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AttualitàIn primo piano

Caso Weinstein. Dite alle donne che non siamo così fragili: possiamo dire NO!

scritto da Roberta Magliocca

Da Weinstein a Tornatore, da Holliwood a Roma: tutte le donne della molestia!

No, non sto con Asia Argento. Né con Miriana Trevisan, non con Giuseppina la portiera o Carmela l’estetista. Questo effetto domino di denunce a favore di telecamera sta snaturando uno dei temi più delicati – soprattutto nel nostro paese -: la violenza sulle donne.

E che il rossetto delle attrici dimenticate mi perdoni, ma la violenza è un’altra cosa. Non starò qui certo a giustificare l’atteggiamento maschilista e degradante di chi crede che una buona posizione o un bel conto in banca sia un passepartout per entrare negli slip delle fanciulle. Tanta pochezza d’animo si commenta da sola.

Ma chi accetta di fare un provino a casa di un produttore,tête-à-tête, quanto meno dovrebbe dubitare della buona fede dell’invito, della serietà del casting e dire NO! Se un datore di lavoro cerca di palpeggiare, la lavoratrice prepara quattro/cinque cattive parole da dire infilando la porta ed andandosene. E dice nuovamente NO! E così via, collezionando una serie di NO che ci diano dignità di essere umani, non cristalli da proteggere.

Perchè, vedete, il messaggio che sta passando in questi giorni è che, la donna, come nell’immaginario di comune degrado, venga vista come l’essere debole che – soggiogata dal maschio porco e potente – non riesce a ribellarsi, a dire no. E allora che si fa? Si torna da lui, ancora una volta, e ancora, e ancora (per cinque anni nel caso di Asia Argento). Costrette per l’incapacità di dire NO! Varcare la porta dell’orco che già ti ha fatto del male, ti rende complice, non fragile.

E con lo stupro, con le molestie, con la violenza sulle donne che flagella il nostro paese, questo show spicciolo di meteore dalla carriera interrotta non c’entra niente. É un insulto.

I provini, i colloqui, i casting, si fanno in uffici brulicanti di persone, non in albergo, al bar, a casa.

Le denunce si fanno in caserme brulicanti di carabinieri, non in televisione da Barbara D’Urso.

Caso Weinstein. Dite alle donne che non siamo così fragili: possiamo dire NO! was last modified: novembre 13th, 2017 by Roberta Magliocca
13 novembre 2017 0 commenti
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caserta
AttualitàIn primo pianoParliamone

CASERTA HA UN NUOVO PREFETTO: E’ RAFFAELE RUBERTO

scritto da L'Interessante

caserta

Caserta: cambio a capo della prefettura. Raffaele Ruberto si insedia al posto dell’uscente Arturo De Felice  

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’interno Marco Minniti, ha nominato Raffaele Ruberto prefetto di Caserta, in sostituzione di Arturo De Felice, il quale, per il momento, sarà collocato in aspettativa.

A Reggio Emilia, città da dove proviene il nuovo prefetto, Raffaele Ruberto ha svolto un ottimo lavoro, sempre “in prima linea nella battaglia per la legalità”, così ricordato dal sindaco della città emiliana Vecchi.

Per questa sua attitudine, è stato chiamato in un territorio sempre più difficile e dove potrà, in maniera preponderante, mettere in risalto le proprie peculiarità a garanzia di quella giustizia sempre più calpestata, soprattutto nell’hinterland. Ci si augura, unque, che il prefetto Ruberto possa divenire un punto di riferimento nella lotta alle associazioni malavitose che gravitano nella provincia e che minano sempre più il territorio anche della città capoluogo, nonché nella gestione dell’arrivo dei migranti che, oramai, occupano in pianta stabile il litorale di Castelvolturno e fanno sempre più parte della comunità cittadina.

La speranza che il nuovo prefetto possa trovare in città un clima di fattiva collaborazione interistituzionale, condizione necessaria per il raggiungimento degli obiettivi e per permettere di risolvere le numerose problematiche del territorio sempre a fianco del cittadino.

Nominato il segretario generale del ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare

 Inoltre, il Consiglio dei ministri ha deliberato, su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare Gian Luca Galletti, il conferimento dell’incarico di Segretario generale del Ministero al consigliere Antonio Caponetto, dirigente di prima fascia della Presidenza del Consiglio dei ministri.

caserta

il neo prefetto Raffaele Ruberto

CASERTA HA UN NUOVO PREFETTO: E’ RAFFAELE RUBERTO was last modified: maggio 5th, 2017 by L'Interessante
5 maggio 2017 0 commenti
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napoli
AttualitàCronacaParliamone

NAPOLI: LUNGOMARE LIBERATO … DALLE PERSONE PERBENE

scritto da L'Interessante

napoli

Napoli: assalto al lungomare ma turisti pochi e tanti affari per gli illegali

Il primo sole, i ponti e tanta voglia di uscire dal guscio. Uno dei luoghi più gettonati, ovviamente, il lungomare. Tanta, tantissima gente, ma turisti veri e propri, pochi. Nelle aree pedonali  la stragrande maggioranza proveniente dall’hinterland e cospicua presenza di diffusa illegalità. Difficile riuscire a passeggiare tra abusivi, ambulanti, pallonari, noleggio di biciclette e velocipedi vari.

