli

Dopo il grande successo degli ultimi due anni, torna Domenica 25 Febbraio 2018 alle ore 18.00 – presso l’Accademia Musicale Fortepiano di Anna Paola Zenari in Via A. Stellato, San Prisco (CE) – la rassegna “Un libro per tè” con la presentazione dell’opera “La serva padrona. Giovan Battista Pergolesi restituito all’antica lingua napolitana” della soprano Cristina Pattureli.

La Rassegna

Dalla convinzione che l’arte sia un abbraccio di uguale intensità tra musica, teatro, letteratura ed espressione libera ed emozionante, nasce la rassegna “Un libro per tè”. Lontane dalle solite presentazioni, la rassegna si snoda tra attimi di musica, teatro, analisi profonda del testo e condivisione con il pubblico. Dall’idea di Anna Paola Zenari – musicista – il gruppo di lavoro di Un libro per tè è composto da Corrado Del Gaizo (attore), Carmine Covino (attore e musicista), Valentina Masetto (psicoterapeuta e scrittrice), Roberta Magliocca (giornalista). E dagli autori, ovviamente.

L’Opera

A distanza di più di 300 anni Giovanni Battista Pergolesi continua ad appassionare e divertire con le sue creazioni. Le sue musiche non testimoniano solo una personalità creativa estremamente raffinata e complessa, ma ci restituiscono, tutt’intera, un’epoca e una società osservata e interpretata da tutti i punti di vista: la gestualità plebea e lo sberleffo del saltimbanco ma anche la tenera sentimentalità borghese della commedia musicale; lo sfarzo e l’aristocratica malinconia del dramma per musica tardo-barocco e metastasiano; la scatenata vitalità e la sottile schermaglia psicologica, nonché l’arguzia e la vis comica dei personaggi degli intermezzi. L’incontro e la fusione dei brani del geniale intermezzo “La Serva Padrona” con la lingua napoletana, che vede i recitativi dell’intermezzo più famoso, chiacchierato, applaudito e rappresentato trasposti in lingua vernacolare, nasce quindi nel modo più naturale e spontaneo, perché è proprio la scrittura musicale pergolesiana a prescindere dalle parole dell’altrettanto mirabile libretto di G. A. Federico, che riprende ed è totalmente intrisa della musicalità dell’idioma partenopeo.

Cristina Patturelli è un soprano lirico, impegnato ad ampio spettro sugli aspetti tecnici, didattici, fisiologici e filologici della voce lirica e moderna. Pur privilegiando, come interprete, il repertorio lirico, ha studiato tutti gli aspetti tecnico-espressivi della vocalità moderna, classica e antica per andare al di là dell’esecuzione e affiancare alla carriera artistica una intensa attività didattica come vocal trainer. Per comprendere a fondo le prassi esecutive e le sfumature del testo, ha intrapreso un percorso duplice attraverso lo studio musicologico e l’approfondimento degli aspetti strettamente fisiopatologici della voce.

L’Accademia Musicale Fortepiano presenta “La Serva Padrona” di Cristina Patturelli nell’ambito della Rassegna “Un Libro per té” was last modified: febbraio 22nd, 2018 by L'Interessante
22 febbraio 2018 0 commenti
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In primo pianoTeatro

Michele Pagano: Il futuro è il mio presente

scritto da L'Interessante

di Christian Coduto

Raggiungere Officina teatro mi viene facile: la mia macchina sembra essere guidata da un pilota automatico. Ho messo piede lì talmente tante volte, che mi sembra quasi di essere a casa. In una città come Caserta (anche se qui siamo a San Leucio, per la precisione) un luogo come questo è una vera e propria boccata d’aria fresca.

Oggi incontro Michele Pagano in quanto uomo, non attore. La cosa mi incuriosisce molto; l’ho visto lavorare in tante occasioni su quel palco: l’ho visto sudare, soffrire, svuotarsi delle emozioni da donare agli spettatori, ma anche sorridere e, soprattutto, gioire per ciò che stava facendo. Letteralmente, Michele su quel palcoscenico, ci butta il sangue.

Mi attende all’ingresso del teatro, vestito in maniera semplice e assai comoda. Da lontano, individuo subito un paio di occhi profondissimi e un bel sorriso. Andiamo nel suo studio e inizia a parlare a ruota libera.

Michele Pagano parla di sé …

Chi è Michele Pagano?

Michele Pagano è semplicemente un uomo pieno di difetti, ma con un grande amore: il teatro.

Quando hai deciso che la recitazione avrebbe occupato un posto così importante nella tua vita?

Avevo all’incirca 14 anni … ho iniziato col teatro amatoriale, come tanti … capivo come tutte le mie emozioni e sensazioni, riuscissero a venir fuori sul palcoscenico. Sul palco perdevo le inibizioni e la mia forte timidezza. Il pubblico è stato il primo amico su cui potevo contare, sono stato capace di instaurare una grande complicità con gli spettatori: riuscivo ad esprimermi e loro mi ascoltavano con piacere; alle volte mi davano anche dei consigli per la mia crescita artistica e non solo.  Ho canalizzato sempre di più le mie forze e tutto il mio essere verso quella strada. Negli anni, mi sono ritrovato a gestire un teatro. In effetti, non l’ho mai capito, è successo (sorride).

Hai un curriculum vitae impressionante. Hai lavorato sodo e hai ottenuto un successo e una stima via via crescenti sia da parte degli addetti al lavoro sia degli amanti del buon teatro. Ora, si ottiene la popolarità in quattro e quattr’otto. Senza fare sacrifici. Quanto danneggia la buona arte questa tendenza generale?

