L’amore, la morte, l’amicizia: non ci muoviamo anche noi tra gli istinti primordiali e il tendere ad ognuno di questi tre aspetti del nostro vivere?
Lo facciamo, non potremmo non farlo. Eppure, spesso, con scarsi risultati: solo la morte ci riesce bene, non rinunciamo mai a quell’appuntamento. Ma anche in questo caso, non sempre sappiamo arrivarci come e quando dovremmo.
E chi di noi si ferma, magari nel retro di un bar, a parlare con gli amici delle nostre scopate, a strimpellare una chitarra, a confidare i propri desideri sulla sorte di un romanzo ancora da scrivere.
E ancora, gli amori traditi e allora vaffanculo e mai mandati a fanculo davvero.
E così tre amici si ritrovano sull’asfalto della propria esistenza; due amici di vecchia data, un amico di recente annessione al gruppo. Ma cosa importa? L’amicizia è sempre amicizia, se sincera: che sia di una vita o di un giorno.
Attraverso Bukowski ed improbabilissime canzoni, Kj, Jasper ed Evan si raccontano ad un pubblico incollato alle loro vite. Vite come altre, non speciali. Ma vite che da quel retro di un bar tentano di dare significato al tempo che passa. Vite un po’ di periferia che non trovano grandi sbocchi significativi: e in quell’amicizia trovano appoggio, conforto e reciproca comprensione.
Tutti abbiamo un’amicizia così; o almeno, tutti dovremmo averne. Ma quando un pilastro cade, il resto della struttura crolla. Questo capita ai ragazzi: dopo la morte improvvisa di Jasper, JK vuole partire, Evan comincia a fumare e piange e non capisce; e un po’ cresce.
Sarà che Giovanni Arezzo, Jacopo Venturiero e Francesco Russo con ottima interpretazione e lucida presenza danno leggerezza e fragilità alla performance, ma quella tragedia ci sembra di cristallo. Il pubblico resta lì a sperare, comunque, che qualcosa si salvi. Che Jk ed Evan riescano a trovare il loro posto nel mondo. Che quel retro di un bar resti un punto di partenza per il mondo.
di Annie Baker
traduzione Monica Capuani
musiche e canzoni originali di Micheal Chernus, Patch Darragh, Eric Gann
con Giovanni Arezzo, Jacopo Venturiero e Francesco Russo
regia Silvio Peroni
produzione Khora.teatro, Pierfrancesco Pisani