Parcheggiatori ed abusivi a farla da padrone

Con il traffico impazzito, i parcheggiatori la fanno da padrone e gli automobilisti vessati con tariffe che arrivano anche a cinque euro. Con il rischio di trovare la vettura multata o danneggiata. Gli ambulanti che vendono di tutto senza la benchè minima garanzia igienica, soliti palloncini, bici, velocipedi ed extracomunitari: tutti senza autorizzazioni oppure, se autorizzati, senza rilasciare alcuna ricevuta o attestazione di pagamento. Pochi vigili, alcuni anziani di età e di servizio, che camminano tra la folla senza alcun mezzo. Gli unici a fuggire i venditori del falso, delle cover del telefono, borse ecc. ma senza essere mai raggiunti.

Solo uno spauracchio e poi tutto torna come prima. Il sindaco De Magistris da …. i numeri ma senza riscontri

Ma il fuggi – fuggi dura poco. I vigili, dopo l’atto di presenza, si allontanano e tutto ritorna come prima. Solo veloci spostamenti, ma dei soli extracomunitari. E già, perché parcheggiatori, noleggiatori abusivi e non, ambulanti e bancarelle “del tutto”, continuano imperterriti e non subiscono conseguenze.

Se questo significa incentivare il turismo….. Il sindaco Luigi De Magistris da i numeri, fornisce riferimenti, ma non analizza la realtà: l’impossibilità di circolare per la città con qualsiasi mezzo privato per non parlare del pubblico e la totale invivibilità di zone negate alle persone per bene. Soggette a soprusi, angherie, come gli automobilisti, come i motociclisti e come i pedoni a rischio furti (e non solo) senza la minima garanzia di legalità.

Tanto per finire, a parte i pochi vigili a piedi, forze dell’ordine non pervenute.

E un ragazzo ad imprecare per il furto del ciclomotore nei pressi del tennis club, con una vettura dei vigili a poca distanza che, a tanto sollecitati, giravano lo sguardo nell’opposta direzione.

Per la statistica le presenze dei turisti sono in crescita. Ma anche i disservizi.

napoli bici

NAPOLI: LUNGOMARE LIBERATO … DALLE PERSONE PERBENE was last modified: aprile 26th, 2017 by L'Interessante
26 aprile 2017 0 commenti
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violenza sulle donne
AttualitàIn primo pianoParliamone

Violenza sulle donne: convegno il 27 aprile organizzato a Santa Maria Capua Vetere dal Formed e dall’Università della Campania “L. Vanvitelli”

scritto da L'Interessante

violenza sulle donne

Violenza sulle donne: mai abbassare la guardia. Il 27 aprile a Santa Maria Capua Vetere 

Giovedì 27 Aprile 2017, dalle ore 15.00 l’aula magna del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, in via Mazzocchi n. 5 a Santa Maria Capua Vetere, ospiterà il Convegno “Violenza sulle Donne: un grido di aiuto rivolto al mondo giuridico e sanitario. Analisi, prevenzione e contrasto”.

L’evento, organizzato dal FORMED – Ente di Formazione Didattica e Cultura e dall’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, vedrà la partecipazione di illustri professioniste attive da decenni nel contrasto alla violenza di genere su scala nazionale, sia in ambito giuridico che sanitario.  Saranno trattati diversi argomenti, tra cui: strategie investigative per la prevenzione e il contrasto del femminicidio, la rete di servizi a sostegno delle donne vittime di violenza, consulenza e assistenza legale alle vittime, il Punto Rosa nel pronto soccorso ospedaliero, il ruolo dell’Ordine dei Medici rispetto alla violenza di genere.

Gli interventi 

Dopo i saluti del prof. Lorenzo Chieffi, Direttore Dipartimento di Giurisprudenza Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, e della prof.ssa Vittoria Ponzetta, Direttore e Coordinatore del FORMED, interverranno: la dott.ssa Maria Andaloro, ideatrice di “Posto Occupato”; la dott.ssa Maria Antonietta Troncone, Procuratore Tribunale Santa Maria Capua Vetere; la dott.ssa Gabriella Maria Casella, Presidente Tribunale Santa Maria Capua Vetere; la dott.ssa Maria Erminia Bottiglieri, Presidente Ordine dei Medici di Caserta; la dott.ssa Rosaria Bruno, Presidente Osservatorio Regionale Campania sul Fenomeno della Violenza sulle Donne; la dott.ssa Tiziana Carnevale, Sociologa e Socia fondatrice Associazione Spazio Donna Onlus; la Prof.ssa Elvira Reale, Responsabile Pronto Soccorso Rosa Ospedale Cardarelli di Napoli e Docente SUN Dipartimento Medicina e Chirurgia; e l’avv. Drusilla De Nicola, Legale Associazione Spazio Donna Onlus.

I lavori saranno coordinati dalla prof.ssa Daniela Borrelli, Assessore alla Cultura, Pubblica Istruzione e UNESCO del Comune di Caserta.