Credo che la “gavetta” sia fondamentale in ogni impiego. Non per nulla, per diventare avvocato, hai bisogno di una laurea … poi di una specializzazione, quindi di un tirocinio e infine di un esame. La gavetta aiuta a sperimentarsi, a capire. Salire su un palcoscenico e avere qualcosa da dire, questo è il mio credo. Temo che, negli anni, troppi falsi miti impediscano la formazione e la realizzazione di un progetto vero, duraturo e coerente con le proprie idee. Soprattutto i giovani non hanno dedizione allo studio teatrale. Non credono nel teatro come una necessità e come lavoro a tutti gli effetti. Credono nella fama. Nell’esibizione. Vedo ragazzi che dopo un anno di laboratorio si “atteggiano” a grandi professionisti. Non hanno basi per farlo. La conoscenza teatrale non è solo pratica, anzi è soprattutto teoria. Il teatro, per farlo, bisogna conoscerlo, andarci, capire, informarsi. Bisogna sudare, soffrirne, desiderare di calpestare il legno: un desiderio carnale, viscerale, qualcosa che appaga la nostra intimità e la nostra interiorità. Gli esibizionisti non avranno futuro, come i saccenti. Quest’arte è infinita, bisogna sperimentarsi e mettersi in discussione ogni giorno. Senza sentirsi perfetti o capaci. Per quanto mi riguarda lo faccio da quasi 25 anni e non sono convinto di niente. Ho voglia di imparare e maledico il tempo che passa in fretta.  

I tuoi spettacoli affrontano temi molto diversi tra loro. Alcuni sono realizzati per un pubblico più adulto, maturo, altri invece sono dedicati agli adolescenti. Da attore e regista, credi che ci sia un approccio diverso nei confronti dei potenziali spettatori?

Indubbiamente molto dipende da chi sono gli attori/interlocutori. Quando il lavoro viene svolto con un gruppo under 18, cerco di capire loro di cosa vogliono discutere e quali sono le paure/preoccupazioni/gioie e le loro necessità. Allora, indubbiamente, il gioco viene messo in scena, cercando di parlare la loro lingua ma non vado a limitare la fruizione esclusivamente ad un pubblico giovane. Cerco di potere arrivare al cuore di tutti. Credo che a prescindere dalla grandezza dei nostri cuori, ognuno di noi porti dentro le stesse emozioni. Stesso discorso vale per gli attori over 18. Cambia solo il mio modo di approcciarmi a loro. Parlo agli attori allo stesso modo, scelgo solo parole diverse.

Michele Pagano è un attore e un regista teatrale, ma ha realizzato tanti cortometraggi e ha lavorato in alcuni lungometraggi. In termini di dinamiche, di approccio al personaggio da interpretare, di tempistiche, ci sono molte differenze tra la realtà del palcoscenico e il mondo della celluloide?

Le differenze ci sono e sono infinite. Trattarne una per una mi costringerebbe a parlarne per ore. Sono i due miei amori. Non posso dire di amarne uno più o meno dell’altro. E, in effetti, si vede anche la contaminazione del cinema nelle mie regie teatrali. La preparazione di un attore ha bisogno di un tempo preciso. Diciamo che il mio lavoro è pari a quello di un’ostetrica: aiuto l’attore a partorire il suo personaggio, assisto al suo dolore ma gli sono sempre vicino. Cinematograficamente parlando, il tempo sul set è molto ristretto durante le riprese. Il mio approccio con gli attori per un film è quello teatrale. Invito gli attori a lavorare sul set prima delle riprese. Facendogli vivere ogni angolo del luogo e respirare tutte le sensazioni delle location.  

Parliamo ora di Officina Teatro, di cui sei fondatore …

La mia sfida più grande. Nata ormai 10 anni fa, è la mia piccola isola felice. Un luogo dove si è liberi di “sentirsi a casa”. Tanto e tanto impegno per gestirla, in una fatica costante derivante dal totale autofinanziamento. Per fortuna soddisfazioni e critiche non sono mai mancate e questo mi ha dato la possibilità di migliorarmi di anno in anno e di stagione in stagione. Ero consapevole che la gestione di uno spazio indipendente avrebbe totalmente assorbito tempo e spazio per i miei lavori esterni. Ma fortunatamente non ho mai avuto grandi ambizioni. Non vivo nessun rimorso, non vivo competizioni. Sto bene nel vedere la gioia negli occhi dei miei allievi quando salgono sul palco e questo è il mio più grande successo. Alla fine, quando le cose le fai con amore non esiste altra mancanza. Invece guardo tanti miei colleghi insoddisfatti e frustati che non si godono ciò che fanno ma riescono solo a godere a sparlare del successo degli altri e a sputare veleno. Eppure, alla fine, abbiamo scelto noi di fare teatro. Nessuno ci ha obbligato a farlo. 

Libero nel lavoro, nelle passioni e nella vita. Coerente al 100%. E senza peli sulla lingua.

Tanti motivi in più per continuare a seguire ed apprezzare le sue scelte artistiche.

Se fosse per me, lo metterei al posto della televisione. Lo ascolterei parlare per ore: le sue idee, i suoi pensieri, le sue parole sono il frutto di una vita fatta di esperienze (artistiche e non) che lo hanno arricchito. Glielo dico, sorride e mi ringrazia.

Officina Teatro ospita un laboratorio di recitazione. Una vera e propria manna dal cielo in una città come Caserta, in cui tutto ciò che è cultura ha spesso difficoltà ad affermarsi.

Questo è un altro argomento per il quale ci vorrebbero ore di chiacchiera. Mi voglio limitare nel dire che Caserta è piena di artisti, pittori, poeti, scrittori, attori etc. nulla in meno ad altre città italiane.  Il problema è che sprechiamo tempo a lamentarci di ogni cosa che si fa. La lamentela è il rosario che ci diciamo ogni mattina. Forse, dovremmo essere solo più propositivi e riconoscere che altrove non è che ci sia di più. Ci sono solo persone che hanno la capacità di mettere assieme forze produttive per far si che queste vengano tutelate, mostrate, riconosciute e protette.

Invece di limitarci alla realizzazione di grandi eventi milionari che nascono e muoiono nel giro di pochi giorni, dovremmo essere lungimiranti nel creare format e contenitori che durino nel tempo e crescano con gli anni; Creare una vetrina importante per la città e muovere spettatori e curiosi da ogni parte d’Italia, come – d’altronde – facciamo noi, andando in giro per festival ed eventi italiani o mondiali.

Purtroppo siamo figli di una cultura paesana: ci accontentiamo di far conoscere le nostre capacità ad amici e parenti. Dovremmo unirci per far conoscere le nostre potenzialità altrove, avere il coraggio di restare e far sì che gli altri vengano a godere delle nostre bellezze.

