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Chiesa

Papa
CulturaIn primo piano

The American Pope: costruire ponti per costruire la pace

scritto da L'Interessante

La ricerca del dialogo inter religioso, la vicinanza alle periferie del mondo, l’intransigenza contro le mafie e la pedofilia, la semplicità del lessico della comunicazione, le aperture sui temi della bioetica e l’abbandono dell’integralismo su alcuni storici tabù come il matrimonio dei sacerdoti. Dopo quattro anni di Pontificato si avverte ormai in maniera profonda, non senza qualche dissenso interno, la rivoluzione lanciata da Papa Francesco per un rinnovamento dei valori aggregativi della Chiesa cattolica. E venerdì 31 Marzo alle ore 18.30 sarà dedicato proprio a “I nuovi valori della Chiesa di Papa Francesco” il terzo appuntamento della seconda edizione de “La Memoria degli Elefanti”, il Festival della Letteratura nel segno del mito, ideato da “Arena Spartacus Amico Bio” all’Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere, il secondo anfiteatro al mondo per dimensioni dopo il Colosseo.

In una rassegna che ha per sottotitolo e per comune denominatore culturale “I am Spartacus: eroi, valorosi e valori”, lo spunto di partenza per la discussione su “I nuovi valori della Chiesa di Papa Francesco” sarà “The American Pope. Costruire ponti per costruire la pace” (Libreria Editrice Vaticana), il libro scritto dal giornalista Massimo Milone, direttore di Rai Vaticano insieme con Paolo Messa, direttore del Centro Studi Americani di Roma e Lara Jakes, managing editor del Foreign Policy Magazine di Washington.

Papa Francesco a Cuba e negli Stati Uniti: un libro che è l’analisi di un viaggio che è già storia, più che mai dopo la morte di Fidel Castro e l’elezione di Donald Trump. L’attualità di un viaggio, l’incontro con Castro, i discorsi del Papa argentino a Plaza della Revolution, all’ONU, al Congresso Americano sono riproposti nel volume “The American Pope” (LEV 2016) che analizza le nuove idee del Pontefice su libertà, giustizia, uguaglianza, diritti umani e dignità della persona. Sia a Cuba che negli Stati Uniti, dinanzi al Congresso Americano e all’Onu, Papa Francesco ha ricordato che “il mondo ha bisogno di riconciliazione in questa atmosfera  di terza guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo”.

L’incontro con Massimo Milone, già autore di “Pronto? Sono Francesco. Il Papa e la rivoluzione comunicativa un anno dopo” (Libreria Editrice Vaticana) e da pochi giorni nelle librerie con il suo ultimo libro “Dal Sud per l’Italia: la Chiesa di Papa Francesco, i cattolici, la società” (Guida Editore), è stato organizzato con il  patrocinio dell’UCSI, l’Unione della Stampa Cattolica Italiana e sarà introdotto dal Sindaco di Santa Maria Capua Vetere, Antonio Mirra, dal direttore artistico del Festival della Letteratura “La memoria degli Elefanti”, Antonio Emanuele Piedimonte e dal vicepresidente nazionale dell’UCSI, Donatella Trotta, fondatrice del “Premio Napoli Città di Pace”.

Insieme con Milone discuteranno nel salotto letterario coordinato dal project manager del Festival, Roberto Conte, lo studioso di ebraismo, Ottavio Di Grazia, docente di Culture, identità e religioni all’Università Suor Orsola Benincasa, il teologo Pasquale Giustiniani, professore ordinario di Filosofia teoretica e di Bioetica presso la Pontifica Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, membro del Consiglio direttivo del CIRB, il Centro Interuniversitario Campano di Ricerca Bioetica e autore del volume in corso di pubblicazione “Una nuova bioetica al tempo di Papa Francesco?” (Edizioni Biblioteca Teologica Napoletana), l’Imam della Moschea di San Marcellino, Nasser Hidouri, lo storico del diritto Francesco Lucrezi, professore ordinario di Storia del diritto romano all’Università Suor Orsola Benincasa, già visiting professor all’Università di Gerusalemme e membro del Consiglio direttivo del CIRB, il giornalista vaticanista Raffaele Luise, autore del volume “Testimone di misericordia. Il mio viaggio con Francesco”e vincitore del “Premio Napoli Città di Pace”, il Vescovo emerito di Caserta, Raffaele Nogaro, il costituzionalista Andrea Patroni Griffi, professore ordinario di Diritto pubblico all’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, membro del Consiglio direttivo del CIRB e autore del volume “Le regole della Biotetica tra legislatore e giudici” (Editoriale Scientifica), il presidente dell’Istituto di Cooperazione e Sviluppo Italia-Cuba, Alessandro Senatore, il pastore della Chiesa Evangelica di Caserta,Giovanni Traettino, e Diana Pezza Borrelli in rappresentanza del Movimento dei Focolari.

