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Cani

Stallo
CulturaCuriositàEventiIn primo piano

Ti stallo. Prove di adozioni

scritto da L'Interessante

Stallo

Di Luigi Sacchettino

Cari lettori interessati, bentrovati dal dogfriendly.  In questi giorni ho molto pensato al mondo dei volontari e per quest’articolo mi sono ispirato a coloro che si occupano di canili e cani vaganti sul territorio, agli sforzi che compiono, alle energie che investono nella loro missione.

A volte sono davvero stremati e avrebbero bisogno di collaborazioni funzionali a supportare le dinamiche che sovente si realizzano nelle adozioni: staffette, stalli, adozioni consapevoli. Ma cosa significano davvero queste parole?

Per farlo ho chiesto una mano a Chiara Porcile istruttrice cinofila di Mondo Cane, in quel di Genova, che da anni sapientemente lavora con il mondo degli animalisti, apportando il contributo da tecnico per una più fluida adozione. Come dico spesso, consapevole.

 

Realizzare uno stallo funzionale

Grazie mille Chiara per aver accettato l’intervista. Si sente spesso, soprattutto negli appelli lanciati dai volontari, il termine stallo: ma cosa s’intende?

“Con stallo si intende una sistemazione temporanea del cane fino all’adozione definitiva all’interno di un sistema famiglia. La sistemazione temporanea può essere all’interno di un canile/rifugio oppure a casa di un privato. In quest’ultimo caso si definisce stallo casalingo. Molto spesso gli stalli vengono richiesti per cani provenienti dal sud Italia affinché possano essere spostati al Nord e avere maggiori possibilità di adozione. In situazioni meno frequenti vengono richiesti stalli casalinghi per cani che vivono in modo particolarmente stressante l’ambiente di canile”.

Quindi il cane viene trasferito in un ambiente diverso da quello dove risiede, perdendo i sui punti di riferimento, l’ambiente conosciuto- per quanto a volte angusto-, gli operatori che gli danno da mangiare: come è possibile rendere uno stallo più accogliente per il cane?

“A mio avviso perché una sistemazione possa essere realmente accogliente per il cane lo stallo dovrebbe essere casalingo. Se si decide di spostare il cane da una gabbia di canile ad un’altra che semplicemente si trova geograficamente più in alto non ci sono comunque i presupposti per l’accoglienza.

Uno stallo casalingo permette al cane di conoscere una realtà che sarà poi quella che si troverà a vivere nel momento in cui verrà adottato definitivamente.

Per quanto riguarda il come renderlo accogliente vorrei poterti dire che so la risposta. Quello che posso fare è semplicemente riportarti quello che ho imparato in questi anni ospitando tanti cani diversi a casa mia e tenendo presente ovviamente che ogni cane è poi un soggetto a se stante e che, quindi, con ognuno di loro è necessario trovare la via giusta per arrivare a capirsi reciprocamente.

In linea generale credo che una questione fondamentale sia non preoccuparsi troppo di quello che potrebbero fare dentro casa. Che poi è spesso e volentieri il contrario di quello che fanno le persone una volta che il nuovo arrivato mette zampa nella loro abitazione: farà la pipì? Sporcherà in casa? Morderà il divano? Perché non si sdraia? Proverà a salire sul letto? Piangerà di notte?

Questo crea ovviamente una certa dose di tensione di cui il cane (che normalmente si è appena fatto 12 ore di viaggio in un camion dentro ad una gabbia) risente, a volte anche in modo profondo.

Quando arriva un cane in stallo a casa io ho già messo tutto in conto. Sono sicura che sporcherà in casa, ma sono altrettanto sicura che il pavimento si possa pulire senza troppa difficoltà o ansia; sono sicura che proverà a salire sul divano, sul letto e che magari ruberà anche il cibo dal tavolo ma sono tutte cose a cui si può rimediare. In altre parole credo che il presupposto fondamentale per l’accoglienza sia dare al nuovo ospite il TEMPO per capire dove si trova, chi sono le persone e gli altri cani con cui da un momento all’altro si trova a condividere spazi e risorse e come capirle e farsi capire.

Oltre a questo quello che cerco di fare è creare per ognuno di loro uno spazio all’interno del gruppo dove possano trovare stabilità, dove possano sentirsi al sicuro e dove possano trovare le energie per ripartire. Quello che devi considerare è che quasi tutti i cani che arrivano da me hanno conosciuto la solitudine, la violenza, la mancanza di libertà e spesso sono stati recuperati con gravi problematiche di salute. Quello di cui hanno bisogno è qualcuno di cui possano fidarsi. Qualcuno che dia loro fiducia, che dia loro la possibilità di sperimentare e di provare a muoversi nel mondo e che, allo stesso tempo, sia una guida sicura. La difficoltà nel fare gli stalli sta proprio in questo: esserci sempre, per ognuno di loro, ogni volta che ne hanno bisogno perché ognuno di loro è parte del gruppo ed è importante. Credo che solo così possano trovare le risorse di cui hanno bisogno per iniziare una vita completamente nuova”.

 

Non si corre il rischio così di illudere il cane che abbia trovato una famiglia definitiva?

 

“Si. Questo è il motivo per cui ad ogni richiesta di adozione segue un percorso di inserimento all’interno della nuova famiglia della lunghezza adeguata a seconda del soggetto che ha ricevuto la richiesta.

Ritengo anche che valga la pena prendersi questo rischio se penso che spesso l’alternativa sarebbe stata il canile a vita o se penso a tutte le adozioni “dirette” che hanno avuto come conseguenza il rientro in canile del cane o, forse peggio, una vita passata nel terrore e nella paura.

Per ogni cane che tengo in stallo vengono valutate attentamente le richieste di adozione e vengono prese in considerazione solo quelle ritenute idonee per quel soggetto. Inoltre ognuno di loro impara a muoversi al guinzaglio, in libertà, a stare all’interno della casa e a vivere dei momenti di solitudine in serenità. Tutto ciò spesso è determinante per far sì che le adozioni vadano a buon fine e che poi, realmente, l’adozione possa essere definitiva.

Per quella che è stata la mia esperienza ne è sempre valsa la pena. Rimango in contatto con tantissimi adottanti e quello che vedo sono cani sereni. A me questo fa pensare che il beneficio finale sia superiore rispetto al rischio iniziale che si è preso”.

Consigli per i  futuri adottanti per mettere il cane in agio?

 

“Oltre al percorso di conoscenza a cui ho accennato in precedenza, passo tantissimo tempo a raccontare loro il più possibile su chi sia il loro cane, che cosa gli piace fare, cosa lo può disturbare o far innervosire, cosa gli può fare paura e quali sono le sue abitudini. Cerco di fare in modo che loro lo conoscano il più possibile e che il cane possa ritrovare nella nuova casa oggetti e situazioni a lui conosciute. Per quanto possibile punto sul trasmettere loro alcuni modi di fare o modi di comunicare che il cane ha imparato a comprendere e interpretare da me, in modo che ci sia una base da cui partire per costruire una loro comunicazione”.

