Contadino
Di Luigi Sacchettino
Cari lettori interessati questa settimana avevo un po’ di dubbi su quale argomento affrontare: ancora razze? Le controversie tra i colleghi sulle tecniche migliori per l’educazione del cane? Il fatidico concetto di dominanza? Insomma, non riuscivo a decidermi. Poi stamane l’illuminazione.
Vi racconterò del cane del contadino.
Sì, stavo andando al campo, che è in una zona di campagna. Molti contadini lavorano ancora nell’ orario in cui arrivo io. Uno di loro era in pausa, lì col suo cane accanto. Alla vista della mia automobile il contadino ha preso in braccio il cagnetto, riponendolo a terra solo quando ero ormai distante e non più pericoloso. Il cagnetto allora lo ha guardato- si sono dati un segnale e insieme hanno iniziato a rincorrersi, sorridendosi di vero cuore.
Contadino, in pausa da un lavoro pesante, gioca con il suo cane, divertendosi- penso.
Quanta cura, quanta accortezza, quanta condivisione in quei tre minuti di interazione. Eppure il contadino era con la pesante zappa in mano poco prima. Il cagnetto ha aspettato il suo turno, in cui poter alleggerire il peso di quella zappa attraverso corse scodinzolanti. Evidentemente sapeva che il suo turno sarebbe arrivato.
Ho pensato a tutte quelle famiglie del “non ho tempo per il mio cane”.
Il tempo è una risorsa preziosa ed oggigiorno manca sempre più: ma non si è soliti recitare forse “Quando il perché è forte il come si trova sempre”? Certo, poiché è tutto un discorso di motivazione. Lo dice la parola stessa, ci vuole il motivo che ti spinge all’azione, cioè a fare qualcosa. E spesso questo motivo è legato all’importanza che si da all’altro. Alla capacità di lettura ed empatia verso l’altro. Ti capisco, ti accolgo, condividiamo. E vale, perché anche io sto meglio con te. Sarebbe più onesto portare a consapevolezza un “non ti voglio più”, o anche “ho sbagliato ad adottare un cane ora”. L’errore è umano, la non ammissione è invischiante. La perseveranza nell’errore diabolica.
A noi istruttori un’altra frase induce orticaria: “Se avessi una casa col giardino prenderei un cane”. Come se il cane fosse l’ottavo nano.
Vi assicuro che tutti i cani che vivono in giardino distanti dai loro proprietari trascorrono il loro tempo vicino alla porta d’ingresso, o curiosando su cosa si sta facendo in casa, o ancora provando ad attirare l’attenzione dei proprietari. E se tutto ciò non funziona, trovano spesso strategie auto appaganti, comportamenti come rincorrere le lucertole, abbaiare agli estranei oltre il cancello, leccarsi le zampe o manifestare stereotipie.
Perché non è lo spazio la risorsa principale da avere nella vita con un cane; è il tempo. E pure di qualità. Per le passeggiate, per l’educazione, per la socializzazione, per pulire le pipì del cucciolo e le marachelle fisiologiche, necessarie per la crescita serena del soggetto. Per la condivisione. Il tempo per dare e dire sì; perché per ogni No che diciamo al cane per via del nostro stile di vita, dovremmo pensare ad un Sì per il suo stile di vita.
Il tempo per divertirsi. Ma per divertirsi bisogna crearle le situazioni. E bisogna avere il tempo per crearle. Tempo e voglia. Così come quel contadino ha portato con sé il suo cagnetto e appena possibile si è dedicato piacevolmente a lui, anche noi umani di città dovremmo alzare la motivazione.
Sennò che relazione è?
Attenzione a non diventare coinquilini con il vostro cane.
Fortunato quel cane.
Ode a quel contadino.