Il 26 Maggio con il Presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali Giuliano Volpe l’appuntamento conclusivo della seconda edizione del Festival

Dopo i valori della storia analizzati con il libro di Guido Trombetti “Annibale Spartaco e Garibaldi”, i valori della giustizia raccontati con “Toghe, banchieri e rotative” di Vincenzo Pezzella e i nuovi valori della Chiesa di Papa Francesco, la seconda edizione de “La Memoria degli Elefanti”, il Festival della Letteratura nel segno del mito ideato da “Arena Spartacus Amico Bio” con il patrocinio del Comune di Santa Maria Capua Vetere, si concluderà venerdì 26 Maggio con i valori del patrimonio culturale italiano celebrati nel suo ultimo libro “Un patrimonio italiano” (Utet Editore) dal presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici, Giuliano Volpe, che racconta anche l’esperienza del ristorante biologico “Amico Bio – Arena Spartacus” all’Anfiteatro Campano come uno degli esempi più innovativi in Italia di valorizzazione di un sito culturale.

La Cena biologica con i menù tematici

Venerdì 31 Marzo partire dalle 20.30 dopo la presentazione del volume di Massimo Milone il salotto letterario dell’Arena Spartacus tornerà ad essere la sala del primo ristorante biologico al mondo in un sito archeologico. E come di consueto occasione del Festival della Letteratura ci saranno menù speciali tematici (con prezzi fissi dai 10 ai 20 euro) dedicati alle figure storiche del Festival nel segno del mito, da Annibale a Spartaco.

The American Pope: costruire ponti per costruire la pace was last modified: marzo 29th, 2017 by L'Interessante
29 marzo 2017 0 commenti
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radio maria
AttualitàIn primo pianoParliamone

Radio Maria: i terremoti? Un castigo divino

scritto da L'Interessante

Radio Maria

di Michela Salzillo

 Sono giorni difficili per il nostro Paese, ore che sembrano infinite speranze disorientate, sono quelle che stiamo vivendo. La voglia di ripartire, per le regioni centrali della nostra Penisola, si mescola continuamente con la costante paura di non farcela. Basta poco, una scossa, l’ennesima, e il terrore ricomincia a fare il suo corso. In mezzo a cumuli di macerie e pezzi di città confinate al macero, l’esigenza di unirsi, di fare squadra, di essere solidali, gli uni col dolore degli altri, diventa una priorità. Un abbraccio che traduca parole di conforto sembra valere più di un pasto caldo. Tra quelle vite spezzate, prese in tempo dalla sopravvivenza, tutto ciò che resta è la voglia di credere che la fine non è mai per sempre, che dopo la tempesta, durasse anche un tempo infinito, la calma possa arrivare.

Una quiete, quella inseguita delle vittime del sisma irriverente, che prima di essere condivisa a voce alta, spesso, viene invocata sommessamente in nome di un Dio preciso o qualunque, che dovrebbe agire secondo misteriosi parametri di misericordia, rispettando una costante benevolenza refrattaria al male. Un male che non si capisce bene cos’è, e che per questo, spesso, cade sfiancato nei posti sbagliati. Lo spaesamento, come accade in casi del genere, oscilla fra un Dio che farebbe male il suo lavoro e quello che invece avrebbe smesso di farlo per colpa nostra. Sì, perché quando la natura si dimostra viva, come è giusto che sia, quando i tetti crollano e le persone ci rimettono la vita, non è colpa di chi magari dovrebbe costruire case degne di essere sinonimo di guscio, ma dell’umanità  trasgressiva che si pesta   da sola. 

I terremoti sarebbero dunque una nèmesi prevedibile, una sorta di saldo che staremmo pagando per scontare peccati, anzi, in verità, uno in particolare. A dirlo sarebbe stato, anche se ci sono ancora dubbi sulla reale identità dello speaker, il fondatore di Radio Maria, nonché direttore della stessa, Padre Livio Fanzaga. Era il 30 ottobre, solo dodici ore di distanza dall’ ultima devastante scossa, quando dai microfoni dell’emittente cristiana -cattolica nazionale, salta fuori questa dichiarazione:

“anche se la parola non piace. […] Arrivo al dunque, castigo divino. Queste offese alla famiglia e alla dignità del matrimonio, le stesse unioni civili. Chiamiamolo castigo divino”.

