Rapporto
Di Luigi Sacchettino
Il rapporto uomo cane si fortifica in un lungo periodo di coevoluzione, forse unico nel suo genere; all’inizio i futuri cani dovevano essere molto simili a roditori, poi assomigliarono alle manguste, per diventare alla fine grandi come dei lupi.
Le ricerche realizzate non hanno fatto chiarezza sulle dinamiche dell’incontro: è stato l’uomo ad avvicinarsi al lupo o viceversa?
Il cane è il frutto dell’incontro.
“Le teorie maggiormente accreditate indicano che l’adottabile può essere stato rinvenuto nei pressi dell’accampamento oppure trovato durante una battuta di caccia. La tesi Autointegrativa (Coppinger) sostiene che nel periodo Mesolitico il lupo si sia avvicinato al villaggio e ne abbia tratto un vantaggio selettivo legato alla minore mortalità. La tesi del Maternaggio, invece, ipotizza che durante il periodo Paleolitico, l’uomo abbia raccolto un cucciolo di lupo e la donna lo abbia allattato al seno, poiché gli erbivori non erano ancora stati addomesticati (Marchesini). Le ricerche effettuate sul Dna mitocondriale da C. Vilà et al (1999) posizionano il processo di domesticazione del cane circa 135 mila anni fa mentre P. Savolainen et al (2002) lo collocano intorno ai 40 mila anni fa”. [S. Giussani]
E com’è cambiato il rapporto con l’uomo nel tempo? Si parte dall’utilizzo.
Oltre a procurarsi reciprocamente cibo e sicurezza, per millenni gli uomini e i cani hanno beneficiato del rapporto complesso costruito tramite la caccia e la sorveglianza della casa o del bestiame: è probabile che le varie forme di associazione tra uomo e cane non siano mai state solo utilitaristiche, e che siano semplicemente diventate più articolate nei secoli.
Negli ultimi anni l’interpretazione del cane è infatti passata da una più rigorosamente zootecnica- utilitaristica -, a quella zooantropologica, in cui il cane viene vissuto come partner sociale- da conoscere, rispettare nelle sue peculiarità, all’interno di una relazione affettiva. La docilità e la collaborativà del cane ne fanno l’animale integrabile per antonomasia, soprattutto in quelle attività in cui affianca l’uomo, come nella pet therapy o in ricerca e soccorso. In cui dovrebbe essere coinvolto, più che utilizzato.
Periodi diversi, ruoli diversi
CANI DA CACCIA – L’utilizzo dei cani da caccia risale all’alba della civiltà umana. Abbiamo testimonianze di pittura rupestre dell’età del bronzo che raffigurano un cacciatore con cani. La parola caccia deriva dal greco kynègia che a sua volta deriva da kynos, cioè cane.
CANI DA SLITTA- Gli Inuit hanno utilizzato per secoli la slitta trainata da cani come mezzo di locomozione. In Europa si fa risalire l’utilizzo di cani per trainare slitte alla fine dell’anno 1000; questo mezzo di trasporto ha avuto una vasta diffusione sino al XIX secolo, anche a causa della scarsità di cavalli. “ I cani per il traino delle slitte sono di evoluzione recente, circa 150 anni. La selezione di queste razze è iniziata con le gare messe su per divertimento in cui venivano messi alla prova cani e conduttori che normalmente lavoravano trasportando la posta, merce o perfino persone. Con la corsa all’oro in Alaska, nel 1896, la slitta coi i cani divenne una risorsa insostituibile. Nel 1909 furono importati i primi Siberian Husky (che sono, in effetti, incroci con levrieri e cani da caccia che esibiscono arti lunghi, tendenza a forma quadrata e torace meno ingombrante )”. (Gallicchio B.)
CANI DA GUERRA- Gli antichi romani selezionarono il molosso romano, o Canis Pugnax, come cane da guerra al seguito delle loro legioni, con indosso una vera e propria armatura. Ma è negli anni settanta dell’Ottocento che in alcuni villaggi tedeschi il cane assunse il moderno ruolo di “militare” grazie a programmi di sussidi nazionali, prodromici del cane DA UTILITA’ E DIFESA.
IL CANE DA TERAPIA- Il padre della psicanalisi, S. Freud, era solito condurre le sue sedute in presenza del cane. Si racconta che il cane dormisse per tutta la seduta e che si svegliasse sul finire, quasi a segnalare il termine dell’ incontro.
Siamo forse agli albori della pet therapy? Sarà per questo che molte categorie professionali consigliano un cane per aiutare un bambino in difficoltà, senza però tenere conto di cosa possa provare il cane?
Quello che sappiamo è che spesso il “con” va a sostituire l’anacronistico “da”, in una immagine interpretativa di diade, di gruppo. Il cane è sempre più percepito e vissuto come membro della famiglia e come tale coinvolto e non utilizzato.
Certo le derive antropomorfizzanti sono dietro l’angolo; bisogna infatti tendere a quell’equilibrio fondato sul rispetto delle doti etologiche del cane, senza considerarlo uno strumento- come la lavatrice, né tantomeno come un surrogato affettivo.