Stallare. Dimorare in una stalla. Sostare. Passivamente, quindi. Grazie a Chiara  Porcile per averci fornito il suo punto di vista sul più funzionale- e rispettoso- so stare in famiglia.

Ti stallo. Prove di adozioni was last modified: giugno 9th, 2017 by L'Interessante
9 giugno 2017 0 commenti
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cani
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Aiuto, il mio cane non è intelligente

scritto da L'Interessante

Cani

Di Luigi Sacchettino

Cari lettori interessati è notizia di qualche giorno fa di una classifica che stila l’elenco dei cani più intelligenti: border collie, barboni, pastori tedeschi e i soliti blasonati

Quando leggo di questi notizie mi parte l’embolo, mi si gonfia la vena sulla fronte, divento verde e perdo l’aspetto zen.

Questo perché trovo la continua ricerca del maius intellettivo nei cani sterile e poco utile: un tentativo di standardizzare, incorniciare, confinare rigidamente le loro soggettive capacità cognitive.

Provo a dirvi la mia, andando con ordine. Come possiamo definire genericamente l’intelligenza?

Una delle definizione afferma che l’intelligenza è la capacità di comprendere il mondo in cui si vive e di risolvere i problemi ambientali, sociali e culturali che vengono posti in ogni momento della  esistenza.

E su questo i cani ci riescono magistralmente. Vivono in un mondo a misura d’uomo ma sono in grado di utilizzare un ascensore, salire su un autobus e scale mobili, tollerare le continue violazioni dello spazio personale da parte di estranei incrociati per strada, e soprattutto capirci molto più di come noi riusciamo a fare con loro. In questo quindi mostrano una adattabilità e flessibilità cognitiva straordinariamente lontana da quella umana. Che se solo cambia il bagno di casa, non riesce più ad esprimersi.

I test più noti su cui è stata testata l’intelligenza dei cani appartengono al neuropsicologo Stanley Coren, professore di neuropsicologia a Vancouver, e consistono nella valutazione della capacità dei cani di risolvere problemi (problem solving) e di comprendere le parole. Anche attraverso l’aderenza alle attività di addestramento. Il ricercatore sostiene che le loro capacità intellettive potrebbero essere paragonate a quelle di un bambino dai tre ai cinque anni.

Bene. Se non fosse che sono dei test ipotizzati dalla mente umana. Quindi test antropocentrici.

Mi aiutano le parole del prof. Marchesini che nel suo libro Intelligenze plurime esprime un concetto che condivido appieno: “Il problema clou, quando si parla di menti animali, resta quello dell’attribuzione delle diverse componenti cognitive evitando la deriva del confronto serrato e della messa in discussione dell’unicità dell’uomo. La difficoltà nell’analizzare gli ambiti delle funzioni menali sta nel grado di coinvolgimento avvertito dall’uomo rispetto al significato degli aspetti mentali nella definizione dell’identità umana”.

Sarebbe quindi più corretto testare le capacità del cane prendendo in considerazione un  altro modello canino. E come si fa, in una specie che conta  per l’ Ente Nazionale della Cinofilia Italiana 16 razze italiane (oltre a tutte le altre) e per la Fédération cynologique internationale più di 400 razze? Per esempio un pastore maremmano ha struttura fisica- comportamentale completamente diversa da quella di un border collie; il primo forte fisicamente, calmo, solido, autonomo nel lavoro, mentre il secondo snello, veloce, nevrile, molto più collaborativo e richiedente con l’uomo. Eppure entrambe si occupano di greggi: il primo per la custodia, il secondo per la conduzione.

Chi potremmo definire più intelligente?

Hanno motivazioni diverse nel loro assetto comportamentale. Ricercano diversamente il piacere nel mondo. Si muovono diversamente nel mondo.

Forse il border collie ci appare più intelligente perché la sua intelligenza collaborativa lo fa essere più attento a noi, ai nostro comandi e a ciò che gli proponiamo. E quindi anche ai problem solving che gli somministriamo. Non a caso il podio dei cani più intelligenti appartiene a tre razze- border collie, barbone, pastore tedesco- che mostrano una maggiore predisposizione al lavoro con l’uomo. Ma un segugio che segue ostinatamente una traccia olfattiva per km lasciandosi alle spalle l’imbranato e lento umano non lo definirei meno intelligente. E che dire di un levriero che raggiunge  circa  70 km/h? Molti umani intelligenti inciampano su un gradino figurarsi a correre a quella velocità.

“La mente opera in modo plurale perché plurali sono le prestazioni che le diverse specie, i diversi soggetti e anche lo stesso soggetto nelle diverse età, sono chiamati a compiere.  Come non è paragonabile la prestazione che compie l’arto anteriore di un chirottero da quella realizzata dall’arto di un delfino, o quella di una talpa rispetto all’elefante, o ancora, quella di un gatto rispetto a quella di un uomo, allo stesso modo nel mondo animale le diversi menti presentano complessi di performatività cognitiva assai diversi tra loro” Marchesini.

E dell’altronde questo concetto vale anche in umana. Secondo lo psicologo americano H. Gardner non esiste un solo tipo di intelligenza, ma una molteplicità di forme, ovvero potenzialità biologiche presenti sin dalla nascita che in ogni essere umano assumono una particolare combinazione di livelli di sviluppo, rendendo unico il suo profilo intellettivo.

L’evolversi di ciascuna intelligenza e il raggiungimento di gradi più o meno elevati, risulta in parte condizionato da fattori genetici, ma dipende anche dalle opportunità di apprendimento offerte da una particolare contesto culturale. Non basta, dunque, individuare le inclinazioni personali, occorre esercitarle, in caso contrario rimarranno nello stato embrionale.

Con la sua opera Gardner non ha messo in discussione soltanto la vecchia teoria di intelligenza, bensì anche i test standardizzati che sulla stessa si fondavano.

I nostri cani hanno una intelligenza e cultura soggettiva; certo qualcuno può avere dei talenti già più sviluppati di altri, qualcun altro può avere delle risorse che noi non abbiamo ancora scoperto. Qualcun altro ancora può avere delle inclinazioni da sostenere.

Quello che so è che quando giravo per boschi con la mia Shana, perdendo l’orientamento, lei sapeva riportarmi a casa. Eppure non ho mai avuto necessità di testare la sua intelligenza con dei problem solving.

“Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido” Albert Einstein

 

 

 

Aiuto, il mio cane non è intelligente was last modified: gennaio 12th, 2017 by L'Interessante
12 gennaio 2017 0 commenti
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botti
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Un Natale senza botti: intervista alla Dott.ssa Giussani

scritto da L'Interessante

Botti

Cari lettori interessati siamo a ridosso delle festività natalizie; se per molti cani questo è un momento di condivisione di gioie dovute ai regali da parte dei proprietari, ai premietti più succulenti dati fuori pasto, alle passeggiate più lunghe per il maggior tempo libero, per molti altri è un tragico periodo dovuto alla consuetudine dei botti e dei fuochi d’artificio

L’udito dei cani è molto sensibile e quei boati possono indurre un vero e proprio attacco di panico in un cane. Per capirci di più abbiamo chiesto il parere autorevole della dottoressa Sabrina Giussani, Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale, Presidentessa SISCA (società italiana scienze del comportamento animale).