Violenza sulle donne: convegno il 27 aprile organizzato a Santa Maria Capua Vetere dal Formed e dall’Università della Campania “L. Vanvitelli” was last modified: aprile 25th, 2017 by L'Interessante
25 aprile 2017 0 commenti
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Alatri
AttualitàIn primo piano

Alatri: i carnefici di Emanuele rimangono in carcere

scritto da L'Interessante

Alatri

 

Di Carmen Giaquinto

Sono due gli aggressori che rimangono in carcere, per ora. A sferrare i colpi mortali ad Emanuele Morganti, davanti alla discoteca Mirò, sono stati, infatti, secondo la Procura, i fratellastri di ventisette e diciannove anni Mario Castagnacci e Paolo Palmisari, inchiodati anche dalle poche testimonianze agghiaccianti.

Durante l’affollatissima conferenza stampa, tenutasi il giorno 28 marzo scorso, il procuratore capo di Frosinone, Giuseppe De Falco, ha parlato di indizi «gravi e concreti», mentre ancora molte sono le ombre che pesano sul reale movente di quei quindici interminabili minuti di inaudita violenza ai danni del ventenne Emanuele Morganti, il quale si trovava nel locale assieme alla fidanzata Ketty ed è stato infastidito, trasportato fuori dal locale, pestato, rincorso e finito a sprangate e manganellate fino alla morte, avvenuta dopo due giorni di agonia per familiari ed amici. De Falco ha anche sottolineato la reticenza da parte di chi ha assistito al pestaggio avvenuto apparentemente per «futili motivi» ; è questa l’aggravante dell’omicidio volontario di cui sono stati accusati i due fratellastri, detenuti ora al carcere di Regina Coeli

 

 Alatri e l’omertà

 

Reticenza, dunque, omertà.

Due termini che di solito si accostano al silenzio di chi vive in terre di mafia ma che oggi valgono per un paese di neanche quarantamila abitanti nel centro Italia. Chi sa parli, è questa l’esortazione del procuratore ed è questo l’hashtag coniato sui social per permettere a chi sa di fornire la propria versione dei fatti. È proprio il silenzio ad essere preoccupante, assieme ad altre dichiarazioni dell’attento procuratore capo circa gli «ambienti delinquenziali» nei quali gravitano le due persone fermate. Nel 2011, infatti, Mario Castagnacci fu arrestato perché trovato in possesso di cinque chilogrammi di hashish ed è stato scarcerato il giorno stesso dell’aggressione.

Voci del web affermano che il padre di uno dei due fratellastri fosse presente sul luogo del delitto, incitando a continuare quella violenta aggressione di massa. Nulla è certo. Solo la morte di un ragazzo giovane, solare, innamorato, umile ed intraprendente. Non sembrerebbe essere emerso nulla che lo possa legare ad un passato di droga o ai suoi stessi carnefici. Eppure alcuni testimoni pensano ci sia stato un motivo molto più intimo e personale ad aver spinto a questa fatalità.

La barista al bancone del locale, anche lei testimone chiave per il racconto, afferma di aver servito Emanuele e la fidanzata, quella sera, e di essersi allarmata quando è sopraggiunto un ragazzo, probabilmente Domenico, un amico dei due fratellastri, il quale ha cominciato a spingere Emanuele relegandolo in un angolo del locale, e di aver allertato i bodyguard. Anche su queste figure permane un alone di mistero. C’è chi dice siano anch’essi coinvolti nell’aggressione. Ieri la smentita di uno di loro è arrivata dalle telecamere del noto programma televisivo “Chi l’ha visto?”.

La fidanzata di Emanuele è stata bloccata all’interno del locale, non riuscendo ad intervenire  per difendere il proprio ragazzo.

Un altro testimone importante, sopraggiunto più tardi, è il migliore amico di Emanuele, arrivato in piazza solo quando la giovane vittima già fuggiva alle aggressioni di una folla inferocita ( secondo alcuni addirittura venti persone mentre si cercano almeno sette coinvolti), il quale ha soccorso Emanuele agonizzante a terra mentre veniva ancora pestato e rischiando anche per la sua incolumità.

Per oggi è prevista l’autopsia  e da lì emergeranno sicuramente elementi chiave per una svolta delle indagini. Secondo delle prime ricostruzioni, il Palmisari avrebbe utilizzato un tubo metallico per colpire Morganti. A rivelarlo è uno dei testimoni oculari che ha assistito ad un’agghiacciante scena tra Paolo e la fidanzata Michela: «Ho visto Paolo che allontanava da sé la fidanzata che non voleva fargli aprire lo sportello della macchina. Paolo gridava che doveva prendere la pistola e la ragazza cercava di fermarlo. Era sicuramente fuori di testa- ha aggiunto- forse aveva bevuto o forse aveva assunto stupefacenti. […] Ho visto che prendeva qualcosa dall’auto e poi ho visto in mano a lui un tubo metallico, mi è sembrato che fosse lo strumento che si usa per sbullonare le ruote, anche perché lo avevo già visto in altre occasioni prendere quell’aggeggio mentre litigava con qualcuno. Con quello strumento in mano l’ho visto tornare verso la parte alta della piazza… »

L’avvocato difensore di Castagnacci, Tony Ceccarelli, ha rimesso il mandato di difese ed ha consegnato la rinuncia in Procura a Roma. Questo ha fatto slittare l’interrogatorio del detenuto tenuto, assieme a Paolo, in isolamento.