L’autocritica.

Necessaria, fondamentale per andare avanti. Perché continuiamo a guardare sempre e solo fuori? Davvero è utile la nostra esterofilia? A cosa è dovuta questa passività culturale?

Officina Teatro è una realtà più piccola, intima. Le sue dimensioni più contenute aiutano a creare un’atmosfera empatica con gli spettatori?

Sicuramente. Il teatro che amo è soprattutto dove c’è un contatto con il pubblico. Non ho voluto che Officina avesse nessuna piccola pedana per dividere gli attori dagli spettatori perché credo che non possano esserci differenze. Lo spettacolo è quello che fanno il pubblico e attori assieme. Se non avviene questo scambio, non c’è teatro. E’ un po’ come fare l’amore da soli: non lo chiameremo amore e puoi capire benissimo a cosa mi riferisco (ridiamo di gusto).

Qual è lo spettacolo teatrale al quale sei più legato?

“Pensieri randagi” è un mio vecchio monologo che non ho mai rappresentato ad Officina teatro. Ho fatto solo poche repliche ma per affezione ed estremo coinvolgimento, ho deciso di non volerlo più rappresentare. Spesso mi viene in mente di rifarlo ma chissà, forse oggi sarebbe diverso ed non avrebbe più la stessa magia che vissi in quel tempo …

Domanda divertente: prima di salire sul palco, hai riti scaramantici?

Si, ma per scaramanzia non te lo dico (sghignazza).

Attore, regista, sceneggiatore, autore. Tante anime, mille strade da proseguire. Quale pensi sia quella che ti appartiene maggiormente?

I primi tempi avevo la necessità di capire … poi ho smesso di chiedermelo. Ho capito che sono io. Non posso escludere niente. Dare ordine alle mie idee e alla mia personalità non permetterebbe di creare. Ho capito col tempo che avere il caos dentro mi aiuta a mettere pensieri ordinati su carta.  

Domanda multipla: ultimo film visto al cinema, ultimo libro letto, ultimo cd acquistato.

Purtroppo la cosa mi manca di più è andare al cinema con la stessa frequenza di prima ma come ho già detto, non ho tempo abbastanza per fare tutto. L’ultimo film è stato “Il Cliente” di Asghar Farhadi. L’ultimo libro che ho letto è stato “Lettere a Federico” mentre l’ultimo cd non l’ho comprato, mi è stato regalato. E’ una collezione di ninne nanne.

Cosa dobbiamo attenderci da Michele Pagano per questo 2017?

In questo momento ho tante idee nel mio caos, non so ancora quale prenderà forma ed ordine. Di sicuro, come ogni anno, tireremo fuori delle novità assolute. La nostra prerogativa è quella di sperimentarci e far sperimentare il pubblico con nuovi linguaggi e nuovi approcci artistici.

E adesso ci salutiamo alla Marzullo: fatti una domanda e datti una risposta

Domanda: Come vedo il mio futuro domani?

Risposta: Vorrei che fosse uguale al presente. L’unica cosa diversa sarà una barba bianca e un paio d’occhiali spessi che indosso quando leggo i copioni. Mia moglie continuerà ad assecondarmi per le mie follie artistiche. Mia figlia farà il suo primo debutto ed io continuerò a vedere gli spettacoli dei miei allievi, in lacrime, dietro la tenda nera. 

Michele Pagano ci saluta così, con un’immagine (ovviamente!) teatrale …

Ma quel sipario per lui, ne sono certo, non si chiuderà così tanto facilmente …

Michele Pagano: Il futuro è il mio presente was last modified: gennaio 15th, 2018 by L'Interessante
15 gennaio 2018 0 commenti
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Musica

Un’intervista. Dario Gay: che cos’è l’amore

scritto da L'Interessante

Di Christian Coduto

Dario Gay risponde alle domande de “L’interessante”

L’avviso di videochiamata tramite Skype non è nemmeno partito che già mi ritrovo, sullo schermo, la faccia di Dario che sorride. Mi saluta con la mano ripetutamente. “Allora Christian, chiedimi tutto quello che vuoi” esordisce. L’atteggiamento di apertura, di socievolezza è talmente evidente che, una volta tanto, è l’intervistato a mettere a suo agio l’intervistatore. Mentre gli faccio vedere con la web tutti i suoi cd e vinili che ho nella mia collezione, lo vedo ringraziare con gli occhi.

Chi è Dario Gay?

Dario Gay è un eterno ragazzino, alla ricerca delle cose belle nella musica e nell’amore. E’ vero: ora sono leggermente disincantato, un pochino disilluso, ma non ho mai perso l’entusiasmo e il desiderio di rimettermi in gioco, attraverso le mie canzoni e gli eventi della vita.

Quando hai capito che la musica avrebbe avuto un ruolo predominante nella tua vita?

Mah, sin da bambino! Ho dei ricordi leggermente sfumati di me che, piccolissimo, ascoltavo le canzoni di Rita Pavone (talvolta cantate da mia mamma). Mi ricordo che volevo imitare Rita. Il mio sogno era quello di stare su un palcoscenico: prendevo degli oggetti, un pacchetto di sigarette di mio papà, un bicchiere … e li usavo a mo’ di microfono. La musica mi ha sempre emozionato, mi ha continuamente toccato nel profondo. L’amore per la musica l’ho ereditato sicuramente dai miei genitori; loro non hanno mai inciso brani, ma ne hanno sempre ascoltati tantissimi.