  • Stiamo avvicinandoci alle festività natalizie e molti cani e gatti manifestano grossi disagi dovuti ai botti e ai fuochi d’artificio: da cosa deriva questo disagio?

“La paura dei botti e fuochi d’artificio può essere appresa dalla madre. Durante l’ultima parte della gravidanza, il feto è sensibile agli stimoli tattili: le contrazioni dell’apparato digerente e dell’utero dovute alla paura sono avvertite dal piccolo come una sensazione spiacevole. Dopo la nascita. Il cucciolo osservando la madre spaventata e a disagio, identificherà lo stimolo responsabile come pericoloso. In età giovanile o adulta, il cane può essere traumatizzato dallo scoppio di un botto molto violento o da un petardo esploso molto vicino. Da quel momento l’animale mostrerà sintomi di un importante disagio alla percezione degli stessi stimoli”.

  • E’ possibile lavorare in prevenzione o è più adeguato affrontare il problema a ridosso dello stimolo fobogeno?

“Per prevenire la comparsa di una fobia legata ai botti o ai fuochi d’artificio, è necessario proteggere il cucciolo durante la crescita, per esempio, portandolo a conoscere il mondo (rumori, oggetti, persone e cani) con calma, evitando inizialmente i luoghi troppo affollati o rumorosi. Quando il piccolo ha paura, è fondamentale rincuorarlo così che possa sempre contare su di noi. Del resto noi siamo i genitori in “seconda battuta” del cane così come hanno dimostrato numerosi studi scientifici. La costruzione di una solida banca dati permetterà al cane adulto di adattarsi con facilità alle nuove situazioni. Quando il cane si fida e affida al proprietario, durante un evento che lo spaventa anziché scappare senza meta ,cercherà il conforto della persona”.

  • Quali strumenti la medicina del comportamento mette in atto per tutelare i nostri animali?

“La medicina del comportamento, quando il cane ha paura o è in preda al panico, mette a disposizione della famiglia numerosi strumenti che spaziano dai consigli comportamentali, ai feromoni, alla floriterapia, alla terapia biologica, al percorso riabilitativo”.

  • Spesso viene consigliato di ignorare il cane che manifesta un comportamento di paura per evitare di rinforzarglielo: Lei è del medesimo avviso?

“Ignorare il cane quando è in difficoltà peggiora il disagio dell’animale. Quando il cane sa che lo comprendiamo e lo proteggiamo, chiede aiuto con lo sguardo, toccandoci con la mano, abbaiando. Così facendo l’animale si tranquillizzerà rapidamente affidandosi a noi. Per confortare il cane è necessario parlargli trasmettendo tranquillità, guardarlo e mantenere il contatto. Accarezzare l’animale “avanti e indietro” può raggiungere l’effetto contrario: il contatto deve calmare e non eccitare”.

  • Come bisogna comportarsi se un nostro caro amico a 4 zampe vive un evento di panico in casa?

“È necessario chiudere le imposte o abbassare le tapparelle, lasciare radio o tv accesa in sottofondo, spostarsi nella stanza più silenziosa dell’abitazione e creare un rifugio per il cane. Alcuni preferiscono la parte bassa dell’armadio, altri la cabina armadio o si riparano sotto il letto o sotto le coperte. È necessario rimanere con loro, raccontare una favola o leggere un libro a voce alta cercando di mantenere la calma. La sintomatologia dell’attacco di panico è differente da cane a cane e non sempre è possibile tranquillizzare l’animale senza un supporto medico”.

  • E se accade fuori casa, quando siamo per strada?

“Quando il cane si spaventa durante la passeggiata è necessario condurlo immediatamente a casa, in un negozio o in automobile così che possa sentirsi protetto e al sicuro. La passeggiata con la pettorina anti – fuga è consigliata per gli individui che, in preda all’agitazione, possono sfilarsi e correre senza meta”.

  • Quali rischi fisici corrono i nostri cani durante questi eventi?

“I cani affetti da malattie cardiache, respiratorie o metaboliche possono mostrare un peggioramento della sintomatologia. In caso di fuga l’animale può incorrere in un incidente o esserne la causa. Il disagio provato può essere così intenso da originare una fobia post traumatica con la comparsa di risposte simili alla paura in molteplici occasioni”.

Grazie mille alla dottoressa Giussani per aver risposto alle nostre domande.

Da un punto di vista gestionale possiamo inoltre coinvolgere l’animale in una lunga passeggiata il pomeriggio dei giorni festivi, così sarà più stanco ed appagato e i livelli di stress mitigati dalle endorfine del piacere; meglio offrirgli la cena al rientro dalla passeggiata, magari il suo pasto preferito. Se il cane se la sente possiamo portarlo a fare l’ultima passeggiata a festa conclusa, avendo cura di attendere almeno trenta minuti dell’ultima deflagrazione così da evitare la presenza di scoppi improvvisi durante il giro.

Puntare sugli amici chiedendo loro di festeggiare evitando l’utilizzo di fuochi  d’artificio ma lanciando stelle  filanti o coriandoli.

Perché tutelare i nostri amici a quattro zampe non è cosa da poco; e a volte passa attraverso la sensibilizzazione di amici e parenti che sovente non riescono a capire né ad immaginare a quale disagio espongono gli animali con quei petardi di cui, francamente, possiamo farne a meno.

Se pensate che il vostro cane possa soffrire durante questo periodo è opportuno effettuare al più presto un consulto con un medico veterinario esperto in comportamento: sul sito http://www.sisca.vet/  troverete le info necessarie per trovare il medico più vicino a voi.

Bisogna far rumore circa i botti. Bisogna risvegliare sensibilità, attenzione e cura dell’altro, evitando il superfluo laddove dannoso.

Un Natale senza botti: intervista alla Dott.ssa Giussani was last modified: dicembre 22nd, 2016 by L'Interessante
22 dicembre 2016 0 commenti
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bakery
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Inaugura a Caserta la prima Petisserie bakery a 4 zampe

scritto da L'Interessante

Bakery

Di Luigi Sacchettino

Cari lettori interessati l’altro giorno mi arriva una chiamata da parte del nostro direttore che mi avvisa che nei prossimi giorni avremmo intervistato gli ideatori di una bakery, panificio, pasticcerie per amici a 4 zampe.

“Come? pasticceria per cani? Speriamo non si tratti del solito progetto di umanizzazione del cane” – mi dico.

Arriviamo a Caserta, in  via Colombo, e ci troviamo subito immersi in quella che sembra una patisserie francese ma strutturata sulla specie cane.  Niente zuccherini o dolcetti. Ma alimenti permessi e graditi dai cani.