 

 

Ad Alatri, tra speranze ed acredini

 

Altre sono le piste seguite dalla Procura, come la volontà di controllo del territorio, di mostrare a tutti “chi è che comanda”, come il vanto che hanno ostentato i due fuggitivi in una discoteca a Roma, dove si erano immediatamente diretti dopo i fatti, complice un mix di alcool e di droghe. Questo, magari, il motivo di tanto silenzio.   Emanuele, infatti, era di Tecchiena, a sette chilometri da Alatri: «È retaggio storico- ha detto il sindaco Giuseppe Morini- E poi io sono di Tecchiena e sono sindaco di Alatri, sono un esempio come tanti del fatto che tra le due realtà non c’è rivalità»

L’invito rimano lo stesso: chi sa, parli.

 

Alatri: i carnefici di Emanuele rimangono in carcere was last modified: marzo 30th, 2017 by L'Interessante
30 marzo 2017 0 commenti
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morbillo
AttualitàIn primo piano

Morbillo e vaccini, tutto quello che c’è da sapere

scritto da L'Interessante

di Antonio Andolfi

Torniamo a parlare di morbillo, abbiamo visto che ci sono stati oltre 700 casi dall’inizio dell’anno, con un aumento del 230 per cento, e che la morte insorge solo in rari casi. Per fortuna abbiamo un’arma potentissima, il vaccino, che ha salvato tantissime vite. Purtroppo c’è ancora chi ha paura di vaccinare i propri figli. Questa paura è ingiustificata. Vi spieghiamo perché.

Come funziona il vaccino del morbillo?

Il vaccino contro il morbillo esiste da più di cinquantanni: è un vaccino vivo attenuato, cioè contiene il microrganismo in forma tale da far sviluppare la risposta immunitaria ma non da produrre la malattia. Ne fu creata una prima versione nel 1963 e una migliorata nel 1968.

Nel 1971 è stata formulata una combinazione che riunisce in un unico prodotto l’immunizzazione contro morbillo, parotite e rosolia: è il cosiddetto vaccino trivalente MPR. In Italia è disponibile dal 1976, mentre dall’inizio degli anni Novanta è disponibile la formulazione MPR. Dalla sua introduzione a oggi ne sono state somministrate in tutto il mondo oltre un miliardo di dosi.

In Italia il vaccino per il morbillo non è obbligatorio ma viene raccomandato dalle autorità sanitarie. La prima dose viene in genere somministrata tra i 12 e i 15 mesi di vita, dato che fin verso il nono mese di vita il neonato è protetto dagli anticorpi della madre (se ha avuto il morbillo o, per un periodo inferiore, se è vaccinata), con un richiamo a 5-6 anni. Anche ai giovani e agli adulti che non hanno avuto la malattia da piccoli è consigliata la vaccinazione, in due dosi a distanza di almeno quattro settimane l’una dall’altra.

Otto bambini su dieci non hanno alcun effetto collaterale dalla vaccinazione. Nel restante 20 per cento dei casi, ci possono essere alcuni effetti (che compaiono in genere tra 5 e 12 giorni dopo, nella fase in cui il virus attenuato si replica nell’organismo, e soprattutto dopo la prima dose). I più comuni sono una reazione locale con rossore, prurito o gonfiore nella zona dell’iniezione, febbre (in circa un caso su sei), una lieve eruzione cutanea che ricorda quella del morbillo (in una persona su 20), un ingrossamento dei linfonodi della gola e del collo (una persona su 75).

In circa un caso su 3mila, il bambino può avere convulsioni per la febbre, che non lasciano però conseguenze. In due-quattro casi ogni 100mila vaccinati si può verificare una piastrinopenia, ovvero un’alterazione della coagulazione del sangue che può causare emorragie: sono in genere non gravi, ma bisogna intervenire subito per trattarle

Lo shock anafilattico può verificarsi come per altri vaccini all’incirca in un caso ogni milione di vaccinati.

Riguardo all’encefalite, la complicazione più temibile dopo il morbillo, anche tra le fonti più attendibili si trovano informazioni contrastanti, che non la escludono in maniera assoluta dopo il vaccino, creando confusione e allarme. Il motivo è questo: dato che il virus naturale causa l’encefalite, c’è una plausibilità biologica per cui potrebbe farlo anche quello attenuato del vaccino. Questa possibilità non è però mai stata confermata in casi concreti. Si tende a credere che anche nei rarissimi casi in cui l’encefalite si è verificata dopo il vaccino, la persona fosse in realtà già infettata dal virus naturale. E in ogni caso, va ricordato che l’encefalite da morbillo è un rischio reale e molto concreto (un caso su mille), mentre quella da vaccino è un rischio solo ipotetico, mai accertato e che riguarderebbe nella peggiore delle ipotesi meno di un caso su un milione.