Insomma, Dario era un cantante già prima di diventarlo ufficialmente. Un misto di teatralità e ingenua fantasia che addolcisce il cuore …

  1. Dopo tanta gavetta esce il tuo primo album, dal titolo assolutamente geniale “Nella vita di un artista c’è sempre un disco che ha per titolo il suo nome”. Tutti i brani sono scritti da te, in collaborazione di un big del calibro di Enrico Ruggeri …

Mi ricordo benissimo come andò: stavamo facendo una riunione per decidere il titolo del lavoro. Ognuno diceva la propria. Silvio Crippa, il mio produttore (nonché quello di Enrico Ruggeri) disse “Chiamiamolo Dario Gai. In fondo, nella vita di un artista c’è sempre un disco che ha per titolo il suo nome”. Fu proprio Enrico, presente alla riunione, ad avere l’illuminazione. L’idea mi piacque all’istante perché era molto originale, ironica. La maggior parte dei brani li ho scritti a quattro mani con Enrico. Fu un grande onore, per me, lavorare accanto ad un cantautore che stimo, un’esperienza sicuramente costruttiva, emozionante. Negli anni, io e lui abbiamo continuato a collaborare, ma ridurlo al semplice lavoro sarebbe ingiusto: c’è un rapporto umano molto bello, fraterno direi. Anche se non ci vediamo sempre, per impegni lavorativi, c’è un bellissimo affetto che ci lega. Di quel disco vorrei sottolineare anche gli splendidi arrangiamenti di Michele Santoro, la presenza di Dino D’Autorio, il sax di Amedeo Bianchi, i Calliope ai fiati, Golino alla batteria … davvero un disco di serie A.

Nel 1990 arriva il tuo primo Sanremo con “Noi che non diciamo mai mai”, che si comporta benissimo nelle classifiche di vendita. Che ricordi hai di quell’esperienza? Tu dai l’impressione di essere una persona riservata, come ti sei ritrovato nel caos festivaliero?

Avevo già partecipato al Festivalbar, ma Sanremo è tutta un’altra cosa, ovviamente. Quando seppi di essere entrato nel cast ufficiale, la mia gioia fu alle stelle! Durante le serate del Festival ero affascinato e molto confuso: mi ritrovai di fronte ad artisti del calibro di Liza Minnelli, Tina Turner, Leo Sayer (con cui strinsi una bella amicizia), Milva, Mango, i Pooh, Dee Dee Bridgewater, Ray Charles! Io mi presentai sul palco subito dopo la performance di Rod Stewart. Ero terrorizzato. Lo confidai a Johnny Dorelli: me lo ricordo con molto affetto. Mi mise a mio agio, cercò di tranquillizzarmi. Quell’anno, tra i giovani in gara, c’era anche suo figlio. Forse, proprio per questo motivo, ebbe degli atteggiamenti paterni con tutti noi.

Tra le altre cose, quel Festival fu l’unico che si tenne al Palafiori. Un’esperienza unica.

L’anno successivo fai il bis sanremese con “Sorelle d’Italia”. Un arrangiamento quasi epico (dei violini meravigliosi) e molta ironia amara nel testo. Affronti il tema del transessualismo. La Rai bigotta trema …

Nel 1991 mi presentai a Sanremo con questo brano sicuramente molto avanti, troppo avanti. Forse, se l’avessi presentato oggi, non avrebbe suscitato tutto quel clamore … o forse sì, perché i benpensanti esistono ancora … in realtà, avrei dovuto portare la canzone “Commedia a soggetto”, ma con la RCA decidemmo di portare “Sorelle d’Italia” proprio perché di rottura, diverso, unico. Tra le altre cose, a distanza di anni, quando faccio dei live è uno dei pezzi che il pubblico conosce di più … è una delle mie bandiere di riconoscimento, pur non essendo la mia preferita. L’arrangiamento venne studiato da me, Danilo Baiocchi e Alberto Radius. In particolar modo io pensai ai movimenti di violini, le chitarre … però io non sono un trascrittore di musica, sono un autodidatta, quindi Danilo mi diede una grande mano: lui trascrisse in musica quello che gli dicevo. Di questa canzone, mi piace molto quell’inizio brechtiano che poi sfocia nel rock vero e proprio. C’è anche una citazione di “Garota de Ipanema” … la cosa più divertente fu che nessuno, a Sanremo, si accorse che il brano fosse cantato quasi nella sua interezza. Era una canzone non inedita, la mia, seppure camuffata da citazione, appunto. Nel 2010 è stata riproposta da me e dalla Banda Osiris, che hanno fatto un lavoro eccelso, rendendola un vero e proprio gioiello.

Esce “Non solo amore”, il tuo secondo cd. All’epoca, però, sei ancora Dario Gai … “Non solo amore” si distingue per i testi molto poetici. Su tutti, quella meraviglia di “Commedia a soggetto” che chiude in maniera teatrale l’album …

 

Sì, all’epoca i produttori della BMG Ariola non volevano assolutamente che il mio cognome terminasse con la y. Non volevano che si potesse pensare che io fossi gay … questo creò in me tante paure: erano anni in cui non si tendeva ancora a dichiararsi. Io avevo i miei problemi di accettazione, in più avevo intorno persone che mi bloccavano…mi sentivo sempre colpevole. Non è stata una bella sensazione. In aggiunta a ciò, non mi piaceva il fatto che il mio cognome originario venisse storpiato. Anche graficamente, è molto più bello. Però ero un ragazzino, ero sperduto, ingenuo, pauroso … stavo lì ed ubbidivo.

Lo vedo dallo sguardo: è un periodo della sua vita per lui lontano, ma che gli riporta alla mente momenti di dolore. Il non poter essere se stesso, l’imposizione degli altri, il dover mentire … avrebbero demoralizzato chiunque. Forse e ripeto forse, la sua forza interiore è anche il risultato di ciò che è stato e che (per fortuna) non è più.

I testi poetici di cui parli sono opera mia, in alcuni casi in collaborazione con Enrico Ruggeri. “Commedia a soggetto” è un testo di cui vado estremamente fiero: è una visione poetica della vita, del nostro passaggio su questa terra. Talvolta siamo protagonisti, altre volte comprimari, comparse, è un gioco che cambia in continuazione, si evolve. Però rimane sempre una commedia, perché nella realtà noi vaghiamo nell’universo di vita in vita; oggi siamo uomini, domani saremo donne, una volta figli, un’altra volta padri. Non la canto da molto tempo, credo che sia arrivato il momento di reinterpretarla.