Sono affermazioni che hanno trovato dissenso anche fra molti credenti, i quali  riconoscono nelle affermazioni divulgate dalla radio in questione una provocazione di troppo. Quella parola non piace a nessuno, insomma, perché anche il devoto feticista fa parecchio fatica a credere che il crollo di case, chiese ed edifici cardini del nostro patrimonio artistico, possa essere legato all’approvazione del decreto Cirinnà, che, è sempre meglio puntualizzarlo, non è un favoritismo nei confronti delle coppie omosessuali, ma soltanto una scelta legislativa che cerca di riconoscere dignità a tutte quelle coppie che, per essere riconosciute, non vogliono o non possono passare per il matrimonio cattolico. E su questo, si presume per buon senso, nessun Dio manderebbe a morire qualcuno.

Radio Maria e le offese recidive  

Stando alle dichiarazioni degli affezionati ascoltatori, teorie come quella avanzata qualche giorno fa dall’emittente, non sarebbero una novità, anzi, si tratterebbe di una costante avvalorata dal chiaro diniego nei riguardi delle “coppie arcobaleno”. Una lunga recidiva che non accenna a placarsi, dunque, che parte da lontano e pare voler accelerare con convinzione. In passato, il direttore di Radio Maria aveva definito le famiglie arcobaleno “sporcizia” e in occasione di Vatileaks aveva detto che i giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi sarebbero “da impiccare. Non meno clemente il trattamento riservato alla Senatrice Monica Cirinnà, alla quale, nel febbraio scorso, augurò persino la morte, credendo legittime affermazioni del genere: «brinda a Prosecco, eh eh, alla vittoria. Signora, arriverà anche il funerale». Di fronte a messaggi del genere, risulta difficile restare obiettivi senza scegliere la fazione del buon senso, perché è di questo che si tratta. Non c’ entra quella o l’altra religione, ma una cosa più seria che si chiama rispetto, e questo, lo dice la storia, la Chiesa continua a scordarlo troppo spesso. Quale Dio sarebbe disposto a dire il contrario?

Radio Maria: i terremoti? Un castigo divino was last modified: novembre 5th, 2016 by L'Interessante
5 novembre 2016 0 commenti
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amore
AttualitàIn primo pianoParliamone

E’ sempre amore: ex-consorelle si sposano

scritto da L'Interessante

Amore

Di Vincenzo Piccolo

“Ama Dio e faccio che vuoi” diceva Sant’Agostino. “La cosa più importante e non pensare troppo e amare molto; per questo motivo fate ciò che più vi spinge ad amare” predicava Santa Teresa Davila. Sono alcune delle concezioni dottrinali cristiane espresse da due santi padri della Chiesa, che esteriorizzano il significato dell’ amore secondo un’ottica divina. Altrettanti teologi cristiani, hanno detto che l’amore degli uomini per le altre creature sia derivato direttamente da quello di Dio e che da esso scaturisca inoltre l’amore per tutto il creato. Ne risulta che l’accezione cattolica dell’amore sia del tutto simbolica, senza corpo forma.

È amore gratuito, di colui che dona tutto se stesso all’altro, puro agape, quindi assoluto

Sulla scia di questo sentimento, si costruisce la storia di Isabel e Federica, due suore francescane. Una vita al servizio dell’altro: una laureata in filosofia, partita poi in missione; l’altra completamente assorta nel suo lavoro di recupero dei tossicodipendenti. In questi ambienti si sono incontrate, donando, e conoscendosi hanno scoperto di amarsi. Oggi, a 44 anni, decidono di sposarsi convolando a nozze nel Comune di Pinerolo nel torinese. Per rendere possibile tutto questo, hanno sciolto i voti in Vaticano e sistemato alcune  pratiche.

“Dio vuole persone felici, che vivano l’ amore alla luce del sole”, ha dichiarato Isabel sperando che la Chiesa un giorno possa accogliere tutte le facce dell’amore, come dottrina comanda.

A celebrare quelle che per loro sono le vere nozze, oltre alla funzione civile, sarà Don Barbero che si occupa di quella religiosa. Quest’anno ha già celebrato 19 matrimoni omosessuali. Franco Barbero non è propriamente il Sacerdote, è stato sospeso, nel 2003, da Papa Giovanni Paolo II proprio per la sua posizione nei confronti dei matrimoni gay.
Tuttavia, affermano le ex-consorelle, “Usciamo dal convento, ma non lasciamo la Chiesa e non dimentichiamo la fede”. Cominciando a ricostruirsi una vita, adesso, le spose pensano a godersi quell’amore assoluto che solo la misericordia può donare. Sicure di averlo ritrovato l’una nell’altra.