Esiste il rischio di autismo legato al vaccino del morbillo?

Questo non esiste: una mole ormai considerevole di studi non ha mai trovato alcun legame tra vaccino trivalente e rischio di autismo. La storia del presunto collegamento è nata negli anni Novanta, quando il medico inglese Andrew Wakefield sostenne in uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet che il vaccino potesse provocare un’infiammazione della parete intestinale e contribuire a mettere in circolo sostanze tossiche per il cervello.

Lo studio è stato smentito, la rivista stessa lo ha ritrattato dopo che è stato dimostrato che i dati erano stati falsificati, Wakefield è stato radiato dall’Ordine dei medici, ma la bufala continua a circolare, portando in Italia anche a sentenze di tribunale che in qualche modo sembrano legittimare il legame, ma che sono poi state ribaltate.

Gli esperti ritengono che, come per diverse altre vaccinazioni, anche quella contro il morbillo sia vittima del suo stesso successo: molte persone oggi non hanno mai avuto occasione di vedere un caso di morbillo, o di constatare quanto gravi possono essere le complicazioni portate dalla malattia, per cui si tende a credere che sia di fatto innocua. Gli effetti collaterali del vaccino, veri e presunti, vengono invece continuamente ricordati.

Questo fa sì che in Italia, come in altri paesi europei, la soglia delle vaccinazioni sia inferiore a quella del 95 per cento ritenuta necessaria per interrompere la circolazione del virus. L’eradicazione della malattia entro il 2015 è un obiettivo che per ora è stato mancato sia dal nostro che da diversi altri paesi.

Morbillo e vaccini, tutto quello che c’è da sapere was last modified: marzo 29th, 2017 by L'Interessante
29 marzo 2017 0 commenti
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morbillo
AttualitàIn primo piano

Morbillo e vaccini, tutto quello che c’è da sapere

scritto da L'Interessante

morbillo

di Antonio Andolfi

È una malattia grave o innocua? Quali sono gli effetti collaterali dei vaccini? Si può morire di morbillo? Ecco le risposte ai dubbi più comuni.

Il bambino di sei mesi ricoverato in ospedale ad Ancona, e la lettera nello studio del pediatra che accusa i genitori che non vaccinano. Un focolaio epidemico in un asilo nido milanese, con dodici bambini colpiti. L’aumento del 230 per cento dei casi appena denunciato dal ministro della Salute (oltre 700 casi dall’inizio dell’anno contro gli 844 complessivi del 2016). Una epidemia in Romania, con oltre 3mila casi da gennaio, e 16 morti.

Il morbillo continua a far parlare di sé. Su questa malattia si continua a sentir dire tutto e il contrario di tutto: che tantissimi dei quaranta-cinquantenni di oggi ci hanno fatto conti da bambini, senza alcun problema. Oppure che è una malattia grave e pericolosa. Dove sta la verità? Cerchiamo di fare chiarezza.

Che cos’è il morbillo, innanzitutto?

Il morbillo è una malattia infettiva causata da un virus. È molto contagiosa e colpisce soprattutto i bambini, ma non risparmia adolescenti e adulti. Oltre la metà dei casi in Italia si verifica nella fascia di età 15-39 anni. È diffuso in tutto il mondo, da noi colpisce di più tra la fine dell’inverno e la primavera.

Si trasmette per via respiratoria attraverso tosse e starnuti e attraverso le secrezioni nasali: il virus può rimanere attivo e contagioso nell’aria o sulle superfici infettate anche due ore.

Chi è infetto è contagioso da quattro giorni prima che compaiano le tipiche macchioline rosse fino a quattro giorni dopo. Il periodo di incubazione dura 10-12 giorni, e il decorso della malattia è tra i 10 e i 20 giorni. Una volta contratto, si è immuni contro il morbillo, teoricamente per tutta la vita. In Italia vige l’obbligo di notificare la malattia alle autorità sanitarie.

Quali sono i sintomi del morbillo?

Il più tipico è l’eruzione cutanea, che neppure per i medici, che vedono oggi molti meno casi di quelli di un tempo, è tanto facile da riconoscere e distinguere rispetto ad altre malattie, come la rosolia o la scarlattina. Prima ancora dei caratteristici puntini rossi compare di solito un forte raffreddore, congiuntivite, febbre sempre più alta.

Quali sono le possibili complicazioni del morbillo?

Otite, diarrea, polmonite sono le più frequenti, si verificano complessivamente in circa il 20-30 per cento dei casi. Ci sono anche complicazioni molto meno frequenti, ma assai più temibili.

Una di queste, in 1 caso su 1.000, è l’encefalite, un processo di infiammazione del cervello, mortale nel 10 per cento dei casi, e che può lasciare danni neurologici permanenti. Di encefalite morbillosa morì nel 1962, a sette anni, la figlia del celebre scrittore di libri per l’infanzia Roald Dahl, autore de La fabbrica di cioccolato.