Parallelamente alla tua attività di cantante, intraprendi la carriera di autore per artisti del calibro di Milva, O.R.O., Viola Valentino. Com’è scrivere per gli altri? Immedesimarsi nella vita, nei sentimenti altrui richiede tanta sensibilità …

Vorrei chiarire una cosa: l’unica esperienza di scrittura per un altro artista è stata quella per gli O.R.O.; Enrico Ruggeri mi chiamò per scrivere un testo proprio da affidare loro: “Rose rosse e caffè”. Negli altri casi, invece, ho semplicemente scritto delle canzoni per me che, in un secondo momento, ho proposto ad alcuni cantanti. Brani estremamente personali, tra le altre cose: “Benvenuto” (poi incisa da Viola Valentino) per esempio, è dedicata all’amore più grande della mia vita. Per ironia della sorte, io non l’ho mai cantata, ma la versione di Viola mi è piaciuta molto.

Quando io e Marcello de Toffoli scrivemmo “Libero”, ci accorgemmo che la canzone sarebbe stata adatta alle corde di Milva, che stavo producendo in quel periodo. La ascoltò e mi propose di duettare insieme a lei. Milva ha inciso anche un’altra mia canzone che non è mai uscita. Quel brano l’ho scritto inizialmente per me, poi l’ho registrata in duetto con Wladimir Luxuria, l’ha incisa Milva, l’ha provinata Renato Zero, l’ha provinata Riccardo Fogli, ma anche Rita Pavone … è piaciuta a molti, ha un karma molto particolare, eppure non si è ancora deciso di farla uscire. Rita ha registrato delle mie canzoni che non sono mai uscite: “Capita”, per esempio, l’ho incisa con Aida Cooper, ma ne esiste una versione con Rita Pavone. In compenso, però, abbiamo scritto insieme “Sono fatti miei” e “Un film in anteprima” per il suo ultimo album “Masters”.

E’ bellissimo risentire il suono delle parole che hai scritto, reinterpretate con la sensibilità di un altro artista.

Sui social rispondi sempre con molta gentilezza alle domande dei tuoi fan. Recentemente, hai postato delle foto deliziose con Rita Pavone, con la quale sei legato da una profondissima amicizia …

Mi piace molto interagire con i fan. Da un po’ ho scoperto anche Instagram. Su facebook ci sto spesso. Sì, rispondo con gentilezza, anche se mi è capitato di avere degli attacchi da parte di qualcuno al quale, evidentemente, non ero simpatico. Usando diversi fake (falsi profili N.d.R.) mi ha offeso ripetutamente. Persone così, vengono prontamente bloccate. Sia chiaro: una critica sana, una considerazione pulita la rispetto. Le offese gratuite no.

Con Rita c’è un’amicizia meravigliosa, che nasce nel 1976 … ero piccolino, andavo a scuola … ero un suo grande fan e lo sono tuttora. Sono riuscito a conoscerla, figurati che mi accolse in casa sua. E’ una persona deliziosa, buona, si lega tantissimo agli altri. E’ un rapporto che è cresciuto negli anni, si è consolidato. Adoro questa donna e lei adora me!

Ad un certo punto, anche artisticamente Gai diventa finalmente Gay … che cosa è successo?

Successe che, chiusi i rapporti con le multinazionali, iniziai a collaborare con case discografiche più piccole, produzioni indipendenti. Decisi di riprendere in mano la situazione: mi riappropriai della mia y. Il mio cognome, tra le altre cose, si pronuncia come si scrive.

Ammetto però che, nonostante avessi effettuato questo cambiamento nel cognome, non ero ancora pronto per dichiararmi al grande pubblico. Era il 1994. In privato, ovviamente, era tutta un’altra cosa. Ma fu un primo passo in avanti, senza ombra di dubbio.

Nel 2005 esce “Io ti sposerò” un brano bellissimo, in cui affronti un argomento molto delicato …

Un’idea mia e dello straordinario Rosario di Bella, che ha prodotto questo disco. All’epoca ha destato molti problemi, perché è una canzone d’amore dedicata ad un uomo da parte di un altro uomo e in cui si manifesta la voglia di sposarsi … una cosa impensabile in quel contesto storico. Venni attaccato perché, al posto della parola matrimonio alcuni volevano che io usassi il termine Pacs … ma la canzone è poesia, quella parola non mi sarebbe sembrata adatta.

A distanza di tempo, comunque, io il marito non l’ho ancora trovato. Prima o poi arriverà (scoppia a ridere). Nel 2005 ero fidanzato con Marco, il protagonista della canzone. Meno male che non c’era la possibilità di sposarci, perché altrimenti adesso avrei avuto dei casini per il divorzio (ridacchia).

Ed ecco, quindi, “Ognuno ha tanta storia”. Un doppio cd e dvd con collaborazioni prestigiose. Come hai scelto gli artisti presenti nel cofanetto?

E’ un album che ha segnato il mio ritorno alla musica, dopo un piccolo periodo di silenzio. Tutti gli artisti che ho scelto hanno dei punti in comune con la mia vita. Ognuno di loro ha una grande storia da raccontare: Milva, Enrico Ruggeri, Rita Pavone, ma anche io, pur non essendo sempre suoi giornali o target dei mass media ho qualcosa da raccontare agli altri, magari la mia è una storia leggermente più nascosta, ma ricca di emozioni. Di sicuro, in questo cd mancano due nomi: la prima è Mia Martini, che avrei cercato sicuramente di coinvolgere nell’album. Era una grande amica. La seconda è invece Gabriella Ferri; non la conoscevo personalmente, ma per lei avrei percorso mari e monti.

Con tutti gli artisti presenti nel cd, comunque, avevo già collaborato in precedenza, solo con la Banda Osiris e la Sunshine Gospel Choir non era ancora successo. Anche con loro mi sono divertito tantissimo.

Mi piacerebbe incidere nuovi duetti, in futuro.

Il tuo ultimo progetto discografico è “Ufficialmente Liberi Tutti”, disponibile su itunes. Cosa ci racconti di questo bel progetto?

In realtà è il penultimo. Ho liberato tutti i brani che avevo lasciato nel cassetto. Canzoni inedite, versioni alternative di altri brani e così via. Mi è sembrata una bella idea … coloro che lo hanno acquistato lo hanno gradito tantissimo. A questo cd è seguito “Il colore delle parole d’amore”. E’ un album misto perché contiene due brani classici brasiliani, “Su una stella cadrai” in portoghese, un brano in francese che è l’anteprima di un album che spero esca entro la fine dell’anno … sulla copertina c’è un quadro di Celso Coppio, un pittore brasiliano. Il progetto è stato creato per uno spettacolo multimediale, proprio in tandem con Celso. A gennaio c’è stata l’anteprima in Italia. A novembre andrò in Brasile per due performance, poi farò un live da solo. Il disco verrà distribuito lì. In Italia è possibile acquistarlo tramite iTunes o anche su richiesta.

