Blind
Di Luigi Sacchettino
Un mese fa. 14 febbraio. San Valentino. Una festa piena di luce, candele e luccichii.
Io decido di stare al buio. No, non sono uno di quei single che in quel giorno un po’ arranca.
Decido di stare al buio del teatro Bellini. Nel rosso Bellini.
Sì, perché torna al Teatro Bellini il Blind Date, il concerto al buio ideato nel 2009 dal pianista e compositore Cesare Picco e portato in giro da CBM Italia Onlus. CBM è la più grande organizzazione umanitaria internazionale impegnata nella prevenzione e cura della cecità e della disabilità nei Paesi del Sud del mondo; sono circa 39 milioni le persone affette da cecità, una condizione che tuttavia potrebbe essere evitata nell’ 80 per cento dei casi, con interventi mirati. A un costo irrisorio se si pensa all’importanza della vista.
Com’è strutturato il blind date?
Il concerto è basato su una semplice e magica formula: si inizia con la LUCE-, si passa al BUIO, intenso, pesto, lungo 30 minuti–, e si termina con la LUCE. A voler rappresentare il percorso che un malato affetto di cataratta può subire. Una formula che esprime appieno la missione di CBM: ridare la vista alle persone che non vedono e che, senza l’intervento dei medici di CBM, sarebbero destinate a vivere nella cecità e nel buio assoluto.
Blind date è un’esperienza sensoriale e percettiva unica. Cosa c’è di strano nello stare mezzora ad occhi chiusi ad ascoltare della musica?- starete pensando.
Ho vissuto sulla mia pelle cosa significhi non usare la vista come organo di senso principale: occhi chiusi oppure aperti il risultato in quel momento è il medesimo. Inizialmente ci si sente combattuti, si prova e riprova a spingere gli occhi a vedere. Poi ci abbandona a quel senso di impotenza.
Si sposta l’attenzione dal pensiero alle sensazioni e all’emozioni. Ci si abbandona più a udito, tatto, naso.
Perché in un momento di disorientamento ci si ritrova ad allungare la mano versa la spalla di un’ amica e toccandola si torna sereni, condividendo quel momento di solitudine. Insieme. Da solo sarebbe stato devastante.
Perché pensi a quanto dannatamente sei fortunato a poterle vedere certe cose. E subito empatizzi con coloro che tutto ciò non possono farlo. Eppure per noi aprire gli occhi e vedere è un gesto facilissimo. Scontato. Naturale.
Abbiamo un potere enorme nel poter aiutare chi, al momento, questo potere naturale, scontato l’ha perso.
Io ho guardato, ed ho decido di vedere.
Non sarei potuto rimanere cieco rispetto a tutto ciò.
“Non importa quello che stai guardando, ma quello che riesci a vedere.”
Henry David Thoreau.