Ad accoglierci sono gli ideatori Anna Colella e Giuseppe Piroddi insieme a sua madre Dora Sparago, curatrice della struttura. La loro energia è contagiosa e il loro entusiasmo si avverte anche in anteprima; difatti l’inaugurazione è fissata per sabato 19 novembre.

Anna ci racconta che il tutto è partito dall’amore e dalla passione verso gli amici a 4 zampe, a cui si è sommato un naturale interesse- tramutato poi in studio- verso l’alimentazione salubre.

Patisserie bakery a 4 zampe sembra essere candidato a divenire un crocevia di tutte queste passioni

Le sorprese non finiscono. Mi dicono che collabora con loro una educatrice cinofila che si sta dedicando all’alimentazione naturale.

Si chiama Alice Iaccarino.

Sorrido. Alice è una mia allieva ormai divenuta collega.

Mi diverte intervistarla.

bakery

  • Alice, come nasce questo progetto?

“Il progetto è nato durante un viaggio all’estero di Anna e Giuseppe, quando entrati in una pasticceria per cani hanno sentito forte il desiderio di realizzarlo in Italia. Io sono arrivata solo successivamente, come co- protagonista entusiasta.  Mi hanno contattata dopo aver visitato la mia pagina facebook “Dog Bakery” che tratta proprio l’argomento premi e biscotti autoprodotti in totale contrapposizione a quelli industriali. Cercavano proprio qualcuno che avesse le loro stesse idee sull’ alimentazione naturale del cane e del gatto e mi hanno trovata.”

  • Qual è l’obiettivo di Petisserie bakery a 4 zampe?

“L’ obiettivo di Petisserie è quello di diffondere una consapevolezza e una cultura alimentare sana presente non solo nei nostri piatti ma anche nelle ciotole di cani e gatti.

I miei studi da Educatrice Cinofila e l’esperienza con i cani dei miei clienti mi hanno dimostrato quanto il momento del pasto, così ricco di significato anche sociale, sia mortificato dalle nostre esigenze di tempo e praticità.

Qualsiasi cane, indipendentemente da taglia e razza ha bisogno di masticare anche per emendare lo stress e ha diritto ad un pasto gratificante sia dal punto di vista nutrizionale che olfattivo, visivo, tattile. Nessun croccantino può competere con la predazione e la dissezione di una gallina per esempio”.

  • Sì è proprio vero; l’importanza del pasto come momento di appagamento è ormai acclarata. Sempre più proprietari si interessano all’argomento e gli studi condotti dalla medicina veterinaria ci forniscono risultati a riguardo giorno dopo giorno più entusiasmanti.

“Molto spesso in un percorso in cui si affrontano problematiche comportamentali nei cani di città, l’introduzione di un’alimentazione Barf- bones and raw food- o casalinga aiuta moltissimo il cane nel recupero del suo benessere psicofisico; ovviamente per farlo è necessario affidarsi ad un veterinario esperto in questo campo e non improvvisare”.

I bisogni del cane al centro. Non quelli dell’umano traslati sui nostri cani.

Un laboratorio cinocentrico. Ecco.

Non resta che andare a curiosare insieme ai nostri amici a 4 zampe.

Sabato 19 novembre, ore 18, via Colombo Caserta.

 

Inaugura a Caserta la prima Petisserie bakery a 4 zampe was last modified: novembre 19th, 2016 by L'Interessante
19 novembre 2016 0 commenti
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CANI
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Ragionare con la pancia; (forse) anche i cani lo fanno

scritto da L'Interessante

Cani

Cani

Di Luigi Sacchettino

Cari lettori interessati,

questo weekend sono stato a Bergamo dove ho partecipato al seminario dal titolo “Comportamento e disturbi gastroenterici: quale relazione?”, primo nel suo genere e nel quale si è tentato di indagare sulle possibili relazioni tra i due sistemi.

Sì, a quanto pare anche nella medicina veterinaria esiste una stretta relazione tra alterazioni a carico dell’intestino e disturbi del comportamento.

Lo sanno già quei medici umani concentrati nel migliorare la nostra salute attraverso un approccio sistemico, che considera il paziente nella sua interezza e non più soltanto come singolo organo.

Due dati mi hanno molto colpito.

Il primo descrive la differenza di competenza tra la flora microbica di un cucciolo nato con parto naturale e quella di un cucciolo nato invece con parto cesareo : nel primo caso l’attraversamento del canale vaginale permette la colonizzazione di una flora microbica intestinale da parte di batteri buoni mentre, nel secondo caso, la flora è costituita principalmente da batteri nosocomiali e della cute materna, meno buoni rispetto ai precedenti.

Il secondo dato descrive una finestra di 24 mesi, in cui gli errori gestionali, alimentari e di cura del cucciolo orienterebbero di molto la futura salute del suo pancino e, conseguentemente, del suo comportamento.

Perché mi hanno così colpito questi due dati? vi starete domandando.

Il primo dato mi ha portato a pensare ancora una volta a quanto la natura faccia in modo che tutto accada ai fini di un funzionamento perfetto dei sistemi biologici, con la conseguenza che- li dove possibile- dovremmo permettere che la stessa faccia il suo corso.

Nel secondo caso mi è rimbalzata in mente la connessione con i processi di socializzazione, la cui finestra si chiude giusto qualche settimana prima rispetto a quella citata nello studio sull’apparato gastroenterico. Altro parallelismo tra cervello ed intestino. Fondamentale, quindi, avere una cura ed una attenzione certosina nei primi mesi di vita del cucciolo, perché quel che sarà’ fatto in questo periodo tenderà a mantenere un equilibrio, seppur disfunzionale. Capirete quindi quanto le successive modificazioni non siano facili.

Ciò comporta ancor più responsabilità da parte di noi umani verso una crescita serena dei nostri cani, che inizia e si determina in gran parte nei primi mesi di vita.

Un invito ai miei colleghi istruttori: riferirsi più spesso ai medici veterinari segnalando i dubbi che ci vengono in mente durante l’osservazione del cane.

Un invito ai medici veterinari: accogliere quei dubbi senza avvertire la lesa maestà. Verificando scrupolosamente il dubbio e cercando di tirarne fuori un significato.

Senza che nessuno si sostituisca all’altro.

Il lavoro di squadra può veramente far la differenza nel migliorare la salute del paziente.

Lo hanno ben capito i relatori di quel seminario: gastroenterologi e comportamentalisti seduti insieme a cooperare.

Ragionare con la pancia; (forse) anche i cani lo fanno was last modified: novembre 17th, 2016 by L'Interessante
17 novembre 2016 0 commenti
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Cani
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Cani e castrazione: ti prego lasciagliele! Il Dog Friendly

scritto da L'Interessante

Cani

Cani

Di Luigi Sacchettino

Cari lettori interessati questo articolo nasce come spunto di riflessione dopo una cena con amici, in cui si  sono affrontati discorsi “maschi”. Quelli virili. Quelli testosteronici.