E’ sempre amore: ex-consorelle si sposano was last modified: settembre 30th, 2016 by L'Interessante
30 settembre 2016 0 commenti
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Pulse
AttualitàCronacaIn primo pianoParliamone

Pulse, Orlando: ecco perchè gli omosessuali non dovrebbero aspirare al matrimonio

scritto da Roberta Magliocca

Pulse

Orlando. Come Charlie Hebdo fummo, oggi Orlando siamo. Come bandiere francesi e belghe abbiamo esposto nelle nostre case virtuali fino a qualche mese fa, oggi i colori americani diventano i nostri. Esprimiamo vicinanza in questo modo, esorciziamo quella paura che a nessuno ha mai evitato quell’assordante silenzioso pensiero “Domani potrebbe toccare a me”.

Non chiamatela follia

Già, perchè domani davvero potrebbe capitare a noi. Dopo le lacrime iniziali, subito è partita la difesa del mondo islamico. Al grido di “L’Islam non c’entra niente, l’Isis è solo un gruppo di folli” si cerca di non fomentare l’odio e di evitare danni ben più gravi di qualunque attentato. E ben si fa, certo. Ma anche nel tenere calmi gli animi non dobbiamo rischiare di ottenere l’effetto contrario, ossia abbassare la guardia e sottovalutare il pericolo.

Perchè se è vero che l’Islam, nella sua origine e nella sua evoluzione, non contempla omicidi di massa, è anche vero che – per interessi economici e di potere – c’è chi se ne sta servendo con lucidità e maestria, dimostrando al mondo intero che non ha limiti, nè confini di sorta, nè muro che lo possa fermare.

Quindi non chiamiamola follia, perchè se tale fosse stata non sarebbe andata così lontano, non conteremmo i morti che oggi contiamo. Nessuna follia. Lucidità spietata, crudele intelligenza, orribile teatrino dove chi muove i fili non ha nessuna intenzione di fermarsi qui.

Se abbiamo paura, facciamo bene ad averne. Non sentitevi in difetto rispetto ai tanti – troppi – che si dicono sicuri perchè convinti di pazzia per gli spietati aguzzini.

La vita non si deve fermare di fronte le tragedie, ma la paura è giusta. Perchè il nemico c’è. E non è folle, per niente folle.

Pulse, simbolo omosessuale da abbattere

La tragedia del Pulse, di certo, ha trascinato con se anche eterosessuali. Questo perchè, nel 2016, si sta tentando sempre di più di abbattere muri ed etichette e quelli che prima erano bar notturni destinati solo agli omosessuali, lontani dalle persone “normali”, oggi diventano locali frequentati indipendentemente dall’ orientamento sessuale.

Ma il Pulse, comunque, era un simbolo. Il simbolo di un’omosessualità da sradicare da quel mondo perfetto che l’Isis – nella sua tremenda visione del mondo – vuole costruire, distruggendo tutto il resto.

Omicidio culturale, dunque. Allora perchè? Perchè gli omosessuali scendono ancora in piazza per il riconoscimento di un’identità culturale che altro non è se non la barbarie del mondo?

Scrivo da giornalista che – da quando ha ragione – ha sempre combattutto per i diritti degli omosessuali, sempre in piazza accanto a loro affinchè si equiparasse la loro condizione alla nostra. Dopo il Pulse non lo farò più.

Perchè se la tragedia di Orlando è l’estremismo della violenza, ogni giorno ci sono violenze più sorde e senza sangue, che pure sono violenze. La discriminazione, il sentirsi eletti e superiori solo perchè etero, l’uccidere la propria moglie – un delitto ogni due giorni – solo perchè vorrebbe chiudere la porta dietro di sè.

É davvero questo che volete? Il riconoscimento di un’istituzione violenta, retrograda, cristiana anche quando civile, che definisce i ruoli ben distintamente tra cucina e accudimento dei figli e uffici e gestione delle finanze casalinghe. É proprio questo il modello a cui aspirate, è questo il coronamento del vostro amore?

Dopo il Pulse, sarò disposta a scendere in piazza solo accanto a quegli eterosessuali che combatteranno per l’abolizone del matrimonio. Dopo il pulse combatterò insieme a quelle persone – etero e omosessuali – che scenderanno in piazza per la libertà. Libertà da ogni religione, ogni vincolo contrattuale.

L’amore non ha bisogno di fedi, nè di firme, nè di pistole.

Roberta Magliocca

Pulse, Orlando: ecco perchè gli omosessuali non dovrebbero aspirare al matrimonio was last modified: giugno 14th, 2016 by Roberta Magliocca
14 giugno 2016 0 commenti
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