C’è infine una complicanza del morbillo ancora più rara (un caso su 100mila) che può manifestarsi anche a distanza di anni dall’infezione con il virus del morbillo: è la panencefalite sclerosante subacuta (PESS), una malattia progressiva del cervello dagli effetti devastanti.

Ma non solo: il virus lascia nel sistema immunitario dei bambini strascichi che durano fino a tre anni dalla fine della malattia, lasciandoli vulnerabili a una serie di infezioni anche più gravi.

Si può morire di morbillo?

Sì. Prima dell’introduzione su larga scala del vaccino, le morti per morbillo erano oltre 2 milioni e mezzo l’anno. Tra il 2000 e il 2015, in tutto il mondo, i decessi causati dal virus sono diminuiti dell’80 per cento, ma ancora due anni fa, globalmente, sono stati circa 134mila o, detto in altri termini, 367 al giorno.

La stragrande maggioranza delle morti per morbillo si verifica nei bambini, in paesi africani e asiatici poveri, dove i bambini sono malnutriti o le strutture sanitarie carenti, non in grado di trattare con mezzi adeguati la disidratazione provocata dalla diarrea o la polmonite. Ma di morbillo si muore ancora anche nei paesi industrializzati: tra il 2005 e il 2013 ci sono state 24 morti in Bulgaria, 17 in Romania, 10 in Francia, 4 in Italia, 3 in Germania e in Gran Bretagna.

Per fortuna esistono i vaccini che hanno salvato tante vite, ma purtroppo, negli ultimi anni, la popolazione ha sempre più paura di vaccinare i propri figli. Se anche voi avete paura allora leggete la seconda parte, in cui parleremo di vaccini.

 

 

Morbillo e vaccini, tutto quello che c’è da sapere was last modified: marzo 29th, 2017 by L'Interessante
29 marzo 2017 0 commenti
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Londra
AttualitàCronacaIn primo piano

Londra: attacco al Parlamento

scritto da L'Interessante

Londra

Di Carmen Giaquinto

Mercoledì 22 marzo, ore 15:30 locali. Nei pressi del Palazzo di Westminster, sede del Parlamento britannico, si è scatenato il panico che ha riportato la memoria indietro di un anno, agli attentati alla metropolitana e all’aeroporto di Bruxelles o a dodici anni prima, quando proprio nel metrò di Londra, si consumò l’attacco dei kamikaze islamici. Stavolta un uomo, a bordo di un’automobile Hyundai i40, è salito, all’improvviso, sul marciapiede adiacente al Parlamento, falciando le persone che a quell’ora sono come sempre numerose. Dopo essersi schiantato contro una cancellata laterale, l’uomo è uscito dall’auto, armato di uno o più coltelli: ha cominciato a correre verso l’ingresso del Parlamento ed ha accoltellato un poliziotto che si trovava nel perimetro del Palazzo, prima di essere colpito e ucciso da alcuni colpi di arma da fuoco sparati dalla polizia. Oltre all’assalitore e al poliziotto, hanno perso la vita anche un uomo di cinquant’anni ed una donna di quaranta, mentre il bilancio dei feriti è di almeno quaranta persone, tra cui due italiane. La polizia di Londra, Scotland Yard, ha affermato di conoscere l’identità dell’uomo che ha compiuto l’attacco ma non l’ha ancora diffusa, mentre ha smentito si tratti di Trevor Brooks, noto come Abu Izzaden, ancora in carcere. L’uomo, portavoce degli estremisti islamici in Gran Bretagna e considerato un “predicatore d’odio”, è arcinoto all’intelligence britannica dal 2006. Finora non ci sono ancora state rivendicazioni da parte dell’Isis, se non le solite “esultanze” su alcuni siti jihadisti (“Sangue al sangue”; “vendetta” per i bombardamenti britannici su Mosul).

 

 

 

La reazione di Londra

La prima reazione si materializza all’indomani dell’attentato con una serie di blitz portati avanti tutta la notte in ambienti considerati vicini al radicalismo islamico, che hanno portato a ben sette arresti tra Londra e Birmingham, dove l’attentatore avrebbe noleggiato il suv, notizia diffuse poche ore dopo dalla Bbc.

 

 

Solidarietà per Londra

Non sono mancati, come al solito, messaggi di sostegno da tutto il mondo. Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, parlando con il primo ministro britannico Theresa May, ha garantito «piena collaborazione e sostegno del Governo Usa nella risposta all’attacco e per portare i responsabili davanti alla giustizia». Ha, inoltre, lodato l’efficacia della reazione delle forze dell’ordine e dei servizi di soccorso. Le autorità francesi hanno fatto sapere che in segno di solidarietà le luci della Tour Eiffel si spegneranno a mezzanotte. «Dobbiamo capire che il terrorismo riguarda tutti noi e la Francia, colpita molte volte, sa quanto il popolo del Regno Unito soffre oggi» ha dichiarato il Presidente francese François Hollande. Vicinanza espressa anche dal cancelliere tedesco Angela Merkel, ferma nella decisione di combattere la piaga del terrorismo insieme a tutte le potenze europee e non.