Essì, perché uno degli argomenti della cena è stata la castrazione del proprio cane,  e i relativi bisogni non appagati.

La tesi dei “conservatori”- quasi sempre proprietari di cane maschio intero- verteva su: “mi sembra di fare un torto nel toglierle; qualcosa di contro natura”.

Con trasporto emotivo ed arringhe intense, come se fossero le proprie ad essere in pericolo.

L’intervento di castrazione è un atto medico e come tale deve essere il clinico di riferimento a valutare quando e se opportuno effettuare questa procedura. Come cura o prevenzione di patologie che potrebbero minare la salute del nostro cane. Stabilire se effettuare una metodica di chirurgia o chimica; sì, esiste anche una castrazione transitoria, indotta chimicamente, che mediamente dura sei mesi dopo i quali il cane riprende la piena funzionalità riproduttiva.

Sotto l’aspetto comportamentale spetterebbe invece al medico veterinario esperto in comportamento dare indicazioni dopo attenta visita effettuata con scienza e coscienza, tenuto conto che in passato si è avuto la tendenza a castrare a tappeto quando ci si trovava di fronte a qualsiasi alterazione del comportamento.

Per intenderci, il tuo cane è aggressivo coi cani? Togliamogliele. E’ aggressivo con le persone? Togliamogliele.

Manifesta comportamenti iperattivi? Zacchette. Esprime diversi stati fobici? Migliorerà castrandolo.

Come se il comportamento risiedesse esclusivamente nelle…gonadi.

Certo, gli ormoni influenzano il comportamento, questo è chiaro. Ma il come e il quanto è da valutare soggettivamente.

Gli ultimi studi ci dicono infatti che la castrazione può avere delle influenze assai antitetiche tra loro- positivamente o meno sul comportamento di un cane: per questo andrebbe valutata scrupolosamente soggetto per soggetto.

I dubbi che invece sollevavo io riguardavano l’appagamento dei bisogni; quanto un maschio intero soffre nell’avere un organo funzionante, nell’avere degli slanci ormonali, nell’essere sollecitato dai sensualissimi feromoni sessuali lasciati da una femmina in estro, non potendo esprimersi? Quanto sclereremmo noi umani nella medesima circostanza? Soprattutto quanto riusciamo a metterci nei loro panni- di chi li vuole tutelare- senza pensare davvero che un maschio castrato sia un maschio..incompleto?

A volte mi sembra di notare che non esiste la medesima ritrosia nei confronti dell’intervento di sterilizzazione di una femmina. La si affronta con una minore difficoltà, resistenza. E qual è la differenza? Pur sempre di gonadi stiamo parlando.

Bisogna raccontarsela tutta: il fatto è che noi maschi non vogliamo essere feriti nell’orgoglio e nella virilità. Lo sanno bene gli americani che post castrazione facevano applicare una protesi nello scroto ormai vuoto. Almeno dall’esterno non si vedeva nessuna..mancanza.

Per me laddove ci sia uno stato di disagio conclamato, sostenuto e alimentato dalla componente ormonale è opportuno chiedere un consulto agli esperti suddetti per capire ciò che può mettere più in agio i nostri cani.

Ad esempio molti cani maschi smettono di mangiare durante il periodo rosso delle femmine; ululano tutta notte, diventano più reattivi e nervosi anche in altri contesti, in passeggiata tirano come gli ossessi per raggiungere la traccia odorosa e così via.

Gli abbiamo chiesto di mangiare lo stesso pasto tutti i giorni, di girare legati ad una corda, di fare passeggiate brevi e poco appaganti, di costiparsi nella comunicazione con il cane del vicino che gli sta antipatico; li abbiamo umanizzati. Bene, faccio appello proprio all’”umanizzazione- assunzione o conferimento di natura o dignità umana”: voi umani come vi comportereste dinanzi ad una donna- o uomo- che tanto vi piace, nel vedere senza poter mai toccare?

Io impazzirei.

Cani e castrazione: ti prego lasciagliele! Il Dog Friendly was last modified: ottobre 20th, 2016 by L'Interessante
20 ottobre 2016 0 commenti
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Cane
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Sentirsi cane, sentire il cane. Il Dog Friendly

scritto da L'Interessante

Cane

Di Luigi Sacchettino

Cari lettori interessati nel precedente articolo abbiamo parlato di quanto i nostri cani sappiano capirci e leggerci.

Questo ha generato in me un dubbio: siamo in grado di fare  qualcosa di analogo? E quando pensiamo di saperlo fare, quanto siamo anche solo lontanamente vicini alla realtà?

Nello studio di una risposta soddisfacente, come in una strana coincidenza, ho trovato nel web lo scritto di un mio maestro e collega, Attilio Miconi. Lo condivido con voi.  

“Lettera di un cane:                            

«Cari umani perché vi ostinate di credere di poter “pensare” da cani?

Ho la necessità di comunicarvi o ricordarvi che faccio parte di un’altra specie: sono un cane.

Inoltre, come cane ho la sensazione che alcuni umani vivano la loro vita tra narcisismo e bassa autostima verso se stessi. Consapevoli di non riuscire a sapere cosa pensa un’altra persona di loro e non potendolo prevedere vivono l’eterna frustrazione di non poter controllarla da una parte o di non essere adeguati dall’altra.

Per questi due modelli umani è difficile vivere senza prevedere il comportamento che potrà assumere l’altro in una relazione o a una richiesta. Così noi cani, senza le sovrastrutture umane, sembriamo essere diventati i candidati per essere osservati, giudicati, classificati e con soggetti comportamenti prevedibili (meglio se paradossali: tanto buoni o tanto cattivi; tanta guardia o tanto amore; e così via)

I cani sono avviliti nel sentirvi nel vostro bluff di quelli che possono tutto. Non vi sembra un tantino antropocentrico arrogarvi il diritto di saper pensare anche da cani? Forse perché avete difficoltà nel riconoscervi tra umani perché il vostro modello sociale lo avete fatto diventare una schifezza individualista: pensare di cosa pensa l’altro è lo sport nazionale?

Smontate le vostre incertezze comunicative tra umani senza cercare in noi cani la vostra sete di controllo e previsione comportamentale solo perché la ritenete più facile.

Smettetela di metterci di fronte a un salto, un ostacolo, una comunicazione tra di noi senza alternative … per poi anticipare al mondo come ci comporteremo affrontando quel salto, quell’ostacolo quella comunicazione che ci avete imposto.

Ci inducete ad assumere un determinato comportamento per poter dire a voi stessi e a tutto il vostro mondo: “avete visto come sono bravo: penso da cane!”.

Questo modo di agire non significa pensare da cani, significa semplicemente indurre il cane a re-agire quando messo in un vicolo senza vie d’uscita, o con l’unica via d’uscita rimasta a disposizione!

 

Sapete è triste che voi crediate di “sapere” tutto quello che passa nella testa di noi cani perché avete deciso che “pensare” da cani al nostro posto possa garantirvi il controllo del pensiero e la predizione dell’azione di un altro essere vivente.