 Musica e cinema vanno di pari passo. Qual è il film della tua vita e perché?

Il film della mia vita è, appunto, il mio: quello che si deve ancora finire di girare (ride). Non posso, però, non citare “Lezioni di piano” di Jane Champion, un film meraviglioso, poetico, in cui mi ritrovo completamente. A questo aggiungo “Ghost” … qualcuno, forse sorriderà, ma è una pellicola che mi commuove. Mi riporta alla mente una storia d’amore che ho vissuto, bellissima, durata sette anni, fino al giorno della morte del mio compagno, nel 1996. Ero molto giovane, troppo giovane … se devo essere sincero, è un dolore che non ho mai davvero superato. Ho amato ancora nella mia vita, certo, però l’amore quello totale, ti tocca una volta sola. Io e lui ci siamo incontrati nelle vite precedenti e ci incontreremo ancora nelle prossime vite …

Sensibilità. Ne ha tanta, da vendere. Si è confidato con me, svelando uno dei suoi cassetti più intimi, di quelli chiusi con mille lucchetti. La sua voce, così calma e profonda, aggiunge ulteriore emozione a ciò che sta raccontando.

Domanda multipla: ultimo cd acquistato, ultimo libro letto, ultimo spettacolo teatrale al quale hai assistito.

Ultimo cd: una raccolta di Charles Aznavour, una platinum collection. Per me lui è un monumento … non a caso, ho anche interpretato una cover di un suo brano, “Comm Ils Disent” (“Quel che si dice” N.d.R.). Ultimo libro letto: “Sono stato più cattivo” di Enrico Ruggeri, un’autobiografia molto bella. C’è un capitolo dedicato a me. Ultimo spettacolo teatrale: “The bodyguard”, il musical con Karima. I musical mi piacciono molto, questo è stato piuttosto carino, con un bell’allestimento e bravi cantanti.

Cosa dobbiamo attenderci da Dario Gay per questo 2017?

Innanzitutto terminare il cd in francese di cui ti parlavo prima, dobbiamo masterizzarlo. A novembre andrò in Brasile e, al ritorno, avrò un mesetto per organizzare il lancio del disco in Francia. Non ho alcuna intenzione di abbandonare la mia lingua: ho già iniziato ad incidere dei brani in italiano, con l’ausilio dell’arrangiatore romano Luigi Montagna. Partiremo sicuramente con un singolo ed un bel video.

E adesso omaggiamo Marzullo: fatti una domanda e datti una risposta

“Dario, ti vuoi dare una mossa?” Risposta “Ci provo da una vita, ma stavolta una mossa me la do sul serio”

Oppure “Dario, cos’è per te l’amore?” Risposta “L’amore sono il mio cane ed il mio gatto, oltre naturalmente a mia mamma!”

 

Un’anima meravigliosa, da studiare e da conoscere, non solo attraverso le sue canzoni, ma (per chi ha la fortuna di conoscerlo dal vivo) anche attraverso la sua quotidianità. “Ognuno ha tanta storia” … sì, è vero. E la tua, Dario, è tutta da rivelare e da scoprire …

Un’intervista. Dario Gay: che cos’è l’amore was last modified: novembre 16th, 2017 by L'Interessante
16 novembre 2017 0 commenti
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EventiIn primo piano

Nati per la musica: a San Prisco la musica non ha età

scritto da L'Interessante

L’Accademia Musicale FortePiano e Nati per la Musica Campania incontreranno i Piccoli Musicisti e i loro genitori martedì 3 ottobre in Via Stellato Centro Segesta, a San Prisco (CE)

Qual è la colonna sonora della tua vita? Sapresti rispondere a questa domanda? I momenti più importanti che hanno caratterizzato la nostra esistenza hanno tutti una musica che li rende indelebili nella nostra memoria e che ce li riporta alla mente, inaspettatamente, ascoltando un brano per radio, o grazie ad un clochard che canticchia un pezzo per strada, o una canzone finita nel nostro mp3 per sbaglio.

L’associazione “musica-momenti” avviene spesso e senza che noi ce ne rendiamo veramente conto, in maniera del tutto casuale. Ecco perchè avvicinare i bambini alla musica diventa fondamentale già dai primissimi istanti di vita.

L’Accademia Musicale Fortepiano di San Prisco, con la collaborazione dell’Associazione Nati Per la Musica Campania, questo lo sa bene. Ed è per questo che organizza dei laboratori creativo-musicali per i più piccini, accreditati dal Programma nazionale Nati per la Musica.

Domani, Martedì 3 Ottobre, l’evento per la presentazione dei laboratori; qui tutte le info.

Nati per la musica: a San Prisco la musica non ha età was last modified: ottobre 2nd, 2017 by L'Interessante
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Cinema

Leandro Barsotti: alla scoperta della mia interiorità

scritto da L'Interessante

Di Christian Coduto

Un po’ di tempo fa, quando i social erano solo un miraggio, l’unico modo per contattare il tuo cantante preferito era navigare sul suo sito ufficiale. Un click ti indirizzava su una casella di posta elettronica e lasciavi lì la (remota) speranza di ricevere una risposta.

Con Leandro feci la stessa identica cosa, un po’ demoralizzato e disincantato. A sorpresa, invece, ricevetti una e-mail di risposta quasi immediata, con tanto di saluti a mia madre, sua grandissima fan.

Pochi giorni dopo mio padre morì, lasciandoci spiazzati. Leandro mi inviò un messaggio molto tenero, che conservo ancora gelosamente.

Intervistarlo, oggi, mi dà l’idea di chiudere un cerchio, di dare un ulteriore senso a quel momento.

Leandro Barsotti si racconta …

Immagina di essere seduto sul lettino di uno psicologo: chi è Leandro Barsotti?

