Stallo
Di Luigi Sacchettino
Cari lettori interessati, bentrovati dal dogfriendly. In questi giorni ho molto pensato al mondo dei volontari e per quest’articolo mi sono ispirato a coloro che si occupano di canili e cani vaganti sul territorio, agli sforzi che compiono, alle energie che investono nella loro missione.
A volte sono davvero stremati e avrebbero bisogno di collaborazioni funzionali a supportare le dinamiche che sovente si realizzano nelle adozioni: staffette, stalli, adozioni consapevoli. Ma cosa significano davvero queste parole?
Per farlo ho chiesto una mano a Chiara Porcile istruttrice cinofila di Mondo Cane, in quel di Genova, che da anni sapientemente lavora con il mondo degli animalisti, apportando il contributo da tecnico per una più fluida adozione. Come dico spesso, consapevole.
Realizzare uno stallo funzionale
Grazie mille Chiara per aver accettato l’intervista. Si sente spesso, soprattutto negli appelli lanciati dai volontari, il termine stallo: ma cosa s’intende?
“Con stallo si intende una sistemazione temporanea del cane fino all’adozione definitiva all’interno di un sistema famiglia. La sistemazione temporanea può essere all’interno di un canile/rifugio oppure a casa di un privato. In quest’ultimo caso si definisce stallo casalingo. Molto spesso gli stalli vengono richiesti per cani provenienti dal sud Italia affinché possano essere spostati al Nord e avere maggiori possibilità di adozione. In situazioni meno frequenti vengono richiesti stalli casalinghi per cani che vivono in modo particolarmente stressante l’ambiente di canile”.
Quindi il cane viene trasferito in un ambiente diverso da quello dove risiede, perdendo i sui punti di riferimento, l’ambiente conosciuto- per quanto a volte angusto-, gli operatori che gli danno da mangiare: come è possibile rendere uno stallo più accogliente per il cane?
“A mio avviso perché una sistemazione possa essere realmente accogliente per il cane lo stallo dovrebbe essere casalingo. Se si decide di spostare il cane da una gabbia di canile ad un’altra che semplicemente si trova geograficamente più in alto non ci sono comunque i presupposti per l’accoglienza.
Uno stallo casalingo permette al cane di conoscere una realtà che sarà poi quella che si troverà a vivere nel momento in cui verrà adottato definitivamente.
Per quanto riguarda il come renderlo accogliente vorrei poterti dire che so la risposta. Quello che posso fare è semplicemente riportarti quello che ho imparato in questi anni ospitando tanti cani diversi a casa mia e tenendo presente ovviamente che ogni cane è poi un soggetto a se stante e che, quindi, con ognuno di loro è necessario trovare la via giusta per arrivare a capirsi reciprocamente.
In linea generale credo che una questione fondamentale sia non preoccuparsi troppo di quello che potrebbero fare dentro casa. Che poi è spesso e volentieri il contrario di quello che fanno le persone una volta che il nuovo arrivato mette zampa nella loro abitazione: farà la pipì? Sporcherà in casa? Morderà il divano? Perché non si sdraia? Proverà a salire sul letto? Piangerà di notte?
Questo crea ovviamente una certa dose di tensione di cui il cane (che normalmente si è appena fatto 12 ore di viaggio in un camion dentro ad una gabbia) risente, a volte anche in modo profondo.
Quando arriva un cane in stallo a casa io ho già messo tutto in conto. Sono sicura che sporcherà in casa, ma sono altrettanto sicura che il pavimento si possa pulire senza troppa difficoltà o ansia; sono sicura che proverà a salire sul divano, sul letto e che magari ruberà anche il cibo dal tavolo ma sono tutte cose a cui si può rimediare. In altre parole credo che il presupposto fondamentale per l’accoglienza sia dare al nuovo ospite il TEMPO per capire dove si trova, chi sono le persone e gli altri cani con cui da un momento all’altro si trova a condividere spazi e risorse e come capirle e farsi capire.
Oltre a questo quello che cerco di fare è creare per ognuno di loro uno spazio all’interno del gruppo dove possano trovare stabilità, dove possano sentirsi al sicuro e dove possano trovare le energie per ripartire. Quello che devi considerare è che quasi tutti i cani che arrivano da me hanno conosciuto la solitudine, la violenza, la mancanza di libertà e spesso sono stati recuperati con gravi problematiche di salute. Quello di cui hanno bisogno è qualcuno di cui possano fidarsi. Qualcuno che dia loro fiducia, che dia loro la possibilità di sperimentare e di provare a muoversi nel mondo e che, allo stesso tempo, sia una guida sicura. La difficoltà nel fare gli stalli sta proprio in questo: esserci sempre, per ognuno di loro, ogni volta che ne hanno bisogno perché ognuno di loro è parte del gruppo ed è importante. Credo che solo così possano trovare le risorse di cui hanno bisogno per iniziare una vita completamente nuova”.
Non si corre il rischio così di illudere il cane che abbia trovato una famiglia definitiva?
“Si. Questo è il motivo per cui ad ogni richiesta di adozione segue un percorso di inserimento all’interno della nuova famiglia della lunghezza adeguata a seconda del soggetto che ha ricevuto la richiesta.
Ritengo anche che valga la pena prendersi questo rischio se penso che spesso l’alternativa sarebbe stata il canile a vita o se penso a tutte le adozioni “dirette” che hanno avuto come conseguenza il rientro in canile del cane o, forse peggio, una vita passata nel terrore e nella paura.
Per ogni cane che tengo in stallo vengono valutate attentamente le richieste di adozione e vengono prese in considerazione solo quelle ritenute idonee per quel soggetto. Inoltre ognuno di loro impara a muoversi al guinzaglio, in libertà, a stare all’interno della casa e a vivere dei momenti di solitudine in serenità. Tutto ciò spesso è determinante per far sì che le adozioni vadano a buon fine e che poi, realmente, l’adozione possa essere definitiva.
Per quella che è stata la mia esperienza ne è sempre valsa la pena. Rimango in contatto con tantissimi adottanti e quello che vedo sono cani sereni. A me questo fa pensare che il beneficio finale sia superiore rispetto al rischio iniziale che si è preso”.
Consigli per i futuri adottanti per mettere il cane in agio?
“Oltre al percorso di conoscenza a cui ho accennato in precedenza, passo tantissimo tempo a raccontare loro il più possibile su chi sia il loro cane, che cosa gli piace fare, cosa lo può disturbare o far innervosire, cosa gli può fare paura e quali sono le sue abitudini. Cerco di fare in modo che loro lo conoscano il più possibile e che il cane possa ritrovare nella nuova casa oggetti e situazioni a lui conosciute. Per quanto possibile punto sul trasmettere loro alcuni modi di fare o modi di comunicare che il cane ha imparato a comprendere e interpretare da me, in modo che ci sia una base da cui partire per costruire una loro comunicazione”.
Stallare. Dimorare in una stalla. Sostare. Passivamente, quindi. Grazie a Chiara Porcile per averci fornito il suo punto di vista sul più funzionale- e rispettoso- so stare in famiglia.