 

 

Tu che sei sicuro di pensare da cane, sei altrettanto sicuro di sapere cosa pensa di te il tuo compagno/a, il tuo amico/a, Il tuo collega? eppure loro sono della tua stessa specie…”

Pensare da cani.

Ho sentito pregnante la parte in cui si parla della difficoltà di provare a capire anche solo cosa sta pensando un nostro simile umano. Immaginarsi di sapere ciò che pensa- e prova- un cane.

Il condizionale sarebbe d’obbligo. Le ipotesi pure.

Io continuo a pensare che avremmo bisogno di più psicoterapeuti.

Per il benessere dei cani, noi umani dovremmo essere meno invischianti.

 

 

Sentirsi cane, sentire il cane. Il Dog Friendly was last modified: ottobre 13th, 2016 by L'Interessante
13 ottobre 2016 0 commenti
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Giancarlo Spadacini
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Giancarlo Spadacini, parliamo di razze. Il Dog Friendly: capitolo 20

scritto da L'Interessante

Giancarlo Spadacini

Di Luigi Sacchettino

Cari lettori interessati continua il nostro viaggio nel fascinoso mondo dei luoghi comuni che ruotano intorno alle razze e oggi andiamo insieme nel bucolico mondo dei cani selezionati per la caccia.

Ci tingiamo di grigio. Sì, parleremo del noto bracco di Weimar, conosciuto ai più come il bracco dal mantello grigio- blu.

Per farlo ho raggiunto Giancarlo Spadacini– istruttore cinofilo, referee SIUA con approccio cognitivo zooantropologico- che da tempo li studia e li ammira.

 

Grazie mille per aver accettato l’intervista Giancarlo. Sappiamo che è appassionato e attento studioso del bracco di Weimar: ci racconta da dove prendere origine questo bracco?
“Sulla storia delle origini e diffusione nel mondo del weimaraner ci si arrotolano versioni e teorie fantasiose, il che rende questo cane ammantato da grande mistero e fascino.
Si dice che la razza ebbe origini già nel XIII sec in Francia alla corte di Luigi IX con il Cane Grigio di Sant Luis estinto da tempo e il bloodhound (Chien de Sant Ubert), utilizzato per la traccia a guinzaglio in voga a quei tempi, cacciando da solo non in muta e vivendo a casa col proprietario.
Chi invece ne selezionò con metodo e rigore la razza fu quasi certamente il Granduca Carl August a Weimar in Germania appunto, attorno al XVIII secolo, il quale li utilizzava per la caccia nelle foreste della Turingia anche su grandi prede come cervi e cinghiali cercando, fermando e riportando anche su piste “di sangue”.
La nascita ufficiale invece della razza viene datata nel 1897 quando in Germania venne istituito il primo Club a tutela del weimaraner distinto da quello più antico del Kurzhaar che vedeva cani interamente grigi, colore non molto apprezzato, entrare ed uscire dal suo registro d’origine (un’altra teoria infatti lo vuole come diretto discendente del cugino bracco tedesco Kurzhaar con la variante anomala del colore grigio del manto poi fissata)”.

Ecco chiarita l’origine del fascinoso mantello. Noi umani spesso scegliamo i cani proprio per questa  bellezza morfologica, concedendo loro una vita pigra- da divano, pur essendo stati selezionati per la caccia: qual è il suo parere a riguardo?
“Beh, credo senza ombra di dubbio che qualsiasi cane, a parte le eccezioni che ci sono sempre, possa vivere comodamente su un divano buona parte della giornata, soprattutto se questo è posizionato in casa ove vive la sua famiglia, cioè il “gruppo sociale” del cane stesso.
Il weimaraner  ha una motivazione sociale molto forte, cioè ha bisogno di un gruppo sociale stabile con cui fare attività di vario tipo, ma anche di ritrovarsi a contatto per fare grooming e rinsaldare i legami “sociali” e non c’è nulla di meglio del divano o del letto con cui dormire insieme appiccicati.
Il fatto poi di farlo poltrire è ben altra faccenda e dipende assai, ahimè, dalla poca conoscenza etologica di questa razza e dalle aspettative distorte che si ripongono nell’animale cane in generale.
Il weimaraner è sì un cane da caccia e trova nella predatoria una motivazione eccellente nonché gratificante del suo vivere, ma un weimaraner non caccerebbe da mattina a sera catturando/uccidendo tutto ciò che si muove… qualora gliene venisse data la possibilità.
A mio avviso, sono in grave errore coloro che sostengono il “luogo comune” che un cane da caccia è appagato  soltanto se viene portato sulla selvaggina ogni giorno; al di là del fatto che è tecnicamente impossibile che ciò accada.
Un cane è ben altro che cacciare, e lo si vede semplicemente osservando come si organizzano i cani randagi, semi- selvatici e selvatici in libertà.
In libertà vedi davvero cani che si scelgono perché si piacciono, formando un vero branco (non gruppo), o che si evitano senza costrizioni od obblighi di convivenza, come invece accade quando si adotta un cane e lo si forza a vivere una vita non sua, non in assetto con le sue motivazioni ed attitudini di specie e di razza.
E quindi è in questo senso che il limitare il weimaraner a oziare tutto il giorno sul divano, senza offrire quegli sbocchi naturali e gratificanti, può essere considerato alla stregua di vero e proprio maltrattamento; ma lo è anche impedire al cane di ricongiungersi in casa e sul divano- posto comodo- con il suo gruppo sociale, la famiglia appunto magari relegandolo all’esterno solo in giardino”.

Sì, è vero. C’è molta tendenza a pensare per generalizzazioni. Da quello che ha appena detto mi viene da pensare che un ruolo determinante sul carattere del cane  ce l’abbia quindi l’umano.
“Diciamo subito che buona parte delle responsabilità dello sviluppo equilibrato di un cucciolo appartiene a chi ha deciso di farlo nascere: all’allevatore- professionale o privato che sia.
Sarebbe assolutamente decisivo ed importantissimo che già nei primi due mesi, meglio  tre, l’allevatore si preoccupasse di fare con i cuccioli e con la madre presente, nei tempi e nei modi consoni ai “periodi sensibili”, tutta una serie di lavori che vanno dall’arricchimento ambientale alle esperienze sensoriali di vario tipo.
I cuccioli dovrebbero esser consegnati ai futuri proprietari già con un bagaglio esperienziale importante, in modo da poter affrontare con la predisposizione aperta, giusta il mondo che li aspetta, un ambiente prettamente umano e urbanizzato ma non certamente a misura di animale.
Per quanto riguarda ciò che il proprietario dal canto suo,  dovrebbe poi fare… beh credo che la cosa migliore sia quella proprio di rivolgersi ad un educatore sensibile che possa seguirlo durante le fasi dello sviluppo.
Qualcuno che magari conosca bene e in profondità la razza e, soprattutto, che non faccia addestramento spacciandolo per educazione di base.
La scuola ideale per un cucciolo è la vita, con le cose di tutti i giorni, in casa e nel parchetto fuori casa e non certamente il “campo di addestramento” ove fare esercizi sui comandi da eseguire.
Agire di ordini e imposizioni, dare regole ferree e porsi come i “capobranco” che comandano per farsi obbedire con i weimaraner, soprattutto quando il carattere non è già formato, equilibrato e ben solido, può risultare molto rischioso e controproducente”.