Oh Signore (ride) … Leandro Barsotti è un uomo che è riuscito a vivere delle esperienze artistiche bellissime. Ho sempre avuto la passione per la scrittura, sin da quando ero ragazzino: racconti, poesie, canzoni … ho sempre cercato di ricercare me stesso attraverso la scrittura. Ho suonato con varie band fino a quando non c’è stato l’incontro con Mara Maionchi alla quale, semplicemente, avevo spedito in precedenza la classica cassetta con alcune canzoni che avevo composto. Ho avuto l’opportunità di lavorare per dieci anni con Michele Canova che, ora, è il produttore italiano numero uno. Una collaborazione divertente, che mi ha permesso di imparare tantissimo.

 

Leandro Barsotti è un cantante, ma anche un giornalista. Come riesce a far coesistere queste due anime?

In realtà è stato più difficile quando ero sotto contratto con la RCA. Quando uscì l’album “Vitamina” mi ritrovai con un numero di impegni lavorativi incredibile, tanto che fui costretto a mettermi in aspettativa dal giornalismo. Ora è tutto più gestibile: canto di meno e mi dedico maggiormente alla scrittura. Lavorare per un giornale mi piace moltissimo: negli ultimi anni mi sto dedicando alla parte web, faccio diversi video … la cosa mi gratifica tanto.

 

Un successo radiofonico forte, di grande impatto, con una canzone deliziosa: “Mi piace” …

“Mi piace” l’ho scritta in un momento della mia vita in cui ero molto, ma molto innamorato. Sai come funziona no? In quei momenti vedi tutto bello … i sorrisi … quando il cuore è assaltato da questa rivoluzione che chiamiamo sentimento, le cose le vediamo in un’ottica completamente diversa. Con quel mood scrissi quindi un brano di estrema positività che ebbe grande successo. Evidentemente, in quel momento (e non solo), le persone avevano bisogno di cose positive, felici. È necessario ricordarci sempre che ognuno di noi ha bisogno di essere caricato di frasi, suggestioni e sensazioni appaganti. Viviamo in un mondo che ci invia troppo frequentemente cose negative.

 

“Voglio che mi ami”, invece, è una ballata struggente, dolorosissima. Una scelta folle, proprio perché destabilizzante. Ti piace rischiare, stravolgere le carte in tavola? Solitamente, in Italia, se fai musica dance, sei obbligato a farla in eterno …

“Voglio che mi ami” fa parte di “Vitamina” proprio come “Mi piace”, però la scrissi prima, proprio in un momento di grande sofferenza amorosa. Il disco venne inciso durante l’estate e venne distribuito durante l’inverno. Il fatto è che l’acquirente ascoltò le canzoni in una successione radiofonica, ma quella di scrittura fu completamente differente. “Mi piace” è stata una delle ultime, insieme a “Quando sei vicino a me”.

Per ritornare a ciò che dicevi: sì è vero … non mi sono mai adattato alle regole del mercato. Non ho più scritto, giusto per dire, una nuova “Mi piace”. E’ bello fare, artisticamente, sempre cose diverse, cose nuove.

 

Ed arriva Sanremo 1996: “Lasciarsi amare”. Che ricordi hai di quella esperienza?

Un ricordo un po’ di sofferenza (lo guardo stupito). Mi spiego meglio: non era questa la canzone che avrei voluto portare al Festival. Poi, con Pippo Baudo, la mia casa discografica, i miei produttori si decise per “Lasciarsi amare” … questa cosa mi preoccupò molto, perché è un brano di difficile interpretazione, avevo paura di sbagliare.

Ora come ora, però, sono contento di averla interpretata: è cresciuta molto, nel tempo. Sicuramente ha un senso più profondo, rispetto a venti anni fa. Non a caso, è ancora molto trasmessa dalle radio.

 

L’anno successivo ritorni a Sanremo con la vivace “Fragolina”. Come in ”Vengo a dirti che ti a” o “Fammi un sorriso” offri al pubblico un tuo lato fumettoso, adolescenziale.

Hai detto una cosa bellissima! Purtroppo pochi, all’epoca, capirono: quella canzone era proprio un fumetto. Ascoltandola bene, ti accorgi che è un gioco, è sognante. Era quella l’idea: costruire un brano giocoso. Michele Canova, ancora oggi, quando ci sentiamo mi dice “Per me, quella è una delle canzoni più belle che abbiamo fatto insieme!”. “Fragolina” era una canzone strana … in quel momento fu davvero rivoluzionaria. Purtroppo, come spesso accade, le cose particolari non vengono capite e venni eliminato la prima sera. Più che per l’eliminazione, mi è dispiaciuto il fatto che le radio non abbiano capito lo scopo del brano.

 

Le sue risposte profumano di consapevolezza. Piccoli rimpianti, piccole incompletezze, ma nulla gli ha impedito di essere l’uomo che è ora. E’ molto padrone di ciò che vive.

Nell’album “Bellavita” c’è spazio anche per “Luca e Marco” …

“Luca e Marco” credo sia una delle prime canzoni italiane a narrare di una relazione tra uomini. Io l’ho scritta dopo essere stato ispirato dai racconti di un mio amico che, appunto, si chiama Marco. Volevo parlare di una storia d’amore nel modo giusto; erano gli anni ’90 … tante cose, per fortuna, sono cambiate. Volevo evitare gli stereotipi legati all’amore omosessuale. I film di quel periodo, i programmi televisivi, i libri erano pieni di luoghi comuni e la cosa non mi piaceva.

Purtroppo non c’è stata la possibilità di promuoverla radiofonicamente, però l’ho proposta regolarmente durante i concerti.

 

Mi parli un po’ di “Il silenzio dell’anima”, un brano al quale tu sei molto legato?

 

E’ una canzone che ha avuto un percorso un po’ travagliato: l’abbiamo scritta e riscritta almeno due, tre volte. E’ una brano che dà un senso all’album “Il segno di Elia”, che è molto spirituale … quando riesci ad entrare nel tuo silenzio personale, la tua parte interiore, scopri anche un mondo nuovo, totalmente differente dal mondo reale. E’ alla base della ricerca dell’inconscio. Ho composto l’album in un periodo della mia vita in cui avevo incominciato a lavorare sulla meditazione. E’ una ricerca che dovrebbero fare tutti, leggersi dentro. A te capita?