 

 

 

Londra: attacco al Parlamento was last modified: marzo 23rd, 2017 by L'Interessante
23 marzo 2017 0 commenti
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Parliamone
AttualitàIn primo piano

Parliamone sabato: quando uno strafalcione diventa caso di Stato

scritto da L'Interessante

Parliamone

Michela Salzillo

 Sono tutte mamme, ma dopo aver partorito recuperano un fisico marmoreo.  Sono sempre sexy, niente tute né pigiamoni.  Perdonano il tradimento.  Sono disposte a far comandare il loro uomo.  Sono casalinghe perfette e fin da piccole imparano i lavori di casa.  Non frignano, non si appiccicano e non mettono il broncio.

 

Sarebbero queste le donne modello, almeno secondo una statistica che sta facendo discutere pure sul pianeta alieno. Siamo su Rai uno, è un pomeriggio di fine settimana. Arriva parliamone sabato, la trasmissione condotta da Paola Perego, e improvvisamente diventiamo tutti femministi. Il motivo? Le donne migliori vengono dall’ Est. Perché sono più sexy: in casa usano tacchi a spillo e lingerie da capogiro. Sanno rassettare meglio di un mastrolindo abbonato alla pulizia del parquet. Non sono capricciose, e sono capaci di  elargire sorrisi di consenso, affidando, senza battere ciglio, tutte sé stesse agli uomini impostori che hanno scelto.

Il titolo della puntata è: La minaccia arriva dall’est. Gli uomini preferiscono le straniere”. Sottotitolo: “Sono ruba mariti o mogli perfette”? In studio gli ospiti danno il meglio di sé stessi, del resto è quello che si chiede a un opinionista dei salotti televisivi: esprimersi, dire la propria, fare caciara.  È chiaro che quando il gioco lo si fa fare a chi di giocare non avrebbe bisogno, il divertimento non è assicurato. Toccare determinati stereotipi, farlo in Italia, in un momento in cui contiamo le donne vittime di omicidi per mano di uomini, senza più neppure ritenere l’accaduto una novità, può essere rischioso. Ma fino a che punto? È giusto dare il sessismo in pasto alla chiusura di un programma?  Attenzione, il colpo l’ha sbagliato di sicuro, ma quando tutto finisce nel caso di stato, pure se poteva essere semplicemente archiviato fra le cento e mille pagine tristissime scritte dalla storia della televisione, l’esagerazione arriva da sola. Non possiamo fare l’applauso agli autori di una tale genialità, come ci viene difficile augurare alle donne di domani un tale Fabio Testi, che per l’occasione tira fuori il suo personale diario di bordo per raccontare di quando, in una delle notti da leone invecchiato, ha incontrato una donna che gli ha fatto compagnia in un bordello russo, per regalargli un amplesso sessuale, stile triangolo del desiderio. Di una  così, giura lui, ci si innamora di sicuro. Non da meno è la signora Marta Flavi, che non esita ad asserire: “tutte curatissime. Anche chi vende i pomodori al mercato ha le unghie curate”.  Perle di questo tipo sono scivolate come il pane nell’ olio di oliva per l ‘intera puntata, travolgendo la stessa conduttrice in visibili momenti di imbarazzo, colpa della piega acquisita dalla situazione in generale. Forse, finita la diretta, la Perego si sarà asciugata il sudore e avrà pregato chi di dovere di non metterla più in una situazione del genere. O magari l’avrà presa con estrema leggerezza, perché tanto l’ Istat e similari non sono di certo la vita vera. Siamo sicuri, però, che non avrebbe mai pensato all’ eventualità che le mettessero le valigie fuori dalla porta. E invece è stato proprio così!  Dopo la lunga indignazione social, propagatasi come un fiume senza argini anche fra le più rinomate testate giornalistiche, la Perego ha dovuto appendere il microfono al chiodo e andare a indossare il pigiama a casa sua. Ma c’è chi non ci sta. E Forse non ha tutti i torti.

Parliamone sabato cancellato dal palinsesto. Costanzo: che cosa vuol dire chiudere in questo modo?

In mezzo alla bufera ammazza stereotipo, c’è chi grida alla strumentalizzazione per partito preso e la ridimensiona. Come nel caso di Maurizio Costanzo, che ai microfoni di Radio Uno ha detto: “non accadeva dai tempi di Dario Fo e Franca Rame a Canzonissima, io non l’avrei sospeso…sabato ho visto quel servizio e non mi sono stupito neanche un po’. Poi quando ho visto la bufera che ne era nata, mi sono detto: ma cosa ho visto? Io non ho visto nulla che mi ha irritato, assolutamente no”. Ed in effetti anche noi facciamo fatica a dargli torto. Il motivo è semplice: non è che la nostra televisione sia qualcosa di diverso dallo strafalcione di cui stiamo disquisendo. Siamo pieni di messaggi sessisti: dalle pubblicità del prurito intimo, a quelle degli assorbenti d’ ogni tipo. Dalle veline sculetta chiappe alla destra dell’ uomo, alle vallette sorriso muto dietro l’ ombra magnificata del presentatore di turno. Perciò, se proprio vogliamo fare i puntini sulle “i”, chiudiamola tutta la televisione.