Parliamo spesso di consapevolezza e di scelta responsabile della razza: cosa direbbe ai futuri adottanti di un weimaraner?
“Uh, che discorso lungo e complesso che si aprirebbe qui.
Penso che i proprietari non adotterebbero mai un weimaraner se avessero consapevolezza vera di ciò che può rappresentare il vivere con un soggetto di tale razza, ma non perché siano cani impossibili, anzi!
Sono animali sensibili e molto collaborativi nonché decisamente propositivi e perspicaci… per non dire “intelligenti” – termine usato impropriamente per dire di capacità che ci meravigliano.
Ci sono comunque bisogni di base e attività necessarie che devono essere soddisfatte per avere quantomeno la presunta certezza di aver dato loro il minimo “sindacale”.
Le domande che dovremmo porci spesso sono: “E’ sufficiente dar loro questo minimo? Sto facendo davvero il massimo per il suo benessere? E oltre a ciò, il mio cane è felice di fare la vita che gli chiedo?”.
Se fossimo davvero onesti con noi stessi, e con loro, li lasceremmo dove stanno.
In alternativa prepariamoci davvero a rimboccarci le maniche e a stravolgere buona parte della nostra vita per far loro un grande posto, perché è questo che ti chiederanno, e non senza darti davvero tanto in cambio, s’intende!”

Lei che li vive e li conosce cosa può consigliare ai futuri adottanti di questa razza che è necessario debbano sapere?

“mmm…allora dove si comincia, ce ne sarebbero un milione di cose
Scherzi a parte, ma mica poi tanto, suggerirei loro di lavorare tanto sulla relazione e non sul concetto di”controllo”, ho visto troppi cani rovinati da chi ha provato ad educarli sull’obbedienza e sudditanza; ma con loro funziona poco e male e lascia effetti collaterali a dir poco imbarazzanti.
Lavorerei sull’accreditamento e complicità, sulla chiarezza della mia comunicazione pulita di tutti quei fronzoli confusi, e spesso egoistici che ci gratificano tanto, ma che equivocano e confondono i messaggi.

Proporrei di insegnare ad accettare reciprocamente i rispettivi “tempi” (lavoro, uscite, soste, bisogni, ecc), di favorire la calma del vero “far niente”, cosa alquanto difficile con i weimaraner e che nessuno ti insegna a proporre ed apprezzare.
Proporrei di diventare PRIMA loro amici fidati di scorribande e POI guide autorevoli (non autoritarie!) sagge e discrete.
E infine cercherei qualcuno che mi insegni a capire sul serio il mio weimaraner e che mi faccia notare le sfumature dei suoi comportamenti in casa e fuori, con i suoi simili e gli estranei.
E’ nelle sfumature dei dettagli che vedo le intenzioni e le emozioni vere dell’individuo”.

Ringraziamo il collega Giancarlo Spadacini per l’esaustività con cui ci ha risposto alle nostre domande.

Per tutti coloro che hanno voglia di approfondire l’argomento o seguire dei seminari a tema, consiglio la pagina di facebook  “il Weimaraner, secondo loro”.

Giancarlo Spadacini, parliamo di razze. Il Dog Friendly: capitolo 20 was last modified: settembre 15th, 2016 by L'Interessante
15 settembre 2016 0 commenti
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cane dog friendly aree cani terremoti
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Cani e Terremoti. Il Dog Friendly: capitolo 18

scritto da L'Interessante

Cani e terremoti

Cani e terremoti

Di Luigi Sacchettino

Cari lettori interessati in questi giorni di Terra che trema mi sono spesso sentito porre una domanda: ma i cani percepiscono i terremoti? Se sì, come?

Nonostante sia consapevole delle straOrdinarie doti dei cani, a  parte una immediata risposta del genere “certo hanno i sensi più acuiti dei nostri” non ho saputo fornire ulteriori spiegazioni; per cui ho deciso di approfondire l’argomento ed eccovi quello che ho trovato.

I paesi che hanno maggiormente investito nella ricerca in merito al comportamento degli animali prima dei terremoti sono il Giappone e la Cina, proprio perché questi fenomeni naturali colpiscono con maggiore frequenza questi territori.

 Infatti secondo Mitsuaki Ota, professore di medicina veterinaria alla Azabu University in Giappone,“…cani e gatti sono in grado di dirci quando un terremoto colpirà con un preavviso tale da permettere la fuga. Le onde elettromagnetiche vengono emesse prima che un terremoto abbia luogo. Gli animali hanno la capacità di rilevarle. Nella distruzione lasciata dallo tsunami che ha colpito l’Oceano Indiano qualche anno fa non è stato trovato alcun animale morto. L’unica risposta che riesco a fornire è che gli animali possono avvertire i terremoti prima degli esseri umani e riescono ad avere il tempo di scappare per mettersi in salvo”.

Una ipotesi di tale comportamento si trova sul sito della  United States Geological Survey (USGS): seppur  non si è ancora riconosciuta  una correlazione concreta e ufficiale tra il comportamento degli animali e i terremoti- una possibile spiegazione degli insoliti comportamenti degli animali pre- terremoto è rappresentata dal “percepire  l’onda  P che viaggia velocemente dalla sorgente del terremoto e arriva prima della più grande onda S. Ma molti animali con i sensi più acuti sono in grado di sentire l’ onda P qualche secondo prima che l’onda S arrivi. Per quanto riguarda il rilevamento di un terremoto giorni o settimane prima che si verifichi, questa è una storia diversa.”

 

Dati di riflessione ce li fornisce anche Stanley Coren – professore di Psicologia presso l’Università della British Columbia- noto al grande pubblico per i libri best-seller sui cani. 

 Il Professore stava studiando le alterazioni del comportamento dei cani durante i mesi invernali o altri periodi di tempo con poco sole durante le ore diurne quando si accorse di un dato inspiegabile:  “Stavo raccogliendo i dati su questo tema grazie a 200 cani che venivano monitorati  per gli otto mesi che vanno da settembre ad aprile. Due volte alla settimana i proprietari  scrivevano una e-mail e valutavano il livello di attività e di eventuali segni di ansia, rispetto al giorno precedente. In generale, c’era poca variabilità nelle medie di gruppo nei vari giorni, ma un giorno particolare, il 27 febbraio 2001 ho evidenziato un netto aumento dell’attività e dell’ansia. Dei 193 cani che hanno riportato quel giorno, il 47 per cento ha mostrato livelli di attività significativamente più elevati e il 49 per cento ha mostrato un marcato aumento di ansia. Per caso, avevo dati acquisiti dal giorno prima che un terremoto aveva scosso il nord-ovest del Pacifico”. 