 

 

Sì, durante la notte.

 

(Sorride) La scoperta della propria interiorità ti aiuta a crescere e ti permette di avere una visione più lucida della vita. E’ uno studio molto affascinante.

 

Appunto. Un atteggiamento Zen nei confronti della vita. Meditativo. La voce trasmette quiete. Di sicuro gli eventi possono renderlo (talvolta) meno pacato, ma sa come gestire i momenti no. E’ un lavoro impegnativo, che richiede del tempo.

 

Nel 2007 esce “Il jazz nel burrone”, un strepitoso omaggio a Serge Gainsbourg. Un personaggio scomodo, spesso eccessivo. Alcuni rimasero sorpresi da questa scelta anche se, a ben pensarci, nel 1995 avevi parlato di sesso in maniera piuttosto diretta nel brano “Lo specchio”. Cosa ti affascina maggiormente di questo artista?

E’ giusto quello che dici: “Lo specchio” fu proprio un esercizio linguistico e musicale ispirato a Gainsbourg. Ma se pensi anche a “Vecchio bastardo” dell’album del 1992 “Ho la vita che mi brucia gli occhi”, il discorso è analogo.

Lui era una grande provocatore. Mi piace molto perché era un grande poeta, un innovatore. La provocazione è un bel modo per introdurre elementi nuovi.

L’ho omaggiato, utilizzando le canzoni del periodo jazz degli anni ’60. Le ho tradotte in italiane e ho scritto un libretto allegato al cd, in cui ho raccontato la sua vita. E’ stata la mia prima di esperienza di romanzo.

Tra le altre cose, anche Vasco Rossi, Elio e le storie Tese, gli Skiantos, Gino Paoli, Piero Ciampi, Luigi Tenco sono stati dei grandi provocatori. Il nostro cantautorato ne è ricco.

 

Leandro Barsotti esordisce nell’ambito letterario con “L’amore resta”, ti va di parlarcene?

La mia idea era quella di condividere l’evoluzione del sentimento.

In una canzone tu racconti un momento.

L’amore è fatto di momenti gioiosi, attimi dolorosi, momenti in cui hai bisogno di chiuderti in te stesso, tempi di riflessione e così via. Ognuno di questi momenti produce in te un cambiamento o, comunque, una conoscenza di te e dell’altra persona. Tutti questi momenti, però, sono delle finestre. Io volevo scrivere una storia in cui provare a raccogliere l’evoluzione delle emozioni: dall’amore passare al disamore fino all’incontro con un nuovo amore. Il protagonista esce da una storia d’amore ed entra in un’altra, dopo un periodo di grande riflessione. Quello che impara è che tutte le esperienze che ha avuto in amore, per quanto possano essere felici o dolorose, rimarranno sempre dentro di sé. Nulla sarà mai perduto: tutto contribuisce a renderlo la persona che è oggi.

 

Una sensibilità profonda, matura. Legata sicuramente alle mille esperienze che ha vissuto. Parlare con lui è stimolante, ti spinge a riflettere, porti delle domande e cercare avidamente delle risposte …

 

La tua vena compositrice segue strade sempre differenti: non ti sei fatto mancare nemmeno una piccola svolta dance, scrivendo “I love you” per Sabrina Salerno …

Per un lungo periodo io e Sabrina ci siamo visti spesso. Lei vive a Mogliano Veneto, io a Mestre, in più sono amico del suo compagno. Michele Canova lavorava sia con me sia con lei. Un giorno, mentre lei era in studio per preparare il suo nuovo album, la raggiunsi e lei mi chiese di darle una mano. “I love you” ebbe grande successo in Spagna. In realtà, per l’album composi anche un altro brano, ma non venne pubblicato, peccato: era molto forte.

In quel periodo scrissi anche per I ragazzi italiani, per esempio, ma anche per Marco Morandi, Riccardo Fogli e Il Migno…

 

Ultimo film visto al cinema, ultimo cd acquistato, ultimo libro letto, ultimo spettacolo teatrale al quale hai assistito.

“La battaglia di Hacksaw Ridge” di Mel Gibson, che mi ha colpito molto.

Sto ascoltando a ripetizione Gazzelle e i singoli di Frah Quintale, mi piace tanto la realtà indie, offre delle belle novità nella musica italiana.

“Sono stato più cattivo”, l’autobiografia di Enrico Ruggeri. Enrico è un mio amico, trascorreremo in questi giorni una serata insieme.

A teatro manco da tempo. Però recentemente ho visto uno spettacolo di cabaret di Marco e Pippo.

 

Cinema e musica vanno di pari passo. Qual è il film della vita di Leandro Barsotti e perché?

Il film della mia vita è “Betty Blue”. Lo vidi in Francia anni fa, avevo venti anni. Da allora l’ho rivisto più volte. Ogni tanto, rivedo delle sequenze da youtube. Conservo ancora il poster. Non saprei dirti il perché di questo amore … mi colpì Beatrice Dalle. Per non parlare della colonna sonora, fantastica!

Poi, giusto per dire, amo tantissimo anche il cinema di Woody Allen.

 

Cosa dobbiamo attenderci da Leandro Barsotti nell’immediato futuro?

Sto scrivendo il mio secondo romanzo; è una storia in cui credo molto. Non vedo l’ora di terminarlo e pubblicarlo.

 

Ed ora tira fuori il Marzullo che c’è in te: fatti una domanda e datti una risposta

“Leandro, in questo momento della tua vita, ti puoi definire felice?”

“Sì, sono felice, perché ho raggiunto molti obbiettivi che stavo cercando nella vita e ne ho altri da raggiungere … la vita è soprattutto lavorare per raggiungere degli obbiettivi. Quando ottieni un risultato sei felice, ma la gioia è temporanea, dura pochi giorni. La storia di evoluzione per arrivare al traguardo è sicuramente più affascinante”.

 

E che questo viaggio sia sempre ricco di emozioni, Leandro. Da raccontare e condividere, volendo, con chi ti segue da tanti anni.

Leandro Barsotti: alla scoperta della mia interiorità was last modified: settembre 25th, 2017 by L'Interessante
25 settembre 2017 0 commenti
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