A casa la Perego? Perfetto. Ma allora tocca pure a tutti gli altri.

Parliamone sabato: quando uno strafalcione diventa caso di Stato was last modified: marzo 23rd, 2017 by L'Interessante
22 marzo 2017 0 commenti
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Avetrana
AttualitàIn primo piano

Avetrana: la Cassazione conferma l’ergastolo a Sabrina e Cosima

scritto da L'Interessante

Avetrana

Di Carmen Giaquinto

Nella mite giornata del 21 febbraio scorso, la Corte di Cassazione ha accolto la richiesta dell’accusa, confermando la sentenza in primo e secondo grado per l’omicidio di Sarah Scazzi, la quindicenne uccisa il 26 agosto 2010. Dopo sette anni di azioni giudiziarie e mediatiche, è stata restituita giustizia alla famiglia di Sarah, costretta a brancolare nel buio in questi tortuosi anni nei quali si sono susseguite versioni contrastanti ma che hanno sempre fatto capo alla famiglia Misseri.

La vita di questa ragazza dai lunghi capelli biondi e dal sorriso timido ma avvolgente è stata stroncata in un torrido pomeriggio estivo. Secondo una prima ricostruzione, Sarah si stava recando dalla cugina Sabrina Misseri per trascorrere insieme qualche giorno di mare ma sparisce inspiegabilmente nel nulla. Un mese dopo, Michele, padre di Sabrina e zio di Sarah, rinviene nei campi il telefono semibruciato della ragazzina. La figura enigmatica di questo anziano, dalla personalità debole e frammentaria, incuriosisce subito gli inquirenti, i quali riescono, di fatto, dopo un lungo interrogatorio durato ore, a farsi indicare dal Misseri il luogo in cui giace la nipote senza vita, purtroppo: un pozzo in contrada Mosca. Da quel momento, l’uomo cambia più volte versione, fino ad ammettere il coinvolgimento della figlia Sabrina, la quale si proclama da subito innocente. L’anno successivo viene arrestata la madre di Sabrina, Cosima Serrano, con l’accusa di concorso in omicidio volontario. D’altronde le parole che Sarah riserva alla cugina, nei suoi diari segreti, lasciano poco spazio all’immaginazione.

Il movente del delitto di Avetrana

La furia omicida di Sabrina nei confronti della cugina scaturisce da una folle gelosia che prova per Ivano, un ragazzo del paese, suo coetaneo e conoscente, che ha più volte rifiutato l’amore della cugina più grande, dichiarandosi non interessato ma che si presta ben volentieri a qualche attenzione in più nei confronti della dolce Sarah, coccolandola ed apprezzando molto anche la sua stessa compagnia. Un omicidio passionale, dunque. I diari in cui Sarah lamentava la gelosia della cugina vengono studiati attentamente dalla Corte d’assise di Torino che nell’aprile del 2013 condanna all’ergastolo Sabrina e Cosima, mentre riduce la pena a otto anni a Michele, per concorso in soppressione di cadavere. Per lo stesso reato vengono inflitti sei anni ciascuno a Carmine Misseri e Cosimo Cosma (morirà nel 2014), fratello e nipote di Michele.

Giustizia ad Avetrana

Il 21 febbraio scorso vengono, finalmente, rigettati i ricorsi degli imputati e confermate le condanne definitive. All’udienza hanno preso parte il fratello di Sarah, Claudio Scazzi ed il padre Giacomo. Assente, invece, la mamma della vittima, Concetta Serrano Spagnolo, in contatto telefonico con gli avvocati che la rappresentano come parte civile al processo. Così si è espresso il pg Fulvio Baldi, durante la requisitoria in Cassazione: «Sono convinto della ricostruzione colpevolista adottata nella sentenza d’appello» e sottolinea che Sabrina, il giorno dell’omicidio, «è in uno stato di nervosa frustrazione perché addebita a Sarah la fine della relazione con Russo Ivano e la diffusione di notizie su di loro. Cosima Serrano prende le parti della figlia e finisce per immedesimarsi in lei: le due prima rimproverano Sarah, poi, quando la ragazzina vuole tornare a casa, la rincorrono e la portano nel loro appartamento per darle la lezione che merita, uccidendola.»

Una condanna che ha il sapore di giustizia per la giovane e timida ragazza, con tanti sogni che non potranno mai avverarsi. Da sottolineare il coraggio e la determinazione della madre stessa, sempre pronta a cercare la verità, scavare nelle viscere di un rapporto famigliare complesso tra le due cugine, Il suo ultimo atto è stato caratterizzato da una lunga e accorata lettera che ha scritto a suo cognato Michele, esortandolo ancora una volta a dire finalmente una verità che abbia tale fisionomia e che lasci riposare, una volta per sempre, il dolce angelo biondo di nome Sarah Scazzi.

 

 

Avetrana: la Cassazione conferma l’ergastolo a Sabrina e Cosima was last modified: marzo 20th, 2017 by L'Interessante
20 marzo 2017 0 commenti
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