Che tutto ciò crei uno stato di allerta, preoccupazione ed inquietudine sembra essere chiaro.

Che il cane sia poi in grado di decodificarlo, segnalarlo al proprietario- che deve a sua volta capirlo- è tutt’altro discorso.

Ma le ricerche su questo affascinante aspetto del comportamento animale continuano e ci si auspica che presto il mondo della scienza riesca a carpire questi meccanismi, compiendo non solo un grande passo nello studio del comportamento ma anche nello studio della previsione dei terremoti che si rivela quanto mai importante per la salvaguardia di milioni di animali  umani e non, che in ogni parte del mondo rischiano la vita.

Un intimo pensiero agli abitanti di Amatrice che hanno perso i loro cari. Tra cui i loro cani.

Un fiducioso pensiero a quei cani che salvano i cani.

E a quei cani salvati dai cani.

Cani e Terremoti. Il Dog Friendly: capitolo 18 was last modified: settembre 1st, 2016 by L'Interessante
1 settembre 2016 0 commenti
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Cani razze
CronacaCuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Tragedia a Catania. Il Dog friendly: capitolo 16

scritto da L'Interessante

Tragedia

Di Luigi Sacchettino

Cari lettori interessati sono felice di ritrovarvi dopo la pausa estiva. Spero che le vacanze con i vostri amici a quattro zampe siano state indimenticabili.

Il rientro in modalità operativa ha accolto noi professionisti cinofili con una notizia amara, quella della tragedia successa in una villetta a Mascalucia, in provincia di Catania, dove due soggetti di razza dogo argentino hanno manifestato un comportamento di aggressione a discapito di un bambino di 18 mesi

Quando capitano tali vicende si resta sempre interdetti e puntare il dito non spetta a noi;  non avendo dati confermati e chiarezza sui fatti risulta poco utile e soprattutto ingiusto.

Possiamo però farci delle domande, per evitare che si creino nuove- prevedibili- tragedie. E per farlo abbiamo raggiunto al telefono  la dott.ssa Silvia Gorretta, medico veterinario esperto in comportamento animale che opera nella Capitale.

Grazie mille dottoressa Gorretta per aver accettato l’intervista nonostante la pausa estiva; cosa potrebbe essere successo nella mente di quel/i cane/i?

 “La domanda che mi poni non può prevedere una unica risposta semplice ed immediata e  diffiderei dalle opinioni che in questo momento possiamo ritrovare in rete o ascoltare dai media. Ogni cane percepisce ciò che lo circonda in maniera soggettiva. Il comportamento che può proporre può essere dettato da tante componenti; si pensi semplicemente al discorso emotivo, a ciò che ciascun cane come soggetto individuale percepisce nel mondo. Quando accadono questi episodi bisogna indagare sullo stato di benessere fisico e psichico del cane in quel momento.”

Dinanzi a queste vicende si parla spesso di tragedia improvvisa; ma è davvero tutto così repentino? Non ci sono segni prodromici?

“Assolutamente sì. Spesso però non vengono colti ed interpretati in maniera corretta a causa di una cattiva conoscenza della specie e della razza o peggio ancora per disinformazione che giornalmente ci viene propinata da opinionisti generici o professionisti poco aggiornati. Ad esempio i cani che vengono esasperati nel ruolo di guardiani possono poi manifestare un minore autocontrollo in situazioni che non riescono a decodificare o in cui sono autogestiti.”

Pensavo a quella madre e al senso di colpa che vive in questi momenti e che forse non l’abbandonerà mai. Quant’è importante il ruolo dei genitori nella supervisione delle interazioni cani e bambini?

“La supervisione è fondamentale non solo quando parliamo di neonati ma anche per bambini in età scolare. Non a caso l’ordinanza ministeriale tuttora in vigore prevede il loro divieto di detenzione da parte di minorenni. La supervisione dei genitori è fondamentale per il ruolo di mediazione e di modello da imitare; ad esempio fino ai tre anni il bambino non vede il cane come partner sociale ma come un oggetto. I bambini di età prescolare hanno movimenti scoordinati e versi acuti che possono preoccupare il cane; possono essere troppo esuberanti, violare lo spazio di sicurezza, non leggere la comunicazione del cane che sta richiedendo un momento di tregua. E’ qui che interviene il genitore dando delle indicazioni al cane e al bambino, in un sistema di tutela per tutti i protagonisti. Imprescindibile è ovviamente aver cresciuto il cane estremamente socializzato verso l’umano, indipendentemente  dall’arrivo di un nuovo cucciolo di umano nel gruppo famiglia.”

Sì, molto vero; difatti del delicato momento “arrivo nuovo cucciolo di umano” ne abbiamo parlato in un precedente articolo. Ma secondo Lei si può parlare di razze pericolose?

“Secondo me no; è indubbio che la selezione aberrante condotta dall’uomo sulla specie ha fatto sì che alcune razze propongano comportamenti che possono diventare ipertrofici e  che se non instradati durante l’età evolutiva potrebbero sul lungo periodo risultare problematici. Inoltre non dimentichiamoci che l’esperienza dei primi mesi di vita del cane può fare una notevole differenza nella sua relazione con l’uomo e in seconda battuta con l’ambiente.”

Cosa si può fare in prevenzione?

“Prima di scegliere di condividere la propria vita con un cane sarebbe bene consultare uno specialista per farsi aiutare nella scelta, senza banalizzazioni o superficialità, soprattutto quando in famiglia sono presenti i soggetti cosiddetti deboli- bambini, anziani, disabili-, e per meglio comprendere quali siano le predisposizioni di quella razza o di quel soggetto. Una volta adottato è importante impartire una corretta educazione con un professionista che dia le  indicazioni di gestione e aiuti a creare una relazione quanto più ricca ed equilibrata possibile. Preferisco parlare di educazione e di non di addestramento, in quanto la prima lavora sul sistema in età evolutiva- e quindi in crescita-  su cui il ruolo delle esperienze condotte senza violenza può contribuire a rendere un adulto davvero equilibrato. Riguardo ai metodi educativi coercitivi e violenti gli ultimi studi ci indicano chiaramente che il proprietario coercitivo può favorire l’aggressività del proprio cane, in un sistema di violenza che genera violenza.”

Ringraziamo la dottoressa Gorretta per la chiarezza e professionalità con cui ha risposto alle nostre domande su un tema così delicato.

Un dato ce lo abbiamo:  cani hanno una loro identità  e una mente plastica alla nascita. Ma la loro educazione e crescita serena dipende da noi.

La responsabilità è nostra. Di noi umani. Non possiamo banalizzare sui cani.

Soprattutto quando ci sono vite di mezzo. Umane e non.

 

Tragedia a Catania. Il Dog friendly: capitolo 16 was last modified: agosto 18th, 2016 by L'Interessante
18 agosto 2016